Выбрать главу

Il capofila si fermò e così tutti i suoi compagni. Si percepivano il rumore del generatore e il canto dei grilli, qualche rana e i misteriosi suoni della foresta.

Hirschorn si deterse il sudore dalla faccia con un fazzoletto bianco, che Bishop intravide nell’oscurità. Il vecchio sembrava non aver perso la sua compostezza, nonostante l’umidità e le zanzare.

Con il fazzoletto indicò a Bishop il capannone. «Ti lascerò andare a lavarti e sistemarti fra pochissimo», disse, «ma prima devi dare un’occhiata al mio gioiello.»

Alzò il mento per indicare all’uomo davanti a loro di andare al capannone. A un altro gesto di Hirschorn, Bishop lo seguì.

L’uomo armeggiò con la catena che chiudeva la porta, tenendo la torcia sotto il braccio. Quindi aprì i battenti, uno alla volta.

Bishop, accostatosi all’ingresso, vide solo la luce della torcia che si muoveva nel buio. Poi, con un crescente disagio, iniziò a distinguere una massa più nera dell’oscurità circostante.

L’uomo che aveva aperto girò un interruttore e le luci al neon inondarono lo spazio coperto, accendendosi a una a una, lentamente. E Bishop vide che cosa Hirschorn vi teneva nascosto.

Fischiò, e Hirschorn rise, contento della sua reazione.

Il pilota cercò di dire qualcosa, ma non poté. Riuscì solo a emettere un altro fischio di sorpresa e poi a sussurrare: «Santo cielo».

47

Tutto ciò che Weiss desiderava in quel momento era uno scotch. Stava guidando verso casa dall’aeroporto, dopo la visita a Whip Pomeroy nella prigione su al Nord.

Durante la sua assenza il tempo era cambiato e il cielo, sopra lo stadio del baseball e sul mare, appariva fitto di nubi. Non si era visto il tramonto: l’oscurità era scesa all’improvviso e le luci di Oakland, dall’altra parte della baia, si confondevano in una nebbia sempre più fitta. Weiss le osservò pigramente. Il traffico era lento. Le auto lungo la superstrada davanti a lui emettevano rossi baluginii, poi tornavano scure per lampeggiare nuovamente a ogni colpo di freno.

Era il momento della giornata in cui il bevitore dice: «È ora». Gli sembrava quasi di sentire il sapore dello scotch in bocca, di percepirne il profumo nelle narici. La sua mente stava quasi implorando la sua porzione di tranquillità. Sarebbe stata sempre meglio di quest’agitazione, di questo ossessivo fantasticare: la scala, la porta chiusa, la ragazza dal viso angelico nell’aureola dei capelli rosso-dorati e così via. Oh, grazie di avermi salvato, grazie, grazie.

«Ma fammi il piacere», mormorò mentre guidava.

Avrebbe dovuto sentirsi meglio, adesso. Julie Wyant era riuscita a fuggire con la sua parrucca, e una nuova identità. Nessuno l’avrebbe più trovata. L’unica persona che ne conosceva il segreto, Whip Pomeroy, era rinchiusa in un buco fuori dal mondo, sorvegliato da centinaia di guardie, dove era improbabile che l’inarrestabile Shadowman, come lo descrivevano i giornali, riuscisse ad arrivare. Perciò Julie era salva, almeno per il momento; non c’era urgenza, né scale, né una porta sbarrata. Nemmeno i minuti contati. Perché quindi era così preoccupato?

I fari degli stop del fuoristrada davanti a lui si accesero e Weiss fu costretto a frenare. I clacson delle auto immobilizzate nel traffico sembravano oche starnazzanti. Weiss tamburellava sul volante, con impazienza.

Mio Dio, pensò, chi era in fondo quella donna? Quella Julie Wyant? Era davvero speciale? Era davvero qualcuno? Non si sapeva neanche da dove venisse. Per quanto la polizia e lui stesso avessero cercato, non si era trovato niente: nessun passato, nessuna famiglia, nessuno che sapesse dove fosse stata prima di fare la sua comparsa fra le ragazze di Moncrieff. Era stata come un lampo di luce venuto dal nulla e ritornato al nulla senza lasciare traccia. Tranne un video che ne rimandava la figura ammiccante e una schiera di uomini innamorati. Ossessionati. Moncrieff… Shadowman.

Weiss si sentì avvampare mentre ci pensava. Provava imbarazzo, vergogna. Lui non era diverso dagli altri, con i suoi sogni a occhi aperti, quel desiderio struggente e febbrile. Per non parlare della prostituta con la parrucca rossa. Se questa non era ossessione…

La colonna di auto riprese a muoversi e le luci degli stop si spensero in successione, come pedine del domino che cadevano una dopo l’altra. Poco più avanti, dei lampeggianti ai lati della strada segnalavano la presenza della polizia. Due auto si erano tamponate. Ecco quindi l’incidente, la strozzatura, la coda. Weiss superò il punto e poté riprendere un’andatura normale, nel traffico che si andava diradando. Alla sua sinistra apparvero infine le incerte luci gialle della città, velate dalla foschia. Sulle labbra aveva già il gusto del primo sorso di scotch, ne percepiva già il calore dentro di sé. Era ora.

Ma proprio in quell’istante gli venne in mente una cosa. Gli venne in mente nel senso weissiano del termine, proprio come l’arrivo di una presenza separata all’interno dei suoi pensieri, la logica di un’altra personalità. Era questo il metodo di Weiss. I sentimenti, i percorsi emotivi delle persone venivano a lui spontaneamente, si insediavano nel suo profondo permettendogli di comprendere all’improvviso che cosa quelle persone avrebbero pensato, che cosa avrebbero fatto. Eppure non sapeva come e perché ciò avvenisse.

Aveva pensato a Julie Wyant. Poi a Shadowman. E poi ancora a se stesso e… Ecco, era accaduto. Quella mente avvelenata, la logica di una mente avvelenata era dentro di lui. E con essa un tremendo furore — terrificante, corrosivo —, un furore che, come una seconda anima, imponeva la sua volontà su un uomo, finché ogni sua azione non era altro che una manifestazione di furore.

Era un pensiero pazzesco, spaventoso. Perché non era concepibile che una personalità come quella potesse provare amore. Sì, Weiss aveva conosciuto picchiatori che trattavano bene la moglie, boss della mala tenerissimi con i figli, persino un serial killer gentilissimo con la vecchietta della porta accanto. In questi casi, però, lo spirito violento e quello gentile erano due entità separate. Amavano chi volevano amare e uccidevano chi dovevano uccidere e non si trattava mai della stessa cosa.

Ma in un qualche modo, senza sapere come, mentre era seduto nell’auto, Weiss era entrato nell’animo di Shadowman e aveva compreso che lì questa separazione non esisteva. La mente avvelenata che aveva ucciso i bambini a China Beach era la stessa che desiderava Julie Wyant, che la bramava. Pomeroy aveva frainteso: Shadowman non aveva prima picchiato Julie e poi implorato la ragazza di essere sua. Era stata un’unica cosa. Picchiarla era il suo modo di corteggiarla e dimostrarle il suo amore… Il suo amore altro non era che un atto distruttivo e la distruzione di Julie era il sommo atto d’amore. Era come se il Furore si fosse fatto persona per adorare qualcuno, come fosse stato l’Omicidio, o il diavolo stesso… Weiss sbuffò rendendosi conto di quanto fosse melodrammatico quel pensiero. Eppure era inquietante. Il diavolo innamorato… Come si sarebbe comportato il diavolo, nella sua prima notte di nozze? E che cosa non avrebbe fatto per reclamare la sua donna?

Weiss imprecò. L’auto imboccò la rampa di uscita, scendendo verso la nebbia, ai piedi della città. Sterzò con rabbia, facendo stridere gli pneumatici.

Prese Market Street, ma non in direzione del suo appartamento, e del bicchiere di scotch che tanto anelava. Era diretto verso l’ufficio, verso il computer e il telefono.

Perché, ora, finalmente, lentamente, cominciava a capire. Cominciava a capire cosa stava per succedere.

PARTE QUARTA

FIAMME DELL’INFERNO

48