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«È lei che ha cambiato le cose», continuava Whip, senza mutare il modo di esprimersi: melenso, esagitato. «Ha cambiato… tutto. Tutti. Era… una creatura irreale, come la figura di un quadro, un sogno diventato realtà. Era come le persone non sono mai. Non potete capire.»

Weiss, sempre più oppresso e a disagio, fissò l’uomo che stava dall’altra parte del vetro, incatenato. Dall’espressione sembrava che stesse per entrare in una sorta di trance, provocata dal desiderio della donna scomparsa.

Il detective scosse sconsolato la testa, come se non comprendesse; in realtà, temeva proprio di cominciare a capire.

«Ti faceva sentire come se tu fossi l’unica persona al mondo», stava sussurrando Pomeroy, estasiato. «E quando ti toccava… ecco… le cose cambiavano. Tutti cambiavano.»

«Moncrieff, è di Moncrieff che stiamo parlando.» Weiss cercò di farlo ritornare in sé. «Intendi dire che ha cambiato Moncrieff.»

«Cam l’adorava, come me, come tutti… E dopo che Cam l’ebbe assunta, il modo in cui lei ebbe cura di lui durante la malattia, il modo in cui si comportava con lui… È cambiato, ecco tutto. Voleva… fare qualcosa, non so se mi spiego.»

Weiss cercava di liberarsi del malessere che lo aveva colto e di mettere a fuoco la logica emotiva dello scenario che Pomeroy stava descrivendo. Moncrieff, un consumato trafficante di droga e pappone, sul letto di morte. Il peso dei suoi peccati lo schiaccia e sente già le fiamme dell’inferno sul deretano. «Vuoi dire che voleva fare qualcosa di buono prima di morire?»

La testa di Pomeroy andava su e giù, le mani si torturavano a vicenda, facendo muovere le catene. «Qualcosa per lei», disse. «Qualcosa per… salvarla.»

«Per salvarla.» Dalla prostituzione, pensò Weiss. «Voleva salvarla. Perciò le diede… che cosa? Del denaro?»

«Sì, del denaro. Cam però non aveva poi così tanti soldi. Le diede ciò che aveva di più utile a sua disposizione… cioè io… insomma, una nuova identità.»

«Moncrieff ti ha chiesto di fornirle una nuova identità?»

Gli occhi di Pomeroy vagarono per la stanza, come se inseguissero una mosca. Stava sussurrando ora, e non si capiva più che cosa stesse dicendo. Poi: «Era quello che potevo fare per lei. Cam lo sapeva. Nessuno ha mai rintracciato uno dei miei clienti. Nessuno, se io non ho parlato».

«D’accordo», lo incalzò Weiss. «Questo l’ho capito. Moncrieff voleva dare a Julie del denaro e una nuova identità per rifarsi una vita. Ma adesso ti chiedo: che cosa c’entra Shadowman? Che cosa vuole da voi? Perché la deve trovare? Che cosa sa Julie? Che cosa le ha detto Moncrieff prima di morire…?»

«Aaaah…» Il suono uscì improvviso dalle labbra di Pomeroy. Sembrò che fosse ritornato di colpo sulla terra e lo sguardo, il nuovo sguardo, era quello di un uomo che ha appena ricevuto una scossa elettrica sui testicoli. La bocca era semiaperta, gli occhi strabuzzati, i lineamenti contratti. Era come se le congetture di Weiss gli provocassero un dolore fisico. «Dite così perché… ve l’ho già detto: non la conoscete. Perciò pensate sempre che si tratti di cose. Denaro o informazioni… Non riuscite a immaginare che ci possa essere…»

Le labbra continuarono a muoversi, ma la voce era scomparsa. Weiss non riusciva ancora a capire, era ancora seduto con quel sospetto sospeso nell’aria, a cui non riusciva a dare forma.

«Calmati, ora, vediamo di ricapitolare», riprese, lentamente. «Moncrieff è sul letto e sta morendo e si pente della sua vita, dei suoi errori. Vuole fare qualcosa di buono per una persona e decide di dare a Julie del denaro e una nuova identità.»

«Esatto, proprio così.»

«Anche l’avvocato, Peter Crouch, è presente.»

«Sì.»

«E il giardiniere, Harry Ridder, è fuori dalla finestra a curare le rose, e per caso sente la conversazione.»

«Sì.»

«E tu… c’eri anche tu, vero?»

«Sì, c’ero anch’io, ma me ne sono andato non appena Cam è morto, così nessun altro lo avrebbe saputo.»

Weiss annuì molto lentamente. «Bene, perfetto. Perché tu eri l’unico a sapere quale sarebbe stata la nuova identità, giusto?»

«Sì.»

«E questo è tutto. È tutta la storia.»

Ketchum premette la base del naso con il pollice e l’indice, scuotendo la testa. «Incredibile», mormorò.

Ma Weiss insistette, cercando di immaginarsi la scena. «Bene, vorrei essere sicuro di aver capito. Moncrieff si rende conto che il giardiniere, Ridder, ha sentito.»

Gli occhi nervosi di Pomeroy si mossero rapidamente. «È Crouch che se ne è accorto.»

«Okay, e poi? Dopo che Moncrieff è morto, il vecchio Crouch dice al ragazzo: ‘Sei nei guai; se qualcuno scopre che hai sentito, sei un uomo morto. E meglio che te la svigni, prima che Shadowman ti trovi’, dico bene? Qualcosa del genere?»

«Sì.»

«E aggiunge qualche dettaglio sul nostro inquietante personaggio che spaventa a morte Ridder, tanto che finisce per spararsi un colpo in testa.»

Pomeroy annuì, senza smettere di muovere le labbra e gli occhi.

«Ma Shadowman appare davvero, e comincia a dare la caccia a Crouch. Lo tortura a morte per farsi raccontare tutta la storia e… viene il tuo turno di avere paura. Potevi nasconderti in qualche periferia, sotto nuova identità, ma preferisci farti arrestare e chiudere in questa gabbia, in questo buco dimenticato da Dio.»

Pomeroy sembrava non ascoltare più; studiava il soffitto, sussurrava frasi sconnesse, ma annuiva.

Weiss sospirò. «E tutto questo perché…» Non sapeva come avrebbe terminato la frase, che cosa avrebbe detto, ma mentre le parole gli uscivano, cedette anche la sua resistenza interiore. Improvvisamente seppe che cosa aveva capito, seppe il perché del malessere. Deglutì e disse: «È per lei, vero? Ecco cosa cerca Shadowman? Sta cercando lei».

Sembrò che il cervello di Whip ci mettesse uno o due secondi a registrare il messaggio ricevuto. Poi, come folgorato, guardò Weiss, Ketchum, e ancora Weiss. «Ma sì. Naturalmente…»

«Ci siamo. Solo lei. Non soldi, non informazioni… Solo…»

Ketchum scoppiò a ridere, una sorta di latrato che sconvolse Pomeroy come un colpo di fucile. Weiss stava pensando che tutto ciò non aveva senso, era pura follia.

«Shadowman è innamorato di lei», disse lentamente.

Pomeroy era immobile, con un’espressione vuota, quasi sognante. Le mani si erano fermate, le labbra non sussurravano più, la faccia pallida era come senza volto. I grandi occhi fissavano un punto nel vuoto. Weiss aspettò finché, dopo quello che gli parve un secolo, il prigioniero ricominciò a tremare. Passò qualche istante ancora, poi disse: «È l’uomo peggiore del mondo, forse anche di tutti i tempi. L’avevo detto a Cam, gliel’ho ripetuto mille volte. Ma Cam diceva che a volte gli era utile, per i suoi affari. Doveva servirsi di lui.» Ricominciò a muovere la testa e le mani. «E un giorno, lui la vide. Lui… non ho mai saputo il suo nome. Il suo vero nome, intendo. Tutte le volte ne aveva uno diverso. Shadowman, così lo chiamano i giornali. Ed è così che abbiamo iniziato a chiamarlo anche io e Cam. E un giorno… lui l’ha vista. Le ha messo gli occhi addosso ed è stata la fine. Continuava a venire per vederla. E lei gli diceva che… che non… lo voleva intorno, ma lui non l’ascoltava. Niente lo poteva tenere lontano. E un giorno…»

Pomeroy tacque. Anche Weiss non parlò. Rivedeva la ragazza del video, i magnifici capelli, la faccia d’angelo, sono sempre io.

«Le ha fatto male», sussurrò Pomeroy. «Le ha fatto del male e io ho sentito tutto. Ero nella stanza accanto e ho sentito tutto. Voleva che lei andasse a letto con lui, lei non voleva e lui le ha fatto male. E poi… quando tutto è finito, ha iniziato a dirle delle cose… cose che nessuna persona direbbe, nessun essere umano. Le ha detto che cosa le avrebbe fatto se lei non fosse stata con lui. Voleva che fosse solo sua. Io lo sentivo, dalla stanza accanto. Diceva che aveva bisogno di lei. Ha detto che era l’unica cosa di cui aveva bisogno, di cui mai aveva avuto bisogno in tutta la sua vita. E che avrebbe fatto qualsiasi cosa… qualsiasi… pur di averla. L’avrebbe avuta, in un modo o nell’altro. E dopo averla minacciata in quel modo, si è messo a piangere. Piangeva e la supplicava.»