Il mercante guardò i due uomini, pallido come un morto. " Ebbene? E se anche fosse stato un lebbroso? "
" Lo era purtroppo di certo " disse il medico, cercando pavidamente di ripararsi dietro le spalle di Don Valerio " E adesso lo siete anche voi. "
" Basta! " urlò il mercante tremando per l'ira. " Fuori di qua! Questi scherzi non mi vanno. Fuori di qua tutti e due! " Allora il Melito insinuò fuori del mantello una canna della pistola. " Sono l'alcade, caro signore. Calmatevi, vi torna conto. " " Vi farò vedere io chi sono! " urlava lo Schroder. " Che cosa vorreste farmi, adesso? "
Il Melito scrutava lo Schroder, pronto a prevenire un eventuale attacco. " In quel pacchetto c'è la vostra campanella " rispose. " Uscirete immediatamente di qui e continuerete a suonarla, fino a che sarete uscito fuori del paese, e poi ancora, fino a che non sarete uscito dal regno. "
" Ve la farò vedere io la campanella! " ribatté lo Schroder, e tentava ancora di gridare ma la voce gli si era spenta in gola, l'orrore della rivelazione gli aveva agghiacciato il cuore. Finalmente capiva: il dottore, visitandolo il giorno prima, aveva avuto un sospetto ed era andato ad avvertire l'alcade. L'alcade per caso lo aveva visto afferrare per un braccio, tre mesi prima, un lebbroso di passaggio, ed ora lui, Schroder, era condannato. La storia delle sanguisughe era servita per guadagnar tempo. Disse ancora: " Me ne vado senza bisogno dei vostri ordini, canaglie, vi farò vedere, vi farò vedere… "
" Mettetevi la giacca " ordinò il Melito, il suo volto essendosi illuminato di una diabolica compiacenza. " La giacca, e poi fuori immediatamente. "
" Aspetterete che prenda le mie robe " disse lo Schroder, oh quanto meno fiero di un tempo. " Appena ho impacchettato le mie robe me ne vado, statene pur sicuri. "
" Le vostre robe devono essere bruciate " avvertì sogghignando l'alcade. " La campanella prenderete, e basta. "
" Le mie robe almeno! " esclamò lo Schroder, fino allora così soddisfatto e intrepido; e supplicava il magistrato come un bambino. " I miei vestiti, i miei soldi, me li lascerete almeno! " " La giacca, la mantella, e basta. L'altro deve essere bruciato. Per la carrozza e il cavallo si è già provveduto. " " Come? Che cosa volete dire? " balbettò il mercante. " Carrozza e cavallo sono stati bruciati, come ordina la legge " rispose l'alcade, godendo della sua disperazione. " Non vi immaginerete che un lebbroso se ne vada in giro in carrozzella, no? " E diede in una triviale risata. Poi, brutalmente: " Fuori! fuori di qua! " urlava allo Schroder. " Non immaginerai che stia qui delle ore a discutere? Fuori immediatamente cane! "
Lo Schroder tremava tutto, grande e grosso com'era, quando uscì dalla camera, sotto la canna puntata della pistola, la mascella cadente, lo sguardo inebetito.
" La campana! " gli gridò ancora il Melito facendolo sobbalzare; e gli sbatté dinanzi, per terra, il pacchetto misterioso, che diede una risonanza metallica. " Tirala fuori, e legatela al collo. "
Si chinò lo Schroder, con la fatica di un vecchio cadente raccolse il pacchetto, spiegò lentamente gli spaghi, trasse fuori dell'involto una campanella di rame, col manico di legno tornito, nuova fiammante. " Al collo! " gli urlò il Melito. " Se non ti sbrighi, perdio, ti sparo! "
Le mani dello Schroder erano scosse da un tremito e non era facile eseguire l'ordine dell'alcade. Pure il mercante riuscì a passarsi attorno al collo la cinghia attaccata alla campanella, che gli pendette così sul ventre, risuonando ad ogni movimento.
" Prendila in mano, scuotila, perdio! Sarai buono, no? Un marcantonio come te. Va' che bel lebbroso! " infierì don Valerio, mentre il medico si tirava in un angolo, sbalordito dalla scena ripugnante.
Lo Schroder con passi da infermo cominciò a scendere le scale. Dondolava la testa da una parte e dall'altra come certi cretini che si incontrano lungo le grandi strade. Dopo due gradini si voltò cercando il medico e lo fissò lungamente negli occhi. " La colpa non è mia! " balbettò il dottor Lugosi. " È stata una disgrazia, una grande disgrazia! " " Avanti, avanti! " incitava intanto l'alcade come a una bestia. " Scuoti la campanella, ti dico, la gente deve sapere che arrivi! "
Lo Schroder riprese a scendere le scale. Poco dopo egli comparve sulla porta della locanda e si avviò lentamente attraverso la piazza. Decine e decine di persone facevano ala al suo passaggio, ritraendosi indietro man mano che lui si avvicinava. La piazza era grande, lunga da attraversare. Con gesto rigido egli ora scuoteva la campanella che dava un suono limpido e festoso; den, den, faceva.
9. VECCHIO FACOCERO
Occorre considerare la psicologia del vecchio facocero. Giunto a una certa età, il cinghiale africano spesso è portato a considerare con disdegno le miserie della vita. Le gioie della famiglia si appannano, i facocerini irrequieti e famelici, sempre tra i piedi, divengono un continuo fastidio; e non parliamo della invadente alterigia dei giovanotti ormai fatti, convinti che il mondo e le femmine siano tutti per loro.
Adesso lui crede di essersene andato a vivere da solo per impulso spontaneo, di avere raggiunto il vertice della maestà belluina, vuol convincersi di essere felice. Eppure guardatelo come si aggira irrequieto tra le stoppie, come ogni tanto annusa l'aria sorpreso da improvvise memorie e come risulta sfavorevolmente asimmetrico nel grande quadro della natura che ha fatto tutte le vite a due a due. In realtà ti hanno cacciato via dalla tua famiglia patriarcale, vecchio facocero, perché eri diventato scorbutico e pretenzioso; i giovani avevano perduto ritegno, ti davano colpi di zanna per spingerti da parte, e le donne hanno lasciato fare, segno che anch'esse ne avevano di te abbastanza. Così per giorni e giorni, fino a che tu li hai abbandonati al loro destino.
Eccolo qui, nel mezzo della piana di Ibad, mentre si avvicina la sera, intento a spilluzzicare entro una specie di vecchio canneto secco. E attorno non c'è nulla, eccezion fatta per la desolazione del piatto deserto, con aridi termitai qua e là, e qualche piccolo misterioso cono nerastro a fior di terra. Verso il sud, tuttavia, si posson scorgere alcune montagne, veramente troppo lontane; ma sconsigliamo dal crederci, probabilmente si tratta di parvenze vuote, nate solo dal desiderio. Del resto lui non le vede perché gli occhi dei facoceri sono diversi dai nostri. Invece poiché il sole discende, il verro scruta soddisfatto la propria ombra farsi di minuto in minuto più oblunga; e avendo poca memoria, come succede ogni sera, monta in superbia, per l'illusione di essere diventato grande in modo meraviglioso.
No, non è specialmente grande rispetto ad altri giovani compagni, ma in un certo senso è magnifico, lui che è una delle bestie più brutte del mondo. Perché l'età gli ha generosamente allungato le zanne, gli ha donato una importante criniera di setole gialle, gli ha inturgidito le quattro verruche ai lati del muso, lo ha trasformato in un mostro corporeo di favola, inerme pronipote dei draghi. In lui ora si esprime l'anima stessa della selva, un incanto di tenebre, protetto da antiche maledizioni. Ma nella testa immonda dovrà pur esserci un barlume di luce, sotto il pelame scabro una specie di cuore.
Un cuore che si è messo a battere essendo nel pieno deserto comparso una sorta di mostro nuovissimo e nero; il quale mugola lievemente e si avvicina in modo strano, né correndo né strisciando, come non si era mai visto. Questo mostro è grandissimo, forse più alto di un gazzellone, ma il facocero aspetta, fermo, e lo guarda con intenzioni malvage (benché tutt'attorno, dalle solitudini, stia nascendo un avverso presagio).
Anche la nostra automobile si è adesso arrestata.
" Che cosa guardi? " faccio al compagno. " Perché hai fermato? Non vedi che è un bue? "
" Anche a me pareva " dice lui " ma è un facocero, invece. Aspetta che sparo. " Lo strano mostro che mugola si è taciuto ed è fermo, apparentemente privo di vita. Eppure il facocero ha sentito di improvviso un colpo tremendo; poi un rumore secco e sinistro come di antico albero che crolli, o di certe frane. " Bravo, perdio, L'hai preso! " grido io. " Guarda come si rivolta per terra, guarda che polverone! "