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Si sedettero uno di fronte all’altra in un séparé, osservarono il traffico muoversi lentamente, parlando poco, ciascuno consapevole dei legami che sarebbero esistiti per sempre tra loro. Tre mesi dopo avere aiutato Nikki a salvargli la vita, Ellen era tornata a Belinda per il funerale di Colin Morrissey che la malattia neurologica aveva rapidamente menomato e consumato. Ben presto, anche Sara Jane Tinsley avrebbe condiviso il suo triste destino.

Da quasi sei mesi, oramai, i proprietari della BC C erano assediati da avvocati, enti minerari e indagini governative. Armand Stevenson era stato licenziato e stava affrontando accuse penali. Anche Blaine LeBlanc era stato licenziato e le ultime valutazioni parlavano di ammende e patteggiamenti nell’ordine delle decine di milioni di dollari. Eppure, sotto la nuova direzione, la miniera e gli stabilimenti erano rimasti aperti e di recente vi erano addirittura state nuove assunzioni.

«E così», chiese Ellen, «pensi che tuo zio patteggerà per avere una riduzione della pena?»

Matt scrollò le spalle. Stava pensando a sua madre e alla gentilezza mostrata dallo zio nei suoi confronti. Da quando Hal era in prigione, Matt trascorreva molto più tempo con lei di quanto avesse mai fatto. La madre era, tuttavia, sempre più prossima a dover essere ricoverata e adesso lo chiamava spesso Hal.

«Ha fatto del male a un sacco di persone», rispose infine. «Un minuto lo vorrei vedere in carcere per sempre, il minuto seguente penso che tutto quel denaro l’abbia fatto impazzire. La faccenda non è più di mia competenza. Tutto ciò che posso fare è ripetere ai pubblici accusatori ciò che so.»

«Ecco, io l’ho visto in azione», ribatté Ellen. «Spero che si becchi venti condanne a vita e gli permettano di patteggiarne solo una. Quando tornerai a casa?» chiese, oramai si davano del tu.

«Probabilmente domani sera.»

«Ti manca.» Era una affermazione, non una domanda.

«Mi manca», ammise Matt.

Nikki era stata a Washington per un giorno e una notte, ma le sue responsabilità di patologo all’ospedale regionale della Contea di Montgomery non le permettevano molto tempo libero. Dopo che le era stata sistemata la caviglia, aveva preso un congedo dal suo posto a Boston e non era più tornata. Sei settimane dopo, con l’offerta di lavoro da parte dell’ospedale di Matt in tasca, aveva inviato le sue dimissioni e, una settimana dopo, erano volati a Boston per impacchettare le sue cose.

«Vuoi sapere cosa mi ha detto quando era qui?» chiese Ellen. «Ha detto che uomini come te non compaiono e rianimano una ragazza ogni giorno, per cui ha deciso di considerare questo fatto.»

«Anch’io sto considerando», disse Matt. «È fantastico averla vicina. Devo soltanto abituarmi a… ad avere qualcuno nella mia vita.»

«Bisogna vivere semplicemente un giorno alla volta.»

In quel momento, il cellulare di Matt vibrò. In realtà, era quello di Nikki. Lui non ne aveva mai avuto uno, ma lei aveva insistito a che rimanessero in contatto quando lui era nella grande città.

«Torno subito», disse Ellen, mentre lui prendeva il telefono dalla tasca. «Salutala da parte mia.»

«Ehi, buon pomeriggio, dottore», la salutò Matt. «Non avevo parlato con te solo pochi minuti fa?»

«Questo è successo allora», ribatté Nikki. «Come vanno le cose?»

«Hal continua a esibirsi. Corre voce che voglia stringere un accordo con il pubblico ministero.»

«Non potrà riavere il suo lavoro. Piace a me.»

«Quello non sarà un problema. Quegli accordi mi ispirano emozioni contrastanti. Per un attimo penso che una certa clemenza sia giusta, perché lui era semplicemente impazzito, l’attimo dopo vorrei che si beccasse minimo la ghigliottina.»

«Finirà come finirà.»

«Immagino sia così.»

«So che ti trovi in una posizione difficile, Matt. Per ciò che vale, penso che tu stia affrontando la situazione in maniera fantastica.»

«Avevo proprio bisogno di sentirmelo dire.»

«Lo penso veramente. Sei un grande medico e un uomo meraviglioso, e te lo dirò ogni volta che vuoi sentirtelo dire.»

«Grazie. Sei fantastica anche tu.»

«Ehi, stavo per dimenticare il motivo della mia telefonata. Sì, c’è un motivo. Mi è appena successa una cosa carinissima. Mi stavo preparando per andare allo studio, ma avevo un po’ di tempo, per cui ho portato il caffè e il mandolino di Kathy in veranda e ho suonato alcuni motivi verso le montagne. Suono quello strumento in modo appena ascoltabile, ma sto migliorando.»

«Ti stai sottovalutando. Ricordati che ti ho già sentita.»

«Aspetta, non è questo il punto. Mentre stavo suonando, è arrivato un uccellino stupendo e si è posato sulla balaustra proprio di fronte a me. Non avevo mai visto nulla di simile. Ho continuato a suonare, e a suonare e lui non si è mosso. È rimasto lì appollaiato, come se stesse veramente ascoltando la mia musica. Era piccolo, ma tanto rosso e… e così perfetto. Cosa pensi fosse?»

Matt ingoiò un nodo in gola e fissò l’edificio Hart dall’altra parte della strada.

«Credo», rispose, «che fosse una tanagra. Una tanagra rosso scarlatto.»

FINE