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— Cerco di evitare la pubblicità.

— Certo. Ma qui, qualcosina di quel che succede a Ulan Bator la sappiamo. Io ero nel Comitato, sai. Fino all’anno scorso. Dove stavi andando? Chinatown? Ti accompagno. Starmene in piedi fermo così mi fa male alle gambe. Vene varicose. Ero nel Comitato; il terzo più importante in California Settentrionale, avevo anche una tessera di accesso ai vettori. E naturalmente mi hanno fatto saltare. Ma non preoccuparti: non ti caccerai nei guai solo perché mi parli. Anche se ci sono quei Citpol che se ne stanno lì a guardare. Non sono un paria del cazzo, sai? Sono solo un ex membro del Comitato. Ho il diritto di parlare con la gente.

— Cos’è successo?

— Sono stato stupido. Avevo quest’amica, anche lei nel Comitato, grado molto basso, e suo fratello è stato colpito dalla decomposizione. Lei mi ha chiesto: “Puoi manipolare il computer, farti dare una dose più alta di Antidoto, salvare mio fratello?”. “Certo” le ho detto, “Posso farlo, lo farò, solo per te, bambina”. Conoscevo questo tipo ai computer. Sapeva come trafficare coi numeri. Così gli ho chiesto di farlo, e lui l’ha fatto, o almeno io credevo che lo stesse facendo, ma era solo una trappola, mi stava fregando, mi ha incastrato: sono intervenuti i Citpol, mi hanno chiesto di giustificare la dose extra di Antidoto che avevo richiesto… — Ehrenreich sbatte gli occhi, con fare allegro. — Lei è finita ai vivai d’organi. Suo fratello è morto. A me, mi hanno semplicemente cacciato, senza altre punizioni. Una fortuna fottuta. Per via degli anni di fedele servizio alla causa della Rivoluzione Permanente. Mi danno perfino una piccola pensione, abbastanza per non farmi mancare la vodka. Ma è stato uno spreco, Shadrach, uno spreco stupido. Avrebbero dovuto mandare ai vivai anche me, quando ero ancora tutto intero. Perché ora sto morendo. Lo sai questo, vero?

— Sì.

— Dicono che se hai preso l’Antidoto regolarmente, e poi smetti, in genere la decomposizione comincia subito. È come se la forza della malattia, trattenuta per un po’, si scatenasse e ti conquistasse tutto in un colpo.

— Sì, me l’hanno detto — dice Shadrach.

— Quanto mi resta? Tu sei in grado di dirlo, no?

— Non senza una visita. E forse non basterebbe neanche. Non sono precisamente un esperto di decomposizione organica.

— No. No, non mi aspettavo che lo fossi. Non a Ulan Bator. Non ne incontri abbastanza casi, lì. Io ce l’ho da sei mesi. La mia barba era nera quando è cominciata. E avevo tutti i capelli. Sto per morire, Shadrach.

— Moriremo tutti. Tranne forse Gengis Mao.

— Sai quel che intendo dire. Non ho neanche trentasette anni e sto per morire. Mi decomporrò e morirò. Perché sono stato stupido, perché ho cercato di aiutare il fratello di un’amica. Ero a posto, ero sistemato. Le iniezioni di Antidoto ogni sei mesi…

— Sei stato sciocco davvero — gli dice Shadrach. — Perché non saresti mai riuscito ad aiutare il fratello della tua amica, qualunque cosa avessi fatto.

— Eh?

— L’Antidoto non cura. Immunizza. Una volta che la fase letale è cominciata, i giochi sono chiusi. Non si può invertire il decorso della malattia. Non lo sapevi? Pensavo che lo sapessero tutti.

— No. No.

— Ti sei distrutto la carriera per niente. Hai buttato via la tua vita per niente.

— No — dice Ehrenreich. Sembra sotto shock. — Non può essere vero. Non ci credo.

— Va’ a controllare. Informati.

— No. Voglio che tu mi salvi, Shadrach. Voglio che tu mi prescriva l’Antidoto.

— Ti ho appena detto…

— Sapevi quel che ti stavo per chiedere. Stavi cercando di prevenirmi.

— Jim, ti prego…

— Ma potresti procurarmi quella roba. Probabilmente ti porti dietro un centinaio di fiale, nel tuo borsello nero. Cazzo, amico, sei il medico personale di Gengis Mao! Puoi fare quello che vuoi. Non è come essere il terzo in un ufficio regionale. Senti, eravamo in squadra insieme, abbiamo vinto delle coppe insieme, c’erano le nostre foto nel giornale…

— Non funzionerebbe, Jim.

— Hai paura ad aiutarmi.

— Farei anche bene, dopo quel che mi hai appena detto. Ti hanno fatto saltare per utilizzo illegale dell’Antidoto, mi dici, e poi mi vieni a chiedere di fare la stessa cosa.

— È diverso. Tu sei il medico di…

— Lo stesso. Non serve a niente darti l’Antidoto, per i motivi che ti ho appena spiegato. Ma anche se servisse, non potrei procurartene. Mi beccherebbero sicuramente.

— Non vuoi rischiare il culo. Neanche per un vecchio amico.

— No, non voglio. E non voglio neanche che mi si faccia sentire in colpa perché mi rifiuto di fare una cosa priva di senso. — Non c’è traccia di dolcezza nella voce di Shadrach. — L’Antidoto è inutile per te a questo punto. Assolutamente, completamente inutile. Fattelo entrare in testa una volta per tutte.

— Non saresti neanche disposto a provarne un po’ su di me? Come esperimento?

— È inutile. Inutile.

Dopo una lunga pausa, Ehrenreich dice: — Sai cosa mi piacerebbe, vecchio? Che tu ti trovassi nei casini seri un giorno, che ti trovassi sull’orlo del precipizio, aggrappato con le unghie. E arriva un tuo vecchio amico, e tu gli gridi: “Salvami, salvami, i bastardi mi stanno facendo fuori!”. E lui ti cammina sulla mano e prosegue oltre. Questo mi piacerebbe che succedesse. Così capiresti come ci si sente. Questo mi piacerebbe.

Shadrach alza le spalle. Non riesce a provare ira contro un uomo che sta morendo. Ed evita di parlargli dei propri problemi. Dice semplicemente: — Se potessi curarti, lo farei. Ma non posso.

— Non vuoi neanche provarci.

— Non c’è niente che possa fare. Ci credi o no?

— Ero sicuro che tu fossi la persona giusta. Se c’era qualcuno, eri tu. Non ti ricordavi neanche di me. Non vuoi alzare un dito.

Shadrach dice: — Hai mai fatto della carpenteria, Jim?

— Vuoi dire nei templi? Non mi è mai interessata.

— Potrebbe aiutarti. Non risolverà il tuo problema, ma potrebbe renderti più facile viverci insieme. La carpenteria ti mostra un’armonia che non arrivi necessariamente a vedere da solo. Ti aiuta a distinguere quel che è veramente concreto e importante da quel che non conta molto.

— Praticamente sei un fanatico di carpenteria?

— Ci vado ogni tanto. Quando le cose si fanno troppo difficili. Ci sono delle cappelle giù verso il Fisherman’s Wharf. Io ci andrei volentieri, in questo momento. Perché non mi accompagni? Ti farà bene.

— C’è un bar sulla Washington, all’altezza della Stockton, dove vado spesso. Perché non andiamo lì invece? Perché non mi offri qualcosa da bere con la tua carta del CRP? Mi farebbe ancora più bene.

— Prima il bar, poi la cappella?

— Vedremo — dice Ehrenreich.

Il bar è buio, ammuffito, un posto dall’aria trascurata. Il barista è un automatico: la carta nella fessura, il pollice sulla piastrina di identificazione, i tasti per scegliere da bere. Prendono dei martini. La truculenza di Ehrenreich svanisce dopo il secondo bicchiere; diventa sempre più cupo e piagnucoloso, ma pare meno amareggiato. — Mi spiace per quello che ho detto prima, tipo — mormora.

— Lascia perdere.

— Pensavo davvero che tu fossi la persona giusta.

— Vorrei esserlo.

— Non ti auguro nessun casino.

— Ne ho già di casini — dice Shadrach. — Sono aggrappato con le unghie. — Ride. La macchina serve altri due bicchieri di cocktail. Shadrach alza il suo. — Lasciamo stare. Cin cin, vecchio.