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Il criminale ha sorriso e mi ha messo la sua gigantesca mano sulla testa:

— Dopo verrò a trovare tuo padre, siamo vecchi amici, da giovani stavamo nella stessa famiglia in un carcere minorile…

11 mio maestro mi ha picchiettato la schiena:

— Adesso ti farò vedere una cosa che tu, se vuoi diventare un bravo tatuatore, devi saper riconoscere…

Abbiamo attraversato la stanza e siamo usciti sul retro della casa, dove c’era un piccolo giardino con qualche albero da frutta. Siamo entrati in una casetta per gli attrezzi fatta di legno e lamiera arrugginita. Il mio maestro ha acceso una lampadina che dal soffitto dondolava al livello della mia faccia.

Sul pavimento c’era qualcosa coperto con un grande pezzo di stoffa grezza: qualcosa di grande. 11 mio maestro ha tolto il telo: sotto c’era un uomo morto, nudo, senza segni di coltellate о sangue, aveva solo un livido largo e nero sul collo.

«Strangolato», ho pensato io.

La pelle era molto bianca, quasi come la carta, doveva essere morto già da un po’ di ore. La faccia era rilassata, con la bocca leggermente aperta, le labbra viola.

— Guarda qui, Kolima, guarda bene, — nonno Lèsa mi ha mostrato un tatuaggio sul braccio destro del cadavere, chinandosi e girandolo verso di me.

— Allora, che dici? Che cos’è ’sto tatuaggio?

Me lo chiedeva con una specie di mistero nella voce, come se fosse arrivato il momento di fargli vedere quello che avevo imparato da lui.

Senza volerlo, ho cominciato ad analizzare il tatuaggio ad alta voce, arrivando alle mie conclusioni. Lui mi ascoltava con grande pazienza, tenendo sempre il cadavere girato verso di me.

— E unavfirma di un’autorità siberiana di soprannome «Tungus». E stata fatta nel carcere speciale numero 36, nel 1989, nella città di Ilin, in Siberia. C’è anche la benedizione per chi la legge, chiaro segno che il tatuatore che l’ha eseguita è un Urea siberiano…

— Tutto qui? Non hai notato nient’altro? — mi ha chiesto il mio maestro con sospetto.

— Beh, sarebbe a posto, come tatuaggio: eseguito bene, si legge perfettamente, composizione d’immagini classica e molto chiara… Però…

Già, c’era un però.

— E l’unico tatuaggio sul corpo, — continuai, — eppure nell’immagine ci sono riferimenti ad altri tatuaggi, che qui mancano… E stato fatto nel 1989, ma sembra guarito da pochi mesi, è ancora troppo nero, il pigmento non ha avuto il tempo di sbiadirsi… E poi il posto è strano, di solito sul braccio si fanno «i semi» о «le ali»[7], le firme invece si agganciano a qualche tatuaggio grande, sono una specie di ponte tra due tatuaggi. Possono essere fatte sull’avambraccio, all’interno, о più raramente subito sopra il piede, sulla caviglia…

— E perché si fanno li? — mi ha interrotto il mio maestro.

— Perché è importante che il tatuaggio sia in un posto facile da far vedere in qualsiasi situazione, invece questo qua

10 ha messo in un posto scomodo…

Mi sono fermato per un momento. Ho fatto un po’ di calcoli e ragionamenti nella mia povera testa e alla fine ho guardato il mio maestro con occhi spalancati:

— Non ci credo, non mi dire, nonno Lésa… Mica questo qui è uno… — mi sono fermato di nuovo perché non riuscivo a pronunciare quella parola.

— Si, ragazzo mio, questo qui è uno sbirro. Guardalo bene, perché chissà, forse nella vita ti toccherà ancora incontrarne un altro che si spaccia per uno di noi, e allora non avrai

11 tempo di pensare, dovrai essere sicuro al cento per cento e riconoscerlo subito. Questo qui in qualche maniera è venuto a sapere che uno di noi portava una firma e l’ha copiata uguale, senza sapere che cos’è veramente una firma, come si fa e come viene letta e tradotta… Ha trovato la morte perché era troppo stupido.

Non mi faceva impressione né il corpo del poliziotto strangolato né la storia del tatuaggio copiato da un criminale. L’unica cosa che in quel momento mi sembrava strana, innaturale e fuori dal mio modo di comprendere la vita, era quel corpo vuoto, senza tatuaggi. Mi sembrava una cosa impossibile, la percepivo quasi come una malattia. Fin da piccolo ero sempre stato circondato da persone tatuate e per me questo era assolutamente normale. Vedere un corpo senza niente di tatuato sopra mi faceva un effetto strano: una sofferenza fisica, una specie di pietà.

Anche il mio stesso corpo mi faceva impressione, perché lo vedevo troppo vuoto.

Mi allenavo a leggere i tatuaggi che vedevo in giro. Così scoprivo molte cose che non sapevo delle persone che conoscevo da sempre.

— Ma dimmi, zio Ignat, una volta, quando eri giovane, hai preso un ergastolo e poi ti hanno liberato, vero?

— E lascialo stare, Kolima, smettila con i tuoi esperimenti, non chiedere niente ai nostri ospiti… Se non sei sicuro di quello che leggi addosso a una persona, impara meglio! — mio padre mi cacciava via ogni volta che tempestavo di domande le persone.

Chiedere a qualcuno dei suoi precedenti penali — quello che viene definito «orme sull’acqua» — da noi era considerata una maleducazione. Ma io ero talmente preso da questa mania che non riuscivo a fermare le mie rotelle.

Secondo la regola, i tatuaggi vanno fatti in certi periodi della vita, non si possono fare subito tutti quelli che ti piacciono, esiste uno schema preciso.

Se un criminale si fa un tatuaggio che non rappresenta un’informazione reale su di lui, о si fa un tatuaggio prima del tempo, viene severamente punito e il suo tatuaggio deve essere tolto dalla pelle.

Come si dice in Siberia, i tatuaggi bisogna «soffrirli». Dopo aver vissuto qualcosa di particolare, lo si racconta tramite il tatuaggio come in una specie di diario. Siccome la vita criminale è dura, si dice che i tatuaggi non vengono «fatti», ma «sofferti».

Spesso si sente dire da qualcuno che si è fatto un nuovo tatuaggio:

«Ecco, ho sofferto un altro tatuaggio», e la frase non si riferisce al dolore fisico provato durante il processo del tatuaggio, ma al significato di quel particolare tatuaggio e alla vita difficile che gli sta dietro.

Una volta ho conosciuto un ragazzo, si chiamava Igor, era uno che combinava parecchi casini e molti lo consideravano una testa calda, non condividevano il suo modo di pensare e vivere la vita. Era figlio di una donna di nazionalità moldava che lavorava in fabbrica, completamente estranea alla vita criminale. Era stata sposata con un criminale ucraino che giocava d’azzardo e doveva soldi a mezza città. Poi un giorno l’uomo era stato ammazzato, qualcuno gli aveva tagliato di netto le mani e lo aveva buttato nel fiume, dov’era annegato. Di lui era rimasta solo una cosa: suo figlio Igor.

Il quale gli assomigliava non poco, in certe cose: rubava i soldi a sua madre per perderli subito dopo alle carte, faceva dei lavoretti sporchi per certi criminali del quartiere Centro, che lo sfruttavano per piccole truffe. Una volta è stato preso al mercato mentre tentava di rubare la borsa della mamma del mio amico Mei, che in tutta risposta gli ha sfigurato la faccia e lo ha reso zoppo.

Per farla breve, alla fine questo ragazzo è stato beccato dai poliziotti di una città ucraina mentre provava a derubare una vecchietta, minacciandola con la forza. Visto che aveva paura di finire dentro per un reato simile, disprezzato dalla comunità criminale, si è inventato una storia incredibile: che lui era un membro importante della comunità siberiana, che i poliziotti lo volevano incastrare a tutti i costi e la vecchia era d’accordo con loro. Per essere più credibile, quell’imbecille si è fatto qualche tatuaggio mentre era nella cella del distretto di polizia. Usando un pezzo di fil di ferro e l’inchiostro di una biro, si è disegnato qualche immagine siberiana sulle dita e sulle mani, senza neanche conoscerne il significato, limitandosi a copiare quello che aveva visto addosso a noi.

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7

I tatuaggi chiamati cosi non riproducono semi о ali: contengono varie immagini che rimandano alle informazioni personali, alle promesse, ai legami sentimentali del criminale.