Alla fine ripiegammo su grandi sorrisi ansanti, e io l’aiutai a rialzarsi in piedi.
— Che posto orribile — dissi, ridacchiando ancora.
Lei si guardò intorno e rabbrividì. — Oh, Dio, è vero, Charlie. Dev’essere spaventoso, aver bisogno di una facciata del genere.
— Per un momento ho pensato che ne avessi bisogno tu.
Shara ridiventò seria e mi guardò negli occhi. — Charlie, vorrei essere capace di offendermi di quel che hai detto. In un certo senso ne ho bisogno.
Socchiusi le palpebre. — Cosa vorresti dire?
— Ho bisogno di Bryce Carrington.
— Questa volta puoi aggiungere le precisazioni. In che senso hai bisogno di lui?
— Ho bisogno del suo denaro — gridò lei.
Com’è possibile essere rilassati e tesi nello stesso istante? — Oh, accidenti, Shara! È così che otterrai di ballare? È il modo per pagarti un biglietto d’accesso? Quanto pretendono i critici, di questi tempi?
— Charlie, smettila. Ho bisogno di Carrington per farmi vedere. Mi affitterà una sala, ecco tutto.
— Se è tutto qui, usciamo subito da questa topaia. Posso farmi prest… posso disporre del denaro sufficiente per affittarti qualunque sala del mondo, e sono dispostissimo a rischiare.
— Puoi procurarmi le Skyfac?
— Uh?
Non riuscivo assolutamente a immaginare perché si proponesse di andare a ballare allo Skyfac. Perché non nell’Antartide, allora?
— Shara, dello spazio ne sai anche meno di me, ma dovresti sapere che non è necessario che una trasmissione via satellite venga realizzata su un satellite.
— Idiota. È l’ambiente che mi serve.
Ci pensai sopra. — La Luna sarebbe meglio, visualmente. Le montagne. La luce. Il contrasto.
— L’aspetto visuale è secondario. Non voglio una gravità d’un sesto, Charlie. Voglio la gravità zero.
La guardai a bocca aperta.
— E voglio che tu sia il mio video-man.
Dio, era incredibile. Sentivo il bisogno di restare cosi a bocca aperta e di riflettere per parecchi minuti. Lei mi lasciò fare, e aspettò pazientemente che avessi finito.
— Il peso non è più un verbo, Charlie — mi disse poi. — Quella danza si concludeva con l’affermazione che non si può vincere la gravità… lo dicesti tu stesso. Bene, quell’affermazione è inesatta… superata. La danza del ventunesimo secolo dovrà prenderne atto.
— Ed è appunto ciò che ti occorre per farcela. Un nuovo tipo di danza per una ballerina di tipo nuovo. Unico. Colpirà il pubblico, e tu dovresti avere per anni l’intero campo tutto per te. Mi piace, Shara. Mi piace. Ma potrai farcela?
— Ho pensato a quel che dicesti tu: non puoi battere la forza di gravità, ma è bello tentare. Mi è rimasto nella mente per mesi, e poi un giorno sono andata a trovare un vicino che aveva la TV e ho visto un servizio su una squadra al lavoro allo Skyfac Due. Sono rimasta sveglia tutta la notte a pensarci, e l’indomani mattina sono venuta negli Stati Uniti e ho trovato un posto allo Skyfac Uno. Sono stata lassù per quasi un anno, per avvicinarmi a Carrington. Posso farcela, Charlie, posso farcela. — Aveva stretto i denti in un modo che avevo visto già una volta… quella volta che mi aveva risposto male a Le Maintenant. Era un segno di decisione incrollabile.
Comunque, io aggrottai la fronte. — Con l’appoggio di Carrington. Shara distolse gli occhi. — I pranzi gratis non esistono…
— Lui quanto si fa pagare?
Rimase zitta abbastanza a lungo perché quel silenzio fosse una risposta. In quel momento ricominciai a credere in Dio per la prima volta dopo tanti anni, solo per poterlo odiare.
Però tenni la bocca chiusa. Lei era abbastanza grande per amministrare da sola le sue finanze. Il prezzo d’un sogno continua a salire ogni anno. Diavolo, me l’ero quasi aspettato fin dal momento che mi aveva chiamato.
Ma solo quasi.
— Charlie, non startene lì con quella faccia contratta. Di’ qualcosa. Urla, dammi della puttana, qualcosa.
— Sciocchezze. Non sono la tua coscienza: faccio già fatica ad essere la mia. Vuoi ballare, hai uno sponsor. E adesso hai un video-man.
Quell’ultima frase non avevo nessuna intenzione di dirla.
Stranamente, all’inizio sembrò quasi che la deludesse. Ma poi si rilassò e sorrise. — Grazie, Charlie. Puoi liberarti subito di quello che stai facendo?
— Lavoro per una stazione TV educativa di Shediac. Ho persino dovuto registrare un servizio sulla danza. Un orso ballerino dello Zoo di Londra. La cosa sorprendente è che ballava bene. — Shara sorrise. — Posso liberarmi.
— Benissimo. Non credo che potrei farcela senza il tuo aiuto.
— Ma lavorerò per te. Non per Carrington.
— D’accordo.
— Dov’è il grand’uomo, comunque? A fare il sommozzatore nella vasca da bagno?
— No — disse una voce tranquilla, dalla porta. — Ero a fare i lanci col paracadute nell’atrio.
La poltrona a rotelle era un trono mobile. Lui aveva addosso un abito da quattrocento dollari color gelato alla fragola, un maglione azzurro-polvere e un orecchino d’oro. Le scarpe erano di vero cuoio. L’orologio era quel modello nuovo senza cinturino che ti dice l’ora, letteralmente. Non era abbastanza alto per Shara e aveva le spalle assurdamente larghe, sebbene il vestito cercasse di nascondere l’uno e l’altro. Gli occhi sembravano due mirtilli. Il sorriso era quello d’uno squalo che si chiede quale parte sarà più saporita. Avrei voluto schiacciargli la testa fra due macigni.
Shara si alzò. — Bryce, questo è Charles Armstead. Ti ho detto…
— Oh, sì. Quello del video. — Lui avanzò con la poltrona a rotelle e mi porse una mano curatissima. — Sono Bryce Carrington, Armstead.
Io rimasi seduto, con le mani sulle ginocchia. — Oh, sì. Quello ricco.
Alzò educamente un sopracciglio. — Ah, un altro tipo maleducato.
Bene, se è bravo quanto dice Shara, ha il diritto di esserlo.
— Sono un cane.
Il sorriso sparì. — Finiamola con queste schermaglie, Armstead. Non pretendo belle maniere dalla gente creativa, ma se è necessario ho una riserva di disprezzo più significativa della sua. Ora sono stanco di questa maledetta gravità e ho passato una giornata faticosa testimoniando per un amico, e a quanto sembra hanno intenzione di richiamarmi anche domani. Vuole questo lavoro o no?
Mi aveva messo con le spalle al muro. Lo volevo. — Già.
— Allora d’accordo. La sua stanza è la 2772. Fra due giorni torneremo allo Skyfac. Si trovi qui alle otto del mattino.
— Avrò bisogno di parlarti del materiale che ti servirà, Charlie — disse Shara. — Chiamami domani.
Mi girai di scatto verso di lei, e Shara evitò il mio sguardo.
Carrington non se ne accorse. — Sì, prepari un elenco di tutto il materiale che le occorre, prima di domani, così lo porteremo con noi. Non badi a spese… Se non chiede qualcosa, dovrà farne a meno. Buonanotte, Armstead.