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(Non mi odiano.) Thorn era abituato a quella particolare espressione che assumeva la gente quando lo incontrava. Anche Elanhen. Anche Sphitti. Specialmente Cloen, e specialmente i medici. E Betan, nella sala, poco prima. (Forse le loro facce non lo mostrano.)

(Ma sono hatani. Mi conoscono. Mi conoscono dentro, al di là della pelle, degli occhi e dell’aspetto esteriore, sanno che sono come loro. Giudizio sincero, l’aveva chiamato il maestro Tangan. Giudizio hatani.) Sentì un nodo alla gola e un bruciore agli occhi. (Voglio conoscere questa gente. Voglio restare qui… solo un giorno o due, non di più. Voglio parlare con loro, stare con loro, e passare qui tutta la mia vita.)

Percorsero un corridoio dopo l’altro, e infine le scale che portavano al tetto. Duun si fermò e gli prese le braccia, costringendolo a guardarlo.

— Betan è arrivata all’aeroporto. È decollata, e la stanno seguendo. I radar mostrano che un paio di aerei ghota sono appena partiti da Moghtan. La corporazione kosan sta facendo decollare aerei da Dsonan.

Thorn sbatté le palpebre, cercando di capire. (Per me. Per il fatto che sono qui. È impossibile.) Si sentì svuotato. — Cosa intende fare Betan?

— Non potrà colpire la Corporazione. Questo posto è difeso da un anello di missili. Degli hatani stanno andando da Ellud e da Sagot, in questo momento, per proteggerli; e da altri la cui vita è in pericolo.

Sempre più freddo. Il vuoto raggiunse il cuore di Thorn. — Dobbiamo raggiungerli!

— Lo stanno già facendo altri. Noi abbiamo un altro compito. — Duun gli lasciò le braccia, e lo spinse in fretta su per le scale. — La prima cosa è farti uscire di qui.

Non fu facile salire sull’aereo. Duun lo spinse da dietro, come aveva fatto per aiutarlo a salire sull’elicottero, e Thorn si arrampicò faticosamente fino alla cabina. La pelle del ginocchio gli si lacerò, mentre scivolava a sedere, contorcendosi. Cercò di afferrare alla meglio le cinghie; Duun s’infilò vicino a lui, gliele prese dalle mani e le allacciò; infilò poi le spine del comunicatore nelle prese prima che lui lo facesse da solo. I motori rombavano, la calotta si chiuse sulle loro teste e l’aereo si mise in movimento. Pilota e secondo pilota erano ambigue creature di plastica e metallo, che muovevano braccia sottili per schiacciare bottoni, nello spazio fra i sedili. L’aereo prese velocità, imboccò la pista e si lanciò in una corsa che li schiacciò contro gli schienali.

Lembi di nubi scivolarono veloci accanto a loro mentre riflessi di sole si inseguivano sulla calotta; poi l’aereo virò e proseguì con il sole sull’ala destra.

— Troveremo la nostra scorta fra pochi minuti — disse una voce sottile nell’auricolare. Il pilota o il secondo parlavano sul loro canale. — Ci verranno incontro a Delga.

Duun disse qualcosa, e la voce si fece risentire. — Abbiamo appena ricevuto un messaggio. Ci sono velivoli ghota diretti verso di noi. La nostra scorta li intercetterà. Si sono levati aerei da Homaan. Il concilio è stato convocato immediatamente: si sta riunendo in questo momento.

Thorn appoggiò la testa al sedile imbottito e fissò davanti a sé il bagliore lattiginoso e le figure nere e surreali dei piloti. Non c’era altro mondo che quello, non esistevano, né passato né futuro. Si sentiva sospeso e immobile mentre il cielo correva sempre più veloce incontro a loro, e voci lontane da terra parlavano ai piloti (che non potevano fare nulla) e dicevano che il mondo era piombato nel caos. Duun parlava di missili. Di intercettatori. Di un aereo che sarebbe decollato da una città, e di un altro, dall’altra parte del mondo, al di là di mari e continenti. La gente, da terra, guardava impaurita gli aerei che non poteva vedere, aspettandosi che dei missili cadessero su di loro. A Sheon, standosene in piedi sulla roccia marrone vicina all’albero contorto, dei bambini avrebbero alzato la testa agitando le mani verso le strisce bianche nel cielo. (“Guardateci, siamo qui! Ciao!”)… mentre missili spaventosi ruggivano fra fuoco e fumo.

(Non può accadere.)

(Non esiste non può, pesciolino.)

— Qualcuno ci sta intercettando. — Ancora la voce del pilota.

— Direzione quarantacinque, in basso.

— Dal mare — disse Duun. — È Betan. Lo immaginavo. Tienti forte, pesciolino.

L’aereo virò, fuggendo. L’accelerazione li afferrò, tirando mascelle, occhi e interiora. Thorn sentiva un battito nelle orecchie e vide che il naso gli sanguinava. L’aereo oscillò. Si inclinarono bruscamente. (Ci sfracelleremo. Siamo stati colpiti.) Thorn rotolò la testa nella poltrona mentre il suo cuore sembrava impazzire, e il sole vorticava, tornando sull’ala destra.

— Ci hanno mancato e noi li abbiamo colpiti. È caduto.

(Di cosa stanno parlando? Dell’altro aereo? Di Betan?)

La luce lattea li circondò di nuovo, implacabile. Su uno schermo un puntino di luce si spense e Betan non esisteva più, un aereo si era frantumato, vite si erano spente… (“Ci hanno mancato e noi li abbiamo colpiti.”) Il loro aereo era esploso. Questo era stato il tremito. E Betan era morta all’istante, con tutto il suo coraggio e la sua abilità. (“È caduto.”)

— Betan — disse Duun — si è diretta verso il mare, poi è tornata. Tanto di cappello. Poteva vincere lei.

— È morta.

Ci fu un momento di silenzio. Il cielo era incredibilmente terso. Di nuovo surreale.

— C’è un uomo che si chiama Shbit — disse Duun. — Un consigliere. Conosci la Dallen Petroli? Ricordi i nomi delle compagnie che hai studiato?

— Sì.

— Bene, non si occupano solo di petrolio, ma di molte altre cose. Energia, commercio, industrie. Hanno molto potere nel concilio. Si sono accorti che gli stava sfuggendo di mano. Così hanno fatto eleggere Shbit: uno dei loro. Shbit voleva che tu fossi trasferito dall’ala di Ellud in una dove fosse più facile l’accesso, dove saresti stato più… pubblico. Dove la politica poteva beneficiare delle controversie. Dove io avrei dato meno fastidio. Non possono rovesciare un giudizio hatani. Ma possono minarlo. Possono venirti addosso da tante parti che non riesci più a vederle. Shbit ci ha provato. Aveva alcuni ghotanin ai suoi ordini. Guardie personali. Sono comuni quanto la pioggia, nei servizi privati. Aveva alcuni liberi hatani che sapeva come raggiungere. E alcuni kosanin, che gli dei li aiutino. Lo sciocco fece passare Betan attraverso uno sciocco di sovrintendente al personale, il capo della sicurezza, il capo divisione, Ellud… dei, cinque anni fa; mentre eravamo ancora a Sheon. Il più brillante giovane ufficiale della sicurezza che avesse Ellud. Per forza.

— Elanhen, Shitti, Cloen…

— Anche loro appartenevano ai servizi di sicurezza. Shitti è un libero cittadino, figlio di una donna che conosco. Elanhen e Cloen vengono dalla stazione: sono kosanin. Bravissimi ragazzi. Betan: libera cittadina, una carriera nei servizi di sicurezza. Così dicevano. Avevano lasciato fuori alcuni dettagli importanti, nel suo caso.

Il volo proseguì, regolare. La luce lattea non cambiava mai. Da una parte e dall’altra termini freddi come intercettare scivolavano dalle radio. (È caduto…) Vite che finivano. E dietro le foreste illusorie sulle finestre delle citta, silos di missili si aprivano come fiori nel sole.

— … Betan sapeva che ci stavamo riuscendo. È stato questo a fare inclinare la bilancia. Aveva aiuto: tutte le risorse di Shbit, e dati falsificati. Malgrado tutto questo, ha mandato tutto a monte… un libero ghota può commettere di questi errori. Ma non lavorava per Shbit. Voleva mandare a monte le cose. Ucciderti, se ci riusciva. Faceva il doppio gioco con Shbit. Sapevo che questa era una possibilità. Ho preso tempo per sistemare la faccenda, ed è stato quasi troppo, mentre lavoravo a quei nastri.

— Tu…

— Quando eri fuori. Ogni giorno. Costantemente. Non importa. C’era troppa carne al fuoco; avevo affrettato le cose e non avevo tempo; e poi ero trattenuto dalla legge. Avevo seguito le tracce di Betan fino a Shbit. Quando ho saputo che era ricomparsa, sotto la custodia di Shbit, ed era viva… allora ho capito che Shbit stesso era Ghota, o che era manovrato da loro. Il piano era chiaro.