L’esplosione successiva fece tremare il corridoio. Persino con il suono assordante delle sirene, l’uomo chiamato Ben Fry fu in grado di udire il crollo delle macerie. Era di nuovo in piedi, correva, girava un altro angolo.
Ed ecco, davanti a lui, come previsto, la parete in pezzi. Un foro aperto sulla notte, sul cortile, sul mondo libero al di fuori.
L’uomo chiamato Ben Fry inciampò sulle macerie, sentì l’aria colpirgli il viso, vide il fuoco, e la pazzia, intorno a lui. Luci accecanti, sirene assordanti. Una torre in frantumi. Fiamme rosse al cielo. Uomini armati che prendevano posizione, tagliandogli la fuga. Mitragliatrici ancora in funzione su quelle torri, che spazzavano il cortile, in cerca di un fuggitivo, sulle sue tracce.
Come era potuto succedere? Come avevano fatto a sapere? Nessun essere vivente aveva il coraggio di tradirlo. Qualcuno doveva avere immaginato tutto, doveva essergli entrato nel cervello. Era impossibile. Non gli era mai successo prima di allora.
L’uomo chiamato Ben Fry era in piedi sulle macerie, a guardare il cielo notturno, in cerca della sua unica speranza.
La vide. Vide l’elicottero, l’Apache. Ne vide le luci, sospese sulla foresta, a neanche un chilometro.
«Forza! Forza!» gracchiò.
Era ancora presto per l’appuntamento, tutto era stato precisamente pianificato. Lui però non poteva stare lì, esposto in quel modo. Iniziò a correre nel cortile, verso i riflettori, rischiando di farsi colpire dalla mitragliatrice.
Le luci lo rendevano inquieto, le sirene gli foravano il cervello, le fiamme dei missili erano da ogni parte, intorno a lui. Ma l’uomo chiamato Ben Fry correva, con gli occhi rivolti in alto, verso l’Apache. Voleva che l’apparecchio si avvicinasse, che lo portassero via.
Il primo missile partì dal suolo mentre stava correndo. Lo osservò sconvolto, mentre procedeva diritto verso la sagoma nera sopra gli alberi, illuminando la foresta. Non colpì l’elicottero e si perse nel cielo. Il secondo seguì le tracce del primo e fallì.
L’uomo chiamato Ben Fry si affrettò. Vedeva l’elicottero che si girava, pronto ad allontanarsi. Lo lasciavano lì? Terrorizzato, vide un terzo missile partire e colpire i rotori del velivolo. Nella luce dell’esplosione, vide le pale che si accartocciavano, come le ali piegate di un insetto. Poi l’intero apparecchio esplose.
«Noooo!» urlò, con la voce coperta dalle sirene.
Era pietrificato, senza più risorse. L’Apache s’inclinò come un animale ferito e crollò al suolo con il muso in avanti, ma non si sentì il fragore dell’impatto. Le lingue di fuoco che salirono dagli alberi mutarono il colore del cielo da nero a rosso.
L’uomo chiamato Ben Fry rimase a bocca aperta, mentre l’elicottero moriva. Le luci dei riflettori s’incrociavano sopra di lui, le sirene gli perforavano la mente. Da tutte le direzioni arrivavano uomini armati. Eppure tutto per lui era ormai immobile, come se si trovasse sull’orlo di una valle sconfinata in cui niente viveva, si muoveva o cambiava, ma tutto continuava a esistere per sempre.
70
A circa cinquecento chilometri di distanza, al settimo piano di un edificio con il tetto rosso, nell’ufficio con la grande finestra ad arco sopra il traffico di mezzanotte in Market Street, Weiss si mosse appena nella penombra. Quando il telefono suonò, lo afferrò al volo.
«È finita», brontolò Ketchum.
«L’hanno preso? L’hanno preso?» A Weiss sembrò che la risposta non arrivasse mai, che il silenzio dall’altra parte lo uccidesse.
«C’è ancora confusione», disse infine Ketchum. «Non sono certi di che cosa sia successo. È molto difficile avere informazioni.»
«Vuoi dirmi che è fuggito? Come cazzo è potuto fuggire?»
«Sto dicendo che non lo so, Weiss. D’accordo, nessuno lo sa.»
«Merda.»
«Indossava un’uniforme delle guardie», continuò Ketchum. «Ha ucciso un sorvegliante per prendergliela. C’è una remota possibilità che si sia mischiato a loro, nella confusione. Potrebbe essere scivolato fuori.» Weiss non diceva niente e Ketchum aggiunse, con voce irritata: «Anche se così fosse, non andrebbe in nessun posto. Ci sono delle guardie morte e non vogliono lasciarselo sfuggire. Hanno cani ed elicotteri che setacciano la zona. Hai visto il posto. Ci sono solo alberi, rocce e merda. Dove cazzo potrebbe andare?»
«Che cosa mi dici di Pomeroy?» chiese Weiss.
«L’hai salvato, Weiss. È più morto che vivo dalla paura, ma Fry non ha fatto in tempo a toccarlo.»
«Non ha parlato?»
«No, Whip giura di non aver parlato. L’allarme è scattato appena in tempo.»
Il corpo di Weiss fu scosso da un sospiro di sollievo. Almeno quello era andato bene. Forse la cosa più importante. Ovunque l’uomo di nome Ben Fry fosse, non sapeva più di quanto sapesse prima. Non più di quello che sapeva Weiss.
«La cercherà ancora», disse piano, come a se stesso. «Non smetterà di cercarla finché non la trova.»
Per un momento non si sentirono altri rumori se non quelli provenienti dalla strada.
Poi Ketchum rispose: «Sai che cosa ti dico, Weiss? Scommetto che la trovi prima tu».
Weiss sbuffò e depose il ricevitore. Si appoggiò allo schienale. Guardava lo schermo del computer, che era ancora l’unica luce nella stanza. Il volto della ragazza dai capelli rosso oro lo guardava, ammiccando, ripetendo i gesti all’infinito, con la camicetta di pizzo, casta e sexy al tempo stesso. Weiss la guardò, scrutò nei suoi occhi senza fondo, nell’espressione distante. Lentamente si avvicinò sempre più a lei e la luce dello schermo scolpì linee profonde nel suo volto brutto e pesante. Restò a guardarla a lungo.
La troverai prima tu, pensò.
Protese una mano e toccò l’immagine, con tenerezza.
EPILOGO
WEISS era ancora alla scrivania quando entrai, la mattina dopo. Fissava sempre il computer, ma stava leggendo un’e-mail. Bishop l’aveva inviata dal piccolo aeroporto di Driscoll.
Weiss. Felice di sapere che il messaggio ti è arrivato in tempo. Mi sono dovuto attardare nel bosco per salvare Kathleen. Dovrò rispondere a qualche domanda dei poliziotti per via di certi cadaveri. Ci vediamo fra uno o due giorni. JB.
Mentre Weiss leggeva, le sue labbra s’incurvarono in un sorriso incredibilmente sciocco. Bishop aveva rischiato di far saltare una missione per tornare a prenderla. Weiss non era certo di capire perché, ma questa parte della notizia gli sembrò incredibilmente gratificante.
In effetti, Bishop non aveva solo salvato la vita a Kathleen alla palude, ma l’aveva anche riportata a casa con l’aereo. Gli ultimi due uomini di Hirschorn rimasti erano restati di guardia alla pista per un po’, come era stato loro ordinato. Ma quando a notte avanzata, ormai stanchi, erano ritornati al campo base, dove Alex Wellman aspettava ansioso il ritorno del capo, Bishop e Kathleen, nascosti tra gli alberi, erano potuti salire sull’aereo e decollare, arrivando a Driscoll nelle primissime ore del mattino.
In quel momento, le notizie sull’attacco a North Wilderness stavano arrivando ai telegiornali. Così, quando Bishop si era presentato al comando elicotteri della polizia della California vicino al campo di volo, erano stati molto interessati ad ascoltare quanto aveva da dire. Bishop aveva individuato la via della dinamite sulla cartina della zona e aveva indirizzato la polizia. Wellman e i due uomini erano stati arrestati prima del sorgere del sole.
Bishop aveva ucciso tre uomini e Kathleen un altro. Questo aveva causato qualche problema con la polizia, che aveva voluto trattenerli per qualche giorno in città per poterli interrogare. Kathleen e Bishop avevano passato la maggior parte di questo tempo al piano di sopra della casa affittata dal detective. Man mano che la vicenda si chiariva, era apparso evidente che avevano agito per legittima difesa. Era stato detto loro che erano liberi di andare dove volevano, senza accuse.