Passate in rassegna le prime dieci, trovò una ricevuta fiscale in bianco, niente data, niente estremi di una vendita. Solo una scritta:
2RTRM34
Un numero di targa? Il russo aveva visto William Straight su un’automobile e aveva trascritto il numero della targa? Tutti sapevano com’era facile ottenere informazioni dalla Motorizzazione in cambio di una piccola mancia. Solo pochi mesi prima gli organi di stampa avevano smascherato uno scandaloso giro di bustarelle. Un tipo come Zhukanov non poteva non essere avvezzo a quel genere di piccoli atti di corruzione.
Cercò un telefono. Non ne trovò. Fournier stava ancora esaminando il bancone a caccia di macchie di sangue. Si fece prestare il cellulare. Qual era il numero del servizio notturno alla Motorizzazione per l’identificazione dei veicoli… Sì, sì, lo ricordava. Trovò un’impiegata che la costrinse a fare appello a tutta la sua forza di volontà per non lasciarsi andare a esplicite minacce.
Dio mi scampi dai regolamenti.
Una giusta dose di fermezza riuscì finalmente a indurla a collaborare e dopo una rapida ricerca al Computer Petra ebbe l’informazione che aveva richiesto: Samuel Morris Ganzer, Sunrise Court 23, Venice.
Data di nascita del 1925.
Un uomo anziano.
William si era trovato un protettore?
77
La Lincoln era parcheggiata a pochi centimetri dal muro posteriore della casa e il parafango posteriore gli offriva un comodo gradino per raggiungere la finestra.
Le tende non erano completamente accostate e gli offrirono un’ottima visuale della cucina, oltretutto rischiarata da una piccola luce sopra i fornelli. Poteva addirittura spingere lo sguardo nel soggiorno, separato solo da un banco che arrivava all’altezza della vita. La lampada a stelo nell’altro locale disegnava ombre nere su una moquette grigia. Sul lato destro della porta d’ingresso brillava una spia rossa. Un sistema d’allarme. Peccato. Ma meglio averlo saputo in anticipo.
A sinistra c’erano tre porte, probabilmente due camere e un bagno. Con poco spazio tra l’una e l’altra. Locali di dimensioni ridotte, un vantaggio per un’azione all’arma bianca.
E lì finiva l’abitazione. Eccellente…
Nessun segno del bambino da quando lo aveva visto avventurarsi in veranda. Nemmeno del vecchio. Le porte delle camere entrambe chiuse. Forse dormivano? Il bambino, il vecchio ed eventualmente una consorte? Chissà, forse il vecchio era gay e il bambino dormiva con lui.
Così era senz’altro facile spiegare perché se lo era portato a casa.
E se dormivano sarebbe stato un giochetto, li avrebbe spacciati prima ancora che l’allarme entrasse in funzione, gli sarebbero bastati pochi secondi.
Uscendo avrebbe provocato un po’ di soqquadro, magari si sarebbe portato via qualcosa per dare l’impressione dell’incursione di una gang.
Scese dalla Lincoln, controllò che nel vicolo non ci fosse nessuno, esaminò la porta di servizio dell’abitazione. Due serrature. Brutta storia. Ma quando esercitò un po’ di pressione con il corpo, sentì che cedeva leggermente. Una o due buone spallate l’avrebbero scardinata. Si sarebbe probabilmente prodotto qualche danno fisico, ma era abituato a travolgere gli ostacoli. La porta non era niente in confronto a una linea offensiva.
Azione, dunque. Coltello se fosse bastato, pistola in caso contrario. Incursione fulminea, dentro e subito fuori, dove dileguarsi nella notte.
Un’ultima occhiata dalla finestra della cucina.
Aveva paura, doveva ammetterlo. Era tutto diverso, non come con Lisa, la ragazza tedesca, Sally, quello stupido russo. Aveva sempre avuto il tempo di organizzare la scena.
Ma c’erano occasioni in cui era necessario improvvisare.
Montò di nuovo sul parafango della Lincoln. Non era cambiato nulla, ma lui esitava ancora. Su di nuovo, giù di nuovo. Comportamento coatto. Quando l’ansia minacciava di avere il sopravvento, reagiva con la reiterazione. Come sua madre quando picchiava la testa nel muro. Che idiota. Aveva meritato di morire con quello stupido casco in testa.
Va bene, un’ultima occhiata… e questa volta vide il ragazzino. Dimostrazione che la scrupolosità paga!
Usciva dalla porta centrale sulla sinistra. Un bagno, come aveva immaginato.
Esile, abbastanza leggero da calciare al volo. Lo guardò andare in cucina, aprire il frigorifero, prendere qualcosa… una carota.
L’avrebbe lavata? Il lavello era sotto la finestra. Abbassati.
Accovacciato dietro il muro, udì i rumori dell’impianto idraulico che entrava in funzione. E bravo il nostro igienico moccioso.
Lo scorrere dell’acqua cessò. Attese, sollevò finalmente la testa, spiò di nuovo. Il bambino era fermo in soggiorno con la schiena rivolta alla finestra della cucina. Sgranocchiava la carota. Ne consumò metà, andò alla porta d’ingresso, pigiò i tasti dell’allarme. Dannazione, troppo lontano per decifrare il codice.
Aprì la porta e uscì di nuovo. Ma solo per pochi secondi, poi subito in casa.
Richiuse la porta, cominciò a voltarsi.
Avrebbe visto qualcosa al di là del vetro in quell’oscurità? Probabilmente no, se non si fosse avvicinato abbastanza alla finestra, ma era meglio non correre rischi inutili, era meglio abbassarsi di nuovo.
Trascorsero altri trenta secondi prima che si azzardasse a guardare ancora. Il ragazzo era ancora in soggiorno a mangiare la carota, ora era girato di profilo.
Finì la carota, si chinò e raccolse qualcosa. Una rivista. Mangia cibi sani, igienista, lettore… Ma che bravo piccolo cittadino.
Ma non prudente. Perché la spia sul pannello dell’allarme accanto alla porta era verde.
Aveva dimenticato di reinserirlo!
Dio, era fantastico!
Vai con il blitz!
78
«Sunrise Court», disse Petra, sfogliando la guida.
Wil si tolse di bocca la torcia. «So qual è, una delle vie pedonali.» Era davanti al baracchino a registrare i particolari del ritrovamento di Zhukanov.
«Da che parte?» chiese lei.
«Nord, cinque o sei isolati.»
Il numero di targa e il nome di Samuel Ganzer non lo avevano scomposto. «Potrebbe essere il principale di Zhukanov. Un cliente. Il russo potrebbe aver preso nota della targa a garanzia di un pagamento con un assegno.»
«Tutto è possibile», gli concesse Petra, che aveva solo l’istinto a sostegno della sua ipotesi. Richiuse la guida. «Allora tu stai qui a tenere compagnia a Zhukanov?»
«Certo. Magari mi faccio insegnare un po’ di russo.»
79
Sono quasi le 11.00. Fra poco dovrebbe tornare Sam. Ho pensato di aspettarlo, ma adesso sono stanco. Mi sa che andrò a letto.
Probabilmente se la sta spassando con la signora Kleinman. Potrei mangiare un’altra carota, ma non ho più appetito… magari mi faccio un’altra doccia. No, mi basta così, non voglio sprecare l’acqua calda di Sam.
Vado a spegnere la lampada in soggiorno. Magari mi porto a letto qualche rivista da leggere… oh, ho dimenticato di reinserire l’allarme. Vado alla porta, allungo la mano ai tasti e dietro di me c’è un’esplosione, poi uno schianto. Oh no, ho lasciato un fornello acceso o qualcosa del genere?
Ma non c’è odore di gas, non sta bruciando niente e quando mi giro vedo un grande spazio nero dove prima c’era la porta della cucina e la porta è per terra e nello spazio c’è qualcuno, è in casa, mi vede, spalanca la porta della stanza di Sam, guarda dentro, viene fuori…
Viene da me.
Vestito tutto di nero.
Strana pelle rosea e capelli gialli.
Grosso.
Mi guarda. Io non lo conosco, ma lui conosce me!