— Arrivo — ho gridato, correndo verso Langby e infilandomi gli stivali. Nel transetto c’era un mucchio d’intonaco e un groviglio di sedie pieghevoli. Langby stava scavando lì. — Bartholomew! — ha gridato buttando da parte un pezzo d’intonaco. — Bartholomew!
Io pensavo ancora che fosse fumo. Sono tornato di corsa per prendere la pompa a staffa e poi mi sono inginocchiato accanto a lui e ho cominciato a rimuovere lo schienale scheggiato d’una sedia. Ha opposto resistenza e allora ho compreso, di colpo. Sotto c’è un corpo. Cercherò di prendere un pezzo di soffitto e mi accorgerò che è una mano. Mi sono appoggiato all’indietro, sui calcagni, deciso a non vomitare, e poi ho ripreso a frugare.
Langby si stava dando da fare troppo in fretta, e frugava con la gamba di una sedia. Gli ho afferrato la mano per trattenerlo, e lui ha reagito come se fossi un rottame da buttare da parte. Ha sollevato un grosso pezzo piatto d’intonaco e sotto c’era il pavimento. Mi sono voltato indietro a guardare. Le due donne delle pulizie erano rincantucciate nella rientranza vicino all’altare. — Chi stai cercando? — ho chiesto, continuando a stringere il braccio di Langby.
— Bartholomew — ha detto lui, e ha scostato le macerie, con le mani che sanguinavano sotto lo strato di polvere.
— Sono qui — ho detto. — Sono illeso. — La polvere bianca mi soffocava. — Ho spostato la branda fuori dal transetto.
Lui s’è voltato bruscamente verso le donne delle pulizie e poi ha chiesto con calma: — Cosa c’è qui sotto?
— Soltanto il fornello a gas — ha risposto timidamente una delle donne dal suo angoletto buio. — E la borsetta di Mrs. Gaibraith. — Lui ha scavato fra le macerie fino a che li ha trovati tutti e due. Il fornello perdeva gas che era una bellezza, sebbene la fiamma si fosse spenta.
— Hai salvato San Paolo e me, dopotutto — gli ho detto. Stavo lì, semivestito e con gli stivali, e con l’inutile pompa a staffa. — Avremmo potuto morire asfissiati tutti quanti.
Lui si è alzato. — Non avrei dovuto salvarti — ha detto.
Fase prima: shock, stato stuporoso, la vittima non si accorge delle ferite e dice cose che non hanno senso. Lui non sapeva ancora che la mano gli sanguinava. Non ricordava quel che aveva detto. Aveva detto che non avrebbe dovuto salvarmi la vita.
— Non avrei dovuto salvarti — ha risposto. — Devo pensare al mio dovere.
— Stai sanguinando — ho detto seccamente. — È meglio che ti sdrai. — Parlavo proprio come mi aveva parlato Langby nella Galleria.
13 ottobre — Era una bomba esplosiva ad alto potenziale. Ha aperto un buco sul tetto del coro; alcune delle statue di marmo sono a pezzi, ma il soffitto della cripta non era crollato, contrariamente a quello che avevo pensato in un primo momento. Aveva soltanto staccato parte dell’intonaco.
Non credo che Langby abbia idea di quel che ha detto. Questo dovrebbe darmi un certo vantaggio, adesso che sono sicuro di sapere dov’è il pericolo, e che non arriverà da qualche altra direzione. Ma a cosa serve sapere tutto questo, se non so che cosa farà lui, o quando?
Senza dubbio ho tutti i particolari della bomba di ieri nella memoria a lungo termine, ma questa volta neppure la pioggia d’intonaco è servita a smuoverli. Ormai non sto neppure tentando il recupero. Sono sdraiato al buio e aspetto che il tetto mi crolli addosso. E ricordo che Langby mi ha salvato la vita.
15 ottobre — Oggi è tornata la ragazza. Ha ancora il raffreddore, ma ha trovato un lavoro retribuito. È stata una gioia rivederla. Portava un’uniforme elegante e sandali, e i capelli erano tutti ondulati. Noi stavamo ancora ripulendo le macerie causate dalla bomba, e Langby era andato con Alien a prendere le assi di legno per turare lo squarcio nel coro; perciò ho lasciato che la ragazza chiacchierasse mentre spazzavo. La polvere la faceva starnutire, ma almeno stavolta sapevo cos’era.
Mi ha detto che si chiama Enola e che lavora per il WVS; gestisce una delle mense mobili che mandano dove ci sono gli incendi. Era venuta, figurarsi, a ringraziarmi per il lavoro. Ha detto che quando aveva spiegato al WVS che a San Paolo non c’era un rifugio vero con relativa mensa, le avevano assegnato un giro nella City. — Così potrò venire qui quando sono nelle vicinanze e le farò sapere come me la cavo, va bene?
Lei e suo fratello Tom dormono ancora nella metropolitana. Le ho chiesto se là erano al sicuro e mi ha risposto che probabilmente non lo sono affatto; però là sotto, almeno, non puoi sentire la bomba che ti fregherà e questa è una fortuna.
18 ottobre — Sono così stanco che fatico a scrivere. Nove bombe incendiarie, questa notte, e una mina che sembrava volesse finire proprio sulla cupola, fino a che il vento ha allontanato dalla chiesa il paracadute. Ho spento due delle bombe incendiarie. L’ho fatto almeno venti volte da quando sono arrivato qui, e ho aiutato a spegnerne dozzine di altre, ma non basta ancora. Una bomba incendiaria, un momento in cui dimenticassi di sorvegliare Langby, e tutto sarebbe rovinato.
Lo so, in parte è per questo che sono così stanco. Ogni notte mi sfinisco cercando di fare il mio lavoro e di sorvegliare Langby e di assicurarmi che nessuna delle bombe incendiarie mi sfugga. Poi torno alla cripta e mi logoro cercando di recuperare qualcosa, qualunque cosa, sulle spie, gli incendi, San Paolo nell’autunno del 1940, qualunque cosa. Sono ossessionato dall’idea che non faccio abbastanza, ma non so che altro fare. Senza il recupero, sono impotente come la povera gente che c’è qui, e non ho un’idea di quello che succederà domani.
Se necessario, continuerò così fino a quando mi richiameranno a casa. Lui non può bruciare San Paolo finché io sono qui a spegnere le bombe incendiarie. — Devo pensare al mio dovere — ha detto Langby nella cripta.
E io devo pensare al mio.
21 ottore — Sono passate quasi due settimane dall’esplosione e solo adesso mi sono reso conto che da allora non abbiamo più visto il gatto. Non era sotto le macerie nella cripta. Anche quando io e Langby siamo stati sicuri che sotto non ci fosse nessuno, abbiamo setacciato di nuovo tutto quanto, per due volte. Però poteva darsi che fosse nel coro.
Il vecchio Bence-Jones dice che non è il caso di preoccuparsi. — Non gli sarà successo niente — ha detto. — I crucchi potrebbero radere al suolo Londra e i gatti correrebbero a fargli festa. Sai perché? Non si affezionano a nessuno. È per questo che tanti di noi ci lasciano la pelle. Una vecchia, a Stepney, l’altra notte è morta mentre cercava di salvare il suo gatto. E quella maledetta bestia era altrove.
— Allora dove sarà?
— Da qualche parte, al sicuro, ci puoi scommettere. Se non è qui intorno a San Paolo, vuol dire che siamo spacciati. Il vecchio detto sui ratti che abbandonano la nave prima che affondi è sbagliato. Sono i gatti che fanno così, non i ratti.
25 ottobre — Il turista di Langby è ricomparso. Non è possibile che stia ancora cercando il Windmill Theater. Anche oggi aveva un giornale sotto il braccio, e ha chiesto di Langby, ma Langby era in giro per la città con Alien, a cercare di ottenere le giacche d’asbesto dei vigili del fuoco. Ho visto la testata del giornale. The Worker. Un giornale nazista?
2 novembre — Sono stato sui tetti per una settimana filata, ad aiutare quegli incapaci di operai a tappare il foro aperto dalla bomba. Stanno facendo un pasticcio. Da una parte c’è ancora una grossa breccia dove potrebbe caderci un uomo, ma loro sostengono che va bene così perché dopotutto se cadesse non andrebbe a sfracellarsi sul pavimento, si fermerebbe al soffitto e «è una caduta che non ammazza». Non vogliono capire che quello è il nascondiglio ideale per una bomba incendiaria.