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Lo guardai. — Il tuo segreto. La tua complicazione etica.

— Sì.

— Non può aspettare?

— Non sono certo che riuscirò a trovarmi ancora da solo con voi. Questo è il momento perfetto, se avrò abbastanza tempo.

Derek disse: — Sono pronto ad ascoltare.

Agopian guardò verso di me.

Feci cenno di sì col capo.

— Cercherò di raccontarvi questa cosa il più rapidamente possibile. Non so quando finirà quella conversazione e Tatiana tornerà. Ci sono informazioni che sono state tenute nascoste e menzogne che sono state dette. Penso che sia venuto il momento di correggere questa situazione.

Derek si protese in avanti. — Che genere di informazioni?

— Storia. Ciò che è successo sulla Terra durante gli ultimi cento anni.

— Abbiamo i messaggi provenienti dalla Terra — dissi.

— Sono tutte menzogne.

— Lo sai per certo? — chiese Derek.

— Le ho scritte io… con l’aiuto di altri, naturalmente. È un lavoro troppo grosso per una sola persona.

— Perché? — chiesi.

Derek domandò: — Quando?

— Sapete che ci sono stati problemi per arrivare in questo sistema.

Derek fece il gesto dell’assenso.

Agopian assunse un’aria perplessa e continuò. — Ci sono stati detriti in quantità assai maggiore di quanto avessimo previsto, e gran parte di questi erano a notevole distanza. Una specie di supernuvola. E ci sono stati problemi col sistema di navigazione spaziale. I computer hanno stabilito che si trattava di un’emergenza e hanno svegliato in anticipo l’equipaggio. Abbiamo guidato noi la nave in questo sistema.

"Non avevamo il tempo di svegliare nessun’altra persona, ma ne avevamo per controllare i messaggi che erano arrivati dalla Terra. Erano assurdi."

— Che cosa vuoi dire? — chiesi.

— Voglio dire esattamente quello. I messaggi erano assurdi. La Terra era cambiata moltissimo. — Fece una pausa. — Noi pensavamo che la storia si sarebbe fermata solo perché la nostra vita si era fermata, perché dormivamo un sonno magico come bambini in una fiaba.

"Non era vero. La storia era andata avanti e aveva preso un corso…" Esitò di nuovo. "Il progresso non è inevitabile. Questo è un errore che fanno i marxisti volgari. Mi è sempre piaciuto quel termine. Immagino un uomo con una grossa e folta barba, che scoreggia a tavola mentre spiega il feticismo delle merci o la teoria socialista del valore. E naturalmente sbaglia la teoria.

— Di che cosa stai parlando? — chiesi.

— Del progresso. Non c’è nessuna legge che dica che la società deve sviluppare forme sociali sempre più elevate. Il crollo è sempre possibile. Il regresso o la stagnazione. Questo è in sostanza quanto è successo dopo il Ventesimo Secolo. Non il regresso, ma la stagnazione. Credevamo che fosse una caratteristica delle società post-capitalistiche: estrema stabilità, rispetto all’estrema instabilità del capitalismo, il ritmo folle del cambiamento durante il Diciannovesimo e il Ventesimo Secolo.

"Ora credo che la stabilità fosse frutto del terribile caos creato nel Ventesimo Secolo, la scarsità di risorse e lo stato precario dell’ambiente. Abbiamo passato duecento anni a ripulire tutto, cercando di riportare il pianeta al suo stato precedente, di disfare ciò che avevano fatto quei criminali e i loro epigoni. Non avevamo il tempo per le innovazioni."

— Abbiamo costruito le colonie L-5 — dissi.

— E la nave — aggiunse Derek.

— Quelli erano nuovi oggetti. Io sto parlando di nuove idee. Quasi tutta la nostra ideologia e la nostra tecnologia provengono… provenivano… dalla vecchia società. La maggior parte di ciò che abbiamo fatto si basa su quanto le persone sapevano già prima del crollo.

— Questo non è del tutto vero — dissi.

— Lo è in gran parte — ribatté Agopian. — Siamo stati come gli individui dell’inizio del Medio Evo. Usavamo la vecchia conoscenza in modi nuovi, ma non vi aggiungevamo niente.

Derek si accigliò. — Contesto questa analogia.

— Non voglio stare a discutere sul Medio Evo.

Derek fece il gesto che significava "dimentica quello che ho detto".

— In ogni caso, la stabilità, o stagnazione, è stata solo temporanea. È quanto abbiamo appreso quando ci siamo svegliati e abbiamo ascoltato i messaggi provenienti da casa. Più o meno nel periodo della nostra partenza le differenti società sulla Terra hanno incominciato a mutare rapidamente.

Fece una pausa, corrugando la fronte. — I cambiamenti erano allarmanti. Noi… mi riferisco all’equipaggio… riuscivamo a stento a governare le informazioni che stavamo ricevendo, ed è fuori discussione che siamo le persone più disciplinate sulla nave. Non avevamo idea di quello che sarebbe successo se il resto di voi si fosse svegliato e avesse sentito. Immaginammo panico e crollo del morale. Alcuni avrebbero voluto tornare immediatamente a casa, sebbene ci sia da chiedersi a quale scopo. Altri sarebbero crollati. Ci sarebbero stati mesi di discussioni e un calo nella qualità del lavoro. Ci è sembrato che la spedizione dovesse essere protetta. Abbiamo votato, tutti coloro che non erano ibernati. Abbiamo deciso di cambiare i messaggi.

Aprii la bocca.

Agopian alzò una mano. — Non fare domande. Non so quanto tempo mi resti e voglio riferirvi quanto più possibile.

— Okay.

— Abbiamo incominciato col cambiare la storia. È stato relativamente facile. Abbiamo scritto… io ho scritto… una storia alternativa, che ci facesse sentire più a nostro agio. Dopo di che è stata tutta una questione di ricerca e sostituzione. Abbiamo detto al sistema di computer di cercare determinate categorie di eventi, di cancellarle e sostituirle con altre categorie di eventi.

Sorrise. — Devo dire che provo un nuovo rispetto per i bugiardi, soprattutto coloro che sono vissuti prima dei computer. Non ho idea di come si possa riuscire a riscrivere la storia senza un computer.

— Perché l’avete fatto? — chiesi. — Che cosa poteva esserci di così terribile nei messaggi che provenivano dalla Terra?

Agopian si sedette accanto a una delle luci del ponte. Lo vedevo chiaramente: una faccia rettangolare color bruno chiaro. Gli occhi erano grandi e scuri, il naso alto e stretto, leggermente curvo. La bocca era normale. Erano gli occhi che dominavano il viso e i capelli ricciuti e ribelli, portati un po’ più lunghi di quanto fosse di moda fra i membri dell’equipaggio.

— Ci sono tre cose che contano per me: il socialismo, il marxismo e l’Unione Sovietica. Non penso che quello che provo sia sciovinismo. È amore per un luogo e orgoglio per ciò che i suoi abitanti hanno fatto. Hanno lottato ripetutamente, generazione dopo generazione, per edificare una società che incarnasse realmente i principi del socialismo. Ci sono riusciti, anche se solo a stento. La rivoluzione non è stata distrutta dallo stalinismo, né dal fascismo, né dal nazionalismo e neppure dai numerosi crimini e dalla sorprendente stupidità degli aparatchik, i burocrati. Alla fine le persone sono riuscite a creare una società che fosse soddisfacente e giusta.

— Se questo ti fa sentire meglio, possiamo assicurarti che il tuo sentimento non è sciovinismo — disse Derek.

Agopian sorrise. — La mia vita è stata costruita attorno al socialismo, al marxismo e all’Unione Sovietica. Sono come coordinate. Mi danno un posto nello spazio e nel tempo. Mi danno una struttura: morale, intellettuale, storica, sociale e personale.

"Quando penso di perderle… è come trovarsi nello spazio. Non c’è niente sopra né sotto. Niente vicino né lontano. Ci sono soltanto l’oscurità e le stelle. Poi ti volti ed ecco lì la nave o la Terra o una stazione. Sei in grado di orientarti. Ma se ti voltassi e non vedessi niente? Solo altra oscurità e altre stelle?

"Non esisono più paesi sulla Terra né in nessun altro luogo del sistema solare. Secondo quanto ci hanno detto i messaggi, laggiù hanno abbandonato categorie antiquate come "nazione". Hanno abbandonato categorie antiquate come "socialismo". Le idee del Diciannovesimo Secolo hanno ancora un interesse storico, ma non sono più pertinenti. Non è più possibile usare le costruzioni del marxismo. Semplicemente non funzionano. È questo che dicevano i messaggi."