Breve sospensione di silenzio. Era stato un colpo forte. Sul momento, la Franchina non trovava una replica degna. Poi, trionfante: " Ihiii! Sentila, sentila, la paperona! ".
Seguì un lungo scroscio di risate. Saranno state almeno dodici persone. Quindi di nuovo una pausa. Si erano tutti ritirati insieme? O aspettavano l'iniziativa altrui? Ascoltando bene, sul fondo del silenzio, si percepivano fruscii, palpiti, respiri.
Finalmente, col suo bell'accento spensierato, entrò la Clara: " Be', siamo sole?… E allora, Franchina, cosa dici che mi metta domani? ".
Si udì a questo punto una voce d'uomo, nuova, bellissima, giovanilmente aperta e autoritaria, che stupiva per la eccezionale carica di vita:
" Clara, se mi permette glielo dico io, lei domani si metta la gonna blu dell'anno scorso con il golf viola che ha appena dato da smacchiare… E il cappellino nero a cloche, intesi? " " Ma lei, chi è? " La voce della Clara era cambiata, adesso aveva un'incrinatura di spavento. " Mi vuol dire chi è? " L'altro tacque. Allora la Franchina: " Clara, Clara, ma come fa questo qui a sapere?… ". L'uomo rispose molto serio: " Io parecchie cose so ". La Clara: " Storie! Lei ha tirato a indovinare! ". Lui: " Ho tirato a indovinare? Vuole che le dia un'altra prova? ". La Clara, titubante: " Su, su coraggio ". Lui: " Bene. Lei, signorina, mi stia bene a sentire, lei signorina ha una lenticchia, una piccola lenticchia… ehm, ehm… non posso dirle dove… ". La Clara, vivamente: " Lei non può saperlo! ". Lui: " è vero o non è vero? ". " Lei non può saperlo! " " è vero o non è vero? " " Giuro che nessuno l'ha vista mai, giuro, tranne la mamma! " " Vede che ho detto giusto? "
La Clara quasi si metteva a piangere: " Nessuno l'ha mai vista, questi sono scherzi odiosi! " Allora lui rasserenante: " Ma io non dico mica di averla vista, la sua piccola lenticchia, io ho detto soltanto che lei ce l'ha! ". Un'altra voce d'uomo: " E piantala, buffone! ". L'altro, pronto: " Adagio lei, Giorgio Marcozi fu Enrico, di anni 32, abitante in passaggio Chiabrera 7, altezza uno e 70, ammogliato, da due giorni ha mal di gola, ciononostante sta fumando una nazionale esportazione. Le basta?… tutto esatto? ". Il Marcozzi, intimidito: " Ma lei chi è? Come si permette?… Io… io. ". L'uomo: " Non se la prenda. Piuttosto, cerchiamo di stare un poco allegri, anche lei Clara… È così raro trovarci in una così bella e cara compagnia ". Nessuno osò più contraddirlo o sbeffeggiarlo. Un timore oscuro, la sensazione di una presenza misteriosa era entrata nei fili del telefono. Chi era? Un mago? Un essere soprannaturale che manovrava i centralini al posto degli scioperanti? Un diavolo? Una specie di folletto? Ma la voce non era demoniaca, anzi, se ne sprigionava un fascino incantevole. " Su, su, ragazzi, di che avete paura adesso? Volete che vi faccia una bella cantatina? " Voci: " Sì, sì ". Lui: " Che cosa canto? ". Voci. " Scalinatella… no, no, una samba… no, Moulin Rouge… Aggio perduto 'o suonno… Aveva un bavero… El baion, el baion! ". Lui: " Eh, se non vi decidete… Lei. Clara, che cosa preferisce? ". " Oh, a me piace Ufemia " Cantò. Sarà stata suggestione o altro, mai avevo udito in vita mia una voce simile. Un brivido saliva su per la schiena, da tanto era splendente, fresca, umile e pura. Mentre cantava, nessuno osò fiatare. Poi fu un'esplosione di evviva, bravo, bis. " Ma sa che lei è un cannone! Ma sa che lei è un artista!… lei deve andare alla radio, farà milioni glielo dico io. Natalino Otto può andare a nascondersi! Su, su ci canti qualche cosa ancora! " " A un patto: che anche tutti voi cantiate insieme. " Fu una curiosa festa, di gente col microfono all'orecchio, sparsa in case lontanissime dei più opposti quartieri, chi in piedi in anticamera, chi seduto, chi sdraiato sul letto, legati l'uno all'altro da esilissimi chilometri di filo. Non c'era più, come al principio, il gusto del dispetto e della burla, la volgarità e la stupidaggine. Per merito di quel problematico individuo che non volle dirci il nome, né l'età, né tanto meno l'indirizzo, una quindicina di persone che non si erano viste mai e probabilmente non si sarebbeto nemmeno mai vedute per l'eternità dei secoli, si sentivano fratelli. E ciascuno credette di parlare con donne giovani e bellissime, ciascuna si illudeva che dall'altra parte dei fili ci fossero uomini di magnifico aspetto, ricchi, interessanti, dal passato avventuroso; e, in mezzo, quel meraviglioso direttore d'orchestra che li faceva volare in alto sopra i tetti neri della città, portati via da un fanciullesco incanto. Fu lui – era quasi mezzanotte – a dare il segnale della fine. " Bene, ragazzi, adesso basta. È tardi. Domattina devo levarmi presto… E grazie per la bella compagnia. " Un coro di proteste: " No, no, non ci faccia questo tradimento!… Ancora un poco, ancora una canzone, per piacere! ". " Sul serio, devo andare… Perdonatemi… Signore e signori, cari amici, buonanotte. "
Tutti restarono con l'amaro in bocca. Flaccidi e tristi, furono scambiati gli ultimi saluti: " Beh, quand'è così, allora buonanotte a tutti, buonanotte… chissà chi era quello lì… mah, chissà… buonanotte… buonanotte ".
Se ne andarono chi da una parte chi dall'altra. La solitudine della notte discese di colpo sulle case. Ma io stavo ancora in ascolto. Difatti, dopo un paio di minuti, lui, l'enigma, ricominciò a parlare sottovoce: " Sono io, sono ancora io… Clara, mi senti, Clara? " " Sì " fece lei con un tenero bisbiglio " ti sento… Ma sei sicuro che gli altri se ne siano tutti andati? " " Tutti meno uno " rispose lui bonario " meno uno che finora è stato tutto il tempo ad ascoltare ma non ha mai aperto bocca. " Ero io. Col batticuore, misi giù immediatamente la cornetta. Chi era? Un angelo? Un veggente? Mefistofele? O lo spirito eterno dell'avventura? L'incarnazione dell'ignoto che ci aspetta all'angolo? O semplicemente la speranza? L'antica, indomita speranza la quale si va annidando nei posti più assurdi e improbabili, perfino nei labirinti del telefono quando c'è lo sciopero, per riscattare la meschinità dell'uomo?
43. LA CORSA DIETRO IL VENTO
Il trasporto del fu Isidoro Mezzaroba, professore di lettere al liceo (e già autore sotto lo pseudonimo di Doris Mezzabà, di alcune commedie dialettali recitate da filodrammatiche del luogo con successo lusinghiero) il trasporto dunque stava muovendo dal numero 71 di via Newton in direzione della parrocchiale – colleghi, il preside, il provveditore, studenti, la rappresentanza del collegio " Gian Battista Vico " con bandiera – quand'ecco comparve Federico Pagni, il celebre scrittore. Fu un colpo di scena. Due tre signori in nero gli si fecero incontro. " Grazie grazie, maestro… Oh sarebbe così felice di saperlo, il povero Doro… Maestro, prego, non vorrebbe…? " E un intimo, strappato uno del cordoni del feretro di mano a un parente povero, lo porse cerimoniosamente, quasi fosse un pasticcino al romanziere. Allora il Pagni, atteggiato il volto a un'espressione di nobile sconforto, chiuse sul cordone la mano sinistra inguantata di cinghiale e si avviò. La destra, abbandonata lungo il fianco, teneva per la falda l'Homburg nero, di fattura inglese. " Meno male " pensò " almeno non avrò da parlare con questa branca di cretini. " Intorno, la piccola folla di dolenti non si era ancora incolonnata. Gli sguardi si concentravano tutti su di lui. Lentamente, Pagni girò le meste pupille intorno, assaporando il piccolo trionfo. Nel riconoscere qualcuno, lasciava affiorare all'angolo delle labbra un'ombra di sorriso estremamente discreto e malinconico. Col paltò blu scuro, la sciarpa grigia di cashemir, i capelli ancora folti e alle tempie brizzolati, alto ed eretto, soltanto la testa appena appena reclinata per la luttuosa circostanza, egli si sentì un bell'uomo, nel fiore degli anni, stillante di energie. Proprio di fianco a lui si trovò un gruppo di quattro studentesse che lo contemplavano rapìte. Una, bellissima, in pelliccia d'agnellone, addirittura lo divorava con gli sguardi. Con gli occhi lui rispose, intensamente. La vide farsi rossa. Giubilò in cuor suo. " Mi mangio un mulo vivo " pensò " se domani questa qui non mi telefona ". " No, senti Gippi " disse alla figlia donna Laetitia Zaghetti Brin " ma al ballo del Sociale non ci vai, mi dispiace ma tu Gippi non ci vai. " " Ho già combinato tutto, mamy! Viene anche la Gabriella, la Andreina, la Lu, anche la Fabrizia viene e sì che i suoi sono così difficili. " " Le altre ci andranno, tu quella sera resti a casa. Ciascuno si regola come meglio crede… Figurati, quest'anno ci sarà un ambiente terribilmente misto. Sai perfino chi ci va? La Buracchi, con la figlia, quella qui sotto, della drogheria. " " Uffa, non sono più tempi da avere queste fisime. E poi è un ballo benefico, per i bambini non so più che cosa… " " Fisime o no, tu sei mia figlia e alla festa non ci vai. Se lo scopo è benefico, un'offerta possiamo sempre farla, ma alla festa non ci vai. Diamine, c'è un motivo elementare di decoro, mi meraviglio che tu non lo capisca. Quando si porta un nome come il nostro, sarà magari scomodo ma si hanno dei doveri… Le tradizioni, cara mia, il prestigio della casa… Oh lo so che per te sono idiozie, lo so che se dipendesse da te ci ridurremmo al livello dei barboni… Esistenzialismo! Altro che esistenzialismo!… Ossera piuttosto il tuo trisavolo, là appeso al muro! Che faccia, che stile, quella sì era gente!… Oh insomma al ballo non ci vai " L'avvocato Sergio Predicanti, 55 anni (specialità cause di annullamento matrimoni) va dal sarto. la seconda prova di un completo blu scuro con una riga rossa sottilissima, che quasi non si vede. L'avvocato ha perso la pazienza, è acceso in volto: " Il solito, il solito, già me la sentivo… caro il mio Marzoni, glielo ho raccomandato cento volte! Le spalle le spalle le spalle… ma non vede come qui dietro mi monta? ma non vede che gobba? non vede che orrore? ". " Avvocato, non si agiti… rimediamo subito è una inezia " (facendo segni col gessetto) " ecco là… la… una bella scalfatina… una bella scalfatina e la gobba sparirà. " " Scalfatina scalfatina! Lei, caro Marzoni, dice sempre così e poi… Oh a proposito, si ricordi, alle maniche quattro bottoni, quattro mi raccomando, sarà meglio che lei prenda nota… e non asole finte… che si possano sbottonare tutti e quattro, siamo intesi? Mica come l'ultima volta che… " Piero Scarabatti, contadino, verso sera, sull'orlo della concimaia, scarica strame da un carretto per mezzo di un forcone. Si ferma ad osservarlo don Anselmo, il prevosto, che fa la sua passeggiata. Osserva sorridendo e dice: " Ma bravo Piero, ci dai dentro eh? Che razza di muscoli che hai! ". Piero si ferma, ride " Ah sì, non faccio per vantarmi! Ma lei non mi aveva mai visto, don Anselmo? Sono famoso, sa? ". " Famoso per che cosa? " " Per questo che sto facendo adesso… Guardi, guardi, mezzo quintale ne tiro su con una forchettata sola… Guardi… come se fossero spaghetti… Op… op… là!… Ha visto? Almeno sessanta chili di letame con un colpo… mica male eh… Ah lei non lo sapeva don Anselmo? Non c'è mica nessuno sa, nel giro di chilometri, non c'è mica nessuno, neanche dei vecchi, che ci sappia fare come me… " Il professore Guglielmo Cacòpardo, ordinario di diritto amministrativo all università, esamina, con un collega, le bozze di stampa della nuova rivista Quaderni di diritto pubblico. " No, no, per carità… mio caro Giarratana, dammi anche tu un parere spassionato… Io trovo che è semplicemente indegno… Guarda, guarda, la lista del comitato di redazione coi nostri due nomi mescolati insieme a degli sbarbatelli che hanno preso la libera docenza l'altro ieri… In ordine alfabetico! In ordine alfabetico!… Noi che abbiamo trent'anni di insegnamento sulle spalle… Ti par possibile? E avessero almeno stampato i nostri nomi in caratteri più grandi, o che so io, pazienza… Ma così… Giuro che l'hanno fatto apposta, una mascalzonata bella e buona, li conosco quei tipi di arrivisti… Oh non lo dico per me, tu mi conosci Giarratana, dimmi tu se sono mai stato attaccato a queste piccolezze… Ma è per un senso di giustizia, nient'altro che un senso di giustizia… Stasera stessa gli scrivo a quei bru bru ritirando l'adesione… E poi, per il decoro dell'università, direi, per il decoro dell'ateneo, non sei del mio parere Giarratana? " Nessie Smiderle, 59 anni (Smiderle e Kunz S.A. metalli ferrosi) si è fatta decolorare un po' i capelli. Ansiosa, si guarda nello specchio mentre il parrucchiere dà gli ultimi tocchi. " Creda a me, signora, lei ha un capello eccezionale, un capello che si lavora così bene! " " Ma senta, Flavio, non le pare che siano un po' troppo chiari? Per essere sincera, a me il platinato non mi sfagiola proprio niente. " " Che dice, signora? Platinati? Vorrà scherzare spero. Ma questo è il biondo Arcadia, la parola d'ordine nella Cafè Society. La nuance assolutamente d'obbligo per una bella testolina alla Marlon Brando come la sua, signora Smiderle. " " Ma lei non pensa, Flavio, non pensa che un bel rouge… un rosso come dire… ecco un bel rouge mattone caldo, non pensa caro Flavio che sarebbe più giovanile? " " Il rouge briquetage lei dice? Oh no… positivamente no… Per una coiffure à la Jeanne d'Arc se mai, dico se mai… ma per lei no. Si osservi, si osservi, signora Smiderle! Un giovanottino sembra, un pericoloso giovanottino di Saint-Germain-des-Prés. " " Dice sul serio, Flavio? " " Oh signora! " Nel caffè degli sportivi, era una sera di domenica, si fece per un attimo silenzio. Un omettino sbilenco e secco avanzò nella ressa che si aprì rispettosamente al suo passaggio. Fu il centro dell'attenzione generale. " Ma chi è suel gobbettino? " " Come? Non sai? Beppino Strazzi, l'amico di Attavanti. " Per essere intimo di Mauro Attavanti, il famoso centro-attacco, lo Strazzi godeva in quegli ambienti di considerazione somma. Il " suo " tavolo era occupato da quattro pezzi d'uomini dall'aspetto facinoroso e benestante (tre indossavano paltò chiari di cammello). Tutti e quattro alla vista dello Strazzi, si alzarono di colpo sorridendo. L'omettino, senza neanche ringraziare, si sedette. Era livido di collera. Una ventina di persone gli si strinsero intorno, ansiose di notizie. In mezzo a un coro di esclamazioni e di domande, spiccava la vocetta rauca dello Strazzi. " Ah, ma non la finisce mica così! Ci mancherebbe altro! " (tre ore prima, durante una partita decisiva, Attavanti era stato squalificato per vie di fatto contro l'arbitro) " Come? Ma se non l'ha neanche sfiorato! Ma se l'hanno visto tutti… Oh ma qui non si respira, fate largo brava gente… Che ha detto Mauro?… Piangeva povero ragazzo! " L'omettino si infervorava a freddo, inebriato di popolarità. Un cameriere cercò un varco, sollevando il vassoio sopra le concitate teste: " Permesso? Permesso? Il ponce per il cavaliere Strazzi! ". Nella calca si aprì subito un pertugio. " Oh bravo il mio Giacomo " fece lo Strazzi portando la commedia al limite " c'è almeno qualcuno che si ricorda del povero Beppino! " Qualcuno rise: " Però, che simpatico! ". Poi si udì la vocetta chioccia: " Mauro mi ha detto… Mauro sa quello che… Se Mauro mi dava ascolto… Mauro mi ha giurato che… ". " E sai, Josepha, chi ho conosciuto a Procida? La contessa Lisa Squarcia. È tua cugina no? " La bella Josepha Squarcia sembrò lm serpente a cui schiacciassero la coda. " Lisa Squarcia mia cugina? " " La conosci vero? " " Forse… una volta… ma abbiamo sempre preferito stare alla larga da quei morti di fame. " " Ma è tua cugina o no? " " Nemmeno per idea. Deve essere di un ramo molto ma molto laterale… E contessa poi non è mai stata. " " Però tutti la chiamavano contessa. E suo marito porta la corona ricamata sulla… " " Fammi il santo piacere! Il titolo spetta a noi soltanto… Massimo la conosce sai la genealogia della famiglia. " " Eppure, cara Josepha, ti assicuro che… " " Basta così, ti prego, Laura, perdona la schiettezza, ma non posso ammettere che dei cafoni, sì dei cafoni sfruttino l'omonimia per… Lisa Squarcia contessa! Ah! ah! " E scoppiò in una risata isterica. " Scusami,