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«Dicevamo che nessuno aveva un motivo per uccidere Spender», proseguì Weiss. «Sua madre aveva solo lui, quindi non è stata lei. E a nessun altro importava di lui. Non è stato neanche rapinato, quindi il movente non era questo. L’unico che avrebbe tratto vantaggio dalla sua morte era Spender stesso.»

«Lui stesso…» fece eco Ketchum. «E che cosa ne avrebbe ricavato?»

«Be’, l’avverarsi di un sogno.»

«Era completamente fuori», mormorò Rodriguez.

«Ehi», disse Ketchum, alzando un dito minaccioso davanti al retrovisore.

Weiss continuò: «Voleva che la storia che aveva tante volte vissuto nella sua immaginazione diventasse realtà, anche se questo significava morire davvero. Doveva solo procurarsi qualcuno che interpretasse il fratello assetato di vendetta».

«Non era meglio se pagava qualcuno per interpretare la ragazza? Sarebbe stato molto più divertente.»

«Ci ha provato, ma non ha funzionato.»

«Cilecca…?» chiese Ketchum. «Il suo coso…»

«Lo ha lasciato per strada. Non gli restava che questa seconda opzione. Si trattava di capire come avesse potuto attuarla. Gli Spender non avevano certo i quattrini per pagare un killer. Poi mi sono ricordato che, mentre ero nella stanza di Wally, avevo notato una collezione di monete da cui mancavano i pezzi di valore. Lì per lì ho creduto che non potesse permetterseli, ma dopo l’omicidio mi è venuto in mente che probabilmente li aveva venduti per assoldare il suo assassino.»

«Giuro che non finisco mai di stupirmi delle stronzate che la gente riesce a concepire», replicò Ketchum.

«Ho scoperto di quali monete si trattava e ho fatto un po’ di telefonate ai negozi specializzati. Così ho trovato Hinckel e, con mia sorpresa, ho saputo che Spender non aveva venduto personalmente le monete, l’aveva lasciato fare al suo assassino, non è vero, Carlos?» Lanciò un’occhiata dietro di sé. «Come sono andate le cose? Spender ti ha detto che le monete avrebbero acquistato valore se le tenevi per un po’.»

«Già», rispose Rodriguez con tono rassegnato.

«Ci sono, ci sono», disse Ketchum. Guardò il ragazzo attraverso il retrovisore. «Ti dice di tenerle e tu invece, da bravo imbecille, per quanto tempo resisti? Quarantotto ore?»

«Volevo essere sicuro che fossero buone. Come potevo saperlo?» e la parole si persero in una sequela di oscenità.

«Così», proseguì Weiss, «Hinckel si fa dare i dati per la vendita da Carlos, che lascia un indirizzo falso, ma il vero numero di cellulare.»

«Perché è stupido», incalzò Ketchum.

«Esatto. Così, una volta individuato Hinckel, gli ho chiesto di richiamare Carlos e dirgli che si era sbagliato nel valutare una moneta, e gli doveva ancora circa duemila dollari.»

«Ed eccolo qui», disse Ketchum con un sorriso soddisfatto. «Che cosa te ne pare, Carlos? L’unico motivo per cui sei stato preso è che sei un pezzo di merda imbecille. Questo dovrebbe farti stare meglio quando marcirai in prigione.»

A quel punto tacquero, ognuno immerso nei suoi pensieri. Al termine della discesa, l’auto fece una specie di salto prima di imboccare la successiva salita, che era quasi verticale. Sul parabrezza apparve un cielo azzurro e una candida nuvola illuminata dal sole.

Poi Ketchum ridacchiò fra sé e sé prima di dire: «Sai, mi piace questa storia. Il Topo sogna di violentare una ragazza inventata e assolda questo cazzone qui dietro per realizzare il suo sogno. Che ne pensi, Carlos? In fin dei conti, come assassino esistevi solo in quanto prodotto della fantasia della tua vittima. Ora che lui è morto, tu scompari». Ridacchiò ancora, con un suono cupo. «Sei un’interfaccia, amico, ecco che cosa sei.»

Weiss si voltò verso Ketchum, con la solita espressione grave in faccia. Lasciò passare un momento, poi disse: «Ketchum, devo parlare con mister Falsa Identità».

La risatina di Ketchum si soffocò in gola. «Che cosa cavolo stai dicendo?»

«Whip Pomeroy, e in fretta anche. Devo parlargli prima possibile.»

L’ispettore lanciò un’occhiata di sbieco al suo vecchio amico, al suo unico amico. «Mi prendi in giro?» Ma l’espressione di Weiss non cambiò. «È in custodia chissà dove. Come diavolo faccio a portarti da lui?»

La macchina si fermò in precario equilibrio in cima alla salita. Davanti a loro passò un tram che si stagliò contro il cielo, scampanellando. Ketchum ne approfittò per guardare Weiss negli occhi. L’espressione di quest’ultimo era immutata: sempre quello sguardo grave, stanco del mondo.

Ketchum ritornò a fissare la strada, scuotendo la testa disgustato.

«Non ci posso credere», sospirò.

26

Il mattino dopo, quando Weiss entrò, avevo i piedi appoggiati sulla scrivania e il Chronicle aperto davanti a me.

«Ti pago per questo?» lo sentii dire.

«Non proprio.» Chiusi rumorosamente il giornale e abbassai i piedi. «Comunque stavo leggendo le sue eroiche imprese.»

«Vorrai dire le tue imprese, non le mie.»

«Mie? In che senso?»

«Nel caso della vergine spagnola, il killer… era proprio come hai detto tu: un’interfaccia. Esisteva pur non essendo reale.»

Risi e arrossii contemporaneamente. «D’accordo, d’accordo, mettiamoci una pietra sopra.»

«No, sono serio, penso che cambierò l’insegna sulla porta: INDAGINI ACCURATE MEDIANTE NONSENSE FILOSOFICI.»

«Lavoro, condivido la vita del gruppo, cerco di dare un contributo, e che cosa ricevo in cambio?»

«INVESTIGATORI SEMPRE AL VOSTRO SERVIZIO, CHE CI SIANO O CHE NON CI SIANO.»

«Niente altro che derisione e mancanza di rispetto.»

Weiss era in piedi accanto a me con le mani in tasca, visibilmente divertito. Dopo pochi secondi indicò il giornale con il mento e disse: «Allora, che ne pensi?»

«Di che cosa?» replicai. «Del caso Spender? Proprio non lo so.»

«Dai, sei tu il pensatore qui dentro. Si tratta di una di quelle stronzate psicologiche? Si sentiva in colpa per via delle fantasie? Voleva punirsi?»

Feci una smorfia. «Forse. Ma a me sembra semplicemente che preferisse la morte alla realtà. Sono in molti a pensarla così, ma in pochi riescono a rendersene conto.»

Fui gratificato dall’espressione pensosa di Weiss. Stava allontanandosi, ma all’ultimo istante si girò e disse: «A proposito, ti affianco a Sissy nel processo Strawberry».

Non capii subito, o almeno non credetti a quello che avevo sentito. Poi l’eccitazione crebbe. «Vuol dire che…?»

«Ha bisogno di un assistente per seguire un paio di testimoni.»

L’aveva detto sul serio, mi aveva assegnato un caso vero. Era la prima volta ed era un bel passo in avanti per me. «Grazie, grazie mille», dissi. «È fantastico, davvero, grazie ancora.»

«È la ricompensa per aver risolto il caso della vergine.»

«Bene, perfetto! È fantastico!»

«Ora mi giro, d’accordo? Non scomparire.»

«Oh, basta!»

Raggiunse il suo ufficio e lasciò la porta aperta. Sentii che faceva un sospiro profondo e si calava pesantemente sulla sedia. Iniziai a organizzare il lavoro sulla scrivania, sorridendo. Intanto sentii che aveva acceso il computer e stava controllando la posta. Il caratteristico suono annunciò l’arrivo di un messaggio. Bishop, pensai.

Ci fu una pausa di silenzio, in cui probabilmente Weiss lesse la posta. Io presi il ricevitore per chiamare Sissy Truitt e annunciarle che aveva un nuovo assistente.

In quel momento fui raggiunto da un grugnito di Weiss.

«Ma che cazzo mi combina?» lo sentii esclamare, e udii il rumore della sua mano che picchiava sulla scrivania.

Qui la situazione è molto instabile. Chris Wannamaker sta per essere messo da parte. Abbiamo avuto un confronto e Hirschorn sicuramente l’ha saputo. Molte incognite: quando Kathleen cederà e dirà tutto al marito, come lui reagirà, quale decisione prenderà Hirschorn. Non vedo però altro modo per procedere. Parlando con Kathleen ho avuto la sensazione che neanche Chris sappia che cosa sta accadendo. Solo Hirschorn ne è al corrente e devo cercare di stargli addosso. Qualsiasi cosa stiano organizzando, accadrà presto. C’è poco tempo, farò del mio meglio. JB.