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«Devo dedurre che suo figlio ha consultato altri investigatori prima di me», disse.

«Sta scherzando, vero? C’è una lista lunga quanto un poema. E perché no, voglio dire, con tutto il denaro che abbiamo da buttar via! Insomma, signor…»

«Weiss.»

«Venga di sopra, signor Weiss; cercherò di risparmiare a entrambi tempo e denaro.»

La stretta scala era male illuminata, così come il pianerottolo del primo piano. Weiss seguì la donna fino a una porta chiusa. La signora Spender l’aprì con un gesto teatrale.

«Questa è la stanza di mio figlio», annunciò. «Qui è dove elabora tutte le scemenze che le ha raccontato.»

Non si diede pena di accendere la luce, ma quella che entrava dalla finestra permise a Weiss di osservare l’ambiente, una volta entrato.

Sembrava la stanza di un bambino di circa dodici anni. C’erano persino un modellino di astronave sul cassettone e due bandierine dei Giants appese al muro. Il letto singolo sembrava quello di un ospedale, con le coperte tirate e rimboccate sotto il materasso; a una delle pareti era appoggiato uno scaffale che fungeva anche da scrivania. Weiss esaminò i libri: volumi di numismatica, libri illustrati sulla Spagna, una lunga fila di romanzi di fantascienza consunti dall’uso.

Improvvisamente ci fu una specie di botto. La signora Spender aveva preso una pila di taccuini dall’armadio di suo figlio e l’aveva lasciata cadere sulla scrivania.

«Io non dovrei neanche sapere che esistono», disse in tono asciutto.

Weiss si avvicinò e sparse la pila sulla scrivania. Si trattava di normali taccuini a spirale, ma c’erano anche riviste di ragazze nude, tutte, come Weiss poté notare mentre la signora Spender sbuffava con una smorfia carica d’ironia, chiaramente di origine latinoamericana.

In fondo alla pila vi erano alcuni raccoglitori. Weiss li aprì e riconobbe con un sorriso le pagine azzurre, con le buste circolari in cui mettere le monete. Anche la collezione, Weiss notò, era quella di un ragazzino dodicenne, in cui i pezzi migliori, quelli di valore, mancavano inevitabilmente.

Sfogliò infine il primo taccuino. Le pagine erano coperte da una fitta scrittura tremolante. Weiss lesse qualche riga e capì di che cosa si trattava: la storiella della vergine spagnola era tutta lì, elaborata nei minimi dettagli. Come l’aveva individuata mentre stava seduto al bar, come la sua bellezza l’aveva colpito eccetera. Weiss leggeva lentamente. Lo stupro era descritto quasi con dolcezza, specialmente nel punto in cui la ragazza smetteva di resistere e cedeva alla virilità del Topo.

Trema fra le mie braccia. Sei troppo uomo per me, señor, sussurra con il suo accento spagnolo. Si aggrappa a me in modo rassegnato, mentre la porto verso il letto.

Weiss sorrise perché non riusciva a immaginare il Topo portare una donna adulta in nessun posto.

Penso che mi verrà l’ernia, le dico con voce virile. Tu sei troppo procace per me.

Weiss continuava a girare le pagine. Vi erano altre storie descritte con molta fantasia: tutte le protagoniste femminili erano spagnole o latinoamericane e tutte venivano in qualche modo obbligate ad avere rapporti con il Topo. All’inizio resistevano, poi cedevano a un piacere selvaggio. Vi erano anche alcuni disegni a matita di ragazze dai tratti latini stese sul pavimento con le gambe aperte.

«Disgustoso», commentò la signora Spender.

Weiss si strinse nelle spalle e chiuse il taccuino. «Le persone hanno fantasie di ogni genere, signora. Volevo solo assicurarmi che suo figlio non avesse fatto male a nessuno. A nessuna persona vera, intendo.»

La signora Spender scoppiò in una risata. «Chi? Wally? No, naturalmente. Fa il ragioniere.»

«Be’, questo non sempre è una garanzia.»

«Lo so, ma… quello che intendo dire è che mio figlio va al lavoro tutti i giorni alle otto e ritorna alle cinque e quarantacinque in punto. Alcuni giorni va a lavorare in farmacia, altri al negozio dell’elettricista, altri ancora in quello delle arti decorative, di qualunque cosa si tratti. So sempre dov’è, perché mi avvisa sempre. Ci sentiamo tre o quattro volte al giorno.»

«Dal suo cellulare?»

«Qualche volta sì; ma altre sono io a chiamarlo nel posto dove sta lavorando. Non che io lo controlli… è un uomo adulto, ma… Comunque lo trovo sempre dove ha detto di essere.»

«E nei fine settimana?»

«Mi porta a fare spese. Andiamo al cinema. Conduciamo una vita tranquilla.»

«Che cosa mi dice della Spagna? Suo figlio ci è mai stato, in vacanza o per altri motivi?»

«Con il suo stipendio? Se mio marito non mi avesse lasciato qualcosa di cui vivere, non potremmo permetterci neanche questa casa. Andiamo una settimana al mare in inverno, ecco tutto. Wally non ha neanche il passaporto.» L’espressione dura del volto si addolcì leggermente; stava cercando la comprensione di Weiss e la ottenne con facilità: Weiss capiva tutto.

Continuò in un tono più pacato: «Non è certo la vita migliore per un uomo adulto, signor Weiss, non è che io non lo capisca. Wally ha sempre desiderato andare in Spagna, fin da quando era un bambino, ma poi, per una ragione o per l’altra… non è colpa di nessuno». Rivolse lo sguardo ai taccuini sulla scrivania. «Dio mi è testimone. Mio figlio non potrebbe mai stuprare nessuno. Ha delle fantasie, come lei ha detto, ma questo non è un reato.»

«No, signora, non è un reato, altrimenti tutti finirebbero in galera.»

«Ecco, è proprio ciò che intendevo.»

«Che mi dice dell’uomo che suo figlio crede stia cercando di ucciderlo. Potrebbe esistere davvero?»

La signora Spender lo fissò rassegnata. «Il famoso uomo con un grande coltello appostato fuori dalla casa.»

«Proprio lui.»

«Glielo dico io chi è», fece lei. «Tre anni fa, mio figlio ha compiuto quarant’anni. Da allora, ogni anno è la stessa storia. Una volta si tratta del fratello della ragazza, un’altra del padre, poi del marito. Tutti comunque hanno un grande coltello e sono appostati fuori dalla casa.»

«E tutti vogliono vendicare il loro onore?»

«Così è Wally… l’uomo più ricercato della terra.»

«Dunque lei è certa che quell’uomo non esiste.»

«L’uomo non esiste, la donna non esiste, tutta la storia non esiste. Lei è il quarto investigatore che assume; se vuole le do i biglietti da visita degli altri, per interpellarli. L’unica verità qui è che mi sono costati ottantacinque dollari l’ora. Ottantacinque più le spese. Uno di loro ha telefonato ai datori di lavoro di Wally, chiedendo se per caso, qualche volta, non aveva fatto assenze sospette durante le quali avrebbe potuto andare in giro a commettere stupri; a momenti lo licenziano. Guarda caso, tutti sono giunti alla stessa conclusione: la storia esiste solo nella testa di mio figlio, nelle sue fantasie. Ora la ringrazio, mi mandi pure il conto per posta.»

Weiss assentì, in tono distaccato, mentre faceva scorrere le dita sulla copertina di uno dei taccuini. Non disse alla signora Spender che un suo amico gli aveva fatto avere l’elenco delle telefonate del figlio. Sapeva che non vi erano state telefonate notturne e praticamente nessuna neanche di giorno, certamente nessuna di minaccia o anche solo insolita.

«Che stranezza», pensò. «Che situazione veramente bizzarra.»

Quando si voltò, il grosso corpo e la larga faccia dai tratti cadenti parvero incombere sulla vecchia inacidita con la loro tipica aria protettiva. «Tratterrò le spese da quello che mi ha dato suo figlio», disse, «e le farò avere il resto.»