Выбрать главу

Fred Astaire tiptappò una serie di passi sul pavimento lucido, ed Eleanor Powell li ripeté e si voltò a sorridergli…

Trangugiai lo champagne rimasto nel bicchiere, me ne versai dell’altro. — Mi venisse un colpo se non è Ruby Keeler — dissi. — Cosa vuoi?

Lei si fermò sulla soglia. — I musical che mi hai fatto vedere l’altra sera… Hedda dice che forse potresti prestarmi i dischi.

Bevvi un sorso di champagne. — Non sono su disco. Li ricevo direttamente via cavo. — Mi rimisi a sedere al computer.

— È questo che fai? — chiese Alis, alle mie spalle. Stava fissando lo schermo. — Rovini film?

— È quello che laccio — risposi. — Proteggo il pubblico che va al cinema dai demoni dei liquoracci e della chocha. Soprattutto dai liquoracci. La valle delle bambole, Cartoline dall’inferno, un paio di Cheech e Chong, Il ladro di Baghdad. Toglierei anche la nicotina se la Lega Antifumo non fosse arrivata per prima. — Cancellai la coppa di champagne che Ingrid Bergman stava portando alle labbra. — Che dici? Cioccolata o tè?

Lei non rispose.

— È un lavoro grosso. Forse tu potresti pensare ai musical. Vuoi che contatti Mayer e gli chieda se è disposto ad assumerti?

Alis si era intestardita. — Hedda dice che potresti prepararmi i dischi dei film che ricevi via cavo — disse, rigida. — Mi servono solo per allenarmi. Finché non troverò un maestro di ballo.

Ruotai la poltroncina e la guardai. — E poi?

— Se non me li vuoi prestare, potrei guardare i film qui e farmi schizzi dei passi. Quando tu non usi il computer.

— E poi? — ripetei. — Ti fai gli schizzi dei passi e ti alleni e poi cosa? Gene Kelly ti tira fuori dalla fila. No, scusa, mi ero scordato, non ti piace Gene Kelly. Gene Nelson ti tira fuori dalla fila e ti dà la parte di prima ballerina? Mickey Rooney decide di metterti in uno spettacolo? Cosa?

— Non lo so. Quando troverò un maestro di ballo…

— "Non esistono” maestri di ballo. Sono tutti tornati a casa a Meadowville quindici anni fa, quando gli studios sono passati all’animazione computerizzata. Non esistono palcoscenici o teatri per spettacoli musicali o orchestre da studio. Non esistono “studios”, Dio santissimo! Esiste solo una manciata di tecnoidioti che si danno da fare con le loro macchine e una manciata di dirigenti che dicono loro cosa devono fare. Ti faccio vedere una cosa. — Ruotai di nuovo la sedia. — Menu. Cappello a cilindro. Fotogramma 97-265.

Fred e Ginger apparvero sullo schermo. Stavano piroettando al ritmo del piccolino. — Tu vuoi riportare in vita il musical. Lo faremo qui. Avanti a cinque al secondo. — Lo schermo passò a una sequenza di fotogrammi singoli. Sgambettata e. Piroetta e. Elevazione.

— Quanto tempo hai detto che impiegava Fred a provare i suoi numeri?

— Sei settimane. — La voce di Alis era incolore.

— Troppo. Pensa al costo dell’affitto della sala prove. E tutte quelle scarpe. Da fotogramma 97-288 a 97-631. Ripeti quattro volte, poi da 99-006 a 99-115, e ripetizione continua. Ventiquattro al secondo. — Lo schermo tornò al tempo reale, e Fred sollevò in aria Ginger, la sollevò un’altra volta, e di nuovo, senza il minimo sforzo, con leggerezza totale. Sollevare, sollevare. Gamba in avanti e piroetta.

— Quella gamba ti pare abbastanza alta? — chiesi, indicando lo schermo. — Fotogramma 99-108 e fermo immagine. — Armeggiai con la tastiera, sollevai la gamba di Fred fino a che gli toccò il naso. — Troppo alta? — La abbassai un poco, aggiustai le ombre. — Avanti a ventiquattro.

Fred alzò la gamba, che si sollevò in aria. E si sollevò. E si sollevò. E si sollevò. E si sollevò.

— Va bene — disse Alis. — Ho afferrato il punto.

— Già stufa? Hai ragione. Qui ci vorrebbe un numero imponente. — Pigiai il tasto “Moltiplica”. — Undici, fianco a fianco — dissi, e dodici Fred Astaire sgambettarono in perfetto sincronismo, gambe su, e su, e su, e su. — Moltiplica le file. — E lo schermo si riempì di Fred che sgambettavano, piroettavano, si toglievano il cappello a cilindro.

Mi girai a guardare Alis. — Cosa vuoi che se ne facciano di te quando possono avere Fred Astaire? Cento Fred Astaire? Mille? E nessuno di loro avrà problemi a imparare un passo, nessuno si farà venire le vesciche ai piedi o una crisi di nervi o dovrà essere pagato o invecchierà o…

— Sbronzati — disse lei.

— Vuoi Fred sbronzo? Posso fare anche quello. Fotogramma 97-412 e fermo immagine. — Fred Astaire si bloccò a metà di una piroetta, sorridente.

— Fotogramma 97… — dissi. Lo schermo diventò color argento, poi apparve una scritta in lingua leguleia. — Il personaggio di Fred Astaire non è al momento disponibile per trasmissioni via cavo a fibre ottiche. La causa ILMGM contro RKO-Warner per la proprietà del copyright…

— Ops. Si stanno disputando Fred. Peccato. Avresti dovuto fare quel copia-e-incolla finché eri in tempo.

Alis non guardava lo schermo. Guardava me. Il suo sguardo era attento, intenso, come quando seguiva i passi del piccolino. — Se sei così certo che quel che voglio sia impossibile, perché stai cercando con tanto accanimento di convincermi a lasciare perdere?

Perché non voglio vederti passeggiare in Hollywood Boulevard in calze a rete e vestito strappato. Non voglio dover incollare la tua faccia in un film con River Phoenix intanto che tu ti lasci scopare dal boss di Mayer.

— Hai ragione. Perché diavolo lo sto facendo? — Mi girai verso il computer e dissi: — Stampa i codici di accesso. Tutti i file. — Strappai il foglio dalla stampante. — Tieni. Usa i miei accessi al cavo e preparati tutti i dischi che vuoi. Allenati fino a farti sanguinare i piedini. — Le lanciai il foglio.

Lei non lo prese.

— Avanti — dissi, e infilai la carta nella sua mano inerte. — Chi sono io per mettermi sulla tua strada? Nelle immortali parole di Leo il Leone, tutto è possibile. Chi se ne frega se gli studios posseggono tutti i copyright e le macchine per la trasmissione via cavo e i digitalizzatori e gli accessi? Ci cuciremo da soli i costumi. Costruiremo i nostri set. E poi, appena prima del debutto, Bebe Daniels si romperà una gamba e tu dovrai sostituirla!

Alis appallottolò il foglio. Pareva avesse voglia di tirarmelo. — E tu come fai a sapere cosa sia possibile e cosa impossibile? Non “tenti” nemmeno. Fred Astaire…

— È paralizzato in tribunale, ma non lasciarti fermare da questo. C’è sempre Ann Miller. E Sette spose per sette fratelli. E Gene Kelly. Oh, scusa, dimenticavo, tu sei troppo brava per Gene Kelly. Tommy Tune. E non scordarti Ruby Keeler.

Lei lanciò il foglio.

Lo afferrai al volo e lo aprii. — Calma, calma, Scarlett — biascicai. Lisciai il foglio, lo infilai nella tasca del suo scamiciato, diedi una pacca alla tasca. — Adesso fuori di qui. Corri al palcoscenico. È l’ora dello spettacolo! L’intero cast conta su di te. Ricorda che comincerai come ragazzina, ma quando tornerai dovrai essere una star.

Lei strinse il pugno, ma non lanciò il foglio un’altra volta. Girò sui tacchi. La sua gonna si gonfiò come quella di Eleanor. Dovetti chiudere gli occhi all’improvvisa immagine di Fred ed Eleanor che danzavano sul pavimento lucido, con le stelle finte che brillavano in un mare di scie, e mi persi l’uscita di scena di Alis.

Lei sbatté la porta, e l’immagine si dileguò. Apersi la porta e mi affacciai. — Devi essere tanto brava da costringermi a odiarti — le urlai, ma era già scomparsa.

SCENA: Un numero di Busby Berkeley. Gigantesche fontane rotanti con ballerine di fila in lamé dorato a ogni livello riempiono calici con lo champagne che scorre dalla fontana. Movimento di macchina. Primo piano di una coppa di champagne, poi primo piano delle bollicine. Dentro ogni bollicina, una ragazza in pantaloncini a lustrini d’oro e top balla il tip tap.