La voce di Padma iniziò a ruggirmi nelle orecchie, come la pioggia, e fui pervaso da una sensazione di vuoto, come quando ci si sente inermi e quasi sospesi a causa della febbre. — Non penserà che Jamethon abbia potuto ingannare se stesso, anche solo per un minuto? Era il prodotto di una Cultura Frammentata. Ne riconosceva un altro in Kensie. Non penserà che, a meno di un miracolo, lui credesse davvero che un Colonnello Amico e quattro poveri fanatici avrebbero potuto uccidere un soldato Dorsai, armato e pronto a intervenire, un uomo come Kensie Graeme, prima di essere a loro volta uccisi?
A loro volta… a loro volta… a loro volta.
Il suono di quelle parole mi rimbombò nella mente e mi estraniò dalla pioggia e da quel momento. Come il vento con le nuvole, mi sollevò e mi portò via, fino a quella terra, dura e rocciosa, che avevo intravisto quando avevo chiesto a Graeme se avrebbe mai fatto uccidere dei prigionieri Amici. Era una terra che avevo sempre evitato, ma a cui ero infine giunto.
E ricordai…
Fin dall’inizio, sapevo che quel tipo di fanatico, che aveva ucciso Dave e gli altri, non corrispondeva all’immagine di tutti gli Amici. Jamethon non era un assassino. Avevo cercato di crederci, per nascondere la mia stessa vergogna, la mia autodistruzione. Avevo mentito a me stesso per tre anni. Non era quello il pensiero che avevo in mente, mentre Dave veniva ucciso.
Ero là, sotto agli alberi, e osservavo Dave e gli altri che morivano, vedevo il Sergente, in uniforme nera, che li uccideva uno per uno con il suo fucile. E, in quel momento, il pensiero nella mia mente non era stato quello che avrebbe poi giustificato tre anni di ricerche ossessive di un’opportunità per rovinare uno come Jamethon e distruggere il popolo Amico.
Non avevo pensato: “Che cosa sta facendo, che cosa vuole fare a quei poveri, innocenti, inermi uomini!”. Niente di così nobile. Un solo pensiero mi aveva pervaso in quel momento, semplice e crudo: “Quando avrà finito, ucciderà anche me?”.
Ritornai in me e mi ritrovai nella giornata piovosa. La pioggia stava rallentando e Padma mi sosteneva. Mi stupii, come per Jamethon, di quanto fossero forti le sue mani.
— Mi lasci andare — mormorai.
— Dove vuole andare, Tam? — disse Padma.
— Da qualsiasi parte — sussurrai. — Non ne voglio più sapere; mi ficcherò da qualche parte e dimenticherò. Getto la spugna.
— Un’azione — disse Padma, lasciandomi andare — si ripercuote sul futuro senza sosta. La causa non cessa mai di avere effetti. Non può lasciar perdere tutto adesso, Tam, può solo stare con l’altra parte.
— Parte? — dissi. La pioggia stava diminuendo. — Quale parte? — Lo fissai come un ubriaco.
— C’è la parte con la quale sta suo zio — disse Padma — e c’è quella opposta, che è la sua, e che è anche la nostra. — Cadeva poca pioggia, ora, e c’era più luce. Un piccolo, pallido sole si faceva strada fra le nuvole e ci illuminava. — Inoltre, al di là del nostro intervento nell’aiutare l’uomo a evolversi, ci sono altre due forti influenze. Non siamo ancora in grado di calcolarle o capirle, ma sappiamo che agiscono come potenti volontà individuali. Una sembra essere d’aiuto al processo evolutivo, l’altra sembra frustrarlo. Tali influenze sembrano esistere fin dalle prime avventure spaziali dell’uomo.
Scossi la testa.
— Non capisco — mormorai. — Non sono affari miei.
— Lo sono invece, lo sono stati per tutta la sua vita. — Gli occhi di Padma catturarono la luce per un attimo. — Una forza si è introdotta negli eventi di S. Maria, sotto forma di un’unità, sconvolta da una perdita personale e orientata verso la violenza. Era lei, Tam.
Cercai di scuotere la testa, ma sapevo che aveva ragione.
— Ora lei è bloccato nel suo sforzo — disse Padma — ma la legge di conservazione delle energie non può essere negata. Quando la sua azione fu frustrata da Jamethon, la sua forza si trasmutò, trasferendosi in un’altra unità individuale, sconvolta da una perdita personale e orientata verso un effetto violento.
Lo fissai con stupore e inumidii le labbra. — Quale altro individuo?
— Ian Graeme.
Lo stupore divenne maggiore.
— Ian ha trovato i tre assassini del fratello nascosti in una stanza d’albergo a Blauvain. Li ha uccisi con le sue stesse mani e, facendolo, ha placato l’ira dei mercenari e frustrato le mire del Fronte Azzurro. Ma poi ha dato le dimissioni ed è tornato a Dorsai. Ora lui prova lo stesso senso di amarezza e perdita che lei provava quando arrivò a S. Maria. — Fece una pausa e poi aggiunse, con calma: — Ora lui ha una grande forza potenziale per diventare causa di qualcosa che non possiamo ancora calcolare.
— Ma… — guardai Padma — questo significa che sono libero!
Padma scosse la testa.
— Ora lei è investito da una nuova forza, diversa dalla prima — disse. — Ha ricevuto l’impatto e la carica del sacrificio di Jamethon.
Nel suo sguardo c’era una sorta di compassione e, nonostante il sole, iniziai a tremare.
Era proprio così, non potevo negarlo. Nel dare la sua vita per qualcosa in cui credeva, in un momento in cui avevo perso tutti i miei ideali di fronte alla morte, Jamethon mi aveva sconvolto e cambiato, così come il fulmine, quando colpisce, fonde e cambia la lama d’acciaio alzata verso di lui. Non potevo più ignorare quanto era successo dentro di me.
— No — dissi, tremando — non posso più fare niente per questo.
— Al contrario, lei può — disse Padma, calmo. — E lo farà.
Finalmente sciolse le mani.
— Lo scopo per il quale, secondo i calcoli, io dovevo incontrarla qua, è stato raggiunto — disse. — Il suo idealismo di base rimane. Nemmeno suo zio è riuscito a estirparlo. L’ha solo intaccato ed è per questo che, davanti alla minaccia di morte su Nuova Terra, si è rivoltato contro se stesso, anche se per un attimo. Ora lei è stato forgiato e raddrizzato dagli eventi su S. Maria.
Risi, e ancora sentii la gola dolere.
— Non mi sento raddrizzato — dissi.
— Si dia tempo — disse Padma. — Le guarigioni sono lunghe. Prima di essere utilizzabili, le nuove idee devono crescere e irrobustirsi, come i muscoli. Ora lei comprende molto di più la fede degli Amici, il coraggio dei Dorsai e, forse, l’importanza della forza filosofica ricercata dagli Esotici per l’uomo.
Si fermò e mi sorrise, con un po’ di malizia.
— Avrei dovuto spiegarle queste cose più chiaramente tanto tempo fa, Tam — disse. — Il suo è il lavoro del traduttore fra il vecchio e il nuovo. Il suo operato preparerà le menti delle persone di tutti i Mondi, frammentati e non, per il giorno in cui le capacità della razza si fonderanno in una nuova stirpe. — Il sorriso si attenuò, il volto si intristì. — Vivrà per vederne più di me. Addio, Tam.
Si voltò e, nell’aria ancora nebbiosa, ma luminosa, lo vidi andare da solo verso la chiesa da cui la voce dell’Anziano annunciava l’inno finale.
Ero sbalordito, ma mi voltai, raggiunsi l’auto e vi salii. La pioggia era quasi cessata e il cielo si stava velocemente rischiarando. L’aria era fresca e purificata dalle ultime goccioline d’acqua.
Nell’avviarmi verso il lungo tragitto che mi riportava allo spazioporto, spalancai i finestrini e, attraverso l’aria, mi giunse il suono dell’ultimo inno che stavano intonando in chiesa.
Era l’Inno di Battaglia dei soldati Amici. Il suono mi seguì per un bel pezzo, mentre mi allontanavo. Non erano le voci basse e lamentose dei tristi addii, ma voci forti e trionfanti, come quelle di chi si appresta a una marcia verso un nuovo giorno.
Mentre mi allontanavo, seguito dal suono dell’Inno, la distanza sembrò fondere le voci in un unico, potente canto. Le nuvole si stavano aprendo davanti a me, il sole faceva capolino, luminoso, e le chiazze di cielo azzurro sembravano bandiere al vento, stendardi di un esercito che marcia verso terre sconosciute, senza mai fermarsi.