Il fattorino Ermete sulla porta che annuncia il dottor Bi. vice-prefetto.
"… che tu sapessi " scrive " qu… "
Il telefono: " Qui, il capo di Stato maggiore generale ". Il telefono: " Qui il segretario particolare di Sua Eminenza l'arcivescovo… ".
"… quando io ti v… " scrive febbricitante con l'ultimo fiato.
Drèn, drèn, il telefono: " Qui il primo presidente della Corte d'appello ". " Pronto, pronto! " " Qui il Consiglio Supremo, personalmente il senatore Cormorano " " Pronto, pronto! " " Qui il primo aiutante di campo di Sua Maestà l'Imperatore… " Travolto, trascinato via dai flutti. " Pronto, pronto! Sì son io, grazie, eccellenza, estremamente obbligato!… Ma subito, subitissimo, sì signor generale, provvederò senz'altro, e grazie infinite… Pronto, pronto! Certamente Maesta, senz'altro, con infinita devozione (la penna, abbandonata rotolò lentamente fino all'orlo, si fermò un istante in bilico, cadde a piombo stortandosi il pennino, ed ivi giacque)… Prego s'accomodi, perbacco, avanti avanti, no, se mi permette, forse è meglio si accomodi nella poltrona che è più comoda, ma quale onore inaspettato, assolutamente, per l'appunto, oh grazie, un caffè, una sigaretta… "
Quanto durò il turbine? Ore, giorni, mesi, millenni? Al calar della notte si ritrovò solo, finalmente.
Ma prima di lasciar lo studio, cercò di mettere un po' d'ordine nella montagna di scartafacci, pratiche, progetti, protocolli, accumulatisi sulla scrivania. Sotto all'immensa pila trovò un foglio di carta da lettere senza intestazione scritto a mano. Riconobbe i propri segni.
Incuriosito, lesse: " Che baggianate, che ridicole idiozie. Chissà quando mai le ho scritte? " si chiese, cercando invano nei ricordi, con un senso di fastidio e di smarrimento mai provato, e si passò una mano sui capelli oramai grigi. " Quando ho potuto scrivere delle sciocchezze simili? E chi era questa Ornella? "
51. BATTAGLIA NOTTURNA ALLA BIENNALE DI VENEZIA
Stabilitosi per l'eternità nei campi elisi, il vecchio pittore Ardente Prestinari manifestò un giorno agli amici l'intenzione di scendere sulla Terra per visitare la Biennale di Venezia dove, a due annì dalla morte, gli era stata dedicata una sala.
Gli amici tentarono di dissuaderlo: " Lascia perdere, Arduccio " (era il vezzeggiativo che aveva sempre portato in vita). " Tutte le volte che uno di noi scende laggiù, sono amarezze. Non pensarci, rimani qui con noi, i tuoi quadri li conosci e sta pur certo avranno scelto i peggio come al solito. E poi, se parti, chi farà stasera il quarto allo scopone? "
" Vado e torno " ribadì il pittore e si precipitò al piano di sotto dove vivono gli uomini vivi e si fanno esposizioni di arti belle.
Arrivare sul posto e scovare fra le centinaia di sale quella dedicata a lui fu questione di secondi.
Ciò che vide lo lasciò soddisfatto: la sala era spaziosa e situata lungo il percorso obbligato, su una parete il suo nome campeggiava con le due date, di nascita e di morte, e i quadri per la verità erano stati scelti con più discernimento di quanto avesse sperato. Certo, ora che li esaminava con la mentalità di defunto, per così dire sub specie aeternitatis, gli saltavano agli occhi una quantità di difetti e di errori che da vivo non aveva mai notato. Avrebbe avuto l'impulso di correre a prendere i colori e di rimediare sul posto in fretta e furia, ma come fare? I suoi arnesi da pittore, ammesso che esistessero ancora, chissà dove erano andati a finire. E poi non sarebbe successo uno scandalo?
Era un giorno feriale, tardo pomeriggio, visitatori pochi. Entrò un giovanotto biondo, straniero senza dubbio, probabilmente americano. Diede un'occhiata circolare e con un'indifferenza più oltraggiosa di qualsiasi insulto, passò oltre.
" Il bifolco! " pensò Prestinari. " Va a cavalcare vacche nelle tue praterie invece di visitare mostre d'arte! "
Ecco una giovane coppia, presumibili sposi in viaggio di nozze. Mentre lei si aggira con la caratteristica espressione atona e spenta dei turisti, lui si ferma, interessato, dinanzi a una piccola opera giovanile del maestro: una viuzza di Montmartre con il fatidico sfondo del Sacré-Coeur.
" Dev'essere di modesta levatura, il giovanotto " Prestinari si dice " eppure la sensibilità non gli manca. Anche se di modeste dimensioni, questo è proprio uno dei pezzi più notevoli. Si vede che la straordinaria delicatezza dei toni lo ha colpito. "
Altro che delicatezza di toni. " Vieni qui tesoro " dice il giovane alla sposa. " Guarda un po'… Manco a farlo apposta. "
" Che cosa? "
" Ma non ti ricordi? Tre giorni fa, a Montmartre. Quel ristorante dove abbiamo mangiato le lumache. Guardalo qui. Proprio su quest'angolo " e fa segno al quadro.
" è vero, è vero " esclama lei, rianimata. " Però ti confesso che a me sono rimaste sullo stomaco. "
Ridendo stupidamente, se ne vanno.
E la volta di due signore cinquantenni accompagnate da un bambino. " Prestinari " dice una leggendo ad alta voce il nome " Che sia parente dei Prestinari che abitano sotto di noi?… Sta fermo Giandomenico, non toccare con le mani! " Esasperato dalla stanchezza e dalla noia, il bambino infatti sta cercando di staccare con le unghie un groppo di colore che sporge da un Tempo di mietitura.
In quel mentre Prestinati ha un tuffo al cuore vedendo entrare l'avvocato Matteo Dolabella, suo vecchio e caro amico, assiduo frequentatore della trattoria artistica di cui egli era stato uno dei personaggi più brillanti. Lo accompagna un signore sconosciuto.
" Oh, Prestinari! " esclama compiaciuto Dolabella. " Gli hanno dedicato una sala, meno male. Povero Arduccio, sarebbe felice se potesse essere qui; una intera sala solo per lui, finalmente, lui che da vivo non era mai riuscito ad ottenerla… E come ci soffriva! Lo conoscevi tu? "
" Personalmente no " risponde il signore sconosciuto " devo averlo visto una volta… Era un tipo simpatico, vero? "
" Simpatico? Più che simpatico. Un causeur affascinante, una delle persone più intelligenti e spiritose che abbia mai conosciute… Le sue frecciate, i suoi paradossi… Delle serate indimenticabili si passavano con lui… Il meglio del suo ingegno si può dire lo spendesse con gli amici, chiacchierando… Sì, certo, come vedi, anche i suoi quadri hanno del buono, o meglio avevano, è un vecchiume ormai questa pittura… Dio mio, quei verdi, quei viola, fanno legare i denti, verdi e viola erano la sua manìa, non gli pareva di scaricarne mai abbastanza sulla tela, povero Arduccio… coi risultati che tu vedi. " Sospirò, scuotendo il capo e cercò nel catalogo.
Fattosi da presso. Prestinari allungò l'invisibile collo per vedere cosa c'era scritto. Vide una mezza pagina di presentazione firmata Claudio Lonio, altro suo intimo amico. Con altrettante strette al cuore, lesse alcune frasi di sfuggita: "… rilevata personalità… ardenti anni giovanili della Parigi della tramontante Belle Epoque… che gli valse i più aperti riconoscimenti della… non dimenticabile apporto a quel moto di nuove idee e di audaci tentativi che… un posto e non degli ultimi nella storia del… ".
Ma Dolabella, chiuso il libro, già si avviava nella sala successiva. " Che caro uomo! " fu il suo ultimo commento.
Lungamente – i custodi andati, sempre più buio, tutto deserto e stranamente inutile – Prestinari restò a contemplare quella sua estrema gloria, dopo la quale mai e poi mai lo capiva benissimo – ci sarebbe più stata una sua mostra personale. Fallito! Avevano ragione i suoi amici lassù dei campi elisi: era stato uno sbaglio ritornare. Non si era sentito mai tanto infelice. Con che superbia, sicurezza di se stesso, una volta resisteva impavido all'incomprensione della gente, con che risate rispondeva alle più maligne critiche. Ma allora aveva dinanzi a sé un futuro, una indefinita serie di anni disponibili, una prospettiva di capolavori uno più bello dell'altro che avrebbero sbalordito il mondo. Mentre adesso! La storia era finita, né gli sarebbe mai concesso più di aggiungere sia pure un solo colpo di pennello, e ogni giudizio sfavorevole gli doleva con l'acerba pena della condanna che non ha rimedio.