Poi, peggio ancora, bisogna tener presente che un uomo non è una singola complessità, da risolvere una volta per tutte: è una complessità diversa per ciascuna delle persone che la conoscono. Vale a dire che, per aver successo, una sostituzione dev’essere plastica, deve poter mutare per ogni singolo "pubblico", cioè per ogni singolo conoscente della persona che si sostituisce. E questo non è soltanto difficile: è una cosa statisticamente impossibile. Sono tanti piccoli particolari sui quali si corre il rischio d’inciampare. Che esperienze ha in comune il vostro principale con il suo conoscente John Jones? Con cento, con mille altri John Jones qualsiasi? Un sostituto non potrà mai saperlo.
La recitazione in se stessa, come tutte le arti, è un processo d’astrazione che conserva solo i dettagli importanti. Ma per sostituire una persona nella vita, tutti i dettagli possono essere importanti. Alle volte, anche una cosa sciocca come non far rumore mentre si mangia il sedano può rompervi catastroficamente tutte le uova del paniere.
Poi mi venne in mente una triste considerazione: la mia recita, molto probabilmente, doveva risultare convincente solo quel tanto che permettesse a un cecchino di prendermi bene di mira…
Stavo continuando a studiare l’uomo che dovevo sostituire (del resto, che altro potevo fare?) quando la porta si spalancò e udii Dak, in carne e ossa, chiamare: — C’è nessuno in casa? — Le luci si accesero, l’immagine tridimensionale svanì, e io provai la stessa impressione di chi viene bruscamente strappato a un sogno. Girai la testa; la ragazza, Penny, si sforzava di tener sollevato il capo dall’altra cuccetta idraulica e Dak era fermo sulla soglia, tenendosi al montante.
Lo osservai e dissi con un certo stupore: — Come fa a star dritto sotto 2 g? — Intanto una parte della mia mente, la parte professionale che opera per conto suo, stava prendendo nota della posa da lui assunta e la infilava in uno schedario nuovo, etichettato: "Come si sta in piedi a 2g".
— Semplicissimo — rispose sorridendo. — Ho le suole ortopediche.
— Uff!
— Può alzarsi anche lei, se lo desidera. Di solito sconsigliamo ai passeggeri d’uscire dalle cuccette d’accelerazione quando torciamo a più di 1,5 g… è fin troppo facile che qualche scemo inciampi nelle sue scarpe e si spacchi una gamba. Ma una volta ho visto un tipo molto duro, con la taglia del sollevatore di pesi, scendere dal "torchio" e camminare con 5 g… anche se poi è rimasto un po’ scosso per il resto del viaggio. Due g sono sopportabilissime: è come portare un’altra persona a cavalcioni. — Voltò gli occhi verso la ragazza: — Come va, Penny? Gliela stai contando giusta?
— Non mi ha fatto ancora una domanda.
— Ma come? Lorenzo, non la riconosco più! Credevo volesse sapere subito tutte le risposte!
Cercai di scrollare le spalle. — Non vedo che importanza possa avere, ormai, dal momento che non vivrò abbastanza da trarne profitto.
— Eh? Cos’è che le ha tolto la voglia, vecchio marpione?
— Capitano Broadbent — risposi con amarezza — la presenza di questa signora m’impedisce d’esprimermi come vorrei, e perciò non posso sottoporre a un corretto esame i suoi antenati, le sue abitudini, la sua moralità, nonché le sue azioni future. Ma basterà dirle che ho capito benissimo il tiro mancino che lei mi ha giocato costringendomi ad accettare l’incarico, non appena mi sono reso conto dell’identità della persona che dovrò sostituire. Mi limiterò a una domanda sola: chi ha intenzione di assassinare Bonforte? Anche un piccione di gesso ha diritto di sapere chi lo prenderà come bersaglio.
Per la prima volta vidi il volto di Dak assumere un’espressione di sorpresa. Ma si riebbe subito e scoppiò a ridere così di gusto che l’accelerazione parve avere la meglio su di lui. Si lasciò scivolare sul pavimento e appoggiò la schiena alla parete, sempre continuando a ridere.
— Non ci vedo niente da ridere — dichiarai rabbiosamente.
— Lorenzo, vecchio marpione — farfugliò Dak asciugandosi gli occhi — ma è convinto sul serio che l’ho ingaggiata per farle fare da bersaglio?
— Mi pare ovvio — risposi, e gli spiegai le mie deduzioni riguardo ai precedenti attentati contro Bonforte.
Ebbe il buon senso di non ridere più. — Capisco. È convinto che l’abbiamo assunta con un incarico simile a quello degli assaggiatori di corte, nel Medioevo. Be’, cercherò di spiegarle tutto; non credo che giovi alla sua recita la convinzione di dover morire sul posto. Senta, sono col Capo da sei anni e posso assicurarle con tutta certezza che non s’è mai servito di una controfigura… E poi ero presente a due attentati contro di lui, e una volta sono stato io a uccidere l’attentatore… Penny, tu sei col Capo da più di me; dimmi: il Capo ha mai avuto controfigure?
Lei mi osservò freddamente. — Mai. La semplice idea che il Capo incarichi un altro di rischiare la vita al suo posto è una… ecco, mi verrebbe voglia di darle uno schiaffo; ecco cosa si merita!
— Calma, Penny, calma… — fece Dak, conciliante. — Ciascuno di voi ha da fare il suo lavoro, e tu dovrai lavorare con lui. Del resto, la sua idea è sbagliata, certo, ma non è del tutto balorda… prova a pensarci dal di fuori, a metterti nei suoi panni. A proposito, Lorenzo, le presento Penelope Russell. È la segretaria personale del Capo, e quindi la consideri la sua istruttrice numero uno.
— È un onore per me conoscerla, signorina.
— Vorrei poter dire lo stesso!
— Piantala, Penny, altrimenti ti spolvero le rotondità posteriori… sotto 2 g. Lorenzo, sono d’accordo anch’io che fare il sostituto di John Joseph Bonforte comporta più pericoli che farsi spingere sulla carrozzella da un’infermiera… perdiana, lo sappiamo tutt’e due, hanno già tentato diverse volte di far incassare agli eredi la sua assicurazione sulla vita. Ma ora non sono gli attentati che ci preoccupano. Per dirla in breve: per motivi politici che le spiegherò in un secondo momento, stavolta i nostri avversari non oseranno tentare di uccidere il Capo (o lei, quando ne farà le veci). È gente che non scherza, e questo lei ha già avuto modo di constatarlo, pronta a uccidere me o Penny se la nostra morte fosse utile ai loro fini. Ucciderebbero anche lei, Lorenzo, se riuscissero a raggiungerla ora. Ma quando comparirà in pubblico al posto del Capo, lei sarà perfettamente al sicuro. Saranno le circostanze stesse a impedire loro di ucciderla.
Studiò la mia espressione, poi disse: — Allora? Scossi la testa. — Non riesco a capire.
— Adesso no, ma più avanti capirà. È una faccenda complicata, in cui c’entra la particolare mentalità dei marziani. Per ora si fidi di questi accenni; capirà tutto prima di arrivare.
La cosa continuava a piacermi poco. Fino a quel momento, non mi ero accorto che Dak mi avesse detto chiaramente delle bugie, però era abilissimo nell’ottenere lo stesso effetto nascondendomi parte della verità, come avevo imparato a mie spese. — Senta un po’ — dissi — non ho nessun motivo per fidarmi di lei, o di questa giovane signora… mi scusi, signorina. Ma anche se non nutro molte simpatie per il signor Bonforte, devo ammettere che ha la fama di essere onesto in modo addirittura doloroso, talvolta offensivo. Quando potrò parlare a lui? Appena giunti su Marte?
Il viso brutto ma simpatico di Dak fu offuscato da una nube di tristezza. — Temo di no. Penny non le ha detto niente?
— Detto niente di cosa?
— Vecchio marpione, del motivo per cui ci serve una controfigura del Capo. L’hanno rapito.
Avevo mal di testa. Forse perché il peso era raddoppiato, o più probabilmente perché c’erano stati fin troppi colpi di scena.