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Il burattinaio si stava avviando verso il muso, ma qualcosa mi spinse a voltarmi verso la poppa, per dare un’occhiata più attenta agli ammortizzatori da atterraggio.

Erano piegati. Dietro i pannelli curvi e trasparenti dello scafo, una pressione tremenda aveva fatto scorrere il metallo come cera sciolta, forzandolo a rientrare nella poppa appuntita.

— Che cos’è stato? — domandai.

— Non lo sappiamo. Ci terremmo moltissimo a scoprirlo.

— Come sarebbe a dire?

— Ha sentito parlare della stella di neutroni BVS-1?

Dovetti riflettere un momento. — La prima stella di neutroni che sia stata trovata, e finora anche l’unica. Qualcuno l’individuò due anni fa, mediante lo spostamento stellare.

— La BVS-1 fu scoperta dall’Istituto della Conoscenza, su Jinx. Venimmo a sapere, da un intermediario, che l’Istituto teneva a esplorare la stella. Per farlo, aveva bisogno di un’astronave. Non aveva tutto il danaro necessario. Noi ci offrimmo di fornire uno scafo, con le solite garanzie, purché l’Istituto ci inoltrasse tutti i dati acquisiti grazie alla nostra nave.

— Mi sembra abbastanza equo. — Non chiesi perché non erano andati a esplorare loro stessi. Come quasi tutti i vegetariani senzienti, i burattinai considerano la discrezione la cosa più importante.

— Due umani, Peter Laskin e Sonya Laskin, volevano usare la nave. Intendevano portarsi a meno d’un miglio dalla superficie, in un’orbita iperbolica. A un certo punto, durante il viaggio, una forza sconosciuta è penetrata apparentemente attraverso lo scafo, e ha ridotto così gli ammortizzatori di atterraggio. E sembra che la forza sconosciuta abbia anche ucciso i piloti.

— Ma è impossibile. Non è così?

— Lei ha afferrato l’essenziale. Venga con me. — Il burattinaio trotterellò verso prua.

Avevo afferrato l’essenziale, infatti. Niente, ma proprio niente, può passare attraverso uno scafo della General Products. Nessun genere di energia elettromagnetica, a eccezione della luce visibile. Nessun tipo di materia, dalla più piccola particella subatomica fino alla meteorite più veloce. È quanto sostiene la pubblicità dell’azienda, e la garanzia lo conferma. Non ne ho mai dubitato, e non ho mai sentito che uno scafo della General Products sia stato danneggiato da un’arma o da qualunque altra cosa.

Però uno scafo della General Products è brutto quanto è funzionale. L’azienda del burattinaio avrebbe potuto andarci di mezzo, se in giro si fosse risaputo che qualcosa poteva passare attraverso uno dei suoi scafi. Ma non capivo che cosa c’entravo io.

Salimmo la scaletta mobile che ci portò nel muso.

Il sistema di supporto era diviso in due compartimenti. Lì i Laskin avevano usato vernice termorepellente. Nella cabina di comando, che era conica, lo scafo era stato diviso in finestrini. La stanza da riposo, che stava subito dietro, era verniciata d’argento riflettente, e non aveva finestre. Dalla parete di fondo di questa stanza partiva un cunicolo che portava a poppa, e che permetteva di accedere a vari strumenti e ai motori dell’hyperdrive.

Nella cabina di comando c’erano due cuccette antiaccelerazione. Entrambe erano state strappate dai supporti e incastrate nel muso come se fossero di cartavelina, e avevano schiacciato il quadro dei comandi. Le spalliere delle cuccette accartocciate erano chiazzate di bruno ruggine. Piccole macchie dello stesso colore erano sparse ovunque, sulle pareti, sui finestrini, sui videoschermi. Sembrava che qualcosa avesse colpito le cuccette da tergo: qualcosa come una dozzina di palloncini pieni di colore, che avessero urtato con una forza tremenda.

— È sangue — dissi io.

— Infatti. Liquido del sistema circolatorio umano.

II

Ventiquattro ore per scendere.

Passai gran parte delle prime dodici nella stanza da riposo, tentando di leggere. Non succedeva niente di significativo; solo, talvolta vedevo il fenomeno di cui aveva parlato Sonya Laskin nel suo ultimo rapporto. Quando una stella passava direttamente dietro l’invisibile BVS-1 si formava un alone. La BVS-1 era abbastanza pesante per incurvare la luce intorno a sé, spostando quasi tutte le stelle che apparivano ai lati: ma quando una passava direttamente dietro la stella di neutroni, la sua luce veniva spostata da tutte le parti nello stesso istante. Risultato: un minuscolo cerchio lampeggiava per un attimo e poi spariva, quasi prima ancora che l’occhio potesse percepirlo.

Non avevo mai saputo quasi niente sulle stelle di neutroni, fino al giorno in cui mi aveva pescato il burattinaio. Adesso ero un esperto. Ma ancora non avevo idea di quel che mi aspettava quando sarei sceso laggiù.

Tutta la materia che verosimilmente vi capiterà d’incontrare è materia normale, composta da un nucleo di protoni e neutroni, circondato da elettroni in stato di energia di quanti. Nel cuore di ogni stella c’è una seconda specie di materia: lì, infatti, la pressione enorme è sufficiente per frantumare il guscio degli elettroni. Il risultato è la materia degenerata: nuclei spinti l’uno contro l’altro dalla pressione e dalla gravità, ma tenuti separati dalla reciproca repulsione del «gas» di elettroni, più o meno continuo, che li circonda. Particolari circostanze possono creare un terzo tipo di materia.

Prendiamo: una nana bianca esaurita, con una massa superiore a 1,44 volte quella del Sole: il Limite di Chandrasekhar, dal nome di un astronomo indoamericano del millenovecento. In una massa simile, la pressione degli elettroni non basterebbe, da sola, a tenere gli elettroni stessi lontani dal nucleo. Verrebbero spinti a forza contro i protoni… e formerebbero neutroni. In un’esplosione sfolgorante, gran parte della stella si trasformerebbe, da una massa compressa di materia degenerata, in un grumo compattissimo di neutroni: il neutronio, in teoria la materia più densa possibile in questo universo. Quasi tutta la materia rimanente, normale e degenerata, verrebbe scagliata lontano dal calore che si libererebbe.

Per due settimane, la stella irradierebbe raggi X, mentre la temperatura del suo nucleo scenderebbe da cinque miliardi di gradi Kelvin a cinquecento milioni. Poi sarebbe un corpo luminoso, del diametro di dieci-dodici miglia: poco meno che invisibile, insomma. Non era strano che la BVS-1 fosse la prima stella di neutroni mai scoperta.

E non è neppure strano che l’istituto della Conoscenza, su Jinx, avesse impiegato tanto tempo e tanta fatica per cercarla. Fino a che la BVS-1 non era stata scoperta, il neutronio e le stelle di neutroni erano soltanto teorie. L’esame di una vera stella di neutroni poteva essere d’importanza enorme. Le stelle di neutroni potevano offrirci la chiave per il vero controllo della gravità.

Massa di BVS-1: 1,3 volte la massa di Sol, approssimativamente.

Diametro di BVS-1 (stimato): undici miglia di neutronio, coperte da mezzo miglio di materia degenerata, coperto da circa quattro metri di materia normale.

Velocità di fuga: 130.000 miglia al secondo, approssimativamente.

Non si era saputo nient’altro della minuscola stella nera, fino a quando i Laskin andarono a vederla. Adesso l’Istituto sapeva una cosa di più. La stella ruotava.

— Una massa così enorme può distorcere lo spazio, con la sua rotazione — disse il burattinaio. — L’iperbole proiettata dall’astronave dell’Istituto era contorta su se stessa in modo che ci permette di dedurre che il periodo di rotazione della stella è di due minuti e ventisette secondi.

Il bar era da qualche parte, nel palazzo della General Products. Non so esattamente dove, e con le cabine di traslazione non ha importanza. Io continuavo a fissare il burattinaio barista. Naturalmente, solo un burattinaio poteva accettare di farsi servire da un barista burattinaio; qualunque bipede si indignerebbe all’idea che qualcuno gli prepari da bere con la bocca. Io avevo già deciso di andare a cena altrove.