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Ma come è raro accontentarli. Loro parlano una lingua e io un'altra. Si finisce per intenderci per mezzo di segni e di sorrisi. Inoltre nei quartieri più interni che interessano di più io condurli non posso: assolutamente. Io stesso non ho il coraggio di esplorare quei meandri di palazzi, di case e di tuguri (dove stazionano gli angeli o i demoni?).

Perciò questi gentili visitatori generalmente li conduco a vedere le cose più consuete, il Municipio, il Duomo, il Museo Croppi (si chiama così) eccetera; che per la verità non hanno niente di speciale. Di qui la loro delusione.

Non manca quasi mai, in queste volonterose comitive, un burocrate, un uomo d'ordine sovrintendente, ispettore, economo, commissario o simile, come minimo vice-commissario. Il quale per esempio mi domanda: " Potrebbe, signore, darmi qualche ragguaglio circa la rete delle fognature? ". " Perché? " io chiedo imbarazzato " si sente forse qualche odore? " " No, anzi, non è per questo; ma questi problemi mi interessano. " E io: " Capisco, tuttavia temo di non potere soddisfarla. Suppongo che un sistema di fognature esista, ma non mi sono mai curato di studiarlo ". Il signor vice-commissario scuote il capo: " Male, male " mormora con superiorità " bisognerebbe approfondire queste cose… E mi dica: l'erogazione del gas a quanto ammonta pro capite annualmente? ". " Niente erogazione " faccio io a casaccio rovinandomi definitivamente ai suoi occhi. " Come sarebbe a dire? " " Niente erogazione, niente gas. Qui non si usa. " " Ah " commenta quello, gelido, e rinuncia a fare altre domande.

Poi, di solito, c'è la signora intellettuale, già avanti con l'età, ansiosa di esibire la sua erudizione storica. " La fondazione, scusi, risale al tardo impero?… Interessante quel gioco di lesene… lo si riscontra tale e quale nei propilei di Trebisonda… Lei lo sapeva no? " " Ma… sa… io… vede… per essere sincero… " Subito lei volge gli occhi a un vecchio muro con tracce di archi ormai otturati. " Ah " esclama " delizioso! Davvero di interesse estremo. Rarissimo, vero, trovare così nettamente delineato l'innesto svevo su di un fondo di così pretta marca carolingia. E mi dica, signore: esattamente a che anno risale questi singolare monumento? " " Già " io rispondo vacillando nella mia ignoranza " che mi risulti è un muro vecchio. Esisteva fin dai tempi di mio nonno, questo è sicuro. Ma di preciso non saprei. "

Poi, più pericolosa ancora, c'è la ragazza assetata di esperienze. Si guarda intorno, subito avvista, con fulminea prontezza, le cose imbarazzanti. " E quella strada " chiede facendo segno a un sinistro spacco fra case altissime, nere di sozzi stillicidi, dove è probabile si annidino i delitti " quella strada così pittoresca dove porta? Mi ci vuole condurre, signore, vorrei fare delle foto. "

Però condurcela non posso. Nel bieco vicolo che sprofonda con precipitose scalinate verso il fiume, neppure io mi sono mai inoltrato e penso che mai ci proverò. Paura? voi direte. Forse.

Ma intanto mi accorgo che il sole, fino a poco fa addirittura soffocante da tanto risplendeva, è sparito dietro le selvagge creste che sovrastano a breve distanza la città. Cala la sera, miei signori, con tutte le relative conseguenze, e strascichi di ombre salgono dal fiume dove già qualche fanale al vento dondola. Manca poco alla notte. A questo punto i turisti sono presi da una oscura agitazione. Consultano furtivamente gli orologi, confabulano fra loro, insomma è chiaro che hanno fretta di partire. La mia città, purtroppo, non e precisamente allegra quando le ombre scendono. E gli estranei si sentono a disagio. Ma anch'io perdo la mia bella sicurezza, anch'io sento il buio prossimo incombere dal groviglio di vecchi quartieri portando non so che amaro peso, anch'io vorrei partire. " è tardi, dobbiamo andare, che peccato " dicono i turisti. " Grazie di tutto. È stato estremamente interessante. " Non vedono l'ora di sloggiare. " Scusate, non potrei venire anch'io? " Il vice-commissario finge di conteggiare le disponibilità delle vetture, poi fa una faccia desolata: " Eh no, purtroppo, sono veramente desolato, non c'è più posto in macchina, siamo già come sardine, davvero davvero spiacentissimo ".

" Oh aspettate, amici cari " dico io, sperando di non restare solo, infatti non è facile, credetemi, passare una notte intera (lunga è la notte) senza la minima compagnia nel mezzo di una grande città anche se è la città propria, costruita con la propria carne ed anima, anima e carne " oh aspettate, non abbiate fretta, di notte qui le strade sono più sicure, e l'aria è fresca, piena di profumi, ancora non avete potuto vedere niente, pazientate, miei cari. Per apprezzare debitamente questo posto, per vederlo nel suo splendore massimo conviene assistere al crepuscolo. Al crepuscolo, signori, il riverbero della nuvola di turno che il sole ostinatamente illumina si espande sui tetti, le terrazze, le cupole, i lucernari, le guglie delle antiche basiliche (dove furono incoronati i cesari)le vetrate delle gigantesche fabbriche, sui pulvinari, sulle cime delle querce le quali fecero ombra ai sonni di Clorinda. A questo punto fumi e remote voci si levano dalla profondità dei trivii e il cadente rombo dei macchinari (mentre la immobile luce della luna rende il cortile del carcere simile a un racconto delle fate) il cadente rombo forma un coro immenso ed armonioso, confondendosi con i sogni, con le speranze nostre. Oh, aspettate. "

Ma non è vero, in tutta confidenza, quando la notte è scesa trovarsi solo nel mezzo di questi spaventosi casamenti non è raccomandabile. Quando si è fatto buio, nonostante la vivida luce dei lampioni, escono dalle porte coloro che non incontrare è meglio: personaggi lontani, cari amici con i quali si viveva dall'alba al tramonto ininterrottamente conoscendo l'uno dell'altro i minimi pensieri, o ragazzette minori dei vent'anni, quelle che arrivavano raggianti all'appuntamento della sera. Ma che hanno? Perché non salutano, non mi gettano le braccia al collo? E invece passano accanto con un impercettibile sorriso? Sono offesi? Di che cosa? Hanno dimenticato tutto?

No. Semplicemente gli anni! Semplicemente non sono più gli stessi. Col tempo – quanto! – anch'essi, senza sospettarlo, si sono trasformati fin nelle più riposte viscere, nei reconditi lobi del cervello. Di allora non è rimasto che un simulacro, il nome, ecco, e il cognome. Mi passano accanto, silenziosi, come larve. " Ciao Antonio " io dico " ciao Rita, ciao Guidobaldo, come state? " Non sentono, non voltano neanche la faccia, il ticchettio dei tacchi si allontana. " Un momento ancora, vi prego, amici, egregi signori, illustrissimi, eccellenze. Perché scappate subito? Non avete visto ancora niente. Fra poco si accenderanno i lumi e le strade assomiglieranno a certe pagine di romanzi di cui non ricordo il nome. Nel giardino dell'Ammiragliato, alle ore 21 tutte le sere un usignolo con diploma canta. Donne pallide e bellissime si appoggeranno con i gomiti alle balaustre del lungofiume e aspetteranno: probabilmente voi. Nella reggia secentesca, alla luce dei candelabri, in onore vostro il principe darà una festa, non udite i violini che cominciano? "

Ma non è vero. Nella immensa città che nessuno di voi conosce né mai conoscerà, nella città fatta dalla mia stessa vita (parchi palazzi addii gasometri ospedali primavere caserme portici Natali stazioni ferroviarie statue amori) Dio, come sono solo. I passi riecheggiano misteriosi da una casa all'altra dicendo: Che fai? Che vuoi? Non ti accorgi come tutto è inutile?