Lentamente, con estrema cautela, il gruppetto di indigeni trascinò la radio fin sull’orlo estremo della «Bree».
La canoa del capo, scivolando lieve, venne ad attraccare presso la nave, proprio sotto la radio. Barlennan studiò quell’imbarcazione cava con diffidenza: lui aveva sempre navigato su zattere e pontoni piatti. Ma quando vide che la pesante cassetta della radio, calata proprio nella cavità che gli ispirava tanta sfiducia, non disturbava affatto la stabilità della canoa, che affondò solo di un paio di centimetri nell’acqua, Barlennan cambiò idea e si disse che il possesso di una di quelle canoe poteva essere una cosa interessante.
Mentre il capo indigeno e tre dei suoi aiutanti seguivano la radio nella canoa, Barlennan si avvicinò; loro attesero, chiedendosi che cosa potesse volere. Il mesklinita lo sapeva benissimo, ma non era sicuro che il suo tentativo riuscisse. D’altra parte, la sua razza aveva un modo di dire che corrispondeva a un certo proverbio conosciuto, in un modo o nell’altro, in tutte le lingue della Terra: «Chi non risica non rosica». E Barlennan era un tipo pratico, senza troppi scrupoli, e soprattutto non era un vigliacco.
Con i segni del più grande rispetto toccò la radio, sporgendosi attraverso i due centimetri di distanza tra il bordo della «Bree» e la canoa, sopra la superficie del fiume.
E disse: — Charles, voglio avere questa minuscola imbarcazione, a costo di rubarla. Quando avrò finito di parlare, ti prego di rispondermi, anche una frase senza senso. Voglio dare a questa gente l’idea che la barca che ha trasportato a riva la radio è troppo cambiata dopo l’onore di un servizio cosi elevato, per continuare ad essere usata come prima, e perciò deve occupare il posto della radio sul ponte della mia nave. Chiaro?
— Mi hanno insegnato, da piccolo, a disapprovare gli imbrogli, ma ammiro il tuo coraggio, Barl! Cerca di farcela, ma, mi raccomando, non esagerare troppo, quando si tratta della buona fede altrui!
Barlennan si mise a esaminare la canoa con grande attenzione, e dovette costatare che galleggiava alla perfezione. Dopo di che, fece segno a un’altra canoa, che si stava avvicinando sul filo della corrente, di tenersi a debita distanza e altrettanto fece capire ad alcuni indigeni che si trovavano ancora sul ponte della «Bree». Poi afferrò una delle lance deposte dai consiglieri e fece intendere che nessuno doveva avvicinarsi alla canoa più della lunghezza della lancia.
Quindi, dopo aver misurato la canoa stessa in lunghezza di lancia, portò l’arma nel punto dov’era stata la radio e ostentatamente sgomberò una superficie sufficiente a contenere la canoa. Dietro suo ordine, alcuni marinai premurosamente scostarono le altre radio, per far posto alla sua nuova proprietà.
Il calare del sole pose fine alle sue esibizioni. Ma gli indigeni nella canoa non aspettarono l’alba per tornare a riva. Quando il sole ricomparve, la canoa con la radio era già presso la sponda.
Barlennan la osservava con ansia. Molte altre canoe erano già a terra e ben poche sostavano ancora intorno alla «Bree». Altri indigeni intanto erano venuti sulla riva a guardare, ma con grande soddisfazione di Barlennan si tenevano tutti a rispettosa distanza dalla canoa con la radio. Era chiaro che le sue mosse avevano fatto impressione.
Il capo e i suoi sudditi scaricarono con estrema cautela la magica cassetta, mentre l’intera tribù restava ferma a una distanza molto maggiore della lunghezza di lancia che Barlennan esigeva. Quando la radio fu portata a terra, la folla fece ala, riverente, e poi scomparve, dietro di essa. Per qualche minuto la riva rimase quasi deserta, senza nessuna attività visibile in corso. Barlennan sarebbe potuto partire, ora che più nessuno si occupava della «Bree» e del suo carico. Ma il Comandante aspettava con gli occhi fissi sulla riva. E finalmente una lunga fila di corpi neri e rossi apparve sulla spiaggia. Uno di questi si avvicinò alla canoa, ma non era il capo, e allora Barlennan lanciò un lungo ululato di avviso. L’indigeno si fermò e seguirono numerosi richiami modulati, particolarmente acuti e laceranti. Qualche istante dopo il capo apparve e si diresse senza esitare verso la canoa. Appena vi fu entrato, l’imbarcazione venne spinta in acqua da due di quelli che lo avevano aiutato a trasportare la radio e puntò direttamente verso la «Bree». Un’altra canoa la seguiva a debita distanza.
Appena la piccola imbarcazione arrivò sotto la nave, Barlennan dette ordine ai marinai di issarla a bordo e di metterla là dove era stata la radio fino a poco prima. Intanto il capo si trasferì nell’altra canoa, che fece subito ritorno a riva. Il sole tramontò proprio nell’istante in cui il capo sbarcava e si allontanava verso il villaggio.
— Hai vinto, Barl! — non poté fare a meno di gridare Lackland.
— Salpiamo immediatamente — disse pronto Barlennan.
Capitolo 11
NEL CUORE DELL’URAGANO
La «Bree» scese nelle acque dell’oceano orientale così gradualmente che nessuno avrebbe potuto dire quando era avvenuto il passaggio. La forza del vento era cresciuta ogni giorno di più, tanto da permettere alla nave l’uso delle vele che di solito venivano spiegate solo in alto mare. Il fiume intanto continuava ad allargarsi, fino a quando le rive non diventarono completamente invisibili. Era sempre «acqua dolce», nel senso che mancava ancora quella brulicante attività di forme di vita che tingevano praticamente tutti gli oceani di diversi colori e contribuivano a dare al pianeta quello stranissimo aspetto visto dallo spazio, ma il sapore del mare si cominciava a sentire, come i marinai potevano costatare con loro grande soddisfazione.
La loro rotta proseguiva verso est; a sud la strada era sbarrata da una lunga penisola, secondo le indicazioni dei Volatori. Il tempo era buono, ma se appena ci fosse stato un minimo segno di cambiamento, non sarebbero mancati gli avvertimenti da parte di quegli strani esseri, che seguivano così attentamente il loro viaggio. La nave aveva ancora grandi scorte di viveri, sufficienti per arrivare nelle regioni pescose dei mari profondi.
L’equipaggio si sentiva soddisfatto.
Anche il comandante era molto contento. Lackland gli aveva spiegato perché un battello dall’interno cavo come la canoa potesse portare un peso tanto maggiore in rapporto alle sue dimensioni, di quanto non potesse fare una nave piatta. È già aveva in mente di costruire una nave grande almeno come la «Bree» basata sugli stessi principi della canoa, capace in un solo viaggio di fare un carico dieci volte superiore.
Dondragmer, invece, si mostrava più scettico. Sentiva che doveva pur esserci una ragione se la loro gente non usava quel tipo d’imbarcazione. Finché un giorno gli venne un’idea.
— Vedrai come affondano, queste imbarcazioni cave, appena ricomincerà una gravità decente! — disse al Comandante. — Questo genere di barche può andare bene per le popolazioni che vivono presso gli Orli del Mondo, ma nelle regioni dove le cose sono normali ci vuole una solida zattera piatta, come la «Bree»!
— Il Volatore dice che non è vero — ribatté Barlennan. — Sai anche tu che la «Bree» non galleggia meglio presso l’Orlo di quanto non le succeda nei nostri mari! Secondo il Volatore, ciò avviene perché anche il metano pesa meno, presso gli Orli. E il suo punto di vista mi sembra convincente.
Dondragmer non rispose, ma si limitò a guardare i rozzi pesi e contrappesi che costituivano uno dei principali strumenti di navigazione della «Bree». Appena quei pesi avessero cominciato a scendere, ne era certo, sarebbe accaduto qualcosa che né il Comandante né il lontano Volatore su Toorey avevano previsto. Lui stesso non sapeva cosa, ma era sicuro che sarebbe successo.