Aha! pensai. Un luogo sacro. Ma sacro a che cosa? Le spirali potevano rappresentare il sole. Da noi sulla Terra il triangolo era spesso un simbolo di fertilità o di sessualità femminile. Gli animali erano specie locali, o così almeno supponevo. Un quadrupede con le corna. Un bipede con un collo simile a uno struzzo e lunghe braccia striminzite. Venivano adorati oppure cacciati? O entrambe le cose?
Il vento spingeva verso di me gli spruzzi della cascata. Il sentiero si era fatto scivoloso. Decisi di concentrarmi su dove mettevo i piedi.
La pista girava attorno a un’alta roccia ricoperta di pittogrammi. Sull’altro lato c’era un uomo. Non c’era alcun dubbio sul suo sesso. Era nudo e il suo membro maschile era abbastanza grosso da essere ben visibile. Stava danzando, saltellando da un piede all’altro. Teneva in mano una pertica. In cima c’erano un paio di corna, verdi a causa della corrosione. Quasi certamente rame. L’uomo fece una piroetta e agitò il lungo bastone, poi tornò a girarsi, trovandosi così faccia a faccia con me. Ora mi resi conto che una cosa la portava: un filo di grosse perline rotonde e di un azzurro intenso. Mi ricordavano le perline di faenza provenienti dall’Egitto.
Lui smise di danzare e mi fissò. Rimasi immobile, guardando indietro. Era grande all’incirca quanto me, forse un po’ più robusto. La sua pelliccia era marrone scuro, lunga e ispida; gli occhi grandi e di un giallo chiaro.
Disse qualcosa che non compresi.
— Non conosco quella lingua — risposi.
— Tu parli il linguaggio dei doni — fece lui. — Devi essere una straniera. Ho pensato che fossi un demonio, ma un demonio mi avrebbe capito. — Corrugò la fronte. — Immagino che potresti essere un demonio che viene da molto lontano. Un demonio che viene da lontano potrebbe non sapere la lingua del mio popolo. È questo che sei?
— Un demonio? No. Sono una persona. Mi chiamo Lixia. E tu chi sei?
L’uomo parve sorpreso. — La Voce della Cascata. Non hai sentito parlare di me?
— No.
— Devi venire da molto, molto lontano.
— Sì.
— Io parlo per lo spirito della cascata. Esso è molto potente e conosce quasi ogni cosa. — L’uomo si mise a cantare:
"Conosce
ciò che dicono i pesci
nell’acqua.
"Conosce
ciò che dicono gli uccelli
nel vento.
"Conosce
ciò che dicono i demoni
nelle viscere della terra…
"Quelli che muovono,
quelli che scuotono,
quelli che mandano su fuoco…
"Conosce
ciò che si dicono
l’un l’altro".
— La gente mi fa domande. Mi chiede che cosa sento nel rumore dell’acqua. — Saltellò su un piede e si girò, sempre saltellando. Poi barcollò e appoggiò entrambi i piedi per terra. — Che cosa vuoi? Perché sei qui?
— Sto viaggiando con una del tuo popolo. È ferita e sto cercando aiuto.
L’uomo aggrottò la fronte. Agitò il suo bastone e gridò:
"O cascata,
dimmi,
dimmi come interpretare tutto ciò".
Inclinò il capo e rimase in ascolto. Ascoltai anch’io, ma non sentii niente all’infuori dello scroscio dell’acqua.
— La cascata dice che probabilmente parli con sincerità. In ogni caso, dice la cascata, porta sfortuna molestare i viandanti o coloro che chiedono aiuto. Pertanto ti aiuterò. Vieni con me. — Si voltò e s’incamminò su per il sentiero. Esitai un momento, poi lo seguii. Non era mai una buona idea discutere con un oracolo, soprattutto uno di una società che non si comprendeva. Ben presto ci trovammo a una buona distanza sopra la pozza. Guardai giù e vidi l’acqua spumeggiante. Nella foschia splendeva, tenue, un frammento di arcobaleno.
La pista si addentrava in una fenditura. Procedemmo fra nere pareti di roccia lungo le quali gocciolava l’acqua. Sulla roccia c’erano chiazze di una sterposa vegetazione color arancione. Una creatura camminava fra le chiazze. Era all’altezza della mia spalla e si muoveva lenta, dell’azzurro del cielo terrestre e con almeno una dozzina di zampe. Dal davanti spuntavano due antenne che ondeggiavano lievemente. Altre due antenne spuntavano sul dietro e anche queste ondeggiavano appena. Non riuscii a scorgere né una bocca né occhi.
Immaginai che l’animale stesse procedendo in avanti, ma non avevo modo di giudicarlo. Pensai di raccoglierlo. Forse c’erano organi visibili nella parte inferiore. Ma non mi erano mai piaciuti gli animali con più di otto zampe.
La mia guida si muoveva rapida. La seguii, scivolando di quando in quando sulla pietra bagnata.
Stavamo arrivando alla fine del passaggio. Le pareti erano alte solo un paio di metri e in cima vi crescevano delle piante. Vidi foglie, steli e fiori.
L’altezza delle pareti diminuì ulteriormente. Ormai riuscivo a vedere al di là di queste e della vegetazione. Stavamo emergendo su una pianura.
Su un lato, in lontananza, c’era una rupe, piuttosto bassa e costellata di alberi. In tutte le altre direzioni la terra era pianeggiante e coperta da una specie di pianta dalle foglie lunghe, sottili e flessibili. La pianta era alta circa un metro. Il suo colore variava: verde e verdeazzurro, gialloverde e un grigio-verdeazzurro argenteo. Non avrei saputo dire che cosa significassero le differenze nel colore. C’era più di una specie di pianta che cresceva sulla pianura? O il colore rappresentava variazioni all’interno di una specie?
— Ecco. — L’uomo indicò la rupe. — Il fiume è laggiù. La pista corre lungo il fiume. Seguila. All’imbrunire arriverai a un villaggio. Chiedi della sciamana e dille che hai un messaggio della Voce della Cascata. Dille che la cascata ordina di dare a questa persona ciò che chiede. Di’ che non c’è nessun male in questo. Lo so. Me l’ha detto la cascata.
"Non rifiutare di credermi,
o popolo.
Io so ciò che sa il fiume.
"Conosco i segreti
scoperti
dalla pioggia."
Agitò il suo bastone e danzò di lato, poi fece una piroetta e indicò la pista più sotto. — Va’!
Ubbidii. Quando arrivai in cima alla rupe, mi guardai indietro. Scorgevo la pista che serpeggiava fra la pseudo-erba, ma non riuscivo a vedere l’uomo. Doveva essere tornato nel canyon presso la cascata.
Scesi faticosamente lungo il pendio in direzione del fiume, che in quel punto era ampio e poco profondo, ombreggiato da alberi dalle foglie di un azzurro scuro.
Al centro del fiume c’era un banco di ghiaia sul quale si riposavano una mezza dozzina di creature: grossi quadrupedi privi di pelo e con la coda. Uno di questi sollevò il capo e mi fissò, poi emise un brontolio di avvertimento. Si alzarono tutti quanti ed entrarono pesantemente nell’acqua.
Forse lucertole? Il nome sembrava appropriato e mi offriva una sommaria qualificazione, anche se avrei dovuto ricordare che queste creature non erano autentiche lucertole.
Arrivai al villaggio al tramonto. Sorgeva in cima alla ripida scogliera del fiume, e tutto ciò che riuscii a vedere in un primo tempo fu una barriera fatta di tronchi oltre la quale saliva del fumo. Fuochi per cucinare. Parecchi. Sulla palizzata c’erano insegne come quella che aveva tenuto in mano l’oracolo: lunghe pertiche che terminavano in corna di metallo. Le corna rosseggiavano alla luce del sole. Rame lucidato, mi dissi.
Mi inerpicai su per il sentiero fino al cancello. C’era una donna lì ferma, che osservava il sole che calava. Era scura come i due uomini nel canyon e indossava una tunica di un azzurro acceso.
— Dammi il benvenuto — dissi.
La donna si girò.
— Chi sei?
— Una viandante. La Voce della Cascata mi ha detto di venire qui.
— Davvero? Entra. Sei arrivata appena in tempo.
Entrammo. Lei chiuse il cancello e vi mise una sbarra di traverso. — Ecco! — Si ripulì le mani. — Vieni con me. Ti condurrò dalla sciamana.
La seguii lungo una strada stretta che si snodava avanti e indietro fra le case. Queste erano costruzioni ottagonali, fatte di tronchi. Gli interstizi fra i tronchi erano stati riempiti con una pianta gialla e lanuginosa che sembrava essere viva e in crescita. I tetti erano spioventi e s’innalzavano dai bordi verso il centro, dove c’era un’apertura per il fumo. Non ero in grado di vedere queste aperture, ma il fumo era ben visibile e saliva da quasi tutte le case. I tetti erano ricoperti di terriccio, un eccellente tipo di materiale isolante, e nel terriccio crescevano alcune piante. Erano piccole e scure. Mi protesi e colsi una foglia. Era rotonda, spessa e simile a cera. La schiacciai e ne sprizzò dell’acqua. Una pianta grassa o qualcosa di molto simile. Era probabile che non bruciasse, il che costituiva un grosso vantaggio. Dal foro per il fumo uscivano senza dubbio scintille e se fossero finite su una pianta secca, queste persone avrebbero avuto un incendio della prateria che infuriava proprio sulle loro teste. A che cosa serviva quella pianta? Era commestibile? O soltanto ornamentale?