Bishop aspirò una boccata di fumo e restò in attesa.
«Ti ricordi dove?» chiese il gorilla.
«Dove, cosa?» replicò Bishop.
«Dove hai sentito quello che mi hai detto? Ti ricordi?»
«Oh, non saprei. Probabilmente al Clover Leaf, da uno dei piloti che lo frequentano. Chris è un tipo così, no? Diventa loquace quando beve. Le voci girano.»
«Già, Chris è un tipo così. E che cosa diceva?»
«Niente di particolare, che io abbia sentito. Si vantava. Sai, un grosso affare fra lui e Hirschorn, un servizio pagato molto bene. Questo genere di cose.»
«Certo.»
«Pensi che sia questo il guaio? Il fatto che Chris chiacchiera troppo?» Il gorilla non rispose e Bishop pensò di essersi spinto fin dove poteva arrivare. «Be’, grazie per il fuoco», disse prima di andarsene.
Quando Bishop raggiunse la moto, Hirschorn aveva finalmente finito e stava tornando verso la Mercedes. Il povero Chris era rimasto da qualche parte dietro all’hangar come un cane bastonato.
Mentre si accingeva a partire, vide il gorilla affrettarsi ad aprire lo sportello al suo capo. A quel punto esclamò: «Salve, signor Hirschorn».
L’uomo rimase con un piede nella macchina e uno sull’asfalto, mentre cercava di capire chi lo salutava.
«Se ha bisogno di un pilota che regga l’alcol e tenga la bocca chiusa, il suo nome è Frank Kennedy», disse.
Hirschorn fece un gran sorriso, che spiccava chiaro sul viso abbronzato. Il suo sguardo dalle palpebre socchiuse sembrava poter capire tutto di un uomo.
«Grazie comunque», ribatté. «Io e Chris lavoriamo insieme da una vita.»
Bishop annuì e Hirschorn si abbassò per salire in macchina. La portiera si chiuse e il gorilla prese posto alla guida.
Mentre Bishop inseriva la chiave per accendere la moto, sentì il finestrino della Mercedes abbassarsi dietro di lui.
«Ehi, Kennedy.»
Bishop si voltò e nel vano aperto vide l’uomo dai baffi grigi che gli chiedeva: «Per quali apparecchi sei abilitato?»
«Per qualsiasi dannata macchina che stia in aria», ribatté Bishop. «Nell’esercito portavo anche gli elicotteri.»
Hirschorn si produsse di nuovo nel suo sorriso smagliante. «Bene, buona serata», disse.
Bishop montò in sella, osservando la Mercedes che attraversava il posteggio e si allontanava lungo la strada.
12
Bishop arrivò a casa che ormai stava diventando buio. Sul marciapiede c’erano tre ragazzini che litigavano per uno skateboard, ma quando l’Harley imboccò il vialetto, si fermarono a guardarla. Poco dopo erano scomparsi, inghiottiti dall’oscurità del quartiere.
Lui non vi fece molta attenzione; stava ancora pensando a Hirschorn.
Entrò nella casa buia, dove il calore era soffocante, cercando a tastoni l’interruttore per fare un po’ di luce. Ma qualcosa lo fece fermare di scatto: anche con le finestre aperte, sentiva benissimo l’odore del fumo di una sigaretta.
Bishop cercò con lo sguardo tra le ombre, e la vide. Era appoggiata al davanzale della finestra e la sua figura si stagliava appena nell’ultima luce del giorno.
«Non accendere le luci», gli disse.
Bishop si fermò. «D’accordo.»
«Adesso dimmi una cosa», proseguì Kathleen. «Chi cazzo sei?»
Bishop sentì il cuore accelerare i battiti e fu contento di non doverla guardare in faccia. «Che cosa vuoi dire?»
Vedeva la punta della sigaretta muoversi nel buio, seguendo i gesti della donna. «Voglio dire che arrivi da queste parti e… mi sei subito addosso. Sei sbucato dal nulla e in non più di una settimana… merda, che cosa sta succedendo? Chi sei? È questo che ti chiedo.»
Bishop cercava di pensare in fretta, misurando le parole. Sapeva qualcosa su di lui o tirava a indovinare? Non riusciva a capire. «Ho solo provato una forte attrazione», le disse, «e ho pensato che anche per te fosse lo stesso. Ma se ho sbagliato…»
«Merda, certo che hai sbagliato! Sono sposata, maledizione, no?»
Bishop si rilassò e sorrise nel buio. Kathleen stava solo cercando di comunicargli che lui la interessava, come sempre accadeva. Doveva parlare, perché le donne devono parlare prima. E adesso era sicuro che sarebbe riuscito a farsela e che lei gli avrebbe detto molte più cose.
«Certo, lo so, sei sposata.» Attraversò la stanza e le si fermò vicinissimo. «Ma tuo marito non è qui. È in volo, stanotte.»
Kathleen rise piano, avvolgendolo in una nuvola di fumo. «Sei veramente un mascalzone.»
Bishop le passò le dita fra i capelli e lei non fece nulla per fermarlo. Ormai era sicuro che sarebbe stata sua: alla poca luce della finestra vedeva le sue labbra che sembravano attendere qualcosa, gli occhi sfavillanti.
«Non dovrebbe picchiarti», le disse, lisciandole i capelli all’indietro.
«Chi sei tu, il mio cavaliere senza macchia e senza paura?» Kathleen tirò su col naso e aggrottò la fronte. Teneva un braccio sull’altro all’altezza della vita, facendo sporgere la sigaretta sul fianco per non bruciare Bishop. E lasciava che la mano di lui le accarezzasse i capelli, la guancia. «So che non è così. Mi bastano gli occhi per capirlo.»
Bishop si chinò per baciarla, ma lei voltò la testa e le labbra di lui toccarono solo un angolo della bocca. «No!» disse. Volse lo sguardo verso la stanza buia. «Hai sentito che cosa ti ho chiesto. Chi sei? Non so neanche chi cazzo sei.»
«Sai tutto quello che devi sapere», sussurrò Bishop, baciandole il collo.
«Smettila, non sto scherzando», disse, il respiro più veloce.
«Devi solo dirmi che non vuoi.»
Passarono alcuni istanti in cui Bishop si ritrasse appena. Kathleen tornò a guardarlo e lui si riavvicinò. Questa volta riuscì a baciarla sul serio. Prima posando appena le labbra su quelle di lei, che si fecero morbide, poi con tutta la lingua, fino a sentire il sapore di fumo in fondo alla sua bocca.
Quando si staccarono, Kathleen appoggiò la testa sul petto di Bishop, che la sentì tremare. «Ma che cazzo sto facendo?» disse lei.
«Non c’è niente di male», le rispose Bishop dolcemente. «Va tutto bene.»
«Ci ucciderà se lo viene a sapere.» Però non sembrava importarle davvero. Le mancava il respiro. «Non sto scherzando, Frank. Ci ucciderà entrambi.»
Bishop lentamente la fece staccare dal davanzale, senza incontrare alcuna resistenza. Quando la baciò per la seconda volta, lei si lasciò andare, si strinse a lui, lo abbracciò. Teneva la sigaretta sollevata dietro la sua testa, facendo salire una spirale di fumo verso il soffitto.
Più tardi, di sopra, mentre lui era dentro di lei, gridò.
13
Weiss, la ragazza ha ceduto. Niente male, devo dire. Ha ascoltato di nascosto Chris e Hirschorn per settimane, preoccupata del fatto che suo marito si stesse cacciando in qualche guaio. Dunque, sembra che stia per succedere qualcosa molto presto, qualcosa di grosso, per il quale Hirschorn richiede massima segretezza. Sempre Hirschorn avrebbe detto che il tempismo è essenziale perché non si può comunicare con la base, niente radio né telefono. Il ruolo di Chris non è chiaro, forse deve solo fare il pilota per trasportare materiale e persone a una base operativa tra i boschi, o forse qualcosa di più.
In questo momento non ho idea di che cosa si tratti realmente. Kathleen dice che potrebbe essere contrabbando o droga, ma sembra piuttosto un affare che si conclude in un’unica operazione. Kathleen ha anche sentito alcuni nomi: Whip, forse il nome di un uomo, e poi Harry Ridder, di un posto vicino a Sonoma. Hirschorn rideva quando parlava di Ridder. Su questi non so nulla di più; se possibile cercate di identificarli, grazie.
Kathleen conferma che Hirschorn sa della lingua lunga di Chris, quando è ubriaco. È piuttosto incazzato ma per il momento non lo caccia: ci sono legami familiari — Hirschorn conosceva il padre di Chris — e può darsi che ormai l’operazione sia in una fase troppo avanzata per cambiare. Forse posso spingere un po’ la cosa. Ci sto ancora lavorando.