1 giugno, segue
Se il padrone del mondo è schizoide, non ci sono delle conseguenze per i suoi sudditi? Credo di no. Ho studiato la storia con attenzione. Nel corso della storia intera il popolo ha avuto i regnanti che si meritava, i regnanti adeguati. Un sovrano riflette lo spirito dei suoi tempi ed esprime i tratti più profondi della sua gente. Hitler, Napoleone, Attila, Augusto, Ch’in Shih Huang Ti, Gengis Khan, Robespierre: nessuno è stato un incidente o un’anomalia, ciascuno è stato il prodotto organico dei bisogni del suo tempo. Perfino quando un regnante impone la sua volontà attraverso la conquista, e questo non è stato il mio caso, è all’opera l’imperativo storico: questa gente voleva subire la conquista, aveva bisogno di subirla, altrimenti non avrebbero ceduto. È lo stesso ora. Tempi schizoidi esigono un governo schizoide. La popolazione di questo pianeta muore agonizzando per decomposizione degli organi; esiste un antidoto, ma non lo mettiamo in distribuzione; la popolazione di questo pianeta accetta la situazione. Io questa la chiamo follia. Un governo folle, dunque, per una cittadinanza folle, un governo che offre promesse di antidoti ma non le mantiene mai. Naturalmente non c’è abbastanza antidoto per tutti. Ma ce n’è un po’ che si potrebbe distribuire. Espandere l’offerta non è tra le nostre priorità. Offriamo speranza, ma non iniezioni, e in un modo o nell’altro questo sorregge i nostri sudditi. Follia. Un mondo che distrugge se stesso con antigeni trasportati dal vento è folle; un mondo che sì affida a un’oligarchia di stranieri è folle; è appropriato allora che gli oligarchi stessi siano folli.
Ma lo siamo poi? lo lo sono? Ho fatto qualche altra ricerca sui sintomi della schizofrenia stamattina, ho consultato i testi della biblioteca medica di Shadrach, in sua assenza. Ho qui un testo che dice che due dei sintomi più comuni sono le illusioni e le allucinazioni. “Una illusione”, mi dice, “è una convinzione ferma che va contro alla realtà percepita dai più, e non si lascia confutare da un’argomentazione logica. Le illusioni, nella schizofrenia, hanno spesso tema grandioso oppure persecutorio: l’individuo può esprimere la convinzione di essere Gesù Cristo, o che una organizzazione internazionale supersegreta gli stia dando la caccia”. Non ho mai sostenuto di essere Gesù Cristo. Peraltro mi capita spesso, effettivamente, di ritenere con grande convinzione di essere Gengis II Mao IV Khan. Questa convinzione è illusoria? Sono convinto che questa convinzione si accordi con la realtà percepita dai più. Sono convinto che la mia convinzione della fondatezza di questa convinzione abbia una base nella realtà. Sono convinto di essere davvero Gengis II Mao IV Khan, o almeno di essere davvero diventato Gengis II Mao IV Khan, e che quindi questa convinzione non sia schizofrenica, non sia illusoria. D’altra parte, sono anche convinto di trovarmi in pericolo imminente di assassinio, che ci sia una congiura internazionale contro di me. Una classica illusione schizoide? Mangu però è morto davvero. Hanno buttato Mangu fuori da una finestra a settantacinque piani d’altezza. Mi sto solo immaginando la morte di Mangu? Mangu è morto veramente. La sto rappresentando in modo sbagliato? So che c’è chi è convinto che si sia suicidato. Questa è un’illusione. Mangu è stato assassinato. Potrebbero arrivare qui per fare lo stesso con me in qualunque momento. Nonostante tutte le mie precauzioni. Sono vittima di un’illusione? Se è così, accetto le mie illusioni. Com’è appropriato per la mia posizione nella storia. E se il pericolo è reale, quanta saggezza da parte mia nel barricarmi dietro alle interfacce!
Andiamo avanti. Allucinazioni. “Un’allucinazione è una percezione visiva, uditiva, olfattiva o tattile che non ha corrispondenza nella realtà. Nella schizofrenia, le allucinazioni hanno nella maggior parte dei casi la forma di voci”. Aha! “Un paziente può essere tormentato da voci che gli ordinano di saltare giù da una finestra, o che lo accusano di crimini orrendi”. Cos’è questa storia della finestra? Può essere che anche Mangu fosse schizoide? No. No. Non è così. Mangu non era abbastanza intelligente per essere schizoide. Sono io quello che sente le voci, e le mie voci non mi danno consigli folli. “In certi casi le allucinazioni consistono semplicemente in rumori o parole isolate, o ancora al paziente può sembrare di ’udire i propri pensieri’. Altre allucinazioni comprendono visioni terrificanti, odori strani, e sensazioni fisiche fuori dall’ordinario”.
Credo che si tratti di questo. Se è così, lo accetto senza difficoltà. Ma c’è dell’altro. “Illusioni e allucinazioni non sono limitate alla schizofrenia”, dice. “Possono verificarsi a seguito di una vasta gamma di condizioni organiche (per esempio infezioni della materia cerebrale, o riduzioni dell’afflusso di sangue al cervello causate dall’arteriosclerosi).” È quella la spiegazione? Quando padre Gengis mi sussurra i suoi consigli, è solo perché qualcosa non va nel mio cervelletto? Quando Mao mi bisbiglia nelle orecchie, non è altro che un coagulo nell’arteria? Devo parlare a Shadrach di queste cose, quando torna. È lui che si preoccupa delle mie arterie. Potrebbe voler fare un altro trapianto. Dopotutto, ho ancora qualcuno delle mie vene originarie, e stanno invecchiando. Ho… quanti anni ho? Ottantasette anni? Ottantanove, novantatré? Sì, forse novantatré. È così difficile tenere il conto. Sono vecchio comunque, molto vecchio.
Grande padre Gengis, come sono vecchio!
L’aria è pulita a Nairobi; secca, fresca, tutt’altro che tropicale, nonostante la città sia a un grado pressappoco dall’equatore; a ben pensarci, più o meno la stessa latitudine del feroce Cotopaxi e della povera Quito. Quito, in alto in un paese montagnoso, era fresca anche lei, ma quello era solo un sogno, un’illusione transtemporale. Mentre ora Shadrach si trova realmente, nella misura in cui le cose sono reali, a Nairobi. — Siamo molto al di sopra del livello del mare — spiega il tassista. — Non fa mai troppo caldo qui. — L’uomo del taxi è socievole, aperto, chiacchiera volentieri: è un kikuyu, dice, intendendo la tribù a cui appartiene. Indossa degli enormi occhiali scuri, e una divisa blu che parrebbe avere cinquant’anni. Sembra sano, nonostante Shadrach si aspettasse quasi di trovare tutti, fuori da Ulan Bator, afflitti dalla decomposizione. — Parlo sei lingue — annuncia il tassista. — Kikuyu, masai, swahili, tedesco, francese, inglese. Lei è inglese, Inghilterra?