Выбрать главу

Girò il bicchiere e rovesciò la birra rimasta in faccia a Chris. «Buona serata», disse.

Mentre usciva dal Clover Leaf, lanciò un’ultima occhiata furtiva all’energumeno di Hirschorn. Era sempre nella medesima posizione, con il sorriso nascosto dietro il bourbon e gli occhi che sfavillavano.

24

«Non ci posso credere», borbottò l’ispettore Ketchum di malumore.

Weiss trasse un profondo respiro. «Aspetta e vedrai», replicò.

E così aspettarono, il piccolo nero tutto nervi che s’agitava accanto al massiccio Weiss. Si trovavano nel negozio di monete rare di Seymour Hinckel, a North Beach. Era un esercizio piccolo, piacevolmente in penombra, pieno di vetrinette da esposizione. Ogni tanto vi entrava qualche collezionista che si chinava a osservare le monete rare esposte sul velluto nero. Ma in quel momento era deserto, fatta eccezione per Ketchum e Weiss. E il proprietario, Seymour Hinckel, tondo di corpo quanto di testa. Calvo, occhialuto, mite nei modi e leggermente ansimante. Era eccitato di essere coinvolto in un’azione di polizia. Tutti e tre stavano guardando la strada attraverso la vetrina.

«Be’?» disse Ketchum. «Sono qui, no? Sto aspettando.»

Weiss annuì.

«E tu vuoi farmi credere che il tipo che ha ucciso Wally Spender sta per entrare da quella porta.»

«Esattamente.»

«Anche se si tratta di un parto della fantasia di Spender?»

Weiss si strinse nelle spalle. «È un’interfaccia.»

«Un’interfaccia?» incalzò Ketchum, scuotendo la testa. «Tutte stronzate.»

«Eccolo, sta arrivando», esclamò Seymour Hinckel in un soffio. Si agitò inutilmente dietro al banco, sistemando il calendario da una parte e il blocco delle ricevute dall’altra, per poi spostarli di nuovo. Weiss alzò il mento, in attesa, e Ketchum sbuffò; del resto sbuffava sempre per ogni cosa. Tutti e tre stavano osservando l’uomo che aveva assassinato Wally Spender.

Il killer era alto, vita stretta, spalle larghe, pelle color caffellatte. Era il classico bell’uomo arrogante, consapevole del suo aspetto. Lo si capiva dal modo in cui bighellonava per la via, lanciando occhiate indiscrete a ogni donna che procedeva in direzione contraria. Risaliva la strada sul marciapiede opposto al loro e, raggiunto l’angolo di una fila di case in stile vittoriano, scese dal marciapiede per attraversare senza badare alle auto, come se il traffico si dovesse arrestare per lasciar passare uno bello come lui.

«Aspetta che gli sia alle spalle, poi muoviti», disse Weiss.

«Sarà meglio che tu abbia pronta una buona spiegazione, dopo», sibilò Ketchum.

«Tu pensa a fermarlo quando io sono sulla porta.»

Ketchum stava per aggiungere qualcosa ma desistette, con un sospiro visibilmente irritato.

Il killer era arrivato al negozio. Weiss si staccò da Ketchum e finse di osservare una teca di dollari d’argento.

Quando la porta si apri, un campanello tintinnò allegramente. Il killer, procedendo con disinvoltura anche in quello spazio angusto, superò le teche e raggiunse il bancone. Il proprietario tratteneva il respiro, gonfio come un pallone. Mentre s’avvicinava l’uomo esibì un sorriso ampio, tutto denti candidi, accattivante.

Ma Weiss era già in posizione sulla porta e Ketchum gli si parò davanti, sventolandogli il distintivo sotto il naso.

«Carlos Rodriguez…» disse.

Non ebbe occasione di aggiungere altro. Il killer girò sui tacchi, deciso a battersela, ma Weiss era là ad aspettarlo. In un istante il killer impugnò un coltello. Un altro istante dopo, Weiss lo aveva disarmato e Rodriguez si teneva il polso dolorante. Poi Weiss ebbe uno scatto di nervi. Lo schiaffo echeggiò fragoroso nel negozietto e l’uomo finì contro un espositore di monete. Ketchum gli era già addosso. Il poliziotto tutto nervi spinse il killer contro la vetrinetta, gli torse le braccia dietro la schiena e lo ammanettò.

«Congratulazioni», disse il poliziotto. «Sei fottuto a vita.»

Le manette si chiusero con uno scatto. Il killer era ancora bloccato contro la teca. Weiss lo osservava, dominando a fatica la sua rabbia. Poi trasse un profondo respiro. Richiuse il coltello a serramanico e lo tenne in una mano, mentre con l’altra si toccava distrattamente il lobo dell’orecchio. Seymour Hinckel osservava la scena da dietro le spalle di Ketchum. Era così eccitato da sembrare un palloncino sul punto di rimbalzare da una parte all’altra del negozio.

«Che cosa volete da me?» urlò Rodriguez. Erano le prime parole che riusciva a pronunciare.

«Chiudi quel cazzo di bocca», replicò Ketchum. «Tutto quello che voglio sentire da te è ‘ahi’ quando ti do un pugno in testa.»

«Ma che cosa cazzo significa tutto questo…?»

Ketchum lo colpì.

«Ahi!»

«E vedi di moderare il tuo schifoso linguaggio quando parli con un fottuto ufficiale di polizia.»

«Ma non ho fatto niente.»

«Quindi questa sarebbe tutta una stronzata. Usa la testa, caballero, sarei qui a preoccuparmi di arrestare un cazzone come te se tu non avessi fatto niente? Hai ucciso quel poveraccio con la faccia da topo nel vicolo, ecco che cosa hai fatto. Sei uno sporco assassino di merda.»

«No, ve lo giuro, no», insistette Rodriguez.

«’No, ve lo giuro, no’ non è la risposta giusta», lo incalzò Ketchum. «Piuttosto: ‘Sì, ve lo giuro, sì’. E tu sei… ripeti con me adesso… uno sporco… assassino… di merda.»

A questo punto era giunto a destinazione il messaggio di terrore inviato dal cervello di Rodriguez ai suoi occhi, i quali si spalancarono al punto di occupare quasi metà del suo bel viso. Guardò disperatamente i tre uomini in cerca di comprensione, ma Weiss sembrava impassibile, Seymour Hinckel era quasi più spaventato di lui e Ketchum era passato dall’espressione sarcastica che aveva di solito a quella minacciosa che assumeva di tanto in tanto. Il killer non aveva speranze.

Disperato, Rodriguez sputò tutta la verità.

«Mi ha pagato per farlo! Lui, quello con la faccia da topo, non ci stava con la testa. Voleva morire e mi ha pagato per ucciderlo!»

25

Rodriguez stava ancora urlando quando lo spinsero a forza sul sedile posteriore della carretta di Ketchum.

«Ve lo giuro su Dio! Dovete credermi, mi ha pagato e mi ha spiegato come esattamente doveva avvenire il tutto. Mi disse che dovevo fingere che lui avesse violentato mia sorella. Era pazzo, vi dico!»

Ketchum salì al posto di guida. Avviò il motore mentre Weiss si accomodava al suo fianco. Le portiere arrugginite cigolarono, chiuse di scatto dai due uomini.

«D’accordo, Weiss», disse Ketchum. «Sentiamo. Come ci sei arrivato?»

La macchina si scostò dal marciapiede e imboccò direttamente la ripida discesa della collina. Weiss doveva alzare la testa per vedere il mare che brillava poco distante.

«Nessun altro aveva il movente», rispose con tono pacato.

«Ehi, gente, che cosa vi sto dicendo!» intervenne la voce di Rodriguez dal sedile posteriore. «Quello psicopatico mi ha pagato. Non sono andato a cercarlo; è venuto lui da me. Io me ne stavo buono buono al bar…»

«Per Dio», urlò Ketchum, e Rodriguez sobbalzò. «Stiamo cercando di parlare, qui davanti.»

«Volevo solo dire…»

«Non costringermi a fermare la macchina, intesi?» Ketchum si voltò e puntò il dito contro il killer. «Se mi costringi a scendere, giuro che ti spezzo le gambe.»

Rodriguez si zittì, in preda alla disperazione. Weiss, nel frattempo, stringeva gli occhi preoccupato fissando il parabrezza. Ma Ketchum si voltò in tempo. Una vecchia cinese stava attraversando con un carretto carico di ortaggi. Ketchum si girò appena in tempo per evitarla.

«Pazza d’una puttana cinese», imprecò, sforzandosi di mantenere il controllo dell’auto. «Dicevamo…?»