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«Se non ci riusciamo, i medici di tutto il paese avranno il via libera per iniziare la vaccinazione con l’Omnivax.»

«Da quattro giorni a due settimane», osservò Ellen. «È entro questo limite d’età che, come dice il ministro Bolton, inizieranno a somministrare il vaccino. Presto, però, l’Omnivax sarà disponibile per tutti.»

«Oh, fantastico.»

«Giustificano questa decisione, sostenendo che, a parte coloro che sono allergici, non vi è alcuna prova che sia pericoloso essere ‘eccessivamente’ vaccinati.»

«Ogni uomo, ogni donna e ogni bambino di questo paese dovrebbe essere grato d’essere protetto contro la febbre di Lassa.»

Ellen rise ironicamente. «Proprio così.»

«Nessuno ha però mai studiato gli effetti negativi dei vaccini sul lungo termine.»

«Per quanto ne so, non esiste alcuno studio sistematico.»

«Ho l’impressione di essere stato troppo acritico su questa questione.»

«Mi creda, non è il solo. Non è che, tutto considerato, le vaccinazioni facciano più male che bene, il fatto è che nessuno lo sa con certezza.»

«E allora, andiamo a Washington. Lyle, ecco Grandview Road, svolta a sinistra, la casa è in fondo. Aspettate di vedere che cosa è la casa di mio zio e capirete perché hanno chiamato questa strada Grandview.»

La strada era tutta lastricata. La casa di Hal si trovava alla fine di un lungo viale d’accesso in ghiaia che attraversava una penisola coperta di bassi arbusti e punteggiata di pini.

«Immagino che venire qui ora sia duro per lei», commentò Ellen.

«Ancora non riesco a credere che sia successo. Hal è sempre stato molto buono con me e con mia madre. Mi mancherà e sono certo che mancherà anche a lei.»

Matt decise di non entrare nei dettagli sullo stato mentale di sua madre.

Il rado bosco si aprì su un terreno ampio e splendidamente curato, in fondo al quale si ergeva la villa di Hal, appollaiata su un promontorio a sessanta metri sopra un grande lago naturale.

«Magnifico», esclamò Ellen. «Veramente bello.»

«Aspetta! Frena!» gridò Matt.

Lyle si fermò derapando.

«Che c’è?» chiese Ellen.

«Là, parcheggiata in quel vialetto laterale. È l’automobile di mio zio.»

«E allora?»

«C’è qualcosa che non va. Ci ha portati lui ieri sera alla miniera. Se è sepolto là sotto, come ha fatto a tornare qui l’auto? Lyle, hai la tua pistola? Ho lasciato la mia a Lewis, per non avere guai con gli addetti alla sicurezza a Washington.»

«Frank ha la mia, ma nel retro c’è un fucile.»

«Prendilo, per favore.»

Cautamente, i tre si avvicinarono alla villa.

«Guardate!» sussurrò ad alta voce Ellen.

Attraverso l’ampia finestra del soggiorno videro un uomo che stava lucidando un vaso.

«È Hal! È mio zio», confermò Matt. «Lyle, mettiti là e copri la porta. Io… io non so cosa stia succedendo.»

Il suo disorientamento non durò a lungo.

Si stava avvicinando alla porta d’entrata, quando questa si aprì. Hal, elegantemente vestito in pantaloni bianchi e una camicia button down azzurra, uscì sulla bassa veranda. Alla vista dello zio, che evidentemente aveva appena fatto una doccia e si era rasato, Matt comprese.

«Matthew! Mio Dio, quanto sono sollevato nel vederti. Sono stato in ansia per te dal momento dell’esplosione. Ho chiamato la polizia e…»

«Scusami se te lo dico, Hal, ma non mi sembri affatto preoccupato. Anzi, hai un aspetto riposato, di certo non quello di una persona che ha passato le ultime dodici ore a cercare di soccorrere il nipote sepolto da una esplosione in miniera.»

«Ho telefonato dappertutto in cerca di aiuto, Matthew. Io…»

Le sue parole mancavano completamente di sincerità. L’incredulità di Matt svanì di colpo.

«Smettila, Hal», sbottò. «Ti stai degradando. Sai cosa mi ha dato fastidio fin da quando abbiamo capito che il vaccino di Lassa era dietro tutti questi decessi? Grimes. Ecco cosa mi confondeva, Hal. Lui non è proprio scemo, ma non è neppure Einstein. Non riuscivo a capire, in primo luogo, come un uomo come lui si fosse trovato immischiato con la fabbricazione del Lasaject. Arriva a pianificare addirittura una epidemia per fare includere il suo vaccino in Omnivax; scopre poi che quel vaccino ha un difetto letale e inizia a distruggere sistematicamente tutte le prove di quel difetto. Ti sembra logico che sia stato capace di fare tutto ciò?»

Hal stava per pronunciare un’altra frase di diniego, poi scrollò con indifferenza le spalle.

«Grimes è uno stupido», disse. «Uno stupido violento e avido, e per questo mi è stato molto utile, ma pur sempre uno stupido.»

Nel sentire lo zio ammettere apertamente ciò che aveva fatto, riempì Matt di tristezza. «Quando hai saputo per la prima volta della malattia del prione?» domandò.

«Non tanto tempo fa. Ti spiacerebbe dire al tuo amico di smetterla di puntarmi addosso quella cosa?»

«Sì. Continua.»

«Nel giro di due settimane mi sono stati portati due casi per l’autopsia. Una donna si era suicidata, l’altro era stato ucciso in una lite da bar. Ho riconosciuto i nomi, facevano parte del primo test, e ho cominciato a sospettare che vi fosse un collegamento. Poi tu ti sei occupato del caso di quel minatore, Rideout, e ne ho avuto la certezza. Il Lasaject stava per essere incluso nel supervaccino, non potevo permettere che qualcuno scoprisse per caso lo stesso collegamento, per cui ho dovuto semplicemente identificare gli sfortunati che erano stati colpiti dagli effetti collaterali e ho mandato il defunto Grimes e i suoi a occuparsi della faccenda. Immagino sia defunto.»

«A dire il vero è vivo e vegeto e in questo momento sta parlando con la polizia di stato.»

«Nipote, nipote, non sei mai stato un gran bugiardo. E il signor Sutcher?»

«Diciamo che le cose si sono fatte un po’ pietrose per lui.»

Matt lanciò un’occhiata a Ellen.

«Ah», esclamò Hal, «la formidabile signora Kroft, non è vero?»

«Un sacco di persone sono morte per causa sua», ribatté freddamente Ellen.

«A volte la vita è veramente dura.»

«Mio Dio, Hal, chi diavolo sei?»

«Solo una persona che cerca di guadagnarsi da vivere. Volete entrare per una tazza di tè? Naturalmente, in casa mia non permetto armi. O, meglio ancora, perché non ve ne andate tutti quanti?»

«Hal, non ce ne andiamo da nessuna parte, finché non sarai ben legato e in attesa della polizia di stato.»

«Questo non posso proprio permetterlo», ribatté Hal, con una sicurezza spiacevole. «Immagino quindi di dovervi eliminare tutti, iniziando dal tuo amico che continua a puntarmi contro quell’arma. Uno Slocumb, suppongo?»

«Eccome se lo sono», rispose Lyle con fierezza.

Le parole avevano appena superato le sue labbra che, da dove era posteggiata l’auto di Hal, esplose un colpo che sbatté Lyle contro il parafango del furgone, le mani strette al ventre. Riuscì a sparare un unico colpo, prima di lasciare cadere il fucile, di barcollare e di cadere pesantemente sul fianco.

In piedi vicino al garage, un sorrisetto compiaciuto sul viso, c’era Larry, il gigantesco killer che si diceva Matt avesse ucciso e poi incenerito.

Matt si stava girando per aiutare l’amico, quando Larry sparò di nuovo, colpendo Lyle al petto. Lyle, che era appoggiato al gomito, crollò all’indietro e rimase immobile. Soddisfatto del suo lavoro, il killer rivolse l’arma contro Matt.

«È l’opportunità che aspettavo», disse. «Non saprai mai con quanta ansia l’aspettavo.»

Matt sentì il cuore fermarsi nel vedere il ditone del killer tendersi sul grilletto.

«No!» gridò.

«Larry, aspetta!» ordinò Hal. «Ti dirò io quando.»

Matt ebbe l’impressione che le ginocchia gli cedessero, ma, accanto a lui, Ellen tenne duro con aria di sfida e addirittura lo prese sottobraccio.