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Shadrach lancia uno sguardo a Nikki, appellandosi a lei nella speranza di aiuto. Ma lei ha ancora quell’espressione distante; non pare assolutamente consapevole della presenza di Buckmaster.

Mordecai domanda con rabbia: — Chi ha progettato quei congegni, Roger?

Buckmaster pare indietreggiare. È stato colpito là dove fa male. Le sue guance s’infiammano; gli occhi luccicano di lacrime furiose. — Io! Sono stato io! Razza di bastardo, lo ammetto, sono stato io a costruire i tuoi sporchi impianti. Credi che non sappia che sono colpevole anch’io? Credi che non lo capisca adesso? Ma io me ne sto tirando fuori. Non sarò più responsabile.

— È suicida, quello che stai facendo — Shadrach Mordecai indica delle figure avvolte nell’ombra alle estremità del sentiero, alti funzionari che indugiano nell’oscurità, scarsamente desiderosi di entrare nel raggio di eventuali occhi-spia mentre si godono il gustoso spettacolo del folle sfogo di Buckmaster. — Domattina ci sarà un rapporto su tutto questo sulla scrivania del Presidente, Roger, con ogni probabilità. Ti stai distruggendo con le tue mani.

— Distruggerò lui. Quella sanguisuga. Ci tiene tutti in ostaggio, i nostri corpi, le nostre anime, ci lascerà marcire se non lo serviamo, ci…

— Non essere melodrammatico. Serviamo Gengis Mao perché abbiamo delle capacità e questo è il luogo appropriato per utilizzarle — dice Mordecai con decisione. — Non è colpa nostra se il mondo è fatto così. Preferiresti trovarti a Liverpool o a Manchester, a vivere in una cantina fetida, con l’intestino bucherellato? Sei libero di scegliere.

— Non provocarmi, Mordecai.

— Ma quel che ti dico è vero. Siamo fortunati a essere qui. Stiamo facendo l’unica cosa ragionevole che è possibile fare in un mondo impazzito. Il senso di colpa è un lusso che non ci possiamo permettere. Tu adesso vuoi tirartene fuori, accomodati, Roger, fallo. Ma quando ti sarai calmato domani mattina, non vorrai più che io abbandoni il Khan.

— Non ti permetterò di fare il paternalista con me.

— Sto cercando di proteggerti. Sto cercando di fare sì che tu chiuda la bocca e smetta di urlare sciocchezze pericolose.

— E io sto cercando di far sì che tu stacchi la spina e ci liberi da Gengis Khan Mao — geme stravolto Buckmaster, gli occhi iniettati di sangue.

— Dunque tu credi che staremmo meglio senza di lui? — chiede Shadrach. — Che alternative proponi, Buckmaster? Che tipo di governo suggeriresti? Forza. Parlo seriamente. Mi hai coperto di titoli poco lusinghieri, adesso parliamo razionalmente per un attimo. Sei diventato un rivoluzionario, giusto? Okay. Qual è il tuo programma? Che cosa vuoi?

Buckmaster però non è nello spirito giusto per la discussione filosofica. Fissa Mordecai con occhi carichi d’odio, controllandosi a stento, cercando di esprimere parole che non lasceranno la sua gola se non sotto forma di grugniti incoerenti e gutturali; stringe i pugni e li allenta, ondeggia in modo allarmante, le guance arrossate si fanno porpora. Shadrach, ormai abbandonato da qualunque sentimento di simpatia, gli dà le spalle e si volge nuovamente verso Nikki Crowfoot. Mentre se ne stanno andando insieme, Buckmaster si fa avanti rapidamente, agitandosi in un goffo scatto, si aggrappa alle spalle di Shadrach e cerca di trascinarlo a terra. Shadrach fa un aggraziato giro su se stesso, si china leggermente per liberarsi dalla presa di Buckmaster e, non appena Buckmaster gli si avventa contro, lo afferra saldamente stringendogli le mani attorno al torace, lo volta, lo immobilizza. Buckmaster si contorce, tira calci, sputa, ma Shadrach è troppo forte per lui. — Calma — mormora Shadrach. — Calma. Rilassati. Lascia andare, Roger. Lascia andare tutto. — Trattiene Buckmaster come si tratterrebbe un bambino isterico, finché non sente finalmente afflosciarsi la resistenza di Buckmaster, abbandonato dall’eccitazione. Mordecai lo lascia andare e indietreggia, le braccia in guardia davanti al petto, pronto a un nuovo scatto dell’altro, ma Buckmaster ha esaurito le energie. Si allontana da Mordecai senza dargli le spalle, con i movimenti circospetti e appesantiti di un uomo sconfitto, fermandosi dopo alcuni passi per fissarlo minaccioso e mormorare: — Benissimo, Mordecai. Bastardo. Resta pure con Gengis Mao. Puliscigli il culo decrepito. Vedrai che ne sarà di te! Finirai nella fornace, Shadrach, nella fornace, nella dannata fornace!

Shadrach scoppia a ridere. La tensione si spezza. — La fornace. Questa mi piace. Molto letteraria, Buckmaster.

— Per te c’è la fornace, Shadrach!

Mordecai, sorridendo, prende Crowfoot sottobraccio. Lei ha ancora quell’aria raggiante, estatica, persa in un rapimento trascendentale. — Andiamo — dice lui. — Ne ho veramente abbastanza.

Lei lo interroga dolcemente, in una voce vellutata e sognante: — Cosa intendeva dire con quella storia, Shadrach? La fornace?

— Citazione biblica. Shadrach, Meshach, Abednego.

— Chi?

— Non conosci quel passo?

— No. Shadrach, è una notte così bella. Andiamo da qualche parte a fare l’amore.

— Shadrach, Meshach, Abednego. Nel Libro di Daniele. Tre ebrei che si rifiutarono di adorare l’idolo d’oro di Nabucodonosor, e il re li fece gettare in una tremenda fornace ardente, e Dio mandò un angelo a stare al loro fianco, e ne uscirono illesi. È strano che tu non conosca la storia.

— Cosa ne fu di loro?

— Te l’ho detto, amore. Ne uscirono illesi, non un solo capello bruciacchiato, e Nabucodonosor li convocò, disse loro che il loro era un Dio potente, e li promosse ad alte cariche a Babilonia. Povero Buckmaster. Dovrebbe rendersi conto che uno Shadrach non ha molto motivo di temere le fornaci. Hai fatto un buon trip, amore?

— Oh, sì, sì, Shadrach!

— Dove ti hanno spedito?

— L’esecuzione di Giovanna d’Arco. L’ho vista bruciare, ed era bellissimo, il modo in cui sorrideva, il modo in cui guardava verso il cielo. — Nikki si stringe a lui mentre camminano. La sua voce gli arriva ancora come da un mondo di sogni; quella pira l’ha lasciata stonata. — Il trip più ispiratore che abbia mai fatto. Il più profondamente spirituale. Dove possiamo andare ora, Shadrach? Dove possiamo stare un po’ soli?

8

È stanco di Karakorum dopo il suo incontro con Buckmaster, e ora si rende conto di come tutta questa storia l’abbia prosciugato del suo vigore e gli abbia spento l’animo; se potesse se ne andrebbe dritto al treno sotterraneo e si lascerebbe portare a Ulan Bator e alla sua amaca e, finalmente, a una notte di profondo sonno ristoratore. Ma Crowfoot, in preda a una bizzarra esultanza, è ormai preda di una lussuria insistente, e lui non si sente abbastanza in forze da affrontare la delusione che le recherebbe rifiutandosi ora. Tenendosi sottobraccio, dunque, si dirigono verso l’ostello degli amanti, all’estremo settentrionale dei campi di divertimento, una cupola geodetica dalla brillante superficie verde e arancione; con una lieve pressione del pollice sulla piastrina di credito, Shadrach affitta una camera per tre ore.

Non è un granché come camera. Letto, comodino, portabiti, si trova all’interno di un piccolo segmento dell’ampia cupola in cui il soffitto è digradante; le pareti sono ricoperte di un fastidioso intonaco granulare viola-bluastro; ma un posto così può bastare. Può bastare. Nikki lancia lontano la veste di merletto dorato che è il suo unico indumento, e dal suo corpo nudo, a quattro metri di distanza nella stanza, si irradia una tale corrente di energia seduttiva, un tale flusso di forza che oscilla crepitando su e giù per l’intero spettro elettroerotico, che la stanchezza di Shadrach è spazzata via, il Cotopaxi e Buckmaster si ritrovano confinati nella storia antica, e lui balza gioioso verso di lei. La bocca cerca la bocca, le mani si levano verso il seno. Lei lo abbraccia, poi scatta via, offrendo prudentemente il fianco destro al contraccettrone che sta di fianco al comodino: preme l’interruttore, riceve il bagno benevolo di radiazione dolce sterilizzante, e torna verso di lui. Il simbolo non-fert tatuato sulla sua anca brunita, una stella a nove punte, risplende di un brillante verdino dalla fluorescenza lieve, dicendole che l’irradiazione ha funzionato. Lei lo spoglia, e batte le mani soddisfatta alla vista della sua rigida virilità. Non è con Giovanna d’Arco che Shadrach sta per andare a letto, no; forse con una guerriera, ma non con una vergine.