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Quando riaprii gli occhi, il punto rosso stava scomparendo.

IV

Il burattinaio presidente insistette perché mi facessi ricoverare in ospedale, in osservazione. Non mi opposi. Avevo la faccia e le mani rosse, infiammate, piene di vesciche, ed ero indolenzito come se mi avessero bastonato. Riposo e cure premurose, ecco di cosa avevo bisogno.

Fluttuavo in mezzo a due lastre-letto, orrendamente scomodo, quando l’infermiera venne ad annunciarmi una visita. Dalla sua espressione, capii di chi si trattava.

— Cosa può passare attraverso uno scafo della General Products? — gli chiesi.

— Speravo che fosse in grado di dirmelo lei. — Il presidente si appoggiò sull’unica gamba posteriore, impugnando un bastoncino che irradiava un fumo verde, odoroso d’incenso.

— Posso dirglielo, infatti. La gravità.

— Non mi prenda in giro, Beowulf Shaeffer. È una faccenda d’importanza vitale.

— Non la prendo in giro. Il suo mondo ha una luna?

— È un’informazione riservata. — I burattinai sono fifoni. Nessuno sa da dove vengano, ed è molto improbabile che qualcuno riesca a scoprirlo.

— Sa cosa succede quando una luna si avvicina troppo al suo primario?

— Va a pezzi.

— Perché?

— Non lo so.

— Le maree.

— Cos’è una marea?

Ohoh, mi dissi. — Cercherò di spiegarglielo. La luna della Terra ha un diametro di circa duemila miglia, e volge sempre la stessa faccia al pianeta. Ora, voglio che lei scelga due pietre sulla Luna, una nel punto più vicino alla Terra, una nel punto più lontano.

— Benissimo.

— Dunque, non è ovvio che se quelle pietre fossero abbandonate a se stesse cadrebbero lontane l’una dall’altra? Si trovano su due orbite diverse, badi bene: orbite concentriche, una delle quali è esterna rispetto all’altra di circa duemila miglia. Eppure le due pietre sono costrette a muoversi alla stessa velocità orbitale.

— Quella esterna si muove più velocemente.

— Giustissimo. Quindi c’è una forza che cerca di fare a pezzi la Luna. La gravità la tiene insieme. Avvicini la Luna alla Terra quanto basta, e le due pietre si allontaneranno fluttuando.

— Capisco. Allora la marea ha cercato di fare a pezzi la sua nave. Era abbastanza potente per strappare i sedili dai supporti nell’abitacolo della nave dell’Istituto.

— E per schiacciare un essere umano. Provi a immaginarlo. Il muso della nave era a sole sette miglia dal centro della BVS-1. La coda era cento metri più lontana. Abbandonate a se stesse, sarebbero andate in direzioni completamente diverse. La mia testa e i miei piedi hanno cercato di fare la stessa cosa, quando sono arrivato abbastanza vicino.

— Capisco. Lei è in muda?

— Cosa?

— Ho notato che in certi punti sta perdendo il tegumento esterno.

— Oh, già. Ho preso una brutta bruciatura, causata dalla luce delle stelle.

Per un batter d’occhio le due teste si fissarono. Una scrollata di spalle? Il burattinaio disse: — Abbiamo depositato il resto del suo compenso presso la Banca di We Made It. Un tale Sigmund Ausfaller, umano, ha bloccato il suo acconto in attesa che vengano calcolate le tasse.

— Logico.

— Se adesso è disposto a parlare con i cronisti, spiegando quanto era accaduto all’astronave dell’Istituto, le pagheremo diecimila stars. Pagheremo per contanti, in modo che lei potrà usare immediatamente il danaro. È urgente. Sono corse certe voci.

— Li faccia entrare. — Poi, come ripensandoci, aggiunsi: — Potrò dir loro, anche, che il suo mondo non ha lune. Per qualcuno potrebbe essere interessante.

— Non capisco. — Ma i due lunghi colli si erano tirati all’indietro, e il burattinaio mi scrutava come una coppia di pitoni.

— Se aveste una luna, lei avrebbe saputo cos’era una marea. Non poteva ignorarlo.

— Le interesserebbe…

— …un milione di stars? Ne sarei affascinato. Firmerei addirittura un contratto, se include quello che teniamo nascosto. Che cosa prova, lei, a venir ricattato?