Uno dei bambini più grandicelli mi chiese: — Che cosa stai facendo?
Non conoscevo la parola per "esercizio" né quella per "meditazione".
— Sto estendendo il mio corpo e frenando la mia mente.
— Uh! Sei strana!
— È possibile.
Chiesi i loro nomi. Me li dissero. Mi domandarono quando sarei partita. Risposi che non lo sapevo.
— Diccelo prima di andartene — fece uno. — Vogliamo venire giù al fiume a vedere le vostre barche che si muovono da sole.
Un altro, uno dei piccoli, esclamò: — Come pesci! Come lucertole!
— D’accordo.
Tornai attraversando il villaggio. I bambini mi accompagnarono. Tacquero quasi tutto il tempo. Ogni tanto uno parlava.
— Quella è la tenda di mia madre.
— Ho ucciso un uccello con il mio arco nuovo.
— Che effetto fa a non avere pelliccia?
— Fresco — dissi. — Posso sentire il vento.
— Ma in inverno, devi avere freddo.
Feci il gesto dell’assenso. — Preferirei avere la pelliccia.
Arrivammo all’altra estremità del villaggio e i bambini mi fecero cenni di saluto.
Agopian era sulla mia barca, seduto sul ponte. Con lui c’erano Derek, Eddie e la Ivanova.
Salii a bordo.
— Ti stavamo aspettando — disse Derek.
— È fatta — mi disse Agopian.
— Non sono contenta delle precauzioni di Mesrop — fece la Ivanova. — Si sta comportando come se io fossi una specie di criminale.
Agopian alzò lo sguardo. — Elizaveta, abbiamo infranto delle leggi.
— Avevamo delle buone ragioni.
— Questo è qualcosa che faccio fatica a capire — dissi. — Quali erano le ragioni? E dov’è la birra?
— Al solito posto — rispose Derek. — Prendine una per me e Agopian.
Quando tornai fuori, la Ivanova disse: — Capirai quando sentirai i messaggi. Il socialismo non significa la riduzione di ogni cosa al minimo comun denominatore. Significa offrire agli individui la libertà di realizzare il loro massimo potenziale. Significa un innalzamento dell’umanità. Una nobilitazione. — Fece una pausa. — Quanto tempo abbiamo impiegato? Quattro secoli? Duecento anni di lotta per mettere fine a quell’orribile sistema e altri duecento anni di duro lavoro per ripulire la sporcizia che si era lasciato dietro? Quante persone sono morte di fame o avvelenate da tutti i diversi tipi di inquinamento? Avete mai guardato le statistiche sulla morte per fame e le malattie?
"Quante persone sono state assassinate perché volevano un sindacato o libere elezioni? O qualcosa di molto semplice. Il diritto di decidere chi avrebbero amato. Il diritto di decidere quanti figli avrebbero messo al mondo.
"Tutta quella sofferenza, quelle generazioni di lotte." Aveva parlato tenendo lo sguardo abbassato. Ora alzò la testa. C’erano rughe sul suo viso che non ricordavo.
— Pensavamo di aver vinto. Quando abbiamo lasciato la Terra, quando abbiamo iniziato questo viaggio, sembrava che l’umanità fosse sul punto di raggiungere un’età dell’oro. Un’autentica società socialista.
"Ci siamo risvegliati ai margini di questo sistema e abbiamo scoperto… non so come definirlo."
— Spazzatura — disse Agopian. — È come se avesse prevalso il pensiero umano peggiore e più basso. È davvero terribile, Lixia.
— Avete riscritto i messaggi perché non vi piacevano — dissi. — La storia non si era evoluta come volevate voi, così avete cercato di correggerla. Disfarla.
— No — ribatté la Ivanova.
Agopian disse: — Forse.
La Ivanova lo guardò con cipiglio, poi si rivolse a me: — Adesso che cosa succederà?
— Torneremo al campo, e tu e Agopian racconterete la vostra storia.
Lei guardò Eddie. — Credi che sia una buona idea?
— No. Ma non vedo alcun modo di far tacere Lixia, Derek e Agopian.
— Non c’è alcun modo — dichiarai. — Non intendo andare avanti con una menzogna di tale vastità.
Agopian mi guardò. Sembrava un po’ ubriaco. — Tu sei più forte di me, Lixia, e più innamorata delle astrazioni. Verità. Bellezza. Integrità. Ci annienteresti tutti per quelle parole.
— Tu non sei nella posizione di criticare — disse la Ivanova.
Mi rivolsi a Eddie. — Quando partiamo?
— Domattina. Presto. Tu e Derek dovreste andare al villaggio a congedarvi formalmente.
Derek fece il gesto del dissenso. — Angai ha detto niente uomini. Credo che parlasse sul serio.
— L’oracolo è lassù.
— Lui è santo. Io no. Sto prendendo Angai sulla parola.
— Andrò io — dissi. — Dopo pranzo e dopo aver fatto una nuotata. Qualcuno vuole venire con me?
— A nuotare? — domandò Derek.
— Al villaggio.
— Ci verrò io — disse la Ivanova. — Se Eddie è d’accordo.
— Penso che rimanderemo l’arresto di chiunque finché non saremo di ritorno al campo. Non conosco la procedura e in realtà non voglio chiamare per chiederla. Susciterebbe troppe domande. — Eddie si guardò attorno. — Voi altri siete d’accordo?
Derek e io annuimmo.
La Ivanova disse: — Penso che mi asterrò dal votare su questa questione.
Agopian annuì. — Mi astengo anch’io.
— Tanto vale che tu vada — disse Eddie alla Ivanova.
— Grazie.
Derek e io preparammo dei sandwich. Mangiammo, poi andai a fare una nuotata. L’acqua era fresca. Il fiume allentò buona parte della mia tensione. Avrei avuto voglia di farmi portare dalla corrente, lontano dal villaggio e dalle barche, lontano da tutte quelle persone e dalle loro discussioni. Naturalmente, se fossi andata abbastanza lontana, sarei finita nel bel mezzo della migrazione delle lucertole. Tornai indietro e salii a bordo, presi un asciugamano e me lo legai attorno al corpo.
Tatiana era tornata e stava seduta sul ponte di poppa con la Ivanova e Agopian. Sul tavolo pieghevole accanto a lei c’era una bacinella di frutta. Arance, banane e lucide mele verdi. Accanto alla bacinella c’era un mucchio di bucce d’arancia. L’aria era satura del profumo delle arance.
Tatiana parlava in russo, in modo rapido e impaziente.
— Che ne è stato dell’oracolo? — chiesi.
Si volse verso di me. — È rimasto al villaggio. Era insieme a qualcuno. Una persona grande dalla pelliccia rossiccia e abiti dimessi.
Nia.
Andai nella cabina e mi vestii.
Quando uscii, la Ivanova si alzò in piedi. Ci inerpicammo insieme lungo la scogliera.
C’erano bambini fuori dal villaggio. Se ne stavano fermi rivolti verso il vento, le mani all’infuori, le palme in avanti.
— Che cosa state facendo? — domandai.
— Tu ci hai detto che potevate sentire il vento. Le palme delle nostre mani non hanno pelo. Stiamo sentendo il vento e cercando di capire che effetto farebbe sentirsi così su tutto il corpo.
Tradussi per la Ivanova. Lei rise. — Loro non avranno difficoltà. Sono gli adulti che avranno paura e si opporranno ai cambiamenti.
I bambini rimasero ai margini del villaggio, continuando il loro gioco di far finta di essere senza pelo. Io e la Ivanova ci dirigemmo verso la piazza principale. Angai era lì, seduta sotto il suo riparo. Con lei c’erano Nia e l’oracolo.
Feci il gesto del saluto.
Angai fece il gesto che significava "sedetevi e restate per un po’".
Ci sedemmo all’ombra del riparo. Il vento sollevava polvere per la piazza.
— Partiamo domani mattina — dissi.
— Bene — ribatté Angai. — Quando ve ne sarete andati, le persone smetteranno di preoccuparsi. Dopo un po’ questa visita sembrerà solo un sogno per loro, o una storia raccontata da una vecchia su qualcosa successo molto tempo addietro. Allora potrete ritornare. Saranno meno terrorizzate la seconda volta. Ma ricordate. Quando venite, portate solo le donne e assicuratevi che siano intelligenti e sagge.
Tradussi per la Ivanova.
Lei disse: — Porgi ad Angai i nostri ringraziamenti. Spiegale che quando torneremo porteremo molti doni e molte storie, ma nessun uomo.
Lo riferii ad Angai.
Lei fece il gesto dell’intesa. — Credo che le cose si metteranno bene, anche se non mi sarei dovuta infuriare ieri sera. Adesso dovrò trovare un modo per fare contenta Anhar.