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All’interno della stazione Roane disse con rabbia: — Mi ascolti, Huyghens. Lei ha delle ragioni per uccidermi, anche se apparentemente lei non ha intenzione di farlo. Lei ha delle eccellenti ragioni per abbandonare a se stessa quella colonia di robot, eppure si sta preparando a dare un aiuto, se mai ci fosse qualcuno che ne avesse bisogno. E inoltre lei resta sempre un criminale… dico, un criminale! Batteri terribili sono stati portati fuori da pianeti come Loren Due e in conseguenza di questo un mucchio di gente ci ha rimesso la pelle. Ma lei sta rischiando ancora di più: perché lo fa? Perché fa quello che potrebbe produrre mostruosi risultati agli altri esseri?

Huyghens grugnì: — Lei sta solo supponendo che nel corso dei miei contatti non siano state prese misure sanitarie e quarantene. Invece, in realtà, queste misure sono state prese, sono state prese come si deve! Come per tutto il resto, però, lei non lo capirebbe.

— No, non capisco — esclamò Roane — ma questo non significa che non possa capirlo! Perché lei è un fuorilegge?

Huyghens manovrava con estrema attenzione il cacciavite all’interno del pannello. Con delicatezza ne estrasse un piccolo circuito elettronico, quindi con molta cura prese a inserire un nuovo circuito intricato composto di elementi più grandi.

— Sto mandando in malora l’amplificazione — osservò — ma penso che funzionerà. — Poi aggiunse con calma: — Sono quello che sono. Sono un fuorilegge perché penso che questo va d’accordo con quello che credo di essere. Ognuno agisce secondo l’idea che ha di se stesso. Lei è un cittadino coscienzioso, un ufficiale fedele e ha una personalità correttamente impostata. Lei si considera un animale intelligente e raziocinante, ma non si comporta come se lo fosse. Lei mi ha ricordato la necessità di ucciderla, mentre un animale raziocinante avrebbe cercato di farmene dimenticare. Roane, lei è un uomo. Anch’io. Ma io ne sono cosciente, e quindi faccio deliberatamente cose che un semplice animale raziocinante non farebbe, perché queste cose, secondo me, le fa soltanto l’uomo, che è più che un semplice animale raziocinante.

Con molta cura strinse una vitina dopo l’altra. Roane, con aria annoiata, disse: — Ah, religione.

— Rispetto di me stesso — corresse Huyghens. — Non mi piacciono i robot. Assomigliano troppo a degli animali raziocinanti. Un robot farà qualunque cosa che il suo addetto vuole che faccia. Un animale semplicemente razionale farà tutto quello che, imposto dalle circostanze, sia in suo potere. Non può piacermi un automa a meno che non abbia un’idea di quello che gli serve e non mi sputi in un occhio se cerco di fargli fare qualcosa d’altro. Gli orsi che ho qui… non sono automi, quelli! Sono bestie fedeli e degne di rispetto, ma mi farebbero a brani se cercassi di spingerli a fare qualcosa contro la loro natura. Faro Nell si batterebbe con me e tutta la creazione insieme, se tentassi di far del male a Nugget. Sarebbe stupida, irragionevole e priva di logica, perché perderebbe e resterebbe uccisa: ma mi piace così, quella bestia! E io combatterò contro di lei, Roane, e contro tutto il mondo, se cercherete di farmi fare qualcosa contro la mia natura. Sarei stupido e irragionevole e privo di logica, su questo punto. — Qui sorrise e si voltò: — Così farebbe anche lei: solo che non se ne rende conto.

Tornò a occuparsi del suo lavoro. Un istante dopo montò una manopola su di un perno di quel suo apparecchio pieno di fili.

— Che cosa hanno cercato di farle fare? — domandò Roane in tono pungente. — Che cosa le è stato chiesto, perché lei diventasse un criminale? A cosa si sta ribellando?

Huyghens spinse un interruttore. Cominciò a girare la manopola che controllava la sintonia del suo ricevitore momentaneamente modificato. — Be’ — disse in tono divertito — quand’ero giovane la gente intorno a me ha cercato di farmi diventare un cittadino coscienzioso, un impiegato fedele e dotato di una personalità correttamente impostata. Hanno cercato di farmi diventare un animale molto intelligente e raziocinante, e niente più. La differenza tra noi due, Roane, è che io me ne sono accorto. Naturalmente, mi sono rib…

Tacque di colpo. Dei leggeri scoppiettii e un brusio crepitante provenivano dall’altoparlante del ricevitore appena modificato per poter ricevere quelle che un tempo si erano chiamate onde corte.

Huyghens era in ascolto. Inclinò il capo da un lato, mentre cominciava a ruotare la manopola con estrema lentezza. Poi Roane ebbe un gesto con la mano, come per fermarlo, per richiamare la sua attenzione su qualcosa in mezzo ai suoni sibilanti. Huyghens annuì. Ruotò ancora la manopola, con movimenti infinitesimali.

Un brusio a stacchi diventò chiaro sul rumore di fondo. Huyghens mosse la sintonia, e il brusio crebbe d’intensità, raggiungendo un volume che lo rendeva inconfondibile. Era una sequenza di suoni come un ronzio discontinuo: tre ronzii di mezzo secondo intervallati di mezzo secondo; una pausa di due secondi, e poi tre ronzii di un secondo intervallati a pause di mezzo secondo; un’altra pausa di due secondi, e quindi altri tre ronzii di mezzo secondo. Poi silenzio per cinque secondi. Poi la sequenza ricominciò.

— Diavolo! — disse Huyghens. — È un segnale umano, e anche a trasmissione meccanica! Una volta era il normale segnale di soccorso. Si chiamava SOS, non ho idea di che cosa significhi. In ogni modo, pare che qualcuno abbia letto qualche vecchio romanzo e così lo ha imparato. Però grazie a questo qualcuno è ancora vivo nella sua colonia di robot, autorizzata ma ora distrutta. E chiede aiuto. Oserei dire che ne devono avere molto bisogno.

Guardò Roane: — La cosa intelligente da fare è sedersi e aspettare o una nave dei miei amici o una dei suoi; una nave può aiutare dei sopravvissuti o dei naufraghi molto meglio di noi. Una nave li può trovare anche molto più facilmente di noi. Ma forse il tempo è importante, per quei poveri diavoli, così io prenderò con me i miei orsi e vedrò di riuscire a raggiungerli. Se vuole, lei può aspettare qui: cosa ne dice? Viaggiare su Loren Due non è come fare una scampagnata… Ci sarà da lottare praticamente per ogni metro di strada, perché qui c’è un mucchio di “animali ostili”!

Roane esclamò incollerito: — Non dica stupidaggini! Certo, che vengo: per chi mi prende? E una volta in due avremo quattro volte le possibilità di uno solo.

Huyghens sorrise: — Non esattamente. Lei dimentica Sitka Pete, Sourdough Charley e Faro Nell. Se viene anche lei, saremo in cinque invece che in quattro. Naturalmente, anche Nugget deve venire, e non sarà di alcun aiuto; ma Semper farà la sua parte. Lei non quadruplicherà le nostre possibilità, Roane, ma sarò contento di averla con noi se proprio lei vuole essere tanto stupido, irragionevole e non del tutto raziocinante… da seguirci.

III

C’era un tormentato sperone di roccia tesa a precipizio sopra la valle e il vasto fiume che scorreva verso ovest e il mare, circa trecento metri più sotto. Trenta chilometri a est una barriera di montagne si ergeva contro il cielo e le cime sembravano addossarsi le une alle altre fino a una notevole altezza. Fin dove l’occhio poteva giungere, il terreno era ondulato e accidentato. Una macchiolina nel cielo discese rapidamente. Grandi ali si distesero e percossero l’aria, mentre gli occhi gelidi fissavano lo spazio roccioso: con pochi colpi d’ala Semper, l’aquila, atterrò, ripiegò le enormi ali e volse di scatto il capo, gli occhi fissi. Dei sottili finimenti tenevano una microtelecamera contro il suo petto. Camminando pomposamente, percorse la roccia fino al punto più alto e restò là immobile, figura solitaria e arrogante nell’immensità.