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Resisti, bambina. Ancora un poco.

L’entrata al tunnel, completamente nascosta dietro un affioramento roccioso, era alta solo un metro e trenta, una fessura frastagliata grande abbastanza per fare passare una persona carponi, ma di certo nessuno con bagagli. Ammucchiarono la loro attrezzatura davanti all’entrata, quindi Matt e Frank entrarono, tirando ciascuno una estremità di corda. Matt non si sorprese affatto nel vedere che il suo battito era relativamente lento e regolare, malgrado quel passaggio fosse tanto stretto.

Venite avanti e acquistatela, signore e signori, la Famosa Cura del dottor Rutledge contro la claustrofobia.

Guidati da una potente torcia elettrica, avanzarono per nove metri nello stretto tunnel, prima di giungere in un atrio alto abbastanza da potersi drizzare e sufficientemente largo per tutti loro e per l’attrezzatura. Frank legò insieme le corde, formando un lungo cappio a un’estremità e lasciando sporgere dal nodo sufficiente corda da usare come cinghia. Lewis stava facendo la stessa cosa all’esterno. Un pezzo alla volta, trascinarono dentro l’equipaggiamento, mentre la corda vuota veniva resa a Lewis e Lyle la legava attorno ad altri attrezzi.

Svelti! Avrebbe voluto gridare Matt. Affrettatevi!

Il tragitto nella montagna per questa via gli parve più lungo e stretto che quello dal crepaccio, ma non vide salti né acqua fino a che non superarono un fiume su alcune assi proprio verso la fine del cammino.

Dieci e quaranta.

L’ambiente di ciò che una volta era l’entrata al deposito di sostanze tossiche era completamente cambiato. Gran parte del soffitto era crollata e aveva creato una nuova grotta all’esterno della vecchia. Si poteva raggiungere il soffitto della nuova caverna, a circa sei metri sopra di loro, solo arrampicandosi su una parete di roccia cui mancavano dieci gradi per essere verticale. Il pavimento era ricoperto di detriti e una parte della parete di destra era crollata, lasciando uno strano e liscio incavo che sembrava fosse stato prodotto da un gigantesco cucchiaio per gelati.

«Uau», gridò Frank, ispezionando l’enorme parete frontale. «Quei ragazzi hanno fatto proprio sul serio.»

Matt si senti male all’idea di mettere un pezzo di dinamite tra quei massi, accendere un fiammifero e creare con l’esplosione una nuova entrata. Un gioco da ragazzi.

Come se avesse letto i suoi pensieri, Lewis gli mise una mano sulla spalla.

«Entreremo là per te, Matt», disse.

In un silenzio raramente interrotto, i tre fratelli Slocumb agirono come un’unità militare esperta. Lyle piazzò numerose lanterne, illuminando quasi a giorno lo spazio, quindi si mise a disimballare l’attrezzatura. Lewis, le mani ai fianchi, leggermente ansante, osservava Frank che saliva in cima alla pila di pietre e poi correva da un lato all’altro.

«Dovrai fare un lavoro dannatamente buono, Lewis», gridò Frank, mentre scendeva dalla parete.

«Lo farò», replicò Lewis semplicemente. «Allora, Matt, ecco cosa faremo. Questa è la parete principale. È come un tappo dove prima vi era un buco. Non è difficile farla esplodere. Il trucco sta nel farlo senza uccidere noi e quelli che sono dall’altra parte.»

«Pensi di farcela?»

«Penso di poter tentare. Non posso dire altro. Lyle, ascolta. Voglio ammorbidire questa bambina con una granata della Piccola Berta, a circa due terzi verso l’alto. Puoi colpire quella grossa e puntuta roccia lassù?»

«Da dove?»

«Dalla giusta distanza per non venire colpito, Lyle.»

Lyle esaminò la grotta.

«Nessun problema», proclamò. «Posso sparare da qui dietro.»

Aprì la lunga sacca dell’esercito, ne tolse un lanciarazzi e lo caricò.

«Non è una bellezza?» disse Lewis a Matt. «Un missile anticarro Javeline con HEAT, una testata anticarro esplosiva. Penetra per più di cinquanta centimetri in un mezzo blindato. Devi solo sparare e dimenticare, dimenticare a cosa stai sparando e dimenticare di stare nei paraggi a guardare. Portata fino a venticinquemila metri, due chilometri e mezzo.»

«Cristo, Lewis. Come avete fatto ad averlo?»

Lewis rispose con un’occhiata ironica. «Non sei così sciocco da porre una domanda di cui non vuoi conoscere la risposta.»

«Frank», continuò poi, «prepariamo i pacchetti di gelatina. Tre file verticali, cominciamo con mezzo chilo in cima e finiamo con, diciamo, cinque chili in fondo. Useremo quella corda per collegarli.»

Frank tirò subito fuori parecchie dozzine di pacchetti simili a salsicce da uno degli zaini e li depose su un telone vicino a Lewis, assieme alla miccia detonante. Con abilità, i fratelli si misero a legarli assieme.

«Pronto», gridò Lyle.

«Da questa parte, dottore», lo invitò Lewis, guidando Matt e Frank nel tunnel, finché non videro più la parete principale. «Sarebbe divertente guardare lo spettacolo, ma anche pericoloso. Spero che anche Lyle venga qui alla svelta.»

Matt udì un forte sttt da dietro la curva, seguito da Lyle che si era lanciato, testa in avanti, ai loro piedi. Nello stesso momento, una assordante esplosione risonò nel tunnel, seguita dall’ acciottolio delle pietre. Quando Lewis avvisò con un cenno che si poteva andare a controllare la parete, videro che il centro si era polverizzato e che le pietre più in alto si erano spostate e allentate.

«Non vorrei proprio vedere la Grande Bertha in azione», borbottò Matt.

«Bel colpo, Lyle», commentò Lewis. «C’è ancora qualche speranza per te. Frank, sistemiamo questi salsicciotti e creiamoci un buco.» Si rivolse a Matt: «Useremo dei detonatori a scoppio ritardato per fare esplodere questa parte e farla crollare dal basso. Se tutto va bene, si aprirà uno spazio in cima, se sbagliamo, sarà meglio sia più piccolo che troppo grande. Se non riusciamo a creare un buco la prima volta, abbiamo sufficiente Vibrogel per riprovarci anche più di una volta».

«Affrettatevi», disse Matt, non riuscendo a trattenersi.

«Perché mai dovremmo prendercela comoda?» replicò Lewis. «Voglio dire, non è che stiamo lavorando con quell’esplosivo per niente.»

«Scusami.»

«Credo di essere pronto», gridò Frank, avvolgendo la miccia detonante attorno al gomito prima di arrampicarsi su per la parete.

«Pronto per cosa, pervertito?»

Bill Grimes, il revolver di servizio puntato contro di loro, entrò nella grotta da una galleria, seguito da Vinny Sutcher che, ancora vestito di nero, fece una panoramica con il mitra, quasi fosse una videocamera. L’ultimo a comparire, anche lui con il fucile pronto al fuoco, fu l’uomo magro che Matt aveva messo nel sacco alla tenuta Shady Lake.

«Hai visto, Vinny», disse Grimes. «Te lo dicevo che valeva la pena lasciare te e Verne qui a controllare le entrate. Questo dottore è sfuggente come un’anguilla.»

«Che metafora fantasiosa», esclamò Matt, notando quanto calmi fossero Lewis Slocumb e i suoi fratelli. Non poteva saperlo con certezza, ma percepì che si stavano scambiando, silenziosamente, qualche informazione.

Grimes intuì la stessa cosa, e con espressione rabbuiata puntò la pesante pistola contro Lewis.

«Allontanati da quella roba, Slocumb. Anche i tuoi fratelli. Vinny, vieni qui e sposta quella merda.»

Sutcher mise a tracolla il mitra, girò attorno alla base della parete e scrutò sospettoso il mucchio di pacchetti di gelatina.

«Farai meglio a non scoreggiare lì vicino», osservò Lewis, mimando un’esplosione con le mani. «Bum.»

Frank, che era a circa tre metri alla destra di Lewis, e Lyle, inginocchiato sette metri dietro di lui, ridacchiarono.

«Allora», Grimes si rivolse a Matt. «Deduco dalla sua presenza che non è stato l’unico a sopravvivere a questo incidente devastante.»