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" Senti, senti, Stefano " diceva lei intanto con slancio, parlando attraverso la sala " Massigher sostiene di aver incontrato gli spiriti, qui fuori, in giardino, e lo dice sul serio… questi giovani, un bell'esempio, mi pare. "

" Signor Gron, ma non crediate " e rideva con sforzo, arrossendo " ma io non dicevo questo, io… "

Si interruppe, ascoltando. E dal silenzio stesso sopravvenuto gli parve che, sopra il rumore della pioggia, altra voce andasse crescendo, minacciosa e cupa. Egli era in piedi, col cono di luce di una lampada un poco azzurra, la bocca socchiusa, non spaventato in verità, ma assorto e come vibrante, stranamente diverso da tutto cio che lo circondava, uomini e cose. Giorgina lo guardava con desiderio.

Ma non capisci, giovane Massigher? Non ti senti abbastanza sicuro nell'antica magione dei Gron? Come fai a dubitare? Non ti bastano queste vecchie mura massicce, questa controllatissima pace, queste facce impassibili? Come osi offendere tanta dignità coi tuoi stupidi spaventi giovanili?

" Mi sembri uno spiritato " osservò il suo amico Fedri. " Sembri un pittore…, ma non potevi pettinarti, stasera? Mi raccomando un'altra volta… lo sai che la mamma ci tiene " e scoppò in una risata.

Il padre allora intervenne con la sua querula voce: " Bene, lo cominciamo questo ponte? Facciamo ancora in tempo, sapete. Una partita e poi andiamo a dormire. Giorgina, per favore, va a prendere la scatola delle carte ".

In quel mentre si affacciò il cameriere con faccia stranita. " Che cosa c'è adesso? " chiese la padrona, malcelando l'irritazione. " È arrivato qualcun altro? "

" C'è di là Antonio, il fattore… chiede di parlare con uno di lor signori, dice che è una cosa importante. "

" Vengo io, vengo io " disse subito Stefano, e si alzo con precipitazione, come temesse di non fare in tempo.

La moglie infatti lo trattenne: " No, no, no, tu rimani qui, adesso. Con l'umido che c'è fuori… lo sai bene… i tuoi reumi. Tu rimani qui, caro. Andrà Fedri a sentire ".

" Sarà una delle solite storie " fece il giovane, avviandosi verso la tenda. Poi da lontano giunsero voci incerte.

" Vi mettete qui a giocare? " chiedeva nel frattempo la signora. " Giorgina, togli quel vaso, per favore… poi va a dormire, cara, è già tardi. E voi, dottor Martora, che cosa fate, dormite? "

L'amico si riscosse, confuso: " Se dormivo? Eh sì, un poco " rise. " Il caldo del caminetto, L'età… " " Mamma! " chiamò da un angolo la ragazza. " Mamma, non trovo più la scatola delle carte, erano qui nel cassetto, ieri. "

" Apri gli occhi, cara. Ma non la vedi lì sulla mensola? Voi almeno non trovate mai niente… "

Massigher dispose le quattro sedie, poi cominciò a mescolare un mazzo. Intanto rientrava Federico. Il padre domandò stancamente: " Che cosa voleva Antonio? ".

" Ma niente! " rispose il figliolo allegro. " Le solite paure dei contadini. Dicono che c'è pericolo per il fiume, dicono che anche la casa è minacciata, figurati. Volevano che io andassi a vedere, figurati, con questo tempo! Sono tutti là che pregano, adesso, e suonano le campane, sentite? "

" Fedri " propose allora Massigher. " Andiamo insieme a vedere? Solo cinque minuti. Ci stai? "

" E la partita, Massigher? " fece la signora. " Volete piantare in asso il dottor Martora? Per bagnarvi come pulcini, poi… "

Così i quattro cominciarono il gioco, Giorgina se n'andò a dormire, la madre in un angolo prese in mano il ricamo.

Mentre i quattro giocavano, i tonfi di poco prima divennero più frequenti. Era come se un corpo massiccio piombasse in una buca profonda piena di melma, tale era il suono: un colpo tristo nelle viscere della terra. Ogni volta esso lasciava dietro a sé sensazione di pena, le mani indugiavano sulla carta da gettare, il respiro restava sospeso, ma poi tutto quanto spariva.

Nessuno – si sarebbe detto – osava parlarne. Solo a un certo punto il dottor Martora osservò: " Deve essere nella cloaca, qui sotto. C'è una specie di condotta antichissima che sbocca nel fiume. Qualche rigurgito forse… ". Gli altri non aggiunsero parola.

Ora conviene osservare gli sguardi del signor Gron, nobiluomo. Essi sono rivolti principalmente al piccolo ventaglio di carte tenuto dalla mano sinistra, tuttavia essi passano anche oltre il margine delle carte, si estendono alla testa e alle spalle del Martora, seduto dinanzi, e raggiungono perfino l'estremità della sala là dove il lucido pavimento scompare sotto le frange del tendaggio. Adesso invece gli occhi di Gron non si indugiavano più sulle carte, né sull'onesto volto dell'amico, ma insistevano al di là verso il fondo, ai piedi del cortinaggio; e si dilatavano per di più, accendendosi di strana luce.

Fino a che dalla bocca del vecchio signore uscì una voce opaca, carica di indicibile desolazione, e diceva semplicemente: " Guarda ". Non si rivolgeva al figlio, né al dottore, né a Massigher in modo particolare. Diceva solamente " Guarda " ma così da suscitare paura.

Il Gron disse questo e gli altri guardarono, compresa la consorte che sedeva nell'angolo con grande dignità, accudendo al ricamo. E dal bordo inferiore del cupo tendaggio videro avanzare lentamente, strisciando sul pavimento un'informe cosa nera. " Stefano, Stefano, per l'amor di Dio, perché fai quella voce? " esclamava la signora Gron levatasi in piedi e già in cammino verso la tenda: " Non vedi che è acqua? ". Dei quattro che stavano giocando nessuno si era ancora alzato.

Era acqua infatti. Da qualche frattura o spiraglio essa si era finalmehte insinuata nella villa, come serpente era andata strisciando qua e là per gli anditi prima di affacciarsi nella sala, dove figurava di colore nero a causa della penombra. Una cosa da ridere, astrazion fatta per l'aperto oltraggio. Ma dietro quella povera lingua d'acqua, scolo di lavandino, non c'era altro? È proprio certo che sia tutto qui l'inconveniente? Non sussurrìo di rigagnoli giù per i muri, non paludi tra gli alti scaffali della biblioteca, non stillicidio di flaccide gocce dalla vòlta del salone vicino (percotenti il grande piatto d'argento donato dal Principe per le nozze, molti molti anni or sono)? Il giovane Federico esclamò: " Quei cretini hanno dimenticato una finestra aperta! ". Il padre suo: " Corri, va a chiudere, va! ". Ma la signora si oppose: " Ma neanche per idea, state quieti voi, verrà bene qualcheduno spero! ".

Nervosamente tirò il cordone del campanello e se ne udì lo squillo lontano. Nel medesimo tempo i tonfi misteriosi succedevano l'uno all'altro con tetra precipitazione, perturbando gli estremi angoli del palazzo. Il vecchio Gron, accigliato, fissava la lingua d'acqua sul pavimento: lentamente essa gonfiavasi ai bordi, straripava per qualche centimetro, si fermava, si gonfiava di nuovo ai margini, di nuovo un altro passo in avanti e così via. Massigher mescolava le carte per coprire la propria emozione, presentendo cose diverse dalle solite. E il dottor Martora scuoteva adagio il capo, il quale gesto poteva voler dire: che tempi, che tempi, di questa servitù non ci si può più fidare!, oppure, indifferentemente: niente da fare oramai, troppo tardi ve ne siete accorti.

Attesero alcuni istanti, nessun segno di vita proveniva dalle altre sale. Massigher si fece coraggio: " Signora " disse " L'avevo pur detto che… ". " Cielo! Sempre voi, Massigher! " rispose Maria Gron non lasciandolo neppur finire. " Per un po' d'acqua per terra! Adesso verrà Ettore ad asciugare. Sempre quelle benedette vetrate, ogni volta lasciano entrare acqua, bisognerebbe rifare le serramenta! "

Ma il cameriere di nome Ettore non veniva, né alcun altro dei numerosi servi. La notte si era fatta ostile e greve. Mentre gli inesplicabili tonfi si mutavano in un rombo pressoché continuo simile a rotolìo di botti nelle fondamenta della casa. Lo scroscio della pioggia all'esterno non si udiva già più, sommerso dalla nuova voce.