La marcia procedeva da poco meno di mezz'ora quando il comandante delle guardie riferì al ministro che i cavalli della scorta, senza alcuna ragione apparente, si rifiutavano di proseguire; si lasciavano martirizzare dagli speroni piuttosto di fare anche un solo passo innanzi.
Ouesta volta il Mortimer andò su tutte le furie e per tagliar corto alle discussioni ordinò che le guardie tornassero indietro per loro conto, salvo quattro che avrebbero accompagnato il gruppo delle autorità.
Verso le due del pomeriggio essi arrivarono a una misera cascina. Un contadino, chissà come, era riuscito a rendere coltivabile un breve pezzo di terreno e allevare alcune capre il cui latte ristorò i viaggiatori affranti e assetati. Ma il sollievo fu di breve durata perché il bifolco garantì che un buon camminatore non poteva impiegare meno di quattro ore per raggiungere San Piero.
La strada inesplicabilmente interrotta, la mancanza di sentieri, la desolazione della zona, San Piero che sembrava andasse allontanandosi sempre più per quanto si camminasse; tutto questo gettò i compagni del Mortimer in uno stato di costernazione. Essi circondarono il ministro scongiurandolo di rinunciare al progetto. Era ora di uscire da quell'incubo. Troppo facile era smarrirsi in quel deserto; e chi sarebbe potuto accorrere in loro aiuto, una volta spersi nell'infernale territorio? Indubbiamente una specie di maledizione si accaniva contro di loro. Fuggire, dunque fuggire, e senza perdere altro tempo.
Il conte Mortimer allora dichiarò che sarebbe proseguito solo. Nei suoi occhi scintillava la luce di una decisione senza ritorno. Fattosi preparare un pacco di cibi e una bottiglia piena d'acqua, egli uscì dalla cascina dirigendosi a grandi passi verso la terrazza rocciosa dalla quale, a detta del contadinosi dovevano scorgere distintamente le torri e i campanili di San Piero! Per qualche minuto gli altri non fiatarono; poi due soli si mossero, per accompagnare il ministro; il segretario Vasco Detui e il dottor Attesi. Prima di sera essi contavano di poter giungere alla meta.
I tre procedettero in silenzio, coi piedi doloranti, per la distesa di terre arse e pietrami, sotto a un implacabile sole. Procedettero per due ore fino a che furono giunti sulla sommità della terrazza rocciosa; ma non riuscirono a distinguere San Piero. Troppi vapori ristagnavano sulla terra.
Camminavano uno dietro l'altro, sulla scorta di una piccola bussola che il Mortimer portava appesa alla catena dell'orologio. Oltrepassarono la terrazza, trovarono ancora terre secche e banchi sassosi: il sole non dava tregua.
Invano essi attesero ansiosamente di vedere comparire tra le brume le sagome di qualche campanile. Evidentemente essi avevano fatto un giro vizioso oppure avevano calcolato la velocità della loro marcia con esagerato ottimismo; molto ad ogni modo non poteva mancare.
Già si avvicinava il tramonto quand'ecco venire incontro ai tre un vecchietto seduto sul dorso di un asinello. Veniva dalla sua cascina, situata nei pressi – spiegò – per andare a far compere a Passo Terne. " è ancora molto lontano San Piero? " gli domandò il Mortimer. " San Piero? " ribatté il vecchietto come se non avesse capito. " San Piero, il paese, perdio, lo conoscerai bene, no? " " San Piero? " ribatté il vecchietto quasi parlando a se stesso. " No, il nome non mi torna del tutto nuovo, signore. Sì, adesso mi sembra di ricordare (soggiunse dopo una pausa), sì, mio padre ogni tanto mi parlava di una città da quelle parti (e segnò con un dito l'orizzonte) una grande città che aveva un nome del genere. San Pietro o San Dedro, forse. Ma, in fondo, io non ci ho mai creduto. "
Il vecchietto con l'asinello si allontanò alle loro spalle. I tre si sedettero su delle pietre. Nessuno osava parlare per primo. Così lasciarono arrivare la notte.
Il Mortimer, finalmente, parlò nel buio:
" Bene, amici miei, vi siete sacrificati fin troppo per me. Appena si farà chiaro, voi due prenderete la via del ritorno. Io andrò avanti ancora. Ormai arriverò in ritardo, lo so, ma non voglio che quelli laggiù, di San Piero, mi abbiano aspettato per niente. Hanno fatto tante spese per farmi festa, poveri figlioli. "
Il Detui e l'Attesi poi raccontarono che al mattino un vento improvviso portò via tutte le brume della pianura, senza che però apparissero le case di San Piero. Sordo alle loro suppliche, il Mortimer volle proseguire da solo il viaggio inaugurale verso il desolato orizzonte, per il glabro deserto che sembrava dovesse continuare in eterno.
Essi lo videro avanzare a passi lenti ma decisi in mezzo alle aride pietre, fino a che scomparve ai loro sguardi. Due o tre volte ancora però parve loro di scorgere un breve scintillio: lo scintillio del sole sui bottoni della sua alta uniforme.
38. L 'INCANTESIMO DELLA NATURA
Dal letto dove era coricato, Adolfo Lo Ritto, pittore decoratore di 52 anni, udì la chiave girare nella serratura della porta. Guardò l'ora. L'una e un quarto. Era la moglie Renata che rientrava.
Lei si fermò sulla soglia della camera togliendosi il cappellino di piume d'uccello, sulle labbra un sorriso che voleva sembrare disinvolto. A 38, magra, la vita sottilissima, le labbra piegate di natura in una bambinesca smorfia di corruccio, aveva qualcosa di laido e sfrontato.
Senza alzare la testa dal guanciale, lui gemette in tono di rimprovero: " Io sono stato male ". " Sei stato male? " fece lei placida avvicinandosi all'armadio. " Una delle mie tremende coliche… Non ne potevo più. " " E ti è passata? " chiese la moglie senza cambiare tono. " Adesso un poco mi è passata, ma ho ancora male " qui la voce si trasformò di colpo, divenne acre e violenta. " E tu dove sei stata? si può sapere dove sei stata, lo sai che è quasi l'una e mezzo? " " Eh, non c'è bisogno che tu alzi tanto la voce. Dove son stata? Al cinema sono stata, con la Franca. " " A che cinema? " " Al Maximum. " " E che cosa davano? " " Oh, insomma, si può sapere che cosa hai stasera? Che cos'è questa inchiesta, dove son stata, e che cinema, e che film davano, vuoi anche sapere il tram che ho preso? Te l'ho detto che sono stata con la Franca! " " E che film avete visto? " Così dicendo egli si spostò sul letto, senza lasciare l'espressione sofferente, così da poter prendere, sul tavolino, un pacco di giornali.
" Vuoi controllare, vuoi? Non mi credi? Fai le domande a inghippo eh? Bene, e io non ti dico un bel niente, così impari. "
" Sai che cosa sei? Vuoi che ti dica cosa sei? " per la pietà che provava di se stesso il Lo Ritto stava quasi per scoppiare in pianto. " Vuoi che ti dica cosa sei? Vuoi che te lo dica? " E continuava, per l'impeto dell'ira che gli si ingorgava dentro, a ripetere la stessa stupida domanda. " E dillo, dillo se ci tieni tanto! " " Sei una… sei una… sei una… " lo ripeté almeno dieci volte, meccanicamente, provando una tenebrosa voluttà a rimestare così nella piaga che sentiva nel petto, internamente. " Io sono qui che a momenti crepo e tu vai in giro chissà con chi, altro che Maximum! Io son malato e tu vai a spasso coi giovanotti, peggio di quelle là. " A questo punto, per accrescere l'effetto, simulò un accesso di singhiozzi e prese a balbettare: " Mi, mi hai, mi hai rovi… mi hai rovinato, lo scandalo della casa sei, io sono qui in letto malato e tu te ne stai fuori tutta notte! ".
" Ih che barba, che barba " fece finalmente lei che intanto aveva sistemato cappellino e tailleur nell'armadio, e si voltò a guardarlo, pallida, la faccia tirata dalla cattiveria. " Ora è meglio che tu la pianti, vero? "
" Ah dovrei anche piantarla? Hai questo coraggio anche? Tacere dovrei, no? Far finta di niente eh? E tu a spasso fino all'una di notte a fare i tuoi porci comodi? Dovrei tacere anche? "