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— Proprio cosi. Il nostro accordo è questo anche se avrei preferito trovare qualcosa con cui pagarti, in modo da evitarti la necessità di dedicare tempo alla raccolta delle spezie.

— Lo so. Ma d’altra parte dobbiamo pur mangiare. Tu stesso hai detto che i vostri corpi, e quindi i vostri cibi, sono composti di sostanze molto diverse dalle nostre, e che a noi è impossibile usufruire delle vostre vettovaglie. E di materie prime, metalli e simili, posso trovarne con facilità quanti ne voglio. Mi piace invece pensare che un giorno potremo avere qualcuna delle vostre macchine, benché tu dica che dovrebbero essere ricostruite da cima a fondo per poter funzionare nelle nostre condizioni. Comunque mi sembra che il nostro accordo sia il migliore possibile, date le circostanze.

— Verissimo. Anche questo apparecchio radiotelevisivo è stato costruito apposta per voi, e tu non potresti nemmeno ripararlo, perché, se non mi sbaglio, il tuo equipaggio non possiede gli strumenti adatti. Durante il viaggio potremo ad ogni modo ritornare sull’argomento. Forse le cose che ogni volta impariamo l’uno dall’altro potranno aprire nuove e migliori possibilità.

— Ne sono certo — disse cortesemente Barlennan.

Non accennò, naturalmente, alla possibilità di realizzare i suoi piani segreti: il Volatore ben difficilmente li avrebbe approvati.

Capitolo 2

IL VOLATORE

Le previsioni del Volatore risultarono esatte: dovettero passare più di quattrocento giorni prima che la bufera si calmasse in maniera sensibile. Per cinque volte durante quel periodo il Volatore parlò a Barlennan attraverso la radio, sempre iniziando con una breve previsione meteorologica e continuando poi la conversazione su argomenti più generali per un giorno o due ogni volta. Barlennan aveva già avuto modo di osservare, sia quando aveva cominciato a imparare la lingua di quella strana creatura, sia in occasione di visite alla sua posizione avanzata sulla «Collina» presso la baia, che il Volatore sembrava avere un ciclo vitale stranamente regolare. Aveva scoperto, cioè, di poter calcolare di trovarlo addormentato o intento a consumare i suoi pasti in periodi facilmente prevedibili, che sembravano avere un ciclo di circa ottanta giorni. Barlennan non era davvero uno scienziato e nemmeno un filosofo, anzi condivideva il pregiudizio di molti che consideravano i filosofi sognatori privi di senso pratico, e perciò si limitò ad accantonare lo strano fatto dei cicli del Volatore come una caratteristica implicita in una soprannaturale ma interessantissima creatura. Non c’era niente nell’ambiente del pianeta Mesklin che potesse suggerirgli l’idea dell’esistenza di un mondo che aveva bisogno di un tempo ottanta volte superiore al suo per compiere una rotazione sul proprio asse.

La quinta chiamata di Lackland fu diversa dalle altre e particolarmente gradita per parecchie ragioni. Prima di tutto arrivò fuori programma, e poi portò il lieto annuncio che finalmente le condizioni meteorologiche sarebbero mutate in senso favorevole.

— La stazione su Toorey ha chiamato pochi minuti fa — comunicò Lackland. — C’è un’area di schiarita che si sta avvicinando. Il mio amico non è sicuro sull’origine e la velocità dei venti, ma può vedere la superficie del pianeta attraverso l’atmosfera, e questo vuol dire che la visibilità dovrebbe essere buona. Se i tuoi cacciatori vogliono uscire in cerca di preda, credo di poterti assicurare che non saranno spazzati via dalle raffiche di vento, purché abbiano la pazienza di aspettare che le nuvole siano scomparse da almeno una ventina di giorni. Per un centinaio di giorni, poi, dovremmo avere condizioni meteorologiche eccellenti. Mi diranno con notevole anticipo quando i tuoi cacciatori dovranno rientrare.

— Ma come faranno i cacciatori a saperlo? Se mando questa radio con loro, non potrò più parlare con te dei nostri affari e in questo caso non vedo…

— Ho già riflettuto sul problema — lo interruppe Lackland. — Credo che faresti bene a venire qui da me, appena il vento si sarà un po’«calmato. Ti darò un altro apparecchio… forse non sarebbe male se tu ne avessi molti. Ho paura che il viaggio che intraprenderai per noi sarà pericoloso e so già che durerà a lungo. Cinquantamila e più chilometri in linea d’aria… e ancora non so di preciso quanti saranno per mare e quanti per via di terra.

Le parole «linea d’aria» imposero una spiegazione. Per Barlennan, l’idea stessa del volo rappresentava qualcosa di terrificante e di soprannaturale. Il fatto poi che Lackland fosse in grado di volare, di viaggiare cioè attraverso l’aria, senza nessun contatto, nessuna aderenza al suolo, era per lui un fenomeno contro natura, così mostruoso e sconosciuto da ispirargli un senso di orrore.

— Inoltre vorrei chiarire un’altra cosa con te — riprese Lackland. — Appena il tempo si sarà rasserenato abbastanza per un atterraggio, i miei compagni mi porteranno giù un trattore a cingoli. Forse, assistere all’atterraggio del razzo potrà abituarti un po’«di più all’idea di un essere vivente che vola.

— Forse — disse Barlennan, poco convinto. — Non che io sia molto desideroso di vedere atterrare il tuo razzo. L’ho già visto una volta, lo sai, e… sì, preferirei che non ci fosse presente nessuno del mio equipaggio.

— Ma perché? Credi che si spaventerebbero tanto da non essere più capaci di rendersi utili?

— No — rispose con franchezza il mesklinita. — Non voglio che mi vedano spaventato come so che sarò io in quel momento.

— Mi stupisci, Comandante — disse Lackland, cercando di dare alle proprie parole un’intonazione scherzosa. — Ma non pensare che non ti capisca. Ti prometto anche che il razzo non ti passerà sopra la testa. Se resterai ad aspettare di fianco alla mia cupola, dirigerò il pilota del razzo con la radio per essere certo di mantenere la mia promessa.

— Ma quanto vicino passerà?

— Oh, passerà a una discreta distanza in diagonale, te lo garantisco. Mi preoccupo della mia sicurezza, oltre che della tua serenità. Per atterrare su questo pianeta, anche se all’equatore, il pilota dovrà ricorrere a un getto violentissimo dei motori a razzo. E ti assicuro che non ho nessuna intenzione di danneggiare la mia cupola.

— Va bene, verrò. Sono d’accordo con te che sarà molto vantaggioso poter disporre di un maggior numero di apparecchi radio. Che cos’è questo trattore a cingoli che hai nominato prima?

— È una macchina che mi permetterà di spostarmi a piacere sulla terraferma, proprio come la tua nave ti serve a traversare gli oceani. La vedrai fra qualche giorno, se non addirittura fra qualche ora.

Gli amici del Volatore di base sulla luna più interna del pianeta Mesklin avevano previsto giusto. Il Comandante, rannicchiato a poppa, dovette contare soltanto dieci aurore prima di notare i segni di una schiarita e di accorgersi di una sensibile diminuzione della forza del vento. In base alla sua esperienza personale, Barlennan era incline a ritenere che, come aveva detto il Volatore, il periodo di bonaccia sarebbe durato dai cento ai duecento giorni.

Con un sibilo che avrebbe lacerato i timpani di Lackland, se fosse stato in grado di udire una frequenza così alta, il Comandante richiamò l’attenzione del suo equipaggio e cominciò a impartire ordini: — Provvederemo immediatamente a formare due gruppi di cacciatori. Dondragmer comanderà il primo, Merkoos il secondo. Ognuno dei due prenderà con sé nove marinai di sua scelta. Io rimarrò a bordo a coordinare le varie operazioni, dato che il Volatore intende darci delle altre macchine parlanti. Andrò a prenderle personalmente sulla Collina del Volatore appena il cielo si sarà schiarito a sufficienza. Le macchine, e altre cose a lui necessarie, saranno portate giù dal cielo dagli amici del Volatore, per cui tutto l’equipaggio resterà vicino alla nave fino al mio ritorno. Prepararsi a partire trenta giorni dopo che sarò partito.