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«Come vorrei non pensare più a queste stronzate», disse Kathleen in un soffio. «Il punto è che con Chris non è più vita. Ci divertivamo molto i primi tempi, prima che fosse espulso dall’esercito… Ridevamo moltissimo, praticamente facevamo solo quello.»

Era Hirschorn, Bishop ne era sicuro. Stava facendo seguire Chris per essere sicuro che non mandasse tutto all’aria, che non si mettesse a parlare in giro come già era capitato, rivelando i loro piani. Hirschorn aveva minacciato Chris quel giorno al posteggio, ordinandogli di rimanere a casa, di non bere, di non fare il fesso fino alla fine dell’operazione. Chris sapeva di doversi controllare, ma Kathleen aveva ragione: non ci sarebbe riuscito ancora a lungo.

«Vorrei che questo non finisse mai», stava dicendo Kathleen. «Sai cosa voglio dire. Noi due qui sdraiati a parlare, senza complicazioni, senza grane. Sai cosa intendo.»

Bishop giocò con una ciocca dei capelli castani di Kathleen. Stava pensando che Chris avrebbe ceduto presto. Era questione di un paio di giorni e sarebbe tornato al bar a vantarsi, a parlare troppo, a creare casino, e i mastini di Hirschorn lo avrebbero visto. Se lui fosse stato presente, avrebbe potuto gettare benzina sul fuoco, dare una spintarella a Chris, far arrivare a Hirschorn il messaggio che aveva scelto il pilota sbagliato, che lui era l’uomo adatto all’operazione.

A quel pensiero, Bishop avvertì una sensazione nuova nel petto, qualcosa di freddo e fastidioso.

«Sai che cosa voglio dire, Frank?» riprese Kathleen, dandogli una carezza. «Ci hai mai pensato? Hai mai pensato che questo potesse durare?»

La mano di Kathleen sul volto scosse Bishop, che si ricordò di essere lì con lei. Che cosa stava dicendo? Non aveva proprio ascoltato. Sviò l’attenzione prendendole le mani e baciandogliele, cercando di ricordarsi di che cosa stessero parlando. Poi capì.

«Certo», rispose. «Certo, lo vorrei anch’io. Ma lo sai anche tu, Chris rimane tuo marito.»

Kathleen gli mise una mano sulla nuca e lo attirò a sé. «Ma forse non m’importa», disse in un sussurro. «Potrebbe non importarmi più niente di lui.»

La baciò sulla guancia. «Hai detto che ci avrebbe ucciso.»

«Non me ne importa più niente. Non ho paura di lui e di quello che può fare.» Gli fece scorrere le dita lungo la schiena. «Tu non hai paura di lui, vero Frank?»

Bishop stava accarezzandole il seno. Le baciò il collo e disse: «Certo che ho paura. È due volte più grosso di me». Scivolò sul lenzuolo per stringersi a lei.

Kathleen lo abbracciò. «Frank», mormorò. «So che è una stronzata, ma mi sto innamorando di te. Non m’importa se è una sciocchezza, è così e basta.»

Bishop cercò le labbra di lei e ciò le impedì di proseguire. In più si era di nuovo eccitato e, al diavolo tutto, in un attimo fu sopra di lei, dentro di lei. Ma stavolta la sua mente vagava altrove. Stava ancora pensando a Chris, a Hirschorn che lo faceva sorvegliare, a come avrebbe potuto far cadere Chris nella trappola e convincere Hirschorn a coinvolgerlo nell’operazione.

Kathleen mormorò il suo nome fasullo. «Frank.» Bishop si mosse dentro di lei.

Rimasero così, stretti nel buio dell’estate, lui con i suoi pensieri, lei con i suoi sogni.

20

Quando Kathleen se ne andò, Bishop si sedette sul bordo della scrivania, sempre al buio. La finestra era leggermente socchiusa. Sulla pelle nuda avvertiva il calore che penetrava dall’esterno mischiarsi con l’aria fresca del condizionatore. Accese una sigaretta e restò a osservare il fumo che si disperdeva nel buio della sera. Lo guardò sfuggire verso la casa accanto.

Tirò un’altra boccata lasciando vagare la mente. Era buffo pensare che lei si fosse innamorata di lui, buffo capire che le persone non vedono le altre come realmente sono. Uomini e donne. Creano nella loro testa delle immagini dell’altro, e poi vedono solo quello. Non si vedono davvero. Adesso lei era convinta di amarlo e non sapeva neanche il suo vero nome, non sapeva niente di lui.

Comunque la vicenda si sarebbe presto conclusa. Tra poco avrebbe saputo quali erano i piani di Hirschorn, avrebbe avuto ciò che voleva, quello per cui Weiss l’aveva mandato lì. Sarebbe tornato a casa e tutto sarebbe finito.

Però. Era comunque una situazione bizzarra. Scosse la cenere fuori dalla finestra e osservò le luci gialle della casa di Kathleen attraverso gli alberi. Sperava che la donna tenesse la bocca chiusa sulla loro storia. Che non cominciasse a raccontare in giro di essere innamorata. Era possibile. Le donne fanno così. Forse l’avrebbe detto addirittura a Chris, per spingerlo a battersi per lei. Forse voleva davvero che Bishop fosse il suo cavaliere senza macchia e senza paura.

Pensò a questo, e pensò a come Chris l’aveva afferrata quella sera sotto il portico, a come l’aveva schiaffeggiata con indifferenza, come se lei non fosse niente. Ci pensò, e avvertì un calore aspro nel petto.

La sigaretta era finita. La spense nel posacenere e si alzò dalla scrivania per andare all’armadio. Teneva lì la borsa da viaggio, nascosta dietro alcuni scatoloni: non conteneva nulla tranne il palmare. Lo mise sulla scrivania e lo accese.

Controllò la posta. C’era un’e-mail di Weiss.

JB, dalle ultime cose che ho scoperto potresti essere in pericolo. I nomi che mi hai fornito sono legati in qualche modo a Cameron Moncrieff, un pappone e un trafficante di droga, armi e altro, che adesso è morto. Harry Ridder era il suo giardiniere, ed è morto anche lui, suicida. La domestica di Moncrieff, Julie Wyant, è scomparsa, e si pensa si sia suicidata anche lei. Whip era amante e braccio destro di Moncrieff, oltre che uno specialista nel falsificare documenti d’identità; è accusato di favoreggiamento in omicidio e si trova in custodia in una qualche prigione. La mia preoccupazione nasce dal fatto che sembra esserci un legame fra queste persone e un sicario professionista che la polizia chiama Shadowman. Se anche Hirschorn ha a che fare con lui, devi fare molta attenzione. E non sto scherzando. Non farti coinvolgere ulteriormente nell’operazione finché non scopro qualcos’altro. Non farlo assolutamente, d’accordo? Se si insospettisce, la tua vita potrebbe essere seriamente in pericolo, e anche quella di Chris e Kathleen Wannamaker, soprattutto quella della donna, perché ha parlato con te. Ti ripeto, non è uno scherzo. Se c’entra Shadowman, è una faccenda pericolosa. Sii molto prudente e aspetta altre informazioni. W.

Bishop lesse e sbuffò, poi fece un sorrisetto, si stirò le braccia e sbadigliò.

Cancellò l’e-mail, spense il computer e lo rimise a posto, nella borsa dentro l’armadio.

Andò a letto e rimase supino con le braccia dietro la testa, guardando il soffitto. Pensò a Chris e Kathleen, a quella sera sotto il portico quando lui l’aveva picchiata. Pensò a come avrebbe chiamato Chris, a come lo avrebbe provocato facendogli perdere il controllo, e l’uomo di Hirschorn avrebbe visto tutto…

Sorrise nell’oscurità a quel pensiero. Aveva bisogno di azione e, dentro di lui, una cosa dura e luminosa sfavillava ardente.

21

Il giorno successivo Weiss trovò l’amore della sua vita.

«Andiamo, Weiss, non innamorarti di lei», gli stava dicendo Casey. «Sii più originale.» Ma era troppo tardi. Nel momento stesso in cui aveva visto la foto, non c’era stato più niente da fare.

Casey, come sappiamo, era la mezzana che procurava le ragazze a Weiss. Aveva circa quarant’anni, i capelli biondo platino, un viso allegro, segnato dal sole e dalle sigarette. Bassa, ben fatta, amava indossare pantaloni e golfini attillati che sottolineassero il seno procace e il fondoschiena pronunciato. A Weiss riservava sempre un sorriso caloroso che, in tutto e per tutto, pareva esprimere un affetto sincero.