Huyghens, unico rappresentante umano su Loren Due, guardò la manodopera, l’esercito e, Nugget compreso, i quattro quinti della popolazione terrestre non umana del pianeta. Erano orsi Kodiak mutanti discendenti da Kodius Champion, dal quale la Kodius Company aveva preso il nome. Sitka Pete era un carnivoro intelligente che pesava dieci buoni quintali. Sourdough Charley pesava circa 450 chili. Faro Nell aveva otto quintali di fascino femminile… e di ferocia. Nugget spinse il muso oltre la pelliccia della schiena di sua madre e guardò che cosa c’era: e in lui c’erano tre quintali di infanzia ursina. Gli animali guardarono Huyghens in attesa. Se avesse avuto Semper appollaiata sulla spalla, avrebbero saputo ciò che si aspettava da loro.
— Andiamo — disse Huyghens. — Fuori è buio, ma sta arrivando qualcuno, e possono essere guai!
Aprì la porta esterna degli alloggi degli orsi. Sitka Pete si precipitò fuori con andatura goffa. Per un colossale orso Kodiak, l’attacco diretto era il metodo migliore per affrontare ogni tipo di situazione. Sourdough lo seguì pesantemente. Non c’era niente di ostile nelle immediate vicinanze. Sitka si rizzò sulle zampe posteriori, raggiungendo quattro metri di altezza, e annusò l’aria. Sourdough si dondolò metodicamente, annusando a sua volta. Uscì Nell con i suoi otto quintali di raffinatezza e brontolò con tono ammonitorio verso Nugget che la seguiva da vicino. Huyghens si fermò sulla soglia impugnando la sua pistola in grado di fare centro anche al buio. Si sentiva un po’ a disagio a dover mandare gli orsi nella giungla di Loren Due di notte. Ma loro erano in grado di avvertire il pericolo con l’odorato e lui no.
Nella giungla, l’illuminazione del largo sentiero che portava al campo d’atterraggio rendeva magico l’aspetto delle cose. C’erano felci giganti piegate ad arco e alberi ad alto fusto che si innalzavano al di sopra delle felci; e lo straordinario sottobosco di lanceolati. Le lampade, fissate raso terra, illuminavano ogni cosa dal basso, e il fogliame risaltava, violentemente illuminato, contro il nero del cielo notturno, e offuscava le stelle. Ovunque c’erano dei contrasti sorprendenti di luci e d’ombre.
— Dritti avanti! — ordinò Huyghens, facendo gesto con la mano. — Dai!
Chiusa la porta dell’alloggio degli orsi, si diresse verso il campo d’atterraggio lungo la pista illuminata nella foresta. I due giganteschi maschi Kodiak lo precedevano: Sitka Pete trotterellava silenziosamente sulle quattro zampe, Sourdough Charley lo seguiva da vicino, ondeggiando a destra e a sinistra. Huyghens veniva dietro di loro, guardingo, e Faro Nell chiudeva la fila con Nugget che le stava appresso.
Era un’eccellente formazione militare per procedere nella giungla piena di pericoli. Sourdough e Sitka erano rispettivamente l’avanguardia e la difesa, mentre Faro Nell era la retroguardia, perché dovendo sorvegliare Nugget, faceva particolare attenzione a un’aggressione alle spalle. Huyghens, naturalmente, era la forza di attacco. La sua pistola sparava proiettili esplosivi che avrebbero scoraggiato perfino gli sfex e il suo dispositivo di mira notturna, un cono di luce che si accendeva quando egli sfiorava il grilletto, indicava esattamente dove i proiettili avrebbero colpito. Non si trattava di un’arma sportiva, ma le creature di Loren Due non erano certo degli antagonisti sportivi. I “nottambuli”, per esempio: ma i “nottambuli” avevano paura della luce. Attaccavano in una specie di crisi isterica soltanto se la luce era troppo viva.
Huyghens si avvicinò alle luci del campo d’atterraggio. Era selvaggiamente pronto a tutto. La stazione della Kodius Company su Loren Due era decisamente illegale: necessaria, sotto un certo punto di vista, ma sempre illegale. Quella voce metallica nella ricevente non lo aveva affatto persuaso, ignorando questa illegalità. Ma se atterrava un’astronave, Huyghens poteva tornare indietro alla stazione prima che gli uomini potessero inseguirlo, e avrebbe fatto in tempo ad azionare la cassaforte di eliminazione, in modo da proteggere coloro che lo avevano mandato sul pianeta.
Ma, mentre si faceva strada in mezzo ai cespugli quasi irreali, sentì alto e lontano il discordante rombo del razzo di una scialuppa, non il ruggito dei reattori di un’astronave. Man mano che egli avanzava il rombo diveniva sempre più forte e i tre grossi Kodiak trottavano qua e là in una formazione difensiva e offensiva adatta alle particolari condizioni del pianeta.
Raggiunse il bordo del campo d’atterraggio che era illuminato in modo accecante con i consueti raggi divergenti diretti verso il cielo in modo che un’astronave potesse sintonizzare gli strumenti e atterrare a vista. Una volta, campi di questo genere erano stati di uso normale. Ora tutti i pianeti con un certo sviluppo avevano delle reti d’atterraggio, strutture enormi che assorbivano energia fino dalla ionosfera; che facevano partire e discendere a terra le astronavi con grande dolcezza ed estrema potenza. Il vecchio tipo di campo d’atterraggio si poteva trovare dove ci fosse una squadra di controllo al lavoro, oppure dove si stessero effettuando studi ecologici e batteriologici per un periodo di tempo strettamente limitato, o ancora dove una colonia appena autorizzata non fosse ancora in grado di costruirsi una rete d’atterraggio. Naturalmente era assolutamente inconcepibile che qualcuno cercasse una sistemazione contraria alla legge!
Già gli animali notturni, mentre Huyghens raggiungeva la spianata, si erano raggruppati intorno alle luci come fanno le falene terrestri. L’aria pullulava di piccole cose svolazzanti che turbinavano come impazzite. Erano in numero considerevole e di ogni forma e misura, dai bianchi moscerini notturni ai vermi volanti dalle molte ali, a quelle rivoltanti creature ancora più grandi e dall’aspetto nudo che potevano somigliare a delle scimmiette volanti e senza pelo se non fossero state degli esseri carnivori e peggio. Quelle cose volanti planavano e ronzavano e danzavano e ruotavano pazzamente nel bagliore, creando uno strano brusio lamentoso. Formavano quasi, al di sopra della spianata, un soffitto illuminato che nascondeva le stelle. Guardando verso l’alto, Huyghens riusciva a mala pena a intravedere in quella nebbia di ali e di corpi la fiamma biancoazzurra del razzo che scendeva.
La scia diventava sempre più grande. A un certo punto si inclinò, forse per aggiustare la traiettoria della discesa, poi tornò diritta. Quello che era stato dapprima un punto incandescente, aumentò fino a divenire una grande stella, poi una luna ancora più splendente e infine un occhio di luce accecante. Huyghens distolse lo sguardo, Sitka Pete si accovacciò con tutta la sua mole di una tonnellata e distolse saggiamente gli occhi dalla luce; Sourdough non faceva caso al rombo della scialuppa, sempre più profondo e violento, ma annusava delicatamente l’aria. Faro Nell tenne saldamente Nugget con una delle sue enormi zampe e cominciò a leccargli la nuca come per renderlo presentabile a degli estranei, Nugget si contorceva.
Il rombo divenne simile a migliaia di tuoni. Una calda brezza venne dal campo d’atterraggio. La scialuppa calò rapida e le fiamme penetrarono nella nebbia di cose volanti, bruciandole, accartocciandole, infiammandole. Poi, tra turbinii di polvere ribollente, il centro del campo divampò con luce terribile; qualcosa discese lungo lo strale di fuoco, lo schiacciò, ci si posò sopra, e la fiamma si spense: la scialuppa si era appoggiata alle corte ali poppiere, il muso rivolto alle stelle dalle quali era giunta.
Ci fu un silenzio immenso, dopo il fragore. Quindi, molto lentamente, ripresero a farsi udire i rumori della notte, suoni simili a quelli di canne d’organo e suoni appena percettibili, come singhiozzi; tutti quei suoni aumentavano e improvvisamente Huyghens poté udire di nuovo perfettamente. Un portello si aprì con una sorta di scricchiolio soffocato, e qualcosa uscì dallo scafo, allungandosi; era una passerella metallica che scendeva, superando la zona arroventata dalle fiamme dove posava la scialuppa.