— A te è sempre piaciuta Nia — protestò Anhar. — L’hai sempre protetta. Stai cercando di farla tornare nel villaggio.
Angai disse: — Tu non sai mai quando tacere, Anhar. Sono stanca delle tue opinioni! Hai una mente ristretta, piena di idee malvagie. È come un formaggio rosicchiato dagli insetti del formaggio. Come un animale morto mangiato dai vermi.
— Caspita! — esclamò Derek.
Anhar si voltò. La folla la lasciò passare. Si allontanò da Angai e dalla piazza illuminata dalle torce e sparì nell’oscurità.
— E per quanto riguarda l’uomo? — domandò un’altra donna. — La Voce della Cascata?
L’oracolo rispose. — Io andrò al villaggio delle persone senza pelo. Il mio spirito mi ha ordinato di imparare da loro. Non ho fatto nessun nuovo sogno che mi dicesse di fare altrimenti.
Angai disse: — Ho finito di parlare. Avete sentito la mia decisione. Siete d’accordo con me? O ci dovrà essere una discussione?
Ci fu silenzio. Avevo la sensazione che le persone attorno a me non fossero soddisfatte, ma nessuno era disposto a parlare.
Alla fine qualcuno domandò: — Che cosa ti hanno detto gli spiriti, Angai?
— Ho sognato che mi trovavo su una pista che non riconoscevo. Il territorio che mi circondava era sconosciuto. Il suolo sotto i miei piedi scottava. C’era fumo che saliva da fori. Non riuscivo a vedere dove stavo andando.
— Non mi sembra un sogno favorevole, Angai.
La sciamana si accigliò. — Non ho finito! Con me c’era una vecchia. Aveva un ventre grasso e seni cascanti. Portava un bastone e mi sembrò che avesse dei problemi a camminare. A volte camminava al mio fianco. A volte davanti. A volte dietro. Non mi lasciava mai. Ogni tanto faceva dei versi: grugniti e gemiti. Quasi sempre restava in silenzio. Una volta era dietro di me e mi sembrò di sentirla incespicare. Mi fermai a guardarmi alle spalle. Lei disse: ’Continua a camminare. Non preoccuparti per me. Per quanto sia vecchia, terrò il passo con te’. Proseguii. Il sogno è terminato così.
La donna che aveva fatto la domanda disse: — D’accordo. Sarò d’accordo con te, Angai. Anche se queste nuove persone mi mettono a disagio. E anche se penso che Anhar abbia ragione riguardo a Nia.
Angai fece il gesto che significava "basta così". Si voltò ed entrò nella tenda.
Dissi: — Finisci tu di tradurre, Derek. Voglio parlare con Nia.
Lui fece il gesto dell’assenso.
Mi avvicinai a Nia e all’oracolo. Due donne tolsero le torce dai loro sostegni e le portarono via.
Nia disse: — Non sono sicura che Angai stia agendo in modo intelligente. Sarebbe dovuta essere più cortese con Anhar. Adesso si è fatta una nemica.
— No — fece l’oracolo. — Non ha cambiato niente. Erano già nemiche. Adesso possono smettere di fingere. Io non ho mai avuto un nemico, ma so che è difficile essere gentili con qualuno che si odia. È logorante per una donna. Perde le forze. Non può fare cose che sono importanti.
— Non hai mai avuto un nemico? — domandai.
— Gli uomini per lo più non ne hanno. Se un uomo si arrabbia, affronta la persona che l’ha fatto infuriare. Altrimenti se ne va. Le donne sono intrappolate nei loro villaggi. Trascorrono un inverno dopo l’altro accanto a persone per cui provano antipatia. Non manifestano la loro collera. Non possono andarsene. Ciò crea le inimicizie. L’ho visto succedere.
— Vuoi restare nel villaggio? — chiesi a Nia.
Lei fece il gesto dell’incertezza.
— Hai un posto dove stare questa notte?
— Qui. Con Angai. — Nia fece una pausa. — Quella era Ti-antai. La donna che ha parlato per ultima. La donna che ti ha curato la mano questa mattina. Era una mia buona amica quando eravamo giovani.
— Aiya! - esclamai.
L’oracolo disse: — Io verrò con voi. La notte scorsa Angai mi ha fatto stare ai margini del villaggio in una vecchia tenda che era piena di buchi. Anche con i buchi e il vento che soffiava dentro, puzzava di vecchiaia e di pazzia. — Fece una pausa. — Non pazzia santa. Dell’altro genere.
La piazza era deserta fatta eccezione per i miei compagni. Le torce erano tutte sparite. Non c’era alcun rumore all’infuori del vento e della voce di Derek, che stava ancora traducendo.
— Che cosa voleva dire il sogno? — chiesi. — Perché ha convinto tua cugina?
— Tu non conosci molto, vero? — disse Nia.
— No. Chi era la donna anziana?
— La Madre delle Madri. Se lei ci dice di proseguire attraverso un territorio sconosciuto, allora lo facciamo.
— Era un bel sogno — osservò l’oracolo. — Non ne ho fatti molti che fossero così facili da interpretare. Nessuno può metterlo in discussione.
Derek disse: — Io ho finito.
— Arriviamo — risposi.
Lasciammo la piazza, attraversando il villaggio buio.
Fu la Ivanova a parlare: — Questa decisione non soddisferà nessuno. I gruppi di ricerca vorranno poter viaggiare. Ed Eddie, naturalmente, è sconvolto dal fatto che non ci abbiano ordinato di abbandonare il pianeta.
— È vero — confermò Eddie.
— Credo che il problema sia marxismo volgare — intervenne il signor Fang.
— Oh, sì? — dissi.
— Noi tendiamo a semplificare troppo il processo dialettico e ci facciamo affascinare dal dramma della rivoluzione. Dimentichiamo che la storia umana è molto complessa e molto lenta. Ogni grande cambiamento è preceduto da una moltitudine di piccoli cambiamenti. Ci sono compromessi. Ci sono fallimenti. Facciamo un passo avanti e poi siamo costretti a tornare indietro di un passo o perfino di due.
"Perfino le rivoluzioni sono piene di compromessi e fallimenti. Anche nel mezzo di grandi trasformazioni, arretriamo. Dopo il trionfo della Rivoluzione d’Ottobre vennero Kronstadt e il soffocamento dell’Opposizione dei Lavoratori."
— Non capisco dove porti questo discorso — disse la Ivanova.
— Noi ci aspettavamo che questo incontro avrebbe risolto ogni cosa. Ci aspettavamo una rivoluzione, del genere chiaro e semplice che vediamo sull’olovisione.
"Siamo nel mezzo di una rivoluzione che va avanti da oltre cinque secoli. Non hp idea di quando finirà, se mai finirà. Ma non è un semplice dramma teatrale. Non procede continuamente e non ci sono divisioni nette. Non c’è nessuna scena, nessun atto. Nessuno, almeno, che possiamo vedere. Queste cose le inseriscono più tardi gli storici.
"Oggi, credo, la rivoluzione è entrata in una nuova fase. Indubbiamente si è spostata su un nuovo palcoscenico. Ci sono nuovi attori e nuovi problemi, ma non c’è nessuna risoluzione."
— Questo è abbastanza vero — disse Eddie. — Quello che abbiamo raggiunto è un maledetto compromesso. Non reggerà. Una volta che saremo quaggiù…
La Ivanova disse: — Una volta tanto sono d’accordo con Eddie. Dobbiamo poter viaggiare. Abbiamo fatto tanta strada. — Esitò. — Forse potremo trovare un altro popolo che stabilirà meno restrizioni.
— Non questa notte — replicò il signor Fang.
Arrivammo al fiume. C’erano luci su una sola delle imbarcazioni. Tatiana e Yunqi sedevano insieme sul ponte. Aiutarono il signor Fang a salire a bordo. Eddie e la Ivanova li seguirono.
L’oracolo disse: — Voglio dormire. È stata una lunga giornata.
— Su questo hai ragione — osservai.
Lo accompagnammo sull’altra barca e gli preparammo un letto nella cabina.
Uscii sul ponte insieme a Derek e ad Agopian. L’aria del fiume era fresca e brulicava di insetti che sciamarono attorno alle luci del ponte non appena le accendemmo. Agopian e io ci sedemmo. Derek andò a prendere delle birre.
Bevemmo, senza parlare. Sentivamo le voci che provenivano dall’altra imbarcazione: Eddie e la Ivanova che descrivevano a Tatiana e Yunqi quanto era successo.
Agopian disse: — Non so per quanto tempo andrà avanti quella conversazione.
— Per ore, con ogni probabilità.
— Forse. — Mise giù la bottiglia. — C’è qualcosa di cui devo parlarvi.