— No, non vedo niente. Nemmeno che quelle irregolarità sulla cima sono massi, come hai detto tu. Siamo ancora troppo lontani.
— Quella fila di massi non si trova lì a caso. Ci converrà tenere gli occhi bene aperti, nell’eventualità che chi li ha messi si faccia vivo. Meglio avvertire i tuoi marinai, Barl.
Lackland aveva preso mentalmente nota della scarsa potenza visiva di Barlennan. Non era abbastanza ferrato in esobiologla e fisica per farsene un’idea precisa solo in base alle dimensioni degli occhi del mesklinita. Questi avrebbe avuto un modo solo per potere vedere distintamente quanto il terrestre: fare uso di minori lunghezze d’onda luminosa. Del resto, perfino l’astro più fulgido del sistema binario 61 Cygni emanava meno radiazioni ultraviolette del Sole. Quanto all’astro più opaco di questa stella doppia, era sempre troppo lontano da Mesklin, anche quando il pianeta si trovava al perielio, per essere di qualche aiuto, e poi era ancora più rosso dell’altro.
Per due o tre minuti, mentre il sole si spostava nel cielo di un arco sufficiente a illuminare gran parte delle aree fino allora in ombra, la spedizione rimase in attesa e in attenta osservazione. Non ci fu però nessun movimento, se non quello delle ombre degli oggetti investiti dalla luce. Alla fine Lackland rimise in moto il trattore. Il sole tramontò mentre la colonna discendeva un pendio. Il trattore aveva un solo faro, che Lackland teneva puntato all’altezza del terreno davanti a lui, e pertanto nessuno della spedizione poté vedere se e che cosa avvenisse tra i massi allineati in distanza sulla cima dell’altura. L’alba li trovò occupati ad attraversare un altro fiumiciattolo, e la loro tensione riprese ad aumentare, appena iniziata la salita del colle misterioso. Per un paio di minuti non distinsero niente, poiché il sole si trovava proprio di fronte a loro, ma poi sali abbastanza in alto nel cielo per consentire una buona visione della zona. Nessuno dei molti occhi appuntati sulla cima del colle poté scoprire il minimo cambiamento dalla sera prima. Solo l’impressione vaga e diffusa, tanto di Lackland quanto di tutti i meskliniti, che ora i massi fossero aumentati di numero. Ma siccome nessuno aveva pensato a contarli, il giorno prima, l’impressione non poté essere confermata. Comunque, continuarono a non notare alcun movimento.
Ci vollero cinque o sei minuti per salire lungo il fianco dell’altura alla velocità di otto chilometri orari del trattore, così il sole era già definitivamente alle loro spalle quando alla fine giunsero sulla cima. Lackland vide che in parecchi casi la distanza tra i massi più grossi permetteva agevolmente il passaggio del trattore e della slitta trainata e allora si diresse in diagonale verso uno di questi varchi, mentre si avvicinava alla cresta della collina. Passò, stritolandoli, su alcuni dei massi più piccoli, e per un istante Dondragmer, sulla nave, ebbe l’impressione che una di queste pietre avesse danneggiato il trattore. Il veicolo si era infatti bruscamente fermato. Barlennan era sempre bene in vista sul tetto, con tutti i suoi occhi fissi sulla scena sottostante; il Volatore non era visibile, naturalmente, ma alla fine il Secondo della «Bree» pensò che anche Lackland doveva essere talmente assorto a guardare nella vallata al di là della cresta da essersi dimenticato di guidare.
— Comandante! Che succede? — gridò Dondragmer, facendo contemporaneamente cenno ai guerrieri dell’equipaggio di avvicinarsi ai serbatoi della polvere di fuoco. Gli altri marinai si distribuirono lungo le zattere esterne, brandendo mazze, lame e lance, senza che ci fosse stato bisogno d’impartire ordini. Per un lungo istante Barlennan non rispose e il Secondo stava già per dare il via a una specie di sortita dalla nave, per proteggere il trattore (dato che ignorava l’installazione provvisoria del cannone a tiro rapido), quando Barlennan ritornò e, visti i preparativi, fece un gesto rassicurante.
— Direi che va tutto bene — disse. — Non siamo riusciti a vedere il minimo movimento, ma quella che si vede ha tutta l’aria di essere una città. Fra un istante il Volatore vi tirerà più avanti. Cosi potrete vedere anche voi quello che c’è fuori bordo.
Pochi attimi dopo, il trattore si mosse e, di conseguenza, la situazione cambiò bruscamente.
Ciò che Lackland aveva già avuto modo di esaminare e Barlennan appena di intravedere era un’ampia vallata, poco profonda, di forma circolare, interamente racchiusa da colline come quella in cima alla quale era giunta la spedizione. Lackland ebbe l’impressione che, forse, avrebbe dovuto esserci un lago nel fondo della valle: non vi si vedeva infatti alcun canale di sfogo delle piogge e delle nevi disciolte.
Il terrestre osservò anche che non c’era traccia di neve sulle pendici interne di quelle colline, nude e rapate come poche altre. Era una stranissima topografia quella che appariva agli occhi di Lackland.
Era impossibile che fosse naturale. A breve distanza dalle vette cominciavano dei canali larghi, poco profondi, stranamente regolari. A mano a mano che scendevano verso il centro della conca, si restringevano e diventavano più profondi, come se fossero stati scavati allo scopo di convogliare l’acqua piovana in un serbatoio. Ma non confluivano tutti in un unico punto centrale, come avrebbero dovuto fare in questo caso, anzi non arrivavano nemmeno nel centro, pur spingendosi tutti fino al fondovalle, relativamente piano e levigato. Ancora più interessanti dei canali erano i rilievi che li separavano. Anche questi, naturalmente, si facevano più pronunciati via via che i canali si approfondivano: all’inizio, in alto sul pendio, apparivano come gibbosità dolcemente arrotondate, ma lungo la discesa i loro fianchi diventavano sempre più ripidi fino a congiungersi ad angolo retto con il letto dei canali. Alcune di queste piccole muraglie si spingevano fin quasi nel mezzo della conca. Né puntavano tutte nella stessa direzione; molte si piegavano lungo il cammino in lievi curve che le facevano assomigliare più alle flange di una pompa centrifuga che ai raggi d’una ruota. Erano troppo sottili, in cima, perché un uomo potesse camminarci sopra.
Lackland calcolò che canali e pareti divisorie avessero, là dove s’interrompevano, una larghezza media di cinque metri. Le pareti, perciò, erano abbastanza spesse da poterci abitare, soprattutto per creature esili e piccole come i meskliniti; e la presenza di numerose aperture sparse nei tratti più vicini al suolo rafforzava l’idea che fossero vere e proprie abitazioni. Le aperture che non si trovavano direttamente alla base delle pareti, inoltre, avevano delle rampe per salirvi, nettissime attraverso il cannocchiale. Così Lackland, prima ancora di distinguere una sola creatura vivente, fu certo di avere sotto gli occhi una città.
Appena rimise in moto il trattore, una frotta di forme nerastre apparve nelle aperture che supponeva servissero da porte, e benché i particolari a quella distanza non si potessero scorgere, non c’era dubbio che fossero proprio creature viventi. Lackland s’impose stoicamente di non fermare più il pesante veicolo per osservarle fino a quando non avesse trascinato la «Bree» in un punto da cui l’equipaggio potesse vedere la città.
Ma non c’era fretta, a quanto pareva. Le forme erano immobili, intente, lo si capiva, a osservare i nuovi venuti, mentre eseguivano la manovra di traino; tanto che Lackland poté impiegare i minuti che mancavano al tramonto del sole per studiarle meticolosamente. Nonostante il cannocchiale, però, alcuni particolari restavano ancora nascosti perché, per qualche loro motivo, gli esseri non erano usciti dalle abitazioni. Era più che evidente, comunque, che appartenevano alla stessa specie della razza di Barlennan. I corpi erano allungati e a forma di bruco; numerosi occhi — difficile contarli a quella distanza! — erano disposti sul segmento anteriore del corpo, da cui sporgevano anche membra molto simili, se non identiche, alle braccia armate di pinze di Barlennan. Il colore era un misto di nero e di rosso, con predominio del nero, come nell’equipaggio della «Bree».