Barlennan non aveva potuto distinguere tutte queste caratteristiche, ma gliele descrisse Lackland, parlando fino al momento in cui la città in basso scomparve nelle ombre del crepuscolo. Barlennan riassunse sbrigativamente le informazioni alla sua gente, che attendeva in grande tensione.
Poi Lackland chiese: — Avevi mai saputo di tuoi simili così vicini all’Orlo, Barl? C’è qualche probabilità che siano conosciuti da qualcuno del tuo popolo o che addirittura parlino un linguaggio simile al tuo?
— Ne dubito. La mia razza incontra difficoltà enormi appena si spinge a nord di quella che tu una volta hai chiamato la «linea delle cento G». Io conosco parecchie lingue, ma mi sembra del tutto improbabile che qui parlino una di esse.
— Che cosa ci conviene fare, allora? Vorrei sinceramente conoscere questi esseri da vicino, ma quale potrà essere la loro reazione?
— È difficile dirlo. Possono spaventarsi fino a perdere la ragione alla vista del trattore e di me disteso sul tetto… ma possono anche avere istinti diversi nei riguardi dell’altezza qui, presso l’Orlo del Mondo. Abbiamo incontrato molti popoli strani nei nostri viaggi e a volte abbiamo potuto commerciare, altre abbiamo dovuto combattere. In linea di massima, direi che se non facciamo vedere le armi e mettiamo bene in mostra le merci che vogliamo vendere, dovrebbero provare almeno un po’«di curiosità, prima di diventare aggressivi. Anche a me piacerebbe scendere verso quella città.
Decisero per prima cosa di trainare la «Bree» intorno alla valle, lungo il crinale delle colline, fino al lato opposto, e poi di scendere con il solo trattore e con tutti i membri dell’equipaggio che, oltre a Barlennan, accettassero di partecipare alla spedizione sistemati sul tetto del trattore.
L’equipaggio approvò l’idea di girare con la nave intorno alla città, anziché attraversarla, ma quando si trattò di sapere chi volesse salire sul tetto, nessuno ne ebbe il coraggio. Eppure desideravano tutti scendere nella città. Alla fine Dondragmer propose che l’intero equipaggio, tranne quelli che dovevano restare a guardia della nave, marciasse verso il fondovalle, dietro il trattore, strisciando sul terreno come avevano sempre fatto da quando erano nati.
Frattanto il sole era sorto un’altra volta. Lackland, dopo aver fatto compiere al trattore un giro di novanta gradi, cominciò a seguire l’orlo della valle, immediatamente sotto la fila di massi. La città continuava a non dare segni di vita; ma appena il trattore e il suo rimorchio si misero in moto, di nuovo delle teste apparvero sulle piccole soglie. Erano molte di più, questa volta. Arrivato sul crinale opposto della valle in pochi giorni di Mesklin e staccato il cavo che legava la «Bree» al veicolo, Lackland voltò il muso del trattore in basso, verso la città nel fondovalle.
Dal momento che il sole ora sorgeva alle loro spalle, mentre scendevano da quel lato del crinale, la visibilità era eccellente. Una fortuna, perché c’ era parecchio da vedere. All’avvicinarsi degli stranieri, infatti, alcuni abitanti uscirono del tutto dalle loro abitazioni e anche se erano quelli che si trovavano nella parte più lontana della città, mentre i più vicini al trattore rimasero prudentemente al riparo, né Lackland né Barlennan dettero peso alla cosa.
A mano a mano che la distanza diminuiva, un fatto diventò evidente: quelle creature, nonostante le apparenze, non appartenevano alla razza di Barlennan. Somiglianti, sì: forma e struttura del corpo, numero di occhi, di organi di locomozione, di arti prensili, tutto corrispondeva; ma gli abitanti di quella città erano almeno tre volte più lunghi degli oriundi del lontanissimo sud. Misuravano almeno un metro e cinquantacinque di lunghezza sulla pavimentazione di pietra dei canali, e avevano larghezza e spessore in proporzione.
I marinai, che si erano disposti intorno al trattore, fissavano gli abitanti della città in un silenzio quasi altrettanto profondo. Le abitazioni a cui erano abituati avevano pareti alte meno di dieci centimetri e il tetto, un semplice riparo dalle intemperie, era di tessuto. L’idea di un tetto fatto di materiali solidi era per loro assurda, inconcepibile. Se non avessero visto con i loro stessi occhi i giganteschi abitatori della città nell’interno di quelle case incredibili, i marinai di Barlennan le avrebbero scambiate per qualche formazione naturale di nuovo tipo.
Lackland, immobile nella cabina di guida, osservava e rifletteva. Quella sosta, in fondo, era solo una perdita di tempo, perché gli mancavano i dati necessari per trarne indicazioni utili a formare ipotesi valide; ma possedeva quella specie di mente che non può restare oziosa. Guardandosi intorno per la città, tentava lo stesso di immaginare la vita dei suoi abitanti, quando a un tratto il comportamento di Barlennan attirò la sua attenzione.
Il Comandante mesklinita non aveva affatto la sensazione di perdere tempo, dato che intendeva seriamente trafficare con quella razza. Solo se questi sconosciuti non fossero stati disposti a farlo, lui avrebbe ripreso il suo viaggio come se niente fosse. Per il momento stava gettando le merci giù dal tetto del trattore e chiamando i suoi marinai perché si dessero da fare. Gli obbedirono, e appena le merci furono tutte giù, Barlennan stesso si gettò a terra dietro l’ultimo pacco — gesto che non parve stupire minimamente i giganti attenti e silenziosi — e si unì ai suoi marinai nel compito di disporre le merci in mostra per la vendita.
C’erano rotoli di quelle che sembravano stoffe di vari colori, mazzetti che potevano essere di radici secche o anche lunghezze di corda, minuscoli vasi coperti e grandi anfore vuote: una variopinta esposizione di oggetti, la cui funzione e il cui scopo il terrestre poteva soltanto tentare di indovinare.
La vista di tanta mercanzia attirò i nativi, che cominciarono ad affollarsi davanti agli oggetti (non era chiaro a Lackland se per curiosità o minaccia). Ormai un cerchio compatto di indigeni circondava il trattore, lasciando libera solo la direzione da cui esso era venuto. Il silenzio da parte di quegli strani esseri continuava e cominciava a preoccupare Lackland. Quanto a Barlennan, quello strano comportamento lo lasciava indifferente, oppure sapeva nascondere perfettamente le sue impressioni. Aveva scelto un individuo dalla folla dei presenti, in base a qualche misterioso criterio personale, e stava svolgendo il suo programma di vendite.
Per il terrestre era del tutto incomprensibile come riuscisse a cavarsela. Il mesklinita gli aveva detto di non credere che quella razza capisse o parlasse la sua lingua, eppure comunicava lo stesso, usando gesti che non avevano alcun senso per Lackland, il quale non capiva come fosse possibile trasmettere un concetto con tale sistema. Ma evidentemente Barlennan stava anche riscuotendo un certo successo. Il fatto era che, purtroppo, in pochi mesi di rapporti amichevoli con quelle strane creature, Lackland non aveva imparato nulla della loro psicologia. Né può essergliene fatta una colpa. Anni dopo gli psicologi specialisti dovevano restare sorpresi e perplessi di fronte a quella che pareva una bizzarria della natura: o tanta parte delle azioni e dei gesti dei meskliniti sono direttamente connessi con le funzioni fisiologiche che il loro significato risulta automaticamente comprensibile a ogni altro membro della stessa specie. E poiché quei giganteschi abitatori della città, pur non appartenendo alla razza di Barlennan, erano ad essa abbastanza simili come strutture e fisiologia, la comunicazione reciproca non rappresentava un problema, mentre era invece impossibile per Lackland.
Così, numerosi «cittadini» emersero dalle loro case portando con sé vari articoli da barattare con la merce di Barlennan. I marinai si dettero subito a trafficare, e il mercato continuò per tutto il tempo che il sole impiegò ad attraversare il cielo e anche durante il periodo buio che seguì. Se la luce artificiale, proiettata dal faro del trattore, provocò sorpresa o disagio nei giganti, questo nemmeno Barlennan fu in grado di capirlo. Gli strani esseri concentravano tutta la loro attenzione sui baratti e sulle trattative in corso, ma ognuno, appena dato via ciò che possedeva o acquistato quello che pareva servirgli, si ritirava nella propria abitazione o lasciava comunque il posto a un altro. Di conseguenza, in pochissimi giorni tutte le residue merci di scambio di Barlennan cambiarono proprietario e gli articoli acquistati vennero caricati sul tetto del trattore.