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" Niente, assolutamente niente. Proprio qui sta lo straordinario successo dell'esperimento. Il divieto è così entrato nella profondità degli animi da condizionare la percezione sensoriale. " " Come sarebbe a dire? "

" Che, per un veto dell'inconscio, sempre pronto a intervenire, in caso di pericolo, se uno pronuncia la nefanda parola, la gente non la sente più nemmeno, e se la trova scritta non la vede… "

" E, al posto della parola, cosa vede? "

" Niente, il muro nudo se è scritta sul muro, uno spazio bianco sulla carta, se è scritta su di un foglio. "

Io tento l'ultimo assalto: " Geronimo, ti prego: tanto per curiosità, oggi, qui, parlando con te, l'ho mai adoperata questa parola misteriosa? almeno questo me lo potrai dire, non ci rimetti proprio niente ". Il vecchio Geronimo sorride e strizza un occhio. " L'ho adoperata, allora? " Lui strizza ancora l'occhio. Ma una sovrana mestizia improvvisamente illumina il suo volto.

" Quante volte? Non fare il prezioso, su, dimmi, quante volte? "

" Quante volte non so, guarda, parola mia d'onore. Anche se l'hai pronunciata, io udirla non potevo. Però mi è parso, ecco, che a un certo punto, ma ti giuro non mi ricordo dove, ci sia stata una pausa, un brevissimo spazio vuoto, come se tu avessi pronunciato una parola e il suono non me ne fosse giunto. Può anche darsi però che si trattasse di una involontaria sospensione, come succede sempre nei discorsi. " " Una volta sola? " " Oh basta. Non insistere. " " Sai cosa faccio allora? Questo colloquio, appena ritorno a casa, io lo trascrivo, parola per parola. E poi lo do alle stampe. "

" A che scopo? "

" Se è vero quello che hai detto, il tipografo, che possiamo presumere sia un buon cittadino, non vedrà la parola incriminata. Dunque le possibilità sono due: o egli lascia uno spazio vuoto nella riga di piombo e questo mi spiegherà tutto; o invece tira diritto senza spazi vuoti e in questo caso non avrò che da confrontare lo stampato con l'originale di cui naturalmente io tengo copia; e così saprò qual è la parola. " Rise Geronimo, bonario. " Non caverai un ragno dal buco, amico mio. A qualsiasi tipografia tu ti rivolga, il conformismo è tale che il tipografo automaticamente saprà come comportarsi per eludere la tua piccola manovra. Egli cioè, una volta tanto, vedrà la parola scritta da te – ammesso che tu la scriva e non la salterà nella composizione. Sta pur tranquillo, sono bene addestrati i tipografi, da noi, e informatissimi. "

" Ma scusa, che scopo c'è in tutto questo? Non sarebbe un vantaggio per la città se io apprendessi qual è la parola proibita, senza che nessuno la nomini o la scriva? "

" Per adesso probabilmente no. Dai discorsi che mi hai fatto è chiaro che non sei maturo. C'è bisogno di una iniziazione. Insomma, non ti sei ancora conformato. Non sei ancora degno – secondo l'ortodossia vigente – di rispettare la legge. " " E il pubblico, leggendo questo dialogo, non si accorgerà di niente? " " Semplicemente vedrà uno spazio vuoto. E, semplicemente penserà: che disattenti, hanno saltato una parola. "

55. I SANTI

I Santi hanno ciascuno una casetta lungo la riva con un balcone che guarda l'oceano, e quell'oceano è Dio.

D'estate, quando fa caldo, per refrigerio essi si tuffano nelle fresche acque, e quelle acque sono Dio.

Alla notizia che sta per arrivare un santo nuovo, subito viene intrapresa la costruzione di una casetta di fianco alle altre. Esse formano così una lunghissima fila lungo la riva del mare. Lo spazio non manca di sicuro.

Anche San Gancillo, come giunse sul posto dopo la nomina, trovò la sua casetta pronta uguale alle altre, con mobili, biancheria, stoviglie, qualche buon libro e tutto quanto. C'era anche, appeso al muro, un grazioso scacciamosche perché nella zona vivevano abbastanza mosche, però non fastidiose. Gancillo non era un santo clamoroso, aveva vissuto umilmente facendo il contadino e solo dopo la sua morte, qualcuno, pensandoci su, si era reso conto della grazia che riempiva quell'uomo, irraggiando intorno per almeno tre quattro metri. E il prevosto, senza troppa fiducia in verità, aveva fatto i primi passi per il processo di beatificazione. Da allora erano passati quasi duecento anni.

Ma nel profondo grembo della Chiesa, passettino passettino, senza fretta, il processo era andato avanti. Vescovi e Papi morivano uno dopo l'altro e se ne facevano di nuovi, tuttavia l'incartamento di Gancillo quasi da solo passava da un ufficio all'altro, sempre più su, più su. Un soffio di grazia era rimasto attaccato misteriosamente a quelle scartoffie ormai scolorite e non c'era prelato che, maneggiandole, non se ne accorgesse. Questo spiega come la faccenda non venisse lasciata cadere. Finché un mattino l'immagine del contadino con una cornice di raggi d'oro fu issata in San Pietro a grande altezza e, di sotto, il Santo Padre personalmente intonò il salmo di gloria, elevando Gancillo alla maestà degli altari.

Al suo paese si fecero grandi feste e uno studioso della storia locale credette di identificare la casa dove Gancillo era nato, vissuto e morto, casa che fu trasformata in una specie di rustico museo. Ma siccome nessuno si ricordava più di lui e tutti i parenti erano scomparsi, la popolarità del nuovo santo durò ben pochi giorni. Da immemorabile tempo in quel paese era venerato come patrono un altro santo, Marcolino, per baciare la cui statua, in fama taumaturgica, venivano pellegrini anche da lontane contrade. Proprio accanto alla sontuosa cappella di San Marcolino, brulicante di ex voto e di lumini, fu costruito il nuovo altare di Gancillo. Ma chi gli badava? Chi si inginocchiava a pregare? Era una figura così sbiadita, dopo duecento anni. Non aveva niente che colpisse l'immaginazione.

Comunque, Gancillo, che mai si sarebbe immaginato tanto onore, si insediò nella sua casetta e, seduto al sole sul balcone, contemplò con beatitudine l'oceano che respirava placido e possente.

Senonché il mattino dopo, alzatosi di buon'ora, vide un fattorino in divisa, arrivato in bicicletta, entrare nella casetta vicina portando un grosso pacco; e poi passare alla casetta accanto per lasciarvi un altro pacco; e così a tutte quante le casette, finché Gancillo lo perse di vista; ma a lui, niente.

Il fatto essendosi ripetuto anche nei giorni successivi, Gancillo, incuriosito, fece cenno al fattorino di avvicinarsi e gli domandò: " Scusa, che cosa porti ogni mattina a tutti i miei compagni, ma a me non porti mai? ". " è la posta " rispose il fattorino togliendosi rispettosamente il berretto " e io sono il postino. "

" Che posta? Chi la manda? " Al che il postino sorrise e fece un gesto come per indicare quelli dell'altra parte, quelli di là, la gente laggiù del vecchio mondo.

" Petizioni? " domandò San Gancillo che cominciava a capire. " Petizioni, sì, preghiere, richieste d'ogni genere " disse il fattorino in tono indifferente, come se fossero inezie, per non mortificare il nuovo santo.

" E ogni giorno ne arrivano tante? "

Il postino avrebbe voluto dire che quella era anzi una stagione morta e che nei giorni di punta si arrivava a dieci, venti volte tanto. Ma pensando che Gancillo sarebbe rimasto male se la cavò con un: " Be', secondo, dipende ". E poi trovò un pretesto per squagliarsela.

Il fatto è che a San Gancillo nessuno si rivolgeva mai. Come neanche esistesse. Né una lettera, né un biglietto, neppure una cartolina postale. E lui, vedendo ogni mattino tutti quei plichi diretti ai colleghi, non che fosse invidioso perché di brutti sentimenti era incapace, ma certo rimaneva male quasi per il rimorso di restarsene là senza far niente mentre gli altri sbrigavano una quantità di pratiche; insomma aveva quasi la sensazione di mangiare il pane dei santi a tradimento (era un pane speciale, un po' più buono che quello dei comuni beati).