Выбрать главу

Raccolse la sua bottiglia di birra e l’agitò. — Per quanto sono in grado di giudicare, queste persone non hanno alcun interesse in nessun tipo di sistema: politico, economico o intellettuale. — Si alzò in piedi. — Ho bisogno di un’altra birra. E voi?

— Che cosa fa la Ivanova? — s’informò Derek.

Lui restò un momento in ascolto. — Va ancora forte. In ogni caso vi ho riferito le informazioni importanti. Volete qualcosa da bere?

— Birra — rispose Derek.

Agopian entrò nella cabina.

— Sta dicendo la verità? — chiesi.

Derek fece il gesto del dubbio.

Agopian tornò e porse una bottiglia a ciascuno di noi. Si sedette ed emise un verso fra il gemito e il sospiro.

Bevvi la birra. — Hai detto che avete incominciato cambiando la storia.

Lui annuì col capo.

— Che cos’altro avete cambiato?

— Non dovete preoccuparvi dei messaggi personali. Riguardo a quelli non abbiamo fatto quasi niente. Per lo più venivano dai primi due o tre decenni del nostro viaggio. Vi capita mai di pensare alle persone che hanno mandato i messaggi? I nostri amici. Le nostre famiglie. Loro sapevano che le persone sulla nave erano ibernate. Sapevano che quando ci saremmo svegliati, loro sarebbero stati già morti.

"Ovviamente, col tempo la maggior parte di loro ha rinunciato. Cinque anni. Dieci anni. Dopo di che soltanto i fanatici hanno mandato molto. Noi eravamo usciti dalla loro storia e dallo spazio che conoscevano. Per loro siamo diventati irreali.

"Quei messaggi non costituivano affatto un pericolo. Erano discorsivi e informali, disorganizzati, pieni di notizie di famiglia, esattamente ciò che ci si aspetterebbe da una madre o una sorella. Abbiamo dovuto eliminare qualche riferimento ad avvenimenti storici. Altrimenti niente."

Fece una pausa. — Parte del materiale attinente ai fatti era okay. La tale e la tale stella è appena diventata una nova. Abbiamo scoperto una nuova forma di vita su Titano.

"Ma le teorie! Vi ho detto che queste persone non sono interessate a nessun genere di struttura. Quello è il problema numero uno. Il numero due è che non sembrano distinguere fra realtà e fantasia, o fra materiale che è pertinente e tutto il resto. Alcuni dei messaggi sembrano poesia. Altri sono storie delle quali non riesco ad afferrare alcun senso. Altri sembrano pettegolezzi o un insieme di proverbi. E altri ancora sono una sequela di fatti non collegati che non appartengono neppure alla stessa disciplina.

"E mescolate a tutto il resto ci sono sciocchezze: stupide barzellette e antiche leggende e immagini olografiche di chissà che cosa. Famiglie di estranei. Un hotel per vacanze su Marte.

"Questi sono i messaggi degli scienziati! Per metà del tempo parlano come una qualche vecchia signora un po’ pazza che si incontra al parco e che ha una teoria sull’astrologia e la storia. O come l’uomo che viene a riparare l’impianto idraulico e spiega la vera causa dell’ultima epidemia virale. ’Viene tutto da Titano. Fanno cose lassù da non credere. Non la guardate l’olo? Statemi a sentire, uno di questi giorni arriva giù un germe che fa sembrare una bazzecola l’Aids. Mi passate la chiave inglese?’"

Derek sorrise.

— Non è divertente!

— Abbiamo cercato di trasformare quei messaggi in qualcosa che avesse senso. Di dar loro una struttura teorica, di inserirli in un sistema. Non è stato facile. Abbiamo scongelato alcuni scienziati, persone di cui pensavamo di poterci fidare. Perfino loro hanno avuto problemi, in particolare i fisici. Hanno detto che la teoria fisica è assolutamente assurda. — Sorrise. — Ma interessante, hanno detto, sebbene non si sentissero a proprio agio con l’occasionalità o l’esigenza dell’intervento di svariate divinità, di solito all’inizio e alla fine dell’universo, anche se, credo, gli dei siano necessari anche per spiegare il comportamento di determinati tipi di particelle.

— Perché ci stai raccontando tutto questo? — domandò Derek.

Agopian bevve ancora un po’ di birra. — Stavo pensando agli uomini che lavoravano per Stalin, cancellando dalle fotografie i vecchi bolscevichi, uno dopo l’altro, man mano che venivano epurati.

"Gli individui che facevano queste cose avevano dei buoni motivi. Forse non buoni per voi o per me, ma convincenti per loro. La rivoluzione era isolata e in pericolo. Andava difesa dai nemici che approfittavano di ogni insuccesso, di ogni lite e incrinatura per farne qualcosa di mostruoso.

"Stavano cercando di difendere la rivoluzione quando eliminarono Trotsky dai Dieci giorni che sconvolsero il mondo.

"Il problema è che avevano torto e hanno contribuito a distruggere la spedizione."

— Che cosa? — dissi.

— Volevo dire la rivoluzione.

Derek fece il gesto che significava "siete assolutamente matti".

— Che cosa significa? — chiese Agopian.

— Voialtri siete dei pazzi.

Agopian annuì. — È vero. Ed è quello che intendo dire alla Ivanova. Tutto questo deve finire. Non sono del tutto certo di quello che farà lei. Voglio che altre persone siano a conoscenza di quanto sta succedendo.

— Credi che ti farà del male?

— Capitano incidenti. Ci sono membri dell’equipaggio che si sono rifiutati di andare avanti con il progetto. Li abbiamo ibernati.

— Con la forza?

Fece cenno di sì col capo.

— C’è un due per cento di probabilità di gravi danni irreversibili — dissi. — E questo la prima volta che una persona viene ibernata. Ogni volta in più aumenta la percentuale dei possibili danni.

Lui annuì di nuovo. — C’è la possibilità che io sia un assassino. Ci penso spesso. Non sono contrario all’assassinio in sé. Ci sono situazioni in cui è giustificato. Ma non credo che questa sia una di quelle occasioni.

Bevve un altra sorsata di birra, poi mise giù la bottiglia e si protese in avanti. — Voglio offrire alla Ivanova una possibilità di… che cosa? Denunciarsi, immagino. Non mi va l’idea di fare la spia. Ma non voglio darle la possibilità di eliminarmi.

— Stai dicendo sul serio? Pensi davvero di essere in pericolo?

— Credo che ci sia una possibilità. Non grossa. Non avrebbe modo di ibernarmi quaggiù e non ritengo probabile che cerchi di uccidermi. Ma abbiamo fatto un sacco di stupidi progetti. — Fece una pausa e inclinò la testa. — Hanno finito di parlare. È meglio che torni. — Si alzò in piedi.

— Si tratta di una questione morale? — domandò Derek. — Sei giunto alla conclusione che mentire è sbagliato?

Agopian sorrise. — È una domanda strana fatta da te.

Derek attese.

Agopian continuò: — Non mi piace pensare che mi adatterei bene all’epoca di Stalin. E non credo che potremo passarla liscia. Ci sono state troppe menzogne che hanno coinvolto troppe persone. È solo questione di tempo prima che qualcuno parli, o qualcuno capisca quello che è successo. — Si diresse verso il parapetto, poi si voltò a guardare indietro. — Ho conservato i messaggi. Quando la gente li vedrà, non avrà più voglia di tornare a casa. — Scavalcò il parapetto e saltò sulla riva. Dopo circa un minuto sentii la sua voce, che salutava qualcuno sull’altra barca.

Derek disse: — Questa non è una situazione che si possa discutere con la birra. Richiede del vino. O forse dell’acquavite. — Si alzò, raccolse le bottiglie ed entrò nella cabina.

Restai seduta in silenzio, ascoltando Agopian che parlava in russo. La sua voce era leggera, rapida e fluida. Gli rispose la voce piena da contralto della Ivanova. Non stavano parlando di niente di serio. Lo intuivo dal tono.

Derek tornò con due bicchieri di vino. Me ne porse uno.

— Agopian non è un burlone, vero? — chiesi.

— No, e non riesco a immaginare che un bugiardo per costrizione si sarebbe imbarcato sulla nave. Credo di poter presumere che stia dicendo la verità.

— Sorprendente!