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Roane guardò l’immagine trasmessa: era soltanto di dieci per quindici centimetri, ma perfettamente priva di grana e con i colori accurati. Si spostava e roteava così come l’aquila scivolava via o rimontava in cerchi. Per un attimo lo schermo mostrò il ripido pendio e in un canto si riuscivano a vedere gli uomini e gli orsi grandi come formiche; poi l’immagine sfrecciò via e mostrò l’altopiano.

C’erano degli sfex. Un gruppo di duecento trottava verso l’interno del deserto. All’aperto si muovevano a loro agio. La telecamera roteò e ne apparvero altri ancora. Mentre l’aquila si innalzava e Roane teneva d’occhio il teleschermo, poté vedere altri sfex che raggiungevano l’orlo dell’altopiano lungo due stretti canaloni paralleli. Il Deserto Alto brulicava delle infernali creature. Era impossibile pensare che essi potessero trovare di che vivere, lassù. Erano visibili come mandrie di bestiame su un pianeta da pascolo.

Era semplicemente inammissibile; Huyghens osservò: — Migrano. L’avevo detto che lo facevano. Si dirigono in qualche posto. Sa una cosa? Dubito che sarebbe sano per noi attraversare il Deserto in mezzo a quella marea di sfex.

Roane imprecò, cambiando improvvisamente d’umore: — Ma il segnale continua ad arrivare di là! Qualcuno è ancora vivo alla colonia dei robot! Non dovremo mica aspettare che la migrazione finisca?

Huyghens fu preciso: — Non sappiamo ancora se qualcuno è vivo; forse hanno molto bisogno d’aiuto e noi dobbiamo raggiungerli. Ma nello stesso tempo…

Gettò un’occhiata a Sourdough Charley e Sitka Pete che si tenevano aggrappati pazientemente alla parete della montagna mentre gli uomini riposavano e parlavano. Sitka si era arrangiato a trovare un posto per sedersi, anche se doveva sempre tenersi ancorato con una delle sue zampe massicce.

Huyghens alzò il braccio, indicando una nuova direzione, e chiamò con voce decisa: — Via, andiamo! Avanti! Daai!

IV

Seguirono i pendii del Deserto Alto senza risalire oltre il ciglio, dove gli sfex erano in gran numero, e senza discendere a fondovalle, dove gli sfex si radunavano. Si limitarono a spostarsi sui fianchi delle colline e sui pendii montani che dovunque salivano con una pendenza tra i trenta e i sessanta gradi e in questo modo non fecero molta strada, dimenticandosi praticamente che cosa significasse camminare in piano. L’aquila Semper si teneva sopra le loro teste durante il giorno, senza allontanarsi, e al calar della notte scendeva per prendere la sua razione di cibo che veniva portato da uno degli orsi.

— Gli orsi non rendono molto bene per il cibo che mangiano — disse Huyghens. — Un orso di una tonnellata ha bisogno di un mucchio di roba da mangiare. Ma ci sono fedeli, mentre Semper non sa cosa sia la fedeltà, è troppo stupida. Tuttavia è stata condizionata all’idea che può mangiare solo quello che gli uomini le forniscono. Gli orsi ne sanno di più, ma restano con noi nonostante questo. Li preferisco, questi orsi.

Era evidente che l’affermazione era molto più contenuta di quello che voleva essere. Fu durante un accampamento in cima a un grosso macigno che spuntava dalla parete rocciosa della montagna, a sei giorni dall’inizio del loro viaggio. C’era a malapena lo spazio per tutti e Faro Nell insisteva clamorosamente che Nugget fosse sistemato nel posto più sicuro, cioè sotto il fianco della montagna. Nell avrebbe piuttosto lasciato gli uomini sull’orlo esterno, ma Nugget uggiolava verso Roane, e così, quando Roane si accostò per consolarlo, Faro Nell si ritirò soddisfatta e grugnendo a Sitka e a Sourdough ottenne un posto sull’orlo del masso.

Erano affamati. Talvolta erano passati accanto a sottili rigagnoli che discendevano i fianchi della montagna e gli orsi avevano bevuto a lungo mentre gli uomini avevano riempito le borracce, ma era ormai la terza giornata che non cacciavano nulla. Huyghens non fece nemmeno il gesto di prendere dai pacchi qualcosa da mangiare per Roane e per se stesso e Roane non disse niente; cominciava a partecipare personalmente al legame tra uomini e orsi, che non si limitava semplicemente alla schiavitù delle bestie, ma era qualcosa di più, qualcosa che funzionava come uno scambio nei due sensi, lo sentiva.

Irritato, disse: — Dato che non sembra che gli sfex si diano alla caccia mentre salgono sull’altopiano, si dovrebbe trovare della selvaggina in giro. Quelle bestie non si curano di niente, mentre salgono.

Era abbastanza esatto: la normale formazione di caccia degli sfex era su due file parallele, in modo da circondare automaticamente qualunque cosa tentasse la fuga e da sopraffare chiunque tentasse di resistere; salendo invece sull’altopiano, gli sfex si mettevano in fila uno dietro l’altro, apparentemente seguendo piste tracciate da tempo immemorabile. Il vento soffiava attraverso il pendio e recava loro gli odori, ma i mostri non deviavano dal sentiero che avevano scelto. Salivano e basta.

Huyghens disse: — Prima di questi ne devono essere passati molti altri. Migliaia. Per giorni e settimane devono aver affollato queste piste; ne abbiamo visti decine di migliaia con la telecamera di Semper, ma devono essere innumerevoli; così i primi arrivati hanno spazzato via tutta la selvaggina che c’era e gli ultimi devono pensare a qualcosa d’altro, con quelle cose che hanno al posto del cervello.

Roane protestò: — Ma un numero così enorme di carnivori nel medesimo posto è impossibile! So che ci sono, ma è impossibile!

— Sono animali a sangue freddo — chiarì Huyghens — e non bruciano il cibo per sostenere la temperatura del corpo; dopo tutto, un mucchio di animali stanno senza mangiare per lunghi periodi e anche gli orsi vanno in letargo. Solo che questi mostri non stanno andando in letargo… e del resto non stanno nemmeno migrando verso il tropico.

Al buio, stava regolando il radioricevitore. Là non c’era il modo di fare il punto, perché la trasmittente era dall’altro lato del Deserto Alto, che in quel momento formicolava di sfex, le più feroci e mortali fra le bestie di Loren Due. Uomini e orsi sarebbero andati incontro al suicidio, tentando di attraversare il deserto in quel punto.

Comunque Huyghens accese la ricevente e ascoltò il brusio e i suoni aspri del rumore di fondo. Poi, il segnale: tre punti, tre linee, tre punti. Tre punti, tre linee, tre punti. Tre punti…

Huyghens spense. Roane disse: — Non sarebbe stato meglio rispondere al segnale prima di lasciare la base? Almeno li avremmo incoraggiati.

— Non credo che abbiano una ricevente — rispose Huyghens. — In ogni caso, non si aspettano una risposta per mesi e mesi e quindi difficilmente starebbero cercando di procurarsi del cibo per prolungare la durata delle loro scorte, quindi saranno troppo presi per dedicarsi alla costruzione di complicati sistemi di registrazione o di ripetizione.

Per un minuto o due Roane restò silenzioso, e poi: — Dobbiamo procurarci del cibo per gli orsi — disse. — Nugget ormai è svezzato e ha fame.

— Faremo anche questo — promise Huyghens. — Mi sbaglierò, ma mi pare che il numero degli sfex che stanno salendo la montagna va diminuendo di giorno in giorno. Forse eravamo incappati in pieno nella corrente migratoria e ora ce ne allontaniamo e gli sfex spariscono. Quando non ne avremo più tra i piedi, cercheremo di cacciare qualche “nottambulo” o cose del genere, ma temo che tutta la fauna sia stata spazzata via sulla loro pista di migrazione.

Non era vero del tutto. Nel cuore della notte fu svegliato da uno sbatter d’ali e dal grugnito degli orsi; l’aria mossa gli alitava sul viso. Accese rapidamente la lampada che portava alla cintura e il fascio di luce biancastra velò le cose e si perse lontano. Uno sbatter d’ali. Le stelle. L’orlo del masso sul quale si erano accampati. Grandi cose bianche gli vennero addosso volando.