Si stava ripetendo quello che era successo nella Whispering Gallery. Mi sono accorto di aver detto qualcosa, e quando ho guardato Langby ho visto che sorrideva, un sorriso storto.
— San Paolo brucerà — ho detto. — Non resterà più niente.
— Sì — ha detto Langby. — L’idea è proprio quella, no? Bruciare San Paolo? Non è questo, il piano?
— Il piano di chi? — ho chiesto stupidamente.
— Di Hitler, è chiaro — ha detto Langby. — A chi pensavi mi riferissi? — E poi, quasi con noncuranza, ha preso la pompa a staffa.
All’improvviso mi è balenata davanti agli occhi la pagina del manuale dell’ARP. Ho versato il secchio di sabbia intorno alla bomba che crepitava ancora, ho afferrato un altro secchio e gliel’ho vuotato sopra. Il fumo nero si è alzato in una nuvola così fitta che ho stentato a trovare il badile. Con la punta, ho cercato la bomba soffocata, e l’ho buttata nel secchio vuoto, poi l’ho riempito di sabbia. Le lacrime mi scorrevano sulla faccia a causa del fumo acre. Mi sono girato per asciugarle con la manica e ho visto Langby.
Non aveva mosso un dito per aiutarmi. Ha sorriso. — Non è un brutto piano, per la verità. Ma naturalmente non lasceremo che succeda. Il servizio antincendio è qui per questo. Per fare in modo che non succeda. Giusto, Bartholomew?
Adesso so qual è lo scopo della mia prova pratica. Devo impedire che Langby bruci San Paolo.
28 settembre — Cerco di convincermi che ieri notte mi sono sbagliato sul conto di Langby e che ho frainteso quello che ha detto. Perché dovrebbe aver voglia di bruciare San Paolo, se non è una spia nazista? Come sarebbe possibile che una spia nazista si fosse infiltrata nel servizio antincendio? Penso alla mia falsa lettera di presentazione e rabbrividisco.
Come posso scoprirlo? Se cercassi di sottoporlo a qualche prova, qualcosa che soltanto un buon patriota inglese nel 1940 può conoscere, ho paura che sarei io a farmi scoprire. Devo fare in modo che il recupero della memoria funzioni perfettamente.
Fino a quel momento, dovrò tener d’occhio Langby. Per ora, almeno, dovrebbe essere facile. Langby ha appena affisso i turni di guardia per le prossime due settimane. Siamo sempre insieme, tutti quanti.
30 settembre — So cos’è successo in settembre. Me l’ha detto Langby.
Ieri notte, nel coro, mentre mettevamo le giacche e gli stivali, mi ha detto: — Ci hanno già provato una volta, sai.
Non capivo a cosa volesse alludere. Mi sentivo frastornato come il primo giorno, quando mi aveva chiesto se ero dell’aerrepi.
— Il piano per distruggere San Paolo. Hanno già tentato una volta. Il dieci settembre. Una grossa bomba esplosiva. Ma naturalmente non lo sapevi. Eri nel Galles.
Non lo ascoltavo neppure. Nel momento in cui aveva detto «grossa bomba esplosiva» avevo ricordato tutto. Era penetrata sotto la strada e s’era piantata nelle fondamenta. La squadra artificieri aveva cercato di disinnescarla, ma c’era una tubatura di gas che perdeva. Allora avevano deciso di evacuare San Paolo, ma il decano Matthews aveva rifiutato di andarsene, e alla fine l’avevano tirata fuori e l’avevano fatta scoppiare nelle Barking Marshes. Recupero istantaneo e completo.
— Quella volta gli artificieri hanno salvato la chiesa — stava dicendo Langby. — Sembra che ci sia sempre qualcuno in giro.
— Sì — ho detto io. — C’è. — E mi sono allontanato.
1° ottobre — Credevo che il recupero degli avvenimenti del dieci settembre, avvenuto questa notte, segnasse una specie d’inizio, invece sono rimasto qui sveglio sulla branda fin quasi all’alba cercando di ricordare qualcosa a proposito di eventuali spie naziste in San Paolo, ma senza approdare a niente. Devo sapere esattamente cosa sto cercando, per poterlo ricordare? E allora, a che serve?
Forse Langby non è una spia nazista. E allora che cos’è? Un piromane? Un pazzo? La cripta non ispira molto, quando mi sforzo di pensare, perché non è affatto silenziosa come una tomba. Le donne delle pulizie parlano quasi tutta la notte e il rumore delle bombe è smorzato, e questo è anche peggio. Mi sorprendo a tendere l’orecchio per sentirle. Quando mi sono addormentato, stamattina, ho sognato che uno dei rifugi della metropolitana era stato colpito, e le tubature s’erano rotte, e la gente annegava.
4 ottobre — Oggi ho cercato di prendere il gatto. Avevo una mezza idea di convincerlo a far fuori il topo che terrorizza le donne. E poi, volevo vederne uno da vicino. Ho roteato il secchio, e un po’ d’acqua è schizzata fuori. Mi sembrava di ricordare che il gatto era un animale domestico, ma dovevo essermi sbagliato. Il muso largo e beato del gatto si è trasformato in una maschera terrificante, gli artigli tremendi sono usciti dalle zampe che credevo innocue, e poi ha lanciato un suono da stendere la gente.
Per lo sbalordimento ho lasciato cadere il secchio, che è rotolato contro una delle colonne. Il gatto è sparito. Alle mie spalle, Langby ha detto: — Non è quello, il modo per prendere un gatto.
— Evidentemente — ho detto io, e mi sono chinato per raccogliere il secchio.
— I gatti odiano l’acqua — ha detto lui, sempre con lo stesso tono inespressivo.
— Oh. — Mi sono avviato per riportare il secchio nel coro. — Non lo sapevo.
— Lo sanno tutti. Persino quegli stupidi dei gallesi.
8 ottobre — Da una settimana facciamo doppi turni di guardia… c’è la luna, e facilita il compito ai bombardieri. Langby non è comparso sui tetti, e così sono andato a cercarlo in chiesa. L’ho trovato fermo accanto alla porta ovest; stava parlando con un vecchio. Il vecchio teneva un giornale sotto il braccio. L’ha dato a Langby, ma Langby gliel’ha restituito. Quando il vecchio mi ha visto, se n’è andato in fretta. Langby ha detto: — Un turista. Voleva sapere dov’è il Windmill Theater. Ha letto sul giornale che le ragazze sono nude.
So che dovevo aver l’aria di non credergli, perché ha detto: — Mi sembri conciato male, vecchio mio. Non dormi abbastanza, vero? Chiederò a qualcuno di fare il primo turno al posto tuo, stanotte.
— No — ho risposto freddamente. — Farò il mio turno. Mi piace stare sui tetti. — E ho soggiunto, in silenzio: dove posso tenerti d’occhio.
Lui ha scrollato le spalle e ha risposto: — Immagino sia meglio che stare giù nella cripta. Sui tetti, almeno, puoi sentirla arrivare, la bomba che ti frega.
10 ottobre — Pensavo che i doppi turni mi facessero bene, mi aiutassero a distogliere il pensiero dalla mia incapacità di recuperare la memoria. È un po’ l’idea che quando stai a guardare la pentola, l’acqua bolle più lentamente. Per la verità, qualche volta funziona. Basta passare qualche ora pensando ad altro, oppure farsi una bella notte di sonno, e il dato che ti interessa schizza fuori da solo, senza ricorrere a sostanze artificiali.
Di una bella notte di sonno non se ne parla neanche. Non soltanto le donne delle pulizie chiacchierano ininterrottamente, ma il gatto si è trasferito nella cripta e si struscia contro tutti quanti, emettendo suoni che sembrano quelli delle sirene per chiedere un po’ di aringa. Trasporterò la mia branda fuori dal transetto, vicino a Nelson, prima d’incominciare il mio turno. Nelson sarà in salamoia nell’alcol, ma almeno tiene la bocca chiusa.
11 ottobre — Ho sognato Trafalgar, cannoni e fumo e intonaco che cadevano e Langby che gridava il mio nome. Quando mi sono svegliato, i! mio pensiero è stato che le sedie pieghevoli non c’erano più. Non vedevo niente per il fumo.