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«Mi sembra che sia a Chris che dovete rivolgervi», disse Bishop calmo. «È sicuramente un esperto in fatto di bottiglie e cloche.»

Ancora risate. «È vero», insistette Matt. «Ho sentito che il vecchio Hirschorn ti ha preso a calci in culo per questo.»

«E non penso, caro Chris, che abbia sprecato il suo tempo con te per niente», incalzò il terzo ragazzo.

«Sapete quali sono le tre cose più inutili nella vita?» chiese Matt. «L’altitudine sopra, la pista dietro e…»

«… e le tette di una suora!» conclusero all’unisono i due.

«Ma la quarta è: chiedere a Chris di abbandonare la bottiglia», aggiunse Matt. «Sì, è questa la quarta cosa più inutile!»

Bishop guardò Chris. Pur con il rumore delle risate e la musica country che rimbombava nell’angusto ambiente, gli parve si udirne il respiro. Guardò oltre, verso il gorilla seduto nell’ombra: stesso gesto con il bicchiere, stessa espressione negli occhi. Tornando su Chris, si chiese quanto fosse ubriaco, e quanto fosse stupido.

«Si dice anche che l’altitudine fa diventare sobri», disse Bishop. «A diecimila piedi, anche un ubriaco si rende conto che non può andare in picchiata.»

«Questo è certo», replicò Matt.

«In genere è però sua moglie a essere picchiata.»

Matt e il suo amico continuarono a ridere, troppo ubriachi per rendersi conto dell’uscita di Bishop. Stavano ancora ridendo quando Chris si alzò di scatto.

«Che cosa cazzo vorresti dire?» domandò.

«Siediti, Chris, mi fai girare la testa», replicò Matt.

«Rilassati», proseguì Bishop. «Stiamo scherzando.»

«Sì, sì, è tutto uno scherzo», aggiunse il terzo ragazzo. «Siediti.»

«Non ti azzardare a riparlare di mia moglie», continuò Chris, mentre si risedeva. Bishop capì che non era poi così ubriaco. «E smettila di ronzarle intorno», sibilò. «Vedi di smetterla.»

Bishop lasciò cadere a terra il mozzicone e lo spense sotto il tacco. «Be’, qualcuno dovrà pur farlo.»

Era troppo. Era veramente troppo. Chris si levò di nuovo e disse: «Alzati!»

«Dai Chris, dacci un taglio», disse Matt, cercando di minimizzare. «Sta solo scherzando.»

«Tu stanne fuori», incalzò Chris. «E tu, alza il culo.»

«Perché dovrei?» rispose Bishop con una cordialità irritante. «Sto ancora bevendo…»

Chris afferrò Bishop per la maglietta e lo fece alzare bruscamente. Ancor prima di essere in piedi, Bishop colpì Chris alla gola. Il pilota strabuzzò gli occhi, mentre il cappello volava via. Cadde al suolo, senza fiato.

Bishop tornò a sedersi. «… una fottuta birra», concluse.

Bevve un sorso mentre Chris, a terra, si alzava appoggiandosi su un ginocchio e una mano, mentre con l’altra si teneva la gola cercando di respirare, con la lingua fuori.

Matt accennò un’altra risata ma, vedendolo in quelle condizioni, tacque e si rivolse a Bishop.

«Cristo, Kennedy, l’hai colpito alla gola.»

«Davvero?» rispose Bishop, e bevve un altro sorso.

Al bancone, i due montanari avevano girato gli sgabelli per godersi la scena, che sembrava divertirli molto. Si scambiavano occhiate significative ed emettevano brevi suoni di approvazione. L’altro avventore si era defilato senza farsi notare e il gorilla di Hirschorn nascondeva ancora il sorriso dietro il bicchiere.

Il barista era un gigante con la testa pelata e una massa di muscoli coperti di tatuaggi. Anche lui osservava lo spettacolo, asciugando i bicchieri.

«Non fatemi venire di là, signorine», disse, sovrastando la musica con una profonda voce rauca e baritonale.

Chris era quasi riuscito a rialzarsi, appoggiandosi allo schienale della sedia. Bishop sorseggiava la birra con aria soddisfatta.

«Sai, Chris, ho una teoria», disse a voce alta. «La vuoi sapere? La mia teoria è che la mano dura con le donne ce l’hanno quelli con il cazzo moscio.» Guardò Chris con aria di complicità, mentre finalmente riusciva ad alzarsi. «Questa è la mia idea. Tu che ne pensi?»

Chris si massaggiò la gola, nel tentativo di normalizzare il respiro. «Maledetto figlio di puttana. Potevi ammazzarmi.»

«Certo, avrei potuto farlo due volte», rispose Bishop. «Una volta quando mi hai messo le mani addosso e la seconda quando eri a terra a fare quei versi patetici.»

A quelle parole, il barista rise di gusto, accompagnato dall’approvazione dei due montanari.

La faccia di Chris, già rossa per il colpo ricevuto, stava diventando viola di rabbia, ma l’uomo era ancora troppo debole per reagire. Puntò l’indice contro Bishop.

«Hai la lingua troppo lunga, bastardo», disse. «Faresti meglio a ricordare che ho degli amici in città. Se li chiamo, sono guai.»

Bishop scoprì i denti, senza voltarsi verso il gorilla nell’angolo. Sapeva che li stava guardando, che i suoi occhi brillavano. E sapeva che aveva sentito la stupida minaccia di Chris.

«Davvero?»

«Puoi scommetterci il culo», continuò Chris.

Bishop estrasse un quarto di dollaro dalla tasca dei jeans e lo lanciò a Chris. La monetina colpì l’uomo sul petto e cadde a terra.

«Chiamali, allora.»

«Okay, Kennedy», disse Matt. «Penso che possa bastare. Beviamoci sopra da buoni amici.»

Ma Bishop non aveva certo intenzione di smetterla. Non ancora, almeno. «Ma sì, che siamo amici», disse. «Io sono amico di tutti. Persino di un leccaculo, codardo, manesco pezzo di merda come lui.»

«Ehi, non male», rise il barista.

Chris si dimenticò della gola e delle sue condizioni: era troppo infuriato. «Fatti sotto», urlò rauco. «Vieni avanti adesso che non puoi prendermi di sorpresa, bastardo fottuto.»

«Bene», replicò Bishop calmo. «Vedo che sei pronto.»

«Fatti sotto e alzati. Combatti da uomo.»

Bishop sorseggiò ancora una volta la birra, mentre il corpo di Chris era scosso da tremiti di tensione e rabbia.

Appoggiò il bicchiere con studiata lentezza. «Combatto da uomo se ho un uomo davanti», disse.

Chris afferrò una sedia e la portò in alto, pronto a romperla in testa all’avversario. Ma si ritrovò ancora una volta a terra, mugolante e con la faccia insanguinata. Bishop si era alzato girando su se stesso e aveva parato il colpo con un braccio. Poi con il gomito aveva colpito pesantemente la bocca di Chris mentre lo spingeva all’indietro, per farlo cadere. Quando lo vide a terra, gli assestò un calcio nello stomaco.

«Quello deve avergli fatto male», aveva osservato uno dei montanari, scuotendo la testa.

«Cristo, amico», disse il terzo ragazzo. «Smettila ora.»

Bishop prese la birra e bevve senza sedersi.

Il barista si sporse sul bancone e disse: «Ehi, mister, penso che tu possa ritenerti soddisfatto».

Bishop annuì. «Lo sono.» Rimase in piedi di fianco a Chris, con la birra in mano. «Se devi dirmi qualcos’altro, sai dove trovarmi», aggiunse guardandolo.

Chris non rispose. Era piegato in due e si lamentava, tenendosi lo stomaco e sputando sangue. Bishop pensò che quel pezzo di merda avrebbe picchiato la moglie per rivalersi dell’essere stato umiliato. Se la sarebbe presa con lei, ma lui non poteva farci niente. Purtroppo questa era la situazione. Bishop doveva screditare Chris davanti al gorilla, doveva far sapere a Hirschorn che lui era meglio dell’altro. E così aveva fatto. Se poi Chris andava a casa a prendersela con Kathleen, erano problemi suoi, tanto peggio, o almeno così Bishop pensava.

Però… rimase ancora un momento a pensare a Kathleen e alle botte che probabilmente avrebbe preso. E sentì ancora quel calore aspro dentro. L’idea che quel bestione la picchiasse lo turbava più di quanto avrebbe voluto ammettere.