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— Capisco il suo problema — dissi. — Le vendite ne risentiranno, se si viene a sapere che qualcosa può penetrare in uno dei vostri scafi, sfracellando l’equipaggio e riducendolo a chiazze di sangue. Ma io che c’entro?

— Vogliamo ripetere l’esperimento di Sonya Laskin e Peter Laskin. Dobbiamo scoprire…

— Servendovi di me?

— Sì. Dobbiamo scoprire cos’è che i nostri scafi non possono arrestare. Naturalmente lei può…

— Ma non lo farò.

— Siamo disposti a offrirle un milione di stars.

Mi sentii tentato, ma solo per un momento. — Lasci perdere.

— Naturalmente, verrà autorizzato a costruirsi la nave a modo suo, partendo da uno scafo numero 2 della General Products.

— Grazie, ci tengo a continuare a vivere.

— Ma non ci terrebbe a finire in gattabuia. Mi risulta che We Made It ha istituito nuovamente le prigioni per debitori. Se la General Products rendesse pubblico il suo bilancio…

— Ehi, un mo…

Lei ha debiti nell’ordine di cinquecentomila stars. Pagheremo i suoi creditori prima che lei parta. Se ritornerà… — Dovetti ammirare la sua sincerità: non aveva detto quando. — Se ritornerà, pagheremo il resto a lei. Potrà venire invitato a parlare del viaggio dai commentatori dei notiziari, nel qual caso guadagnerà altre stars.

— Dice che posso costruire la nave a modo mio?

— Naturalmente. Questo non è un viaggio d’esplorazione. Ci teniamo che lei torni sano e salvo.

— Ci sto — dissi.

Dopotutto, il burattinaio aveva cercato di ricattarmi. Qualunque cosa fosse accaduta dopo, sarebbe stata colpa sua.

Costruirono la mìa astronave in due settimane esatte. Partirono da uno scafo n. 2 della General Products, proprio come quello della nave dell’Istituto della Conoscenza, e il sistema di supporto era praticamente un duplicato di quello dei Laskin. Ma lì finivano le rassomiglianze. C’era invece un motore a fusione abbastanza grosso per una corazzata di Jinx. Nella mia nave, che chiamai Skydiver, il motore poteva produrre trenta g al limite di sicurezza. C’era un cannone laser abbastanza potente da fare un buco attraverso la luna di We Made It. Il burattinaio voleva che mi sentissi al sicuro, e adesso mi sentivo davvero così, perché potevo combattere e potevo scappare. Scappare, soprattutto.

Ascoltai e riascoltai una mezza dozzina di volte l’ultima comunicazione dei Laskin. La loro nave senza nome era piombata fuori dall’iperspazio a un milione di miglia dalla BVS-1. Mentre il marito strisciava lungo il tubo d’accesso per controllare gli strumenti, Sonya Laskin aveva chiamato l’Istituto della Conoscenza. — …ancora non possiamo vederla a occhio nudo. Ma possiamo vedere dov’è. Ogni volta che una stella le passa dietro, si scorge un piccolo cerchio di luce. Un minuto. Peter è pronto a usare il telescopio…

Poi la massa della stella aveva interrotto il collegamento iperspaziale. Era previsto, e nessuno si era preoccupato… allora. Più tardi, lo stesso effetto doveva aver impedito loro di fuggire nell’iperspazio per sottrarsi a ciò che li attaccava.

Quando i soccorritori avevano trovato l’astronave, solo il radar e le cineprese funzionavano ancora. Non ci dicevano molto. Non c’erano cineprese nella cabina. Ma la cinepresa di prua ci mostrò, per un istante, la visione della stella di neutroni, resa confusa dalla velocità. Era un disco che aveva il colore arancione della carbonella del barbecue, se conoscete qualcuno che possa prendersi il lusso di bruciare legna. Quell’oggetto celeste era una stella di neutroni ormai da molto tempo.

— Non sarà necessario dipingere la nave — dissi al presidente.

— Non dovrebbe fare un viaggio simile con le pareti trasparenti. Diventerebbe pazzo.

— Non sono un terragnolo. La visione sconvolgente dello spazio mi riempie di un blando, ma evanescente interesse. Voglio vedere se c’è qualcosa che mi arriva furtivamente alle spalle.

Il giorno prima della partenza, ero seduto tutto solo nel bar della General Products, e lasciavo che il burattinaio barista mi preparasse da bere con la bocca. Lo faceva benissimo. C’erano burattinai sparsi nella sala, a gruppetti di due o tre, con un paio d’uomini tanto per apportare un po’ di varietà. Ma non era ancora arrivata l’ora di bere. Il locale mi sembrava vuoto.

Ero soddisfatto di me stesso. I miei debiti erano stati tutti pagati, anche se questo non avrebbe avuto molta importanza, nel posto dove sarei andato. Sarei partito senza neppure un minicredito intestato a mio nome: non avevo altro che la nave…

Tutto sommato, m’ero tirato fuori da una situazione fastidiosa. Speravo che mi sarebbe piaciuto fare il ricco esule.

Sussultai, quando il nuovo arrivato sedette di fronte a me. Era uno sconosciuto: un uomo di mezza età con un costosissimo abito nero-notte e con una nivea barba asimmetrica. Mi congelai e feci per alzarmi.

— Si sieda, Mr. Shaeffer.

— Perché?

Me lo disse mostrandomi un disco azzurro. Un distintivo del governo della Terra. Lo esaminai per dimostrare che ero un tipo sveglio, non perché fossi in grado di distinguerne uno vero da uno falso.

— Mi chiamo Sigmund Ausfaller — disse il funzionario governativo. — Vorrei scambiare quattro chiacchiere con lei a proposito della sua missione per conto della General Products.

Annuii, senza dir niente.

— Per ordinaria amministrazione, ci è stata inoltrata una registrazione del suo contratto verbale. Ho notato diversi particolari curiosi. Mr. Shaeffer, veramente lei accetta un rischio simile per sole cinquecentomila stars?

— Me ne danno il doppio.

— Ma a lei resta solo la metà. Il resto se ne va per pagare i debiti. Poi ci sono le tasse. Ma lasciamo perdere. Quel che ho pensato, è che un’astronave è un’astronave, e la sua è ben armata e ha buone gambe. Una nave da combattimento ammirevole, se fosse disposto a venderla.

— Ma non è mia.

— C’è gente che non starebbe a chiederlo. Su Canyon, per esempio, oppure il partito isolazionista di Wonderland.

Non dissi nulla.

— Oppure, lei potrebbe avere intenzione di darsi alla pirateria. Una professione rischiosa, la pirateria, e non prendo sul serio l’idea.

Non avevo neppure pensato alla pirateria. Ma non potevo dire altrettanto di Wonderland…

— Ecco quel che volevo dirle, Mr. Shaeffer. Un individuo, se è abbastanza disonesto, può rovinare la reputazione di tutti gli esseri umani, dovunque. Molte specie ritengono necessario vegliare sulla morale dei propri membri, e noi non facciamo eccezione. Ho pensato che lei potrebbe anche non portare affatto la sua nave alla stella di neutroni; che potrebbe portarla altrove e venderla. I burattinai non fabbricano navi da guerra invulnerabili. Sono pacifisti. Il suo Skydiver è unico.

«Perciò ho chiesto alla General Products di autorizzarmi a installare una bomba telecomandata a bordo dello Skydiver. Poiché è situata all’interno dello scafo, lo scafo non può proteggerla. L’ho fatta installare questo pomeriggio.

«E adesso, badi! Se lei non avrà dato notizie entro una settimana, io farò detonare la bomba. Vi sono parecchi mondi a meno d’una settimana di volo nell’iperspazio, ma tutti riconoscono l’autorità della Terra. Se lei fugge, dovrà abbandonare la nave entro una settimana, quindi credo che difficilmente atterrerà su un mondo inabitabile. Chiaro?»

— Chiaro.

— Se mi sbaglio, lei potrà sottoporsi alla macchina della verità e dimostrarlo. Allora potrà prendermi a pugni sul naso, e sarò ancora io a farle le mie scuse.