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Matt controllò ansiosamente le altre stanze. La donna che aveva chiamato Tarzana si stava dimenando selvaggiamente in una stanza laterale, legata al letto con cinghie di pelle. Non trovò nessuno degli Slocumb.

Se ci fosse stato impellente bisogno del suo aiuto, Matt si sarebbe dato da fare, ma in quel momento si sentiva esausto e più che preoccupato per Frank e Lewis. Uscì dalla sala d’aspetto del pronto soccorso e si avviò verso la motocicletta. Mentre si avvicinava alla Harley, notò una Mercedes rosso cupo parcheggiata non molto distante. L’autista, il volto nascosto nell’ombra, lo stava chiamando con un cenno della mano. Si diresse verso l’auto, poi si bloccò: era la Mercedes di Hal.

«Dottore, sono io, Frank», gridò, sussurrando, l’autista.

Matt corse da lui e balzò sul sedile del passeggero. Lewis Slocumb, sdraiato dietro, non pareva fosse peggiorato.

«Tutto bene?» gli chiese, indicando il tubo nel petto.

«Io sto bene», rispose cupamente Lewis. «Quel bastardo ha ucciso Lyle.»

«Lo so. Ero presente. Mi spiace veramente, ragazzi. Sono terribilmente addolorato. Lyle è morto salvandoci la vita. E anche un sacco d’altre vite. È stato un eroe. Come siete usciti e… e siete arrivati da Hal?»

«Il tuo amico Grimes aveva uno di quei telefoni, sai, come una radio ricetrasmittente. Quando Lyle non è tornato, abbiamo capito che qualcosa non andava. Un paio di nostri amici ha il telefono. Te lo avevo detto che conosciamo alcune persone. Frank ha chiamato Earl Morris, lo conosci?»

«No.»

«Earl è un montanaro come noi. Ha portato un gruppo di amici nella montagna e ci ha aiutati a ripulire la galleria. Non credo che qualcuno troverà mai Grimes e i suoi amici, a meno che non si immerga in acque veramente profonde, veramente scure.»

«Perché mai mi preoccupavo tanto per voi due? Che mi dite di Hal? Come siete arrivati a casa sua?»

«Earl Morris sapeva dove vive. Ci siamo ammucchiati nel suo camion e siamo andati là e l’abbiamo trovato, tutto legato come un maiale per il barbecue.»

«Ha cercato di convincervi a slegarlo?»

«Oh sì, ci ha provato», rispose Frank. «Credimi, ci ha provato.»

«E questa macchina? A me aveva detto che non aveva un’altra chiave.»

«Mentiva», disse Frank, ammiccando.

«Sapevamo che stava mentendo», soggiunse Lewis. «Non è molto bravo a farlo. Crede di esserlo, ma non lo è. Con un po’ di aiuto da parte nostra, ci ha detto cosa è successo a Lyle, poi dove era la chiave dell’auto. Voleva darcela solo se lo slegavamo.»

«L’avete ucciso?»

«Ci abbiamo pensato.»

«Sono felice che non l’abbiate fatto. Ho bisogno che lui sia vivo.»

«Gli abbiamo lasciato alcuni segni.»

«Di qualsiasi cosa si tratti, se la merita. Appena potete, trovate qualcuno che vi acquisti la sua auto e usate i soldi per comprarvi un nuovo furgone.»

«Lo faremo. Prima però vogliamo trovare il corpo di Lyle. Vogliamo seppellirlo alla fattoria. Bastardi.»

«Andremo al lago domattina all’alba. Troviamoci alla casa di mio zio e vi mostrerò dove è caduto in acqua. Lewis, devo tornare in ospedale per prendere qualcosa e toglierti quel tubo dal petto. Non penso che tu ne abbia ancora bisogno e non vorrei che insorgesse un’infezione.»

«Come vuoi. Hai intenzione di mandare la polizia a casa di tuo zio?»

«Hai controllato i miei nodi?»

«Sì. Non si scioglieranno tanto presto.»

Matt aprì la portiera e scese dall’auto. La notte era priva di nuvole e serena. Una tipica notte del West Virginia.

«Forse tra qualche giorno», rispose.

Epilogo

Sei mesi dopo

L’enorme palazzo degli uffici del senato, l’Hart, più di un milione di metri quadri, era stato costruito alla fine degli anni Settanta vicino al Dirkens, l’edificio in Constitution Avenue, tra la Prima e la Seconda Strada. Per quattro giorni l’austera sala delle udienze era stata la scena della prima udienza del nuovo senato dopo le elezioni, un’indagine sulla débâcle dell’Omnivax da parte del Comitato per la salute, l’istruzione, il lavoro e le pensioni.

Ellen aveva già testimoniato, e come lei Rudy, Matt e altri, compresa Lara Bolton, l’ex ministro della Sanità e dei servizi umanitari dell’ex governo Marquand. Da circa sei ore i senatori, seduti a tavoli coperti da drappi sotto un’enorme parete di marmo grigio, stavano interrogando a turno la stella dell’inchiesta, il dottor Harold Sawyer, attualmente in attesa di processo e trattenuto senza possibilità di uscire su cauzione nel penitenziario di massima sicurezza di Florence, nel Colorado. Per circa sei ore, Hal aveva dribblato ed eluso le loro domande come un mediano di football scansa un giocatore di riserva.

Matt, insieme a Ellen e a Cheri Sanderson del PAVE, aveva assistito all’intera testimonianza di Hal, e la sua pazienza, come la sua fiducia nel sistema, si era sfilacciata fino al punto di rottura. Con Grimes, Sutcher e il sicario Verne ancora dispersi, e Larry null’altro che un cadavere gonfio, mangiato dai pesci, gettato sulla spiaggia del Long Lake una settimana dopo la sua morte, non vi erano decisive prove contro Hal, a parte le testimonianze di Matt ed Ellen.

«Dottor Sawyer», stava chiedendo stancamente il senatore del Delaware Martin Wells, «torniamo al suo rapporto con il dottor George Poulos dell’Istituto per lo sviluppo dei vaccini. Nei sei mesi precedenti il suo arresto, quanti incontri avete avuto, faccia a faccia o per telefono o via e-mail?»

«Dovrei esaminare il mio libro degli appuntamenti, senatore», rispose Hal, sorridendo con serietà, «ma, per quanto ricordo, come ho già detto al senatore Worthington, saranno stati al massimo uno o due.»

«Questo è veramente deprimente», sussurrò Matt. «È dannatamente viscido. Se non l’avessi sentito ammettere ciò che aveva fatto, probabilmente crederei che è soltanto una vittima che aveva avuto la sfortuna di assoldare persone sbagliate.»

«Matt», chiese Cheri, «ho sentito dire che sta cercando di concludere un accordo con gli avvocati federali dell’accusa. È vero?»

«Temo di sì. Una volta resosi conto che sarebbe stato difficile condannarlo per molte delle principali accuse rivoltegli, hanno iniziato a cercare il pesce più grande con cui Hal aveva avuto a che fare.»

«George Poulos, tanto per cominciare», spiegò Ellen. «Sono convinta che è lui l’anello tra il governo Marquand e la Columbia Pharmaceuticals, il che vuole dire che è lui che ha consigliato di inviare qualcuno come Vinyl Sutcher a casa mia.»

«Senatore», stava dicendo Hal, «desidero cooperare, lo desidero realmente, ma ho l’impressione di avere già risposto alle sue domande riguardanti il mio rapporto con il dottor Poulos sinceramente e…»

«Basta, non ne posso più», sbottò Matt. «Andiamo a prenderci un caffè. Pago io.»

«Io non posso», disse Cheri. «Sally mi sta aspettando in ufficio tra mezz’ora. Al momento partecipa a una riunione della commissione creata dal presidente Harrison per approfondire alcune questioni sui vaccini, tra cui fondi per maggiori accertamenti clinici e informazioni ai cittadini, e per affrontare la faccenda della scelta genitoriale. È un miracolo ciò che sta accadendo e tutto grazie a voi due.»

«Oh, smettila», borbottò Ellen.

«Mi raccomando, però, non tirate troppo la corda», ammonì Matt.

«Non vogliamo arrivare a tanto», ribatté Cheri. «Tutto ciò che ci serve è che ci ascoltino.»

«Allora, qualcuno ha parlato di caffè?» domandò Ellen.

Dopo avere accompagnato Cheri al taxi, Matt ed Ellen si infagottarono contro il freddo di febbraio e si diressero, a braccetto, verso un locale in C Street. La testimonianza di Hal si sarebbe protratta per tutta la mattinata. Gli avvocati federali dell’accusa avevano chiesto a Matt di assistere alla testimonianza dello zio, ma oggi era l’ultimo giorno per Ellen. Rudy era già tornato alla sua casetta, a insegnare, a scrivere, a pescare, tempo permettendo, e ad aspettare il suo ritorno. Ellen viveva ancora a Glenside, ma i due si incontravano sempre più spesso ed Ellen aveva parlato, quasi di sfuggita, di un possibile periodo di prova di convivenza in due case.