«Per favore», ripeté Matt disperatamente, mentre il suo polso sinistro veniva ammanettato a quello destro di Ellen, «dobbiamo andare laggiù prima che venga interrotta la trasmissione dal vivo.»
«Stia zitto!» L’agente si rivolse agli altri due. «Allora?»
Jill sollevò dal fianco la radio ricetrasmittente.
«Bert, sono Jill. Quanto ritardo ancora prima che inizi lo spettacolo?»
«Ritardo?» domandò Ellen.
«Ho detto, silenzio!»
«Alan, Bert dice ancora dieci minuti», riferì Jill all’agente nero.
L’uomo sospirò.
«Digli che gli portiamo giù due non invitati. Prima ce li togliamo dalle mani e li passiamo alle sue, meglio è.»
«Grazie», esclamò Ellen, decisamente sollevata. «Ha fatto la cosa giusta.»
«Perché le sue parole suonano più come ‘Si trovi un altro lavoro?’»
«Hanno già iniettato il vaccino?» osò chiedere Ellen.
«No, non sono neppure andati ancora in onda.»
«Che è successo?»
«È successo che un pazzo è entrato là dentro vestito da elettricista. Con un paio di forbici ha troncato il cavo che collega la telecamera all’interno della clinica con il camion che trasmette il segnale a tutte le stazioni televisive. Abbiamo accumulato un ritardo di quarantacinque minuti. Credo però che stiano sostituendo il cavo proprio ora.»
«Affrettatevi, allora», li esortò Matt. «Portateci da uno dello staff della signora Marquand prima che facciano quell’iniezione e vi prometto che diventerete degli eroi.»
«Spero per lei che abbia ragione.»
Scortati da due agenti ai fianchi e da una folla che li scherniva dalle finestre delle case popolari, Ellen e Matt percorsero il vialetto verso la clinica.
«Non riesco a credere che ce l’abbiamo fatta», esclamò Matt.
«Glielo avevo detto di non arrendersi.»
«No, ero stato io a dirlo a lei.»
Ellen si rivolse a Jill.
«Ha una qualche idea del perché quell’uomo ha tagliato il cavo?»
«Come ha detto Alan, è l’opera di un pazzo. Sentite, se ancora non se ve foste resi conto, questa per noi non è una gran bella giornata. Se ci state prendendo in giro riguardo alla vostra identità o al vaccino, vi ammanetteremo allo stesso albero che sta abbracciando quel pazzo e vi faremo passare lì la notte a saggiare l’ospitalità del quartiere.»
L’agente indicò alla loro destra, dove se ne stava il colpevole, le braccia ammanettate attorno a una grossa quercia.
Ellen sorrise mentre superavano l’uomo dirigendosi verso il luccicante centro sanitario.
Rudy agitò la punta delle dita.
«Ehi, Rudy», gridò Ellen, «questo è il mio nuovo amico, Matt Rutledge. Matt, lui è il mio… qualcuno che significa molto per me, Rudy Peterson.»
Nel momento in cui raggiunsero la clinica, ne uscì una coppia. La donna teneva tra le braccia una neonata, in modo tale che la piccola fosse inondata dal caldo sole pomeridiano. Dietro di lei, appena dentro la soglia, Matt scorse altri agenti dei servizi segreti. Alla vista di loro due ammanettati, la coppia indietreggiò.
«Buongiorno», li salutò Ellen allegramente, il sorriso tanto ampio che minacciava di oltrepassare i limiti del suo viso. «È questa la piccola che riceverà la vaccinazione?»
«Sì», rispose Sherrie, lanciando un’occhiata colma di amore alla sua bambina. «Si chiama Donelle.»
38
Le ombre del pomeriggio si allungavano nelle strade di Washington, quando Matt avviò la Harley e si diresse verso il West Virginia. Viaggiava da solo. Ellen e Rudy erano rimasti in città per rispondere ad altre domande dell’FBI e per riesaminare le prove che Rudy aveva portato. Il passaggio dall’agente dei servizi segreti addetto alla sicurezza alla sua controparte nello staff di Lynette Marquand era stato rapido.
Per tutti, vi erano troppe cose in gioco per ritardare.
In una piccola sala conferenze, mentre Matt ed Ellen venivano interrogati dall’ex rappresentante del Congresso della Georgia, Joanna Kramer, capo del personale di Marquand, avevano ricevuto la notizia che il cavo tagliato da Rudy era stato sostituito. La Kramer era corsa fuori dalla stanza, lasciandoli con un agente dei servizi segreti. Erano passati cinque interminabili minuti prima che la porta si fosse aperta e la Kramer fosse rientrata. Era accompagnata dalla first lady. Sotto il pesante make-up da trasmissione televisiva, Lynette Marquand era cinerea. Non vi era alcuna cordialità nella sua espressione, mentre studiava prima Matt, poi Ellen.
«Allora, signora Kroft», aveva detto, sempre in piedi, «a quanto pare la sua astensione dalla votazione per l’Omnivax non indicava che lei aveva perso interesse nel vaccino.»
«Per niente», aveva ribattuto Ellen. «Un uomo aveva minacciato di morte mia nipote se avessi votato contro. Avevo bisogno di guadagnare tempo.»
«E ora quell’uomo è morto.»
«Sì. Lavorava per il proprietario della Columbia Pharmaceuticals, i fabbricanti del vaccino contro la febbre di Lassa dell’Omnivax.»
«E in quel vaccino c’è qualcosa di mortalmente sbagliato?»
«Sì.»
«E lei è convinta che per noi sarebbe un grave errore iniettare in quella neonata il vaccino che sta aspettando.»
Ellen aveva sospirato di sollievo a quella notizia. «Il botto sentito in tutto il mondo» non era stato ancora sparato.
«Sì», aveva risposto di nuovo. «Ne sono profondamente convinta.»
«E lei, dottor…»
«Rutledge», si era presentato Matt, schiarendosi la gola. «Matthew Rutledge. Alcuni abitanti della mia comunità nel West Virginia, che dieci anni fa avevano ricevuto dosi di prova del vaccino contro la febbre di Lassa, stanno morendo. Credo che l’agente che li sta uccidendo sia ancora nel vaccino.»
La Marquand aveva riportato lo sguardo su Ellen.
«Signora Kroft, il mio staff mi ha informata che lei ha finanziato la campagna dell’avversario di mio marito nella passata elezione. La sua miracolosa comparsa di oggi è motivata politicamente?»
Ellen aveva riflettuto un attimo prima di rispondere.
«Io disapprovo la posizione di suo marito riguardo alla sicurezza sociale», aveva risposto infine. «Ecco perché appoggio il signor Harrison. La nostra presenza qui non ha, tuttavia, nulla a che fare con la politica. Glielo garantisco.»
Per quindici secondi, era regnato il silenzio, mentre Lynette Marquand sondava con i suoi gli occhi di Ellen.
«Grazie», aveva detto infine. La voce roca, l’espressione ancora cupa. «Grazie anche a lei, dottor Rutledge.»
Senza nessun’altra parola, lei e la Kramer si erano girate ed erano uscite dalla stanza. Quindici minuti dopo, era iniziato il primo interrogatorio dell’FBI. La neonata era stata mandata a casa; le telecamere erano state spente, e, senza alcun dubbio, i consiglieri del governo erano stati chiamati per un lavoro d’urgenza.
Prima di partire per tornare a casa, Matt, seduto da solo in una della stanze per le visite della clinica, si era dibattuto tra il desiderio di riferire alla polizia la questione della discarica tossica e il buonsenso di aspettare di aver valutato la situazione di persona. Non vedendo tornare Lyle, Lewis e Frank avevano di certo capito che alla casa di Hal vi erano stati dei guai. Di questo era più che sicuro. Ciò che avrebbero fatto o potuto fare, tuttavia, era un’altra questione. Il fratello era morto. Il loro amato vecchio furgone era in fondo al Long Lake. Si trovavano a parecchi chilometri dalla loro fattoria, e Lewis non era certo nelle condizioni migliori per viaggiare. Eppure i guai che Matt avrebbe provocato loro inviando le autorità sulla scena di una simile carneficina avrebbero potuto distruggerli. Nikki e gli altri all’interno della grotta erano piuttosto stabili quando lui ed Ellen erano partiti per la casa di Hal.
Alla fine, dopo un dibattito interiore infuocato, aveva deciso che avrebbe chiamato aiuto solo dopo essere tornato lui stesso nella montagna.