L'alba venne col cielo sereno, vaga foschia all'orizzonte, la terra quasi non si vedeva più. A poco a poco gli uomini poterono guardarsi in faccia, riconoscersi sotto le spesse barbe.
" Attenzione, un'unità sconosciuta a poppavia! " grìdò uno all'improvviso. Tennero il respiro. " Ma è la corazzata Tod! Viene per la stessa nostra rotta… Sì, accosta nella nostra direzione… No, no, si allontana… E dove demonio sta andando?… Adesso accosta in fuori… Perdio, va a tutta forza! "
Era una scena impressionante. Lanciato alla massima andatura, il leviatano usciva dalle brume della notte, irto delle sue antenne misteriose, la possente prora a becco fendendo l'acqua con due alti rigurgiti di schiuma. Rapidamente la motobarca andò scadendo.
Quando la corazzata Tod fu quasi al traverso, a una distanza di circa mezzo miglio, sembrò a quelli della motobarca di distinguere, portato dal vento, un caratteristico segnale di tromba. " Senti la tromba?… Sì, la sento… La sento anch'io… Ma sono impazziti!… Suonano posto di combattimento generale! " Poi un urlo strozzato, con dentro un terrore senza nome: " Jesus Maria, guardate laggiù! "
Tutti gli 86 guardarono. E il sangue gli si gelò nel petto. All'estremo orizzonte australe, confusi nella caligine dell'alba, paurose ombre di bastimenti avanzavano in linea di fila. Navi vere o soltanto fantomatiche parvenze?
Esse torreggiavano con inusitate forme di intenso colore nero, e al paragone la gigantesca corazzata Tod sembrava una navicella da bambini. Dovevano essere alte centinaia di metri, dovevano pesare milioni di tonnellate, dovevano essere uscite dall'inferno. Ne contarono due, tre, quattro, cinque, sei, e altre ancora si intravvedevano attraverso la foschia, in un corteggio senza fine. Ciascuna era di sagoma diversa, con strane alberature, torrioni sghembi che dondolavano nel cielo, simili a minareti. A riva, criniera funebre, fluttuava una selva di lunghissimi stendardi. Il tutto – e spiegarne il perché era impossibile – aveva un'aria estremamente antica.
Chi erano? Dai recessi occulti della Terra venivano gli ammiragli dell'apocalisse con le orbite vuote e nere simili a spelonche, per umiliare l'uomo? Angeli o demoni popolavano quelle funebri fortezze? Forse era quello il nemico ultimo a cui alludeva il comandante George?
Ma evidentemente la corazzata Tod precipitava a capofitto verso la propria perdizione. La videro serrare le distanze, accelerare la velocità, quasi temendo che l'occasione le sfuggisse. Intanto i vascelli delle tenebre riempivano ormai tutto l'orizzonte con le loro sinistre architetture.
Il combattimento – raccontò poi capo Untermeyer – durò una decina di minuti. Quelli della motobarca vi assisterono, impotenti e paralizzati dall'orrore.
Videro la corazzata Tod brandeggiare i dodici lunghi colli dei Vernichtungsgeschutze all'elevazione massima, verso gli spettrali simulacri. Poi una triplice vampa, un triplice fiotto di fumo rossiccio che rimase indietro, sospeso sopra le onde. Dalle canne uscirono come tre aste incandescenti che in curvo volo salirono rapidissime ad altezza vertiginosa per poi precipitare sul bersaglio. Sparirono, parve, nel fianco di uno dei neri bastimenti.
" Colpito in pieno! " gridò uno sulla motobarca con un assurdo ritorno di speranza. Difatti nel centro del vascello si aprì una voragine di fuoco, immediatamente i torrioni vacillarono, rimasero qualche istante in bilico, tutto quindi crollò in un frenetico intrico di macerie, e sprofondò nel mare.
Ma quando la corazzata Tod diede fuori la seconda salva, anche il nemico fece fuoco. Barbagli giallastri lampeggiarono contemporaneamente su quattro unità dell'armata misteriosa.
Col fiato in gola, quelli della motobarca aspettarono l'arrivo dei proiettili. Finché uno disse: " Ma non arriva niente. Ma non sono che fantasmi! ".
In quel preciso istante, mentre un terrificante tuono percuoteva gli echi dell'oceano, a proravia della corazzata Tod, dal mare livido, si levò verticalmente una dozzina di smisurate torri fatte di schiuma e d'acqua. Si eressero alte, altissime, sempre più alte, sembrava che non dovessero finire mai. Quanto alte? Seicento o settecento metri? Ciascuna era un cataclisma. Sfogato l'impeto, ricaddero, insaccandosi, tremenda massa in cui la corazzata Tod sparì per un paio di minuti.
Ricomparve intatta, tutta grondante spume, subito emise le terza e quarta salva lanciando altre sei aste incandescenti.
Tre, corte, finirono nel mare. Tre invece si infissero in un bastimento che assomigliava a un carro funebre con sette lunghi fumaioli. Ancora qualche secondo, ed ecco la nave scoperchéata da una violentissima esplosione: accartocciandosi i neri bordi, la ferita spaventosa vomitò fuori le viscere di fuoco. Allora il mare con furiosi sibili ribollì, e si formò un nuvolone di vapore acqueo nel quale disparvero, in un totale rovinio, le strutture della nave scardinata.
Anche ai guerrieri dell'inferno la corazzata Tod teneva dunque testa. Ma a che valevano i suoi magnifici colpi? Una seconda mostruosa selva di colonne d'acqua circondò la Tod scuotendola come fosse stata ùna barchetta. Che proiettili erano? Di che calibro? Grossi come vagoni? Come case? Di che sovrumane artiglierie?
Ora tutti i Vernichtungsgeschutze fecero fuoco in salva sincrona. Dodici fusi ardenti galopparono su per i nembi addensatisi sopra la battaglia. Fulminei ridiscesero. Un terzo bastimento nero fu sventrato e saltò in aria con un cipresso di fiamme e fumo che raggiunse la cupola del cielo.
Ma fu l'ultimo. A un tratto, nel preciso punto dove si trovava la corazzata Tod proruppe un picco d'acqua verticale, dalle pareti lisce e di dimensioni indescrivibili. Simile a un mostro, si drizzò in aria sorpassando l'altezza delle nubi. Qui restò immobile un secondo. Repentinamente tremò, si sciolse in cateratta, schiantandosi sul dorso grigio delle onde.
Quindi, di colpo, il nulla. Impietriti, quelli della motobarca non credevano quasi ai propri occhi. Di colpo dileguati i funerei vascelli dell'abisso, cessate le colonne d'acqua, le vampe, le detonazioni, sparita la corazzata Tod. Come se tutto quanto era successo se lo fossero inventato loro. Niente più c'era sulla vastità uniforme delle acque, non un rottame, un cadavere, una macchia di nafta iridescente. Il nudo oceano e basta (solo restavano nel cielo, a testimoniare, brandelli di catramose nubi). E nell'orribile silenzio, che si spalancò nei loro cuori come una immensa e vuota tomba, l'elica della motobarca borbottava, ritmicamente borbottava.