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«Certo», rispose Bishop in tono anonimo. In realtà, ciò che veramente lo impressionava era l’abilità di Weiss. Era in quei momenti che si sentiva veramente ammirato e fiero del suo datore di lavoro. Weiss era un genio nel creare false identità, nell’adattarle perfettamente alle situazioni, nel concepirle esattamente come dovevano essere. Il modo in cui poi riusciva a far credere ai vari investigatori di essere stati loro a scoprirle era geniale. Così, in quel momento, il ricco e potente Hirschorn, che aveva a sua disposizione infinite risorse per rintracciare il passato di una persona, si vantava in realtà, a sua insaputa, di essere stato fregato da Weiss. Bishop lo fissò, pensando a che razza di topo di fogna arrogante fosse e a come lui l’avrebbe incastrato, per poi portare la sua testa a Weiss come trofeo. «Certo», ripeté. «Sono molto impressionato.»

«Bene», disse Hirschorn chiudendo la cartelletta. «Molto bene.» Si scostò dalla scrivania e si alzò per aggiungere: «Spero si sia ormai reso conto che l’operazione che sto organizzando è alquanto rischiosa». Girò intorno alla poltrona di pelle e si sedette ancora in modo da poter dominare Bishop dall’alto. «Perché le sto chiedendo di unirsi a noi in un’impresa che potrebbe costarle la vita.»

Lo disse in modo melodrammatico, ma Bishop sollevò appena il sopracciglio e rispose: «La mia vita ha un grande valore per me».

«Diciamo, centomila dollari?»

«Diciamo che potrebbe andare.»

«Per un giorno di lavoro.»

Bishop annuì. «Perfetto.»

«Fortunatamente, la fase preliminare è ormai conclusa. Tutto il materiale da trasportare è già stato trasferito. Quindi ho bisogno di lei per un unico volo, l’ultimo volo, che dovrà avvenire fra due giorni. Ci sta?»

«Può darmi qualche dettaglio in più?» chiese Bishop.

«No, mi spiace.»

«Va bene lo stesso, per centomila dollari posso accontentarmi.»

Hirschorn annuì. Non aveva più il sorriso benigno sotto i baffi argentei. I suoi occhi non erano più amichevoli. Guardava Bishop con calcolata attenzione, come per studiarne le reazioni mentre proseguiva. «Ecco che cosa deve fare. Ci vediamo all’aeroporto domani alle sei. Voleremo fino a una certa destinazione e, una volta là, le diremo ciò che è necessario che sappia, niente di più. Da quel momento, non potrà lasciare il luogo o comunicare con qualcuno all’esterno per nessuna ragione, finché l’operazione non sarà conclusa. Mi dispiace dover prendere tutte queste precauzioni ma, lei capisce… sono certo della sua buona fede, ma non si sa mai. Questo mio socio… be’, è un tipo… alquanto esigente… estremamente esigente», ripeté in un filo di voce. E qualcosa nel tono, nel modo in cui pronunciò queste ultime parole, fece capire a Bishop che Hirschorn aveva paura; ne era quasi certo, l’uomo aveva paura del suo socio. Gli ritornò in mente l’e-mail di Weiss: «Sembra esserci un legame fra queste persone e un sicario professionista che la polizia chiama Shadowman…»

«Diciamo che non sono lieto di aver dovuto modificare i piani all’ultimo minuto, soprattutto per un’operazione così complessa», continuò Hirschorn. «Per adesso quello che deve sapere è che si tratta di un buon affare, ma dal momento in cui lei ne entra a far parte, devo essere sicuro che terrà la bocca chiusa. Questo è tutto.»

Bishop annuì, riflettendo sulla trappola in cui si stava cacciando. Perché di una trappola si trattava, non vi erano dubbi. Doveva farsi portare in un luogo segreto, non essere reperibile fino alla fine del lavoro e poi… che cosa diavolo pensavano di farne di lui, una volta che il lavoro fosse finito? Pagarlo e semplicemente salutarlo con una stretta di mano? Uno che non sapevano quasi chi fosse, di cui non sapevano se fidarsi o meno? Stronzate. Centomila dollari per un giorno di lavoro erano veramente troppi; una bella pallottola in testa era sicuramente più economica, e soprattutto più sicura.

Weiss andrà sicuramente su tutte le furie, quando lo saprà, si ritrovò a pensare: lo avrebbe tolto dal caso non appena fosse stato informato.

E dunque doveva solo accertarsi che Weiss non lo venisse a sapere finché non fosse stato troppo tardi.

«C’è un’ultima cosa», aggiunse Hirschorn, immobile sulla poltrona con le mani in grembo, le dita intrecciate. Anche se il vecchio sembrava rilassato, Bishop ne intuiva la tensione, sentiva — quasi fisicamente — i nervi vibrare. «Se non se la sente di farlo, la capirò. Non ci saranno problemi, nessuna minaccia. Ma deve decidere adesso. Una volta che è dentro, non ci sarà più possibilità di uscirne, nessuna possibilità.»

Bishop era ancora sprofondato nel divano, la mano sullo stomaco, gli occhi cupi nel viso pallido. Una trappola, continuava a pensare. Una trappola, in piena regola.

«Se salirà con me su quell’aeroplano domani», gli ripeté Hirschorn, «tornerà a casa con centomila dollari in tasca… oppure non tornerà. Non so se mi spiego.»

Bishop annuì ancora. Pensò: Cristo; ma disse: «Certo, capisco».

«Allora, ci sta?»

«D’accordo.»

29

Quel pomeriggio Weiss guidò fino a Half Moon Bay, lungo la costa. Dall’oceano spirava una brezza piacevole e l’aria era tersa. Le colline circostanti erano coperte di alti pini verde scuro e nuvole perlacee s’inseguivano sul mare, che s’intravedeva fra le piante. Nella sua vecchia Taurus grigia, Weiss ignorava il panorama e rimuginava tra sé ripensando all’ultima e-mail di Bishop, cosa che, come sempre, gli rovinava la digestione.

«Qui la situazione è molto instabile. Chris Wannamaker sta per essere messo da parte. Abbiamo avuto un confronto e Hirschorn ha ormai scelto…»

Tutte stronzate. Ogni singola parola era una stronzata. Weiss gli aveva espressamente chiesto, senza possibilità di essere frainteso, di «non farsi ulteriormente coinvolgere nell’operazione finché non scopriva qualcos’altro». Ma fra le righe di quest’ultimo messaggio Weiss poteva leggere che questo era esattamente ciò che quel cane sciolto di Bishop stava per fare. Perché si sarebbe scontrato con Chris Wannamaker, se non per svilirlo agli occhi di Hirschorn e mettersi in luce come un possibile sostituto? E per ottenere cosa? «Molte incognite: quando Kathleen cederà e dirà tutto al marito, come lui reagirà, quale decisione prenderà Hirschorn…» In parole povere, la situazione poteva esplodere da un momento all’altro. Se Kathleen si fosse fatta prendere dai sensi di colpa, o se avesse deciso di usare la sua storia con Bishop per chiudere con il marito. E se Chris avesse scoperto che lei dava informazioni a Bishop, oppure l’avesse scoperto Hirschorn…

In quel momento, Weiss non sapeva se ciò che lo faceva stare peggio era la collera o il senso di colpa. La collera nei confronti di Bishop, che metteva in pericolo la sua vita e quella delle altre persone coinvolte; o il senso di colpa per il fatto che lui, Weiss, non aveva intenzione di fermarlo.

«C’è poco tempo.» Così aveva scritto Bishop. Ed era la verità. Il tempo era veramente poco. Qualsiasi cosa stesse per accadere, Weiss sentiva che sarebbe accaduta presto. Non aveva idea di che cosa fosse, ma c’erano altri pezzi del puzzle che stavano iniziando a trovare il loro posto. E più ne scorgeva i contorni, meno gli piaceva.